Riferimento: RASSEGNA STAMPA
• Domani c’è già un primo incontro in Confindustria per cominciare ad attivare quello che dovrà essere un tavolo di lavoro intorno al quale far sedere esponenti del mondo scolastico, accademico e formativo nel suo complesso insieme alle parti sociali intese non solo come sindacati ma anche e soprattutto come Camera di Commercio, Confindustria, Confartigianato. Ha questo primo effetto a livello locale la recentissima riforma della scuola secondaria superiore targata Gelmini. Se infatti il prossimo sarà solo un anno di transizione in cui l’offerta formativa esistente sarà «rincasellata» secondo le nuove cosiddette tabelle di confluenza, occorre sin da subito mettersi a lavorare su un’idea comune e condivisa di sviluppo territoriale al quale coniugare l’offerta formativa per preparare adeguatamente i giovani e pensare al loro inserimento futuro nel mondo del lavoro. E d’altro canto questa è anche la filosofia insita nel processo di riforma voluto dal ministero, il quale ha delegato Regioni e Uffici scolastici regionali a rimodulare gli assetti delle proprie scuole in linea appunto con lo sviluppo e le vocazioni territoriali.
«Sì, da lunedì (domani - ndr) si comincia a ragionare con il mondo degli imprenditori. Ho già incontrato i dirigenti scolastici dei licei, degli istituti tecnici e degli istituti professionali che si sono detti d’accordo con questa impostazione», dice l’assessore provinciale alla Pubblica istruzione, Emanuele Fisicaro. «Questa riforma ci impone di ragionare in termini di ambiti territoriali - aggiunge Fisicaro che è anche vicepresidente della Provincia -. Dobbiamo partire dalle vocazioni territoriali e sulla base di queste ragionare intorno al tavolo con gli addetti ai lavori del mondo della formazione e gli imprenditori su quale idea di sviluppo abbiamo e su come distribuire l’offerta formativa. Il che significherà anche fare scelte precise in termini di razionalizzazione della rete scolastica con possibili rivisitazioni della stessa presenza scolastica».
Al momento, per governare la fase transitoria del prossimo anno, l’assessore Fisicaro ha intanto tempi strettissimi. Si tratta di deliberare la proposta di offerta formativa da inviare a Ufficio scolastico regionale e Regione a cui competerà la decisione finale. Entro venerdì prossimo (12 febbraio) infatti le singole scuole dovranno aver fatto pervenire le eventuali modifiche alle proposte già inviate in passato relativamente a come intendono rimodulare la propria offerta. Tali proposte erano già state formulate sulla base di bozze di tabelle di confluenza che erano circolate nelle settimane passate, parzialmente riviste ora dal ministero che le ha ufficializzate nei giorni scorsi. Questo comunque in attesa dei regolamenti definitivi che saranno emanati successivamente. Recepite eventuali modifiche, la Provincia invierà entro il 12 febbraio la proposta complessiva a Regione e Ufficio scolastico regionale. Quest’ultimo dovrà esprimere il proprio parere entro il 15 febbraio, mentre la Regione dovrà adottare una propria delibera entro il 19 febbraio.
«Certo, l’offerta formativa si ridurrà - dice Fisicaro -, ma faremo in modo che nessuno perda il proprio posto di lavoro per effetto di questa riduzione e della più complessiva riduzione oraria che parte in realtà già dal prossimo anno nelle classi successive alle prime. C’è da iniziare un nuovo percorso che deve poggiare le sue basi sul concetto di sussidiarietà. Va creato un percorso nuovo finalizzato alla formazione dei giovani. Anche per questo ho in mente un modello diverso di orientamento per il quale abbiamo stanziato una apposita voce in bilancio. Occorre, insomma, che i ragazzi siano più correttamente orientati verso l’istruzione secondaria superiore e verso l’Università o il mondo del lavoro » .
