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Rassegna Stampa 2010

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    Palazzo degli Uffici: firmato il contratto

    Palazzo degli Uffici Comune firma il contratto col nuovo consorzio

    Palazzo degli Uffici, firmato il contratto. Nei giorni scorsi, infatti, è stato finalmente sottoscritto quello che in gergo si chiama atto aggiuntivo ma che, in realtà, è un vero e proprio contratto. Una convenzione che disciplina i rapporti tra il consorzio Aeders e l'Amministrazione comunale di Taranto, proprietaria dello storico immobile che insiste nel quadrilatero compreso tra via dei Comizi (ovvero piazza della Vittoria), via D'Aquino, piazza Archita e corso Umberto. A questo punto, l'intesa dovrà essere ratificata dalla giunta Stefàno e successivamente il contratto, appena sottoscritto, dovrà essere poi inviato a Roma per integrare la richiesta già avanzata alla Cassa Depositi e Prestiti per ottenere il mutuo. La somma (11 milioni di euro) serve a coprire la quota finanziaria di competenza comunale. Una volta definite tutte queste procedure, il Comune (per la giunta sta seguendo questa complessa vicenda l'assessore ai Lavori pubblici, Alfredo Spalluto) dovrà definire con la Provincia e l'impresa aggiudicataria le modalità con cui Palazzo del Governo dovrà garantire la sua dote finanziaria (8,5 milioni). La giunta guidata da Gianni Florido dovrebbe confermare comunque il suo impegno dichiarato 3-4 anni fa ma sembra orientata a pagare a rate (otto... scadenze da 1 milione l'una).
    Riepilogando, dunque, gli enti locali (Comune e Provincia di Taranto) dovranno contribuire alla realizzazione dell'opera sborsando circa 19 milioni di euro. La somma rimanente (14 milioni) sarà coperta dall'impresa che poi sfrutterà economicamente anche gli utili derivanti dalla gestione delle aree presenti all'interno del Palazzo degli Uffici. Aree che avranno soprattutto una destinazione commerciale.
    Inoltre, la durata del contratto è di 36 anni mentre le superfici vengono così attribuite: 2.870 metri quadrati al Comune; 6.500 al liceo classico “Archita” (e, quindi, alla Provincia competente per legge alla manutenzione degli istituti scolastici superiori). La superficie che resta a disposizione (circa 9mila-10mila metri quadrati) sarà, invece, a disposizione del consorzio Aeders. Lì, in pratica, verranno sistemate le attività commerciali e culturali anche se la stessa società concessionaria si è impegnata a non aprire le porte del palazzo ad attività che siano in palese contrasto con la storia di questo prestigioso immobile.
    Tornando, per un attimo, agli aspetti finanziari, il Comune per far fronte alla ristrutturazione di quest'immobile dovrà fronteggiare un mutuo trentennale che potrebbe gravare sulle casse comunali per 634mila euro all'anno. Un bel peso, certo, per un ente locale che ancora non è formalmente uscito dal dissesto finanziario. Eppure, questo va detto, si tratterebbe comunque di un impegno finanziario inferiore rispetto a quanto originariamente previsto (1 milione 200mila euro all'anno dalla giunta Di Bello). E questo, inoltre, consentirebbe di chiudere un contenzioso lungo sei anni e soprattutto di ristrutturare (in 32 mesi dall'inizio dei lavori) uno dei simboli della città.

    articolo di Fabio Venere
    pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di Mercoledì 29 Dicembre 2010

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  • Plautus
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    Scuola: tensione sul riassetto