• «Io faccio una provocazione: quale effetto avrà sull’opinione pubblica l’idea che il liceo Archita potrà non essere più un liceo classico, ma istituto di istruzione superiore? O che liceo classico tout court sarà il Quinto Ennio? E che licei scientifici potranno essere solo il Battaglini e il Ferraris o che l’Aristosseno potrà essere liceo solo linguistico?» Praticamente in contemporaneità rispetto al varo della riforma della scuola secondaria superiore e con tempestività rispetto all’atto di indirizzo emanato giovedì 4 febbraio dall’Ufficio scolastico regionale, a Taranto si è discusso di riforma esaminando i primi documenti ufficiali. L’occasione è offerta da una tre giorni di incontri - giovedì dedicato ai licei, venerdì ai tecnici e ieri ai professionali - organizzata dal Comitato per la Qualità della Vita e dalla Città dei Mestieri e delle Professioni d’intesa con l’Ufficio scolastico regionale ed il patrocinio della Provincia. «La mia - dice il presidente del Comitato organizzatore, Carmine Carlucci - ha voluto essere una provocazione, ma ci sono una serie di nodi che vengono al pettine. Certo, al momento non ci si è ancora avventurati nel ragionamento che prima o poi occorrerà giungere all’individuazione di un polo classico e di un polo scientifico, tanto per rimanere nell’ambito dei licei, ma c’è ormai la piena consapevolezza che è finito il tempo di discussione sulla riforma ed è cominciato il tempo di capire come occorre applicare questa riforma coniugandola con le esigenze territoriali e col più complessivo tema del dimensionamento delle scuole».
La riforma, insomma, è legge. Snellisce l’offerta formativa attuale che consta di oltre 250 corsi diversi, sostanzialmente altrettante opportunità distribuite in tutte le scuole del territorio con inevitabili doppioni. Una «sventagliata» di offerte tra corsi standard e corsi sperimentali così come emerge dalla mappatura dell’offerta formativa redatta dalla Provincia di Taranto. Molti di questi sono ovviamente corsi sperimentali che ora, per effetto della riforma, dovranno essere ricondotti ad una configurazione più univoca, vale a dire essere incasellati in uno dei sei indirizzi di liceo, o dei sei indirizzi degli istituti professionali (divisi in due settori) o degli 11 indirizzi degli istituti tecnici (divisi in due settori). Ogni scuola dovrà, insomma, avere una sua fisionomia più definita e precisa anche se è prevista la configurazione di istituti di istruzione secondaria, più generici quindi ed evidentemente con più indirizzi ancora, soprattutto in prima battuta. L’attuazione della riforma sarà in ogni caso soft. Dal prossimo anno riguarderà solo le prime classi rispetto alle quali, appunto, le scuole hanno già rimodulato i propri indirizzi di studio incasellandoli nelle cosiddette tabelle di convergenza, rimodulazione che potranno parzialmente modificare ancora nei prossimi giorni. Ma tutto dovrà essere stato definito a grandi linee entro il 26 febbraio, data a partire dalla quale gli studenti di terza media potranno fare la loro scelta entro il 26 marzo. L’attuazione della riforma sarà soft ed il prossimo sarà ancora un anno di transizione. Gli assetti definitivi - fermo restando l’impostazione generale che dovrà essere stata acquisita dal prossimo anno - potranno entrare a regime dal 2011-2012. Dal prossimo anno, però, scattano già i ridimensionamenti orari anche per gli studenti degli anni successivi al primo. «Quello che è emerso anche nei nostri incontri - dice Carlucci - è che tutto dovrà essere improntato al principio della curvatura e della flessibilità».
articoli di Maria Rosaria Gigante
pubblicati su La Gazzetta del Mezzogiorno di domenica 7 Febbraio 2010
RIFORMA GELMINI: domani c'è un tavolo di lavoro
«Discutiamo subito come cambiare le scuole superiori»
«Discutiamo subito come cambiare le scuole superiori»
• Domani c’è già un primo incontro in Confindustria per cominciare ad attivare quello che dovrà essere un tavolo di lavoro intorno al quale far sedere esponenti del mondo scolastico, accademico e formativo nel suo complesso insieme alle parti sociali intese non solo come sindacati ma anche e soprattutto come Camera di Commercio, Confindustria, Confartigianato. Ha questo primo effetto a livello locale la recentissima riforma della scuola secondaria superiore targata Gelmini. Se infatti il prossimo sarà solo un anno di transizione in cui l’offerta formativa esistente sarà «rincasellata» secondo le nuove cosiddette tabelle di confluenza, occorre sin da subito mettersi a lavorare su un’idea comune e condivisa di sviluppo territoriale al quale coniugare l’offerta formativa per preparare adeguatamente i giovani e pensare al loro inserimento futuro nel mondo del lavoro. E d’altro canto questa è anche la filosofia insita nel processo di riforma voluto dal ministero, il quale ha delegato Regioni e Uffici scolastici regionali a rimodulare gli assetti delle proprie scuole in linea appunto con lo sviluppo e le vocazioni territoriali.
«Sì, da lunedì (domani - ndr) si comincia a ragionare con il mondo degli imprenditori. Ho già incontrato i dirigenti scolastici dei licei, degli istituti tecnici e degli istituti professionali che si sono detti d’accordo con questa impostazione», dice l’assessore provinciale alla Pubblica istruzione, Emanuele Fisicaro. «Questa riforma ci impone di ragionare in termini di ambiti territoriali - aggiunge Fisicaro che è anche vicepresidente della Provincia -. Dobbiamo partire dalle vocazioni territoriali e sulla base di queste ragionare intorno al tavolo con gli addetti ai lavori del mondo della formazione e gli imprenditori su quale idea di sviluppo abbiamo e su come distribuire l’offerta formativa. Il che significherà anche fare scelte precise in termini di razionalizzazione della rete scolastica con possibili rivisitazioni della stessa presenza scolastica».
Al momento, per governare la fase transitoria del prossimo anno, l’assessore Fisicaro ha intanto tempi strettissimi. Si tratta di deliberare la proposta di offerta formativa da inviare a Ufficio scolastico regionale e Regione a cui competerà la decisione finale. Entro venerdì prossimo (12 febbraio) infatti le singole scuole dovranno aver fatto pervenire le eventuali modifiche alle proposte già inviate in passato relativamente a come intendono rimodulare la propria offerta. Tali proposte erano già state formulate sulla base di bozze di tabelle di confluenza che erano circolate nelle settimane passate, parzialmente riviste ora dal ministero che le ha ufficializzate nei giorni scorsi. Questo comunque in attesa dei regolamenti definitivi che saranno emanati successivamente. Recepite eventuali modifiche, la Provincia invierà entro il 12 febbraio la proposta complessiva a Regione e Ufficio scolastico regionale. Quest’ultimo dovrà esprimere il proprio parere entro il 15 febbraio, mentre la Regione dovrà adottare una propria delibera entro il 19 febbraio.
«Certo, l’offerta formativa si ridurrà - dice Fisicaro -, ma faremo in modo che nessuno perda il proprio posto di lavoro per effetto di questa riduzione e della più complessiva riduzione oraria che parte in realtà già dal prossimo anno nelle classi successive alle prime. C’è da iniziare un nuovo percorso che deve poggiare le sue basi sul concetto di sussidiarietà. Va creato un percorso nuovo finalizzato alla formazione dei giovani. Anche per questo ho in mente un modello diverso di orientamento per il quale abbiamo stanziato una apposita voce in bilancio. Occorre, insomma, che i ragazzi siano più correttamente orientati verso l’istruzione secondaria superiore e verso l’Università o il mondo del lavoro » .
GLI EFFETTI DELLA RIFORMA GELMINI: QUASI IN CONTEMPORANEA CON IL VIA LIBERA ALLA LEGGE C’È STATO UN DIBATTITO DEL COMITATO PER QUALITÀ DELLA VITA
Che ne sarà dei 250 corsi attuali?