    Alt della Regione ad un nuovo istituto superiore di turismo

    Non riceve parere favorevole dall'Ufficio scolastico regionale (Usr) la proposta avanzata dalla Provincia di Taranto di istituire un nuovo istituto di scuola superiore ad indirizzo turistico. E non ci sarebbe neppure parere favorevole all'altra proposta di istituizione di due Cpia (Centro di educazione per gli adulti) nella provincia di Taranto nel senso che la richiesta non sarebbe conforme all'atto di indirizzo emanato dalla Regione e nel quale si ipotizzava un solo Cpia. Sarà, comunque, la stessa Regione in queste ore a decidere definitivamente sul piano di riassetto della rete scolastica per il prossimo anno. Intanto, l'Ufficio scolastico regionale ha formulato una proposta che - se dovesse essere accolta dalla Regione - porterebbe almeno a sei le dirigenze da cancellare nel Tarantino. La Provincia, dal canto suo, accolti i pareri dei sindacati, dei Comuni e della consulta provinciale insediata nei mesi scorsi dall'assessore alla Pubblica istruzione, Emanuele Fisicaro, limitava tali operazioni e le compensava soprattutto con i due Cpia. Uno dei nodi più grossi era costituito dalle operazioni da effettuarsi tra il professionale Archimede di Taranto, il professionale Motolese di Martina, il tecnico Falanto di Talsano, i professionali Nitti e Liside di Taranto. Alla proposta articolata secondo più piani da parte della Provincia, l'Usr replica così: scorporo della sezione associata di Martina dell'Archimede e conseguente aggregazione al professionale Motolese di Martina (accolta quindi la proposta prioritaria della Provincia). Perdita dell'autonomia del professionale Nitti di Taranto e conseguente aggregazione al professionale Liside, anch'esso di Taranto (così come indicato dalla Consulta della Provincia). Niente da fare, invece, per l'operazione che la Provincia aveva caldeggiato su Talsano, ossia la verticalizzazione dell'istituto Falanto con la media Foscolo. Per l'Usr, l'istituto Falanto dovrebbe perdere la sua autonomia ed essere aggregato all'istituto Archimede di Taranto insieme alla sezione funzionante a San Giorgio, compresi i serali, e conseguente istituzione di un istituto superiore. Niente da fare anche per Lizzano dove la Provincia aveva accolto e rilanciato la proposta di istituzione di una o più sezioni staccate di scuole come l'istituto Del Prete di Sava o il professionale alberghiero Mediterraneo di Leporano, “previa concessione gratuita da parte del Comune di Lizzano di locali idonei”. Negativo il parere dell'Usr “sia per la genericità della richiesta, sia per la mancata assunzione degli oneri da parte dell'amministrazione provinciale”. Ma anche su Taranto per le scuole dell'obbligo la cui competenza è in capo ai Comuni che forniscono le indicazioni alla Provincia, a fronte della presa d'atto della Provincia della richiesta di conservazione dell'equilibrio dell'esistente, l'Usr esprime un altro parere negativo. Ed in alternativa propone l'istituzione di un nuovo istituto comprensivo con l'aggregazione di tutti i punti di erogazione del servizio scolastico attualmente dipendenti dall'istituto comprensivo Galilei (297 alunni) della Città vecchia e della scuola media Foscolo (326 alunni) a Talsano. Infine, il commento del presidente del Comitato della Qualità della Vita, Carmine Carlucci, componente della consulta insediata dall'assessore Fisicaro: “Se la giunta regionale dovesse approvare il piano così come delineato, ancora una volta sarebbero prevalse le logiche sterili della politica sugli interessi della scuola per la quale solo a parole si chiede serietà e eccellenza. Ancora una volta è mancato il raccordo fra Provincia e Comuni, ancora una volta siamo appesi alla speranza che la Regione accetti almeno le due proposte qualificanti del piano ovvero l'istituzione di un istituto tecnico superiore a Taranto e in particolare quello per il turismo e non uno ma due Cpia”.


    articolo di Maria Rosaria Gigante
    pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di Mercoledì 22 Dicembre 2010

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  • Plautus
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    L'urlo dei 3000

    Ieri il corteo di protesta degli studenti per le vie della città
    L'urlo dei 3000
    Contestati il ministro Gelmini e la sua riforma

    Il corteo di studenti sfila lungo le strade del centro per protestare contro la discussa e controversa “Riforma Gelmini”, e la città va in tilt. Il grido di protesta si è alzato forte ieri mattina insieme al lancio di qualche mortaretto, quando circa tremila studenti dei licei di Taranto, accompagnati da una rappresentanza di studenti delle Facoltà ioniche, si sono ritrovati in piazza Immacolata e hanno iniziato la loro marcia verso il Ponte Girevole, centro nevralgico del traffico cittadino.
    Intorno alle ore 11,30 la testa del corteo ha raggiunto il ponte, per attraversarlo, dirigendosi vero Palazzo di Città. Il fiume di studenti ha impiegato circa trenta minuti per passare oltre e raggiungere piazza Castello.
    Durante quel lasso di tempo, e sino ad alcune ore dopo, il traffico nel Borgo e nelle zone limitrofe è andato letteralmente in tilt. Un volta giunti davanti al Comune, sono iniziati i cori di protesta e gli slogan contro la contestatissima riforma dell'università.
    Andrea Andriani, studente e rappresentante d'Istituto del Liceo Archita, sentito dal “Corriere”, ha spiegato: «La risposta degli studenti è stata più che buona, non ci aspettavamo questa grande partecipazione. Tutto questo è positivo perché sta a significare che i ragazzi in questa città ci tengono al proprio futuro e hanno voglia di far rispettare i propri diritti di cittadini e soprattutto di studenti. La protesta è stata pacifica, anche se, come a volte accade, qualcuno è andato oltre. Nei giorni scorsi abbiamo organizzato degli incontri con gli studenti del Liceo Archita per informarli in merito ai contenuti della Riforma Gelmini, questo per far si che tutti conoscessero la ragione che ha spinto gli studenti di tutto il Paese a muovere contro il Governo nazionale».
    Intanto in tutta Italia continuano le manifestazioni di protesta e i cortei organizzati, dopo che Montecitorio ha dato il via libera al ddl sulla riforma dell'università con 307 sì e 252 no.
    «La manifestazione a cui stiamo assistendo – ha detto Luca Cazzato, studente tarantino – è il segnale che i ragazzi sono stufi di veder messo in gioco il loro futuro. Finalmente anche qui a Taranto è esplosa la protesta, e gli studenti di tutte le scuole della città si sono uniti al corteo con lo stesso spirito e per far sentire forte la propria voce».
    Nonostante il tentativo del Ministro dell'Istruzione di trovare un punto di incontro con gli studenti, tramite un video rintracciabile sul sito web “Yo u T u b e ”, nel quale la Gelmini tenta di spiegare i benefici che la riforma dovrebbe portare alle università italiane, gli attacchi continuano ad arrivare da più fronti.
    Remo Pezzuto, rappresentante del sindacato studentesco Link Taranto, ha dichiarato: «Dopo diversi anni di stallo, finalmente gli studenti tarantini hanno capito che il loro futuro è stato bloccato e messo in gioco a causa di riforme volute da questo Governo. L'attacco che stiamo subendo noi studenti è lo stesso che stanno subendo molti lavoratori in tutto il Paese, viviamo oramai in un modo di precarietà. E' arrivato il momento di reagire ma soprattutto di proporre alternative valide e contenuti».
    Secondo un'indagine della Cisl il 77% degli insegnanti italiani pensano che la scuola in questi ultimi sia peggiorata e il 75% boccia la riforma della scuola firmata Gelmini.
    «La risposta è stata positiva – ha spiegato Stefano de Baggis, rappresentante della consulta degli studenti del Liceo Archita- e l'affluenza al di là delle aspettative. Il nostro obiettivo è quello di smuovere le coscienze degli studenti tarantini e informarli su come il Governo nazionale, con questo disegno di legge, rischia di rendere ancora più precario il nostro futuro».
    Per martedì 14 dicembre, in concomitanza con il voto Parlamentare, è prevista una manifestazione organizzata dagli studenti delle Facoltà tarantine. Il corteo-fiaccolata partirà intorno alle 17,30 dinnanzi alla Prefettura, nel centro della città, per poi spostarsi lungo le vie del centro in segno di protesta.

    articolo di UGO LORUSSO




    “Archita” e “Battaglini” uniti nell'occupazione:
    "Il movimento studentesco lotta per i propri diritti"

    “Negli occhi quello sguardo di chi non vuol mollare, nel cuore la speranza di un giorno migliore!”. È lo slogan degli studenti dell'Archita in occupazione da qualche giorno e che ieri hanno partecipato alla manifestazione partita
    da piazza Immacolata e conclusasi sul ponte girevole. «Afflitta dal dissesto, sottoposta a continui veleni emessi dall’Ilva e dalle altre industrie presenti sul territorio, da troppo tempo abbandonata ad un lassismo generale, Taranto finalmente ha trovato nei giovani una speranza per il futuro», dicono gli studenti, perchè ieri in piazza «non si è mostrato solo il dissenso per il Ddl ma anche e specialmente la voglia dei giovani di non essere più solo parte passiva della vita cittadina bensì parte attiva. Con oggi (ieri per chi legge, ndr) vogliamo che le autorità locali riconoscano la nostra identità di persone e ci rendano realmente partecipi alla vita di una città da troppo tempo abbandonata».
    «Nelle nostre occupazioni - aggiungono gli studenti del Battaglini - vogliamo dimostrare che una scuola diversa non solo è possibile, ma è anche necessaria. Per questo costruiremo luoghi di confronto tra studenti e con la cittadinanza, corsi di didattica alternativa, momenti di cultura e divertimento, laboratori politici per costruire rivendicazioni a partire dal nostro liceo per arrivare al livello cittadino. Per questo avvieremo nelle nostre scuole il progetto di AltraRiforma che punta a cambiare le nostre scuole dal basso a partire dai Consigli d'Istituto e dal Pof.
    Noi - concludono - vogliamo l'abolizione immediata della riforma Gelmini, l'innalzamento dell'obbligo scolastico ai 18 anni , nuovi finanziamenti per la scuola pubblica, l'istituzione di un fondo straordinario per l'edilizia scolastica, una didattica alternativa che renda realmente partecipi gli studenti. E’ palese che il disagio sia sentito da tutti e non solo dagli studenti, per questo chiediamo anche ai lavoratori di unirsi a noi in una lotta che porti il paese ad uno sciopero generale generalizzato».



    L'assessore comunale Paolo Ciocia commenta l'iniziativa degli studenti medi
    «Protesta giusta, gli effetti ricadranno tutti su di loro»

    Si sentono attori non protagonisti, interpreti di una scuola che non sentono più come propria.
    Sono gli studenti dei licei e degli istituti tecnici che ieri mattina hanno invaso le vie del centro, colorandole con striscioni variopinti e riempendole dei loro slogan contro un governo e un ministro rei di affossare con la loro riforma tutto il sistema Scuola. Otto miliardi di tagli alla scuola pubblica e un miliardo di debiti che lo stato ha nei confronti delle singole scuole e che non è intenzionato a restituire, bloccando di fatto non solo le attività "extra" ma anche parti del normale svolgimento della didattica. E, ancora, blocco del turnover e licenziamento di decine di migliaia di precari. Motivazioni sufficienti per far gridare a gran voce che questa riforma «va abolita immediatamente» e che «va innalzato l'obbligo scolastico ai 18 anni» che si prevedano «nuovi finanziamenti per la scuola pubblica, l'istituzione di un fondo straordinario per l'edilizia scolastica, una didattica alternativa che renda realmente partecipi gli studenti».
    Motivazioni «condivisibili», commenta Paolo Ciocia, assessore comunale all'Università.
    «Se ci pensiamo bene – aggiunge – a prima vista può sembrare che i ragazzi delle scuole superiori siano distanti da queste problematiche. In realtà non è così perchè sono proprio loro i soggetti destinatari della riforma del ministro Gelmini. L'universitario al quarto o al quinto anno ormai è uno studente in uscita per cui gli effetti della riforma per lui sono marginali».
    Possiamo quindi dire che la protesta per le vie della città e quella più in generale hanno una loro logica.
    «In effetti sì. Questa reazione è figlia della sensibilità maturata dagli studenti delle scuole medie superiori nei confronti della riforma del ministro Gelmini».
    E dimostra anche come i ragazzi siano ben informati sulla problematica.
    «È vero. Ho potuto direttamente verificare come ci sia stato un raccordo positivo tra il mondo dell'Università e i liceali. C'è stato un costante scambio di informazioni sulla riforma univeristaria.
    Molte scuola hanno invitato studenti universitari e ricercatori affinchè illustrassero loro i tratti essenziali della riforma Gelmini».
    Contrariamente al passato gli studenti hanno riempito di contenuti la loro protesta. Un salto di qualità della protesta stessa, non trova?
    «Sono perfettamente d'accordo e a questa sua considerazione vorrei aggiungere il fatto che tutte le manifestazioni di protesta organizzate dai singoli istituti, occupazioni comprese, si sono svolte in un ambito abbastanza civile e sufficientemente responsabile. Molti hanno colto il dato fondamentale che, al di là di una razionalizzazione dei corsi di laurea e delle sedi universitarie, c'è un impoverimento forte del settore della formazione, della ricerca universitaria, del diritto allo studio e, in un certo qual modo, impoverimento della speranza e della competizione nel futuro in quanto tutto si giocherà sull'alta formazione e sulla conoscenza e questo lo avvertono sia gli universitari che i liceali».
    In altre parti d'Europa è fortissima l'attenzione per lo studio universitario anche se in Inghilterra, per esempio, è montata la protesta, anche violenta, contro l'aumento delle tasse universitarie praticamente triplicate.
    «È vero, in altri Paesi europei c'è molta più attenzione verso la conoscenza e i saperi mentre noi ci troviamo a verificare che questo tipo di investimento non è nei progetti del governo. Non si può fare ricerca e formazione a scapito degli studenti. Il diritto allo studio e alla formazione è garantito costituzionalmente. A chi non ha mezzi dobbiamo dare chance per cui è del tutto logico che questo depauperamento di risorse danneggia chi non ha background familiare».
    Ma che impatto avrà la riforma sui corsi universitari tarantini?
    «Il fatto che Taranto abbia resistito sia come corsi di studio attivati che come numero di studenti, 6000, è una bella risposta alla spallata data dal ministro Gelmini e questo grazie al fatto che c'è stata concordia tra istituzioni e componenti scolastiche altrimenti ne avremmo pagato amarissime conseguenze della riforma. Abbiamo dimostrato al Ministero di essere ben assestati e che stiamo allargando la cooperazione in vista del nuovo accordo triennale. Taranto è una realtà in crescita e l'idea di strutturare il polo universitario ionico ha consentito di sopravvivere perchè in pratica si va verso una sorte di federazione con l'Università di Bari».
    Quale è il rapporto tra enti e universitari?
    «Sono molto soddisfatto del rapporto che abbiamo a Taranto con gli studenti universitari. Anzi, con la Consulta degli studenti abbiamo organizzato un incontro di tutte le componenti universitarie tarantine per il prossimo 20 dicembre. Insomma, una sorta di stati generali dell'Università per discutere delle problematiche nazionali».

    articolo di PIERPAOLO D'AURIA



    22 milioni dalla Regione per “Diritti a scuola”
    «In questi giorni di grande mobilitazione delle scuole secondarie e dell’Università la notizia del rifinanziamento del progetto “Diritti a scuola” da parte della Regione Puglia è una conferma di come sia possibile con atti concreti ed azioni mirate intervenire per rispondere ai bisogni di una scuola pubblica ricchissima di energie e di motivazioni, la cui principale azione è quella di rimuovere tutti gli ostacoli che impediscano a chi è più in difficoltà di competere ad armi pari. Anche queste sono “pari opportunità”». A parlare così è Anna Rita Lemma, assessore comunale alla Pubblica istruzione, la quale spiega che i 22 milioni di euro della Regione consentiranno agli alunni della scuola primaria e secondaria di primo grado «di potenziare le proprie competenze di base attraverso l’assunzione a tempo determinato di docenti precari, figure professionali che il Governo espelle e la Regione valorizza». L’esperienza dell’anno passato, ricorda l'assessore Lemma, è stata molto positiva: 200 scuole, 1200 docenti, 300 figure amministrative, sulla base di un accordo firmato alla fine con il Ministero , opereranno a favore della formazione scolastica «aggredendo così il fenomeno dell’abbandono e della dispersione scolastica».


    articoli pubblicati sul Corriere del Giorno di sabato 11 Dicembre 2010

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  • Plautus
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    “In piazza per la scuola e per la città”

    “In piazza per la scuola e per la città”
    Il corteo invade le vie del centro e blocca il ponte girevole. Sitin sotto il municipio

    Prima le occupazioni delle facoltà universitarie (Ingegneria e Giurisprudenza), poi quelle degli istituti superiori (Righi, Archita, Battaglini), infine la protesta nelle strade. Ieri mattina, infatti, gli studenti medi di Taranto sono scesi nelle strade. Un “serpentone” che prima ha zigzagato nelle vie del centro, poi si è diretto al ponte girevole e infine ha fatto tappa sotto il Municipio. Erano circa le 11 quando gli studenti hanno attraversato il ponte dove hanno sostato quasi un'ora. E' stata questa l'espressione più forte della protesta studentesca, che ovviamente ha creato una serie di disagi al traffico. Per tutta la mattinata la circolazione nell'area del centro è andata in tilt e si è normalizzata solo nella tarda mattinata, a protesta conclusa. “Qualcuno - si legge in una nota del Coordinamento studenti medi di Taranto - si deve essere meravigliato non poco nel vedere così tanti ragazzi che questa volta hanno detto no. Studenti ribelli che respingono con forza la riforma che divorerà i loro sogni e i loro progetti futuri. Gli studenti medi, riprendono vita, non abbassano la testa e scendono nelle strade uniti, compatti, per urlare la rabbia e il dolore costretti a subire in questa terra tanto martoriata. Si scende in piazza a gran voce con una modalità che risponde a pieno agli avvenimenti degli ultimi giorni nelle maggiori città italiane. La forma conflittuale di questa protesta - dicono ancora gli studenti medi di Taranto - è rappresentata dall'esigenza di portare la lotta nelle piazze come in un grande corpo unico che non si limita a dire no, ma che diventa nella realtà un “blocco” un “disagio”, forma tangibile del bisogno democratico ed egalitario di non farsi scippare il futuro. Vogliamo essere quella voce fresca, arrabbiata, che coscientemente si ribella a questo governo, al nefasto ddl Gelmini, ma anche la forza per i nostri padri operai cassintegrati, per quelle sorelle e quei fratelli precari, per la nostra Taranto inquinata”. E nelle strade ieri c'erano pure gli studenti del liceo Archita che in un'altra nota dichiarano: “Diciamo no non solo al ddl Gelmini in materia universitaria, ma al disagio sociale, culturale ed economico che contraddistingue la Nazione intera e, in particolare, Taranto. Afflitta dal dissesto, sottoposta a continui veleni emessi dall'Ilva e dalle altre industrie presenti sul territorio, da troppo tempo abbandonata ad un lassismo generale, Taranto - dicono gli studenti dell'Archita - finalmente ha trovato nei giovani una speranza per il futuro. In piazza non si è mostrato solo il dissenso per il ddl ma anche, e specialmente, la voglia dei giovani di non essere più solo parte passiva della vita cittadina bensì parte attiva”. I ragazzi dell'Archita ricordano che “non si occupava dal 1995, ma il nostro è stato un gesto simbolico volto alla sensibilizzazione delle altre scuole della città. Infatti, dal 3 dicembre sempre più scuole hanno dichiarato stato di occupazione o di autogestione, mettendo in evidenza che la coscienza dei giovani aveva solo bisogno di essere svegliata. Queste giornate non erano mirate a “perdere tempo”, ma a sensibilizzare sempre più gli studenti, affinché capissero le reali motivazioni per dissentire. Quel che noi vogliamo esprimere è che il movimento studentesco tarantino esiste ed è deciso a lottare per i propri diritti, non solo come scuole individuali ma come un'unica identità, oggi come in futuro”. Infine “vogliamo che le autorità locali riconoscano la nostra identità di persone e ci rendano realmente partecipi alla vita di una città da troppo tempo abbandonata a se stessa ascoltando la nostra voce”.

    articolo pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di sabato 11 Dicembre 2010

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  • Plautus
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    Liceo Battaglini occupato per dire no alla riforma

    I RAGAZZI: IL NOSTRO DIRITTO ALLO STUDIO E ALLA FORMAZIONE È CALPESTATO
    “Liceo Battaglini occupato per dire no alla riforma”

    Anche il liceo scientifico Battaglini ora è occupato per dire no ai tagli finanziari alla scuola pubblica e protestare contro la riforma universitaria del ministro Gelmini. L'occupazione è annunciata in un comunicato dagli studenti del liceo tarantino. La decisione di occupare è così motivata: “perché costretti ad entrare in una scuola che non sentiamo nostra. Vediamo il nostro diritto allo studio e la nostra formazione di qualità regolarmente calpestati. Alla base di ciò - dicono alunni e alunne del Battaglini - ci sono 8 miliardi di tagli alla scuola pubblica e un miliardo di debiti che lo Stato ha nei confronti delle singole scuole e che non è intenzionato a restituire, bloccando di fatto non solo le attività “extra”, ma anche parti del normale svolgimento della didattica. Infatti, sempre di più negli ultimi anni - proseguono gli studenti del liceo -, abbiamo assistito ad un impoverimento culturale causato dai continui tagli economici, tagli assolutamente ingiustificati (l'Italia spende molto meno e peggio degli altri Paesi europei) che vengono mascherati con la così detta “riforma Gelmini”: un semplice riordino degli indirizzi che significa meno ore di lezione e la scomparsa di tante sperimentazioni di qualità”. E ancora, dicono gli studenti del “Battaglini”, “il blocco del turnover e il licenziamento di decine di migliaia di precari ci restituisce una scuola sempre meno al passo con i tempi, checché ne dica il ministro. Nelle nostre occupazioni vogliamo dimostrare che una scuola diversa non solo è possibile ma è anche necessaria. Per questo costruiremo luoghi di confronto tra studenti e con la cittadinanza, corsi di didattica alternativa, momenti di cultura e divertimento, laboratori politici per costruire rivendicazioni a partire dal nostro liceo per arrivare al livello cittadino. Per questo - annunciano gli studenti - avvieremo nelle nostre scuole il progetto di AltraRiforma che punta a cambiare le nostre scuole dal basso a partire dai consigli d'istituto e dal piano dell'offerta formativa”. Netta la posizione degli studenti del “Battaglini”: “Noi vogliamo l'abolizione immediata della riforma Gelmini, l'innalzamento dell'obbligo scolastico ai 18 anni, nuovi finanziamenti per la scuola pubblica, l'istituzione di un fondo straordinario per l'edilizia scolastica, una didattica alternativa che renda realmente partecipi gli studenti. E' palese che il disagio sia sentito da tutti e non solo dagli studenti. Per questo chiediamo anche ai lavoratori di unirsi a noi in una lotta che porti il Paese ad uno sciopero generale generalizzato. Oltre che un attacco alla scuola pubblica - concludono gli studenti -, siamo costretti ad assistere ad un continuo attacco all'Università pubblica, al mondo del lavoro, quello che dovrebbe essere il nostro futuro, e inoltre ai servizi sociali, alla sanità e ai trasporti”.

    articolo pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di venerdì 10 Dicembre 2010

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  • Plautus
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    “Vogliamo incoraggiare 50 giovani talenti”

    I FONDI PROVENGONO DAL BANDO “AZIONE PROVINCE GIOVANI 2010”, IERI LA PRESENTAZIONE DELL'ASSESSORE MARINÒ
    “Vogliamo incoraggiare 50 giovani talenti”
    La Provincia ottiene 103mila euro per incoraggiare creatività e intraprendenza

    La Provincia di Taranto ottiene 103mila euro grazie al bando “Azione Province Giovani 2010” promosso dall'Upi (Unione Province d'Italia) in collaborazione con il Dipartimento della Gioventù della presidenza del Consiglio. Ieri