Oggi le scuole offrono doppioni, lezioni standard e sperimentali che occorrerà rivedere
Che ne sarà dei 250 corsi attuali?
Oggi le scuole offrono doppioni, lezioni standard e sperimentali che occorrerà rivedere
• «Io faccio una provocazione: quale effetto avrà sull’opinione pubblica l’idea che il liceo Archita potrà non essere più un liceo classico, ma istituto di istruzione superiore? O che liceo classico tout court sarà il Quinto Ennio? E che licei scientifici potranno essere solo il Battaglini e il Ferraris o che l’Aristosseno potrà essere liceo solo linguistico?» Praticamente in contemporaneità rispetto al varo della riforma della scuola secondaria superiore e con tempestività rispetto all’atto di indirizzo emanato giovedì 4 febbraio dall’Ufficio scolastico regionale, a Taranto si è discusso di riforma esaminando i primi documenti ufficiali. L’occasione è offerta da una tre giorni di incontri - giovedì dedicato ai licei, venerdì ai tecnici e ieri ai professionali - organizzata dal Comitato per la Qualità della Vita e dalla Città dei Mestieri e delle Professioni d’intesa con l’Ufficio scolastico regionale ed il patrocinio della Provincia. «La mia - dice il presidente del Comitato organizzatore, Carmine Carlucci - ha voluto essere una provocazione, ma ci sono una serie di nodi che vengono al pettine. Certo, al momento non ci si è ancora avventurati nel ragionamento che prima o poi occorrerà giungere all’individuazione di un polo classico e di un polo scientifico, tanto per rimanere nell’ambito dei licei, ma c’è ormai la piena consapevolezza che è finito il tempo di discussione sulla riforma ed è cominciato il tempo di capire come occorre applicare questa riforma coniugandola con le esigenze territoriali e col più complessivo tema del dimensionamento delle scuole».
La riforma, insomma, è legge. Snellisce l’offerta formativa attuale che consta di oltre 250 corsi diversi, sostanzialmente altrettante opportunità distribuite in tutte le scuole del territorio con inevitabili doppioni. Una «sventagliata» di offerte tra corsi standard e corsi sperimentali così come emerge dalla mappatura dell’offerta formativa redatta dalla Provincia di Taranto. Molti di questi sono ovviamente corsi sperimentali che ora, per effetto della riforma, dovranno essere ricondotti ad una configurazione più univoca, vale a dire essere incasellati in uno dei sei indirizzi di liceo, o dei sei indirizzi degli istituti professionali (divisi in due settori) o degli 11 indirizzi degli istituti tecnici (divisi in due settori). Ogni scuola dovrà, insomma, avere una sua fisionomia più definita e precisa anche se è prevista la configurazione di istituti di istruzione secondaria, più generici quindi ed evidentemente con più indirizzi ancora, soprattutto in prima battuta. L’attuazione della riforma sarà in ogni caso soft. Dal prossimo anno riguarderà solo le prime classi rispetto alle quali, appunto, le scuole hanno già rimodulato i propri indirizzi di studio incasellandoli nelle cosiddette tabelle di convergenza, rimodulazione che potranno parzialmente modificare ancora nei prossimi giorni. Ma tutto dovrà essere stato definito a grandi linee entro il 26 febbraio, data a partire dalla quale gli studenti di terza media potranno fare la loro scelta entro il 26 marzo. L’attuazione della riforma sarà soft ed il prossimo sarà ancora un anno di transizione. Gli assetti definitivi - fermo restando l’impostazione generale che dovrà essere stata acquisita dal prossimo anno - potranno entrare a regime dal 2011-2012. Dal prossimo anno, però, scattano già i ridimensionamenti orari anche per gli studenti degli anni successivi al primo. «Quello che è emerso anche nei nostri incontri - dice Carlucci - è che tutto dovrà essere improntato al principio della curvatura e della flessibilità».
articoli di Maria Rosaria Gigante
pubblicati su La Gazzetta del Mezzogiorno di domenica 7 Febbraio 2010
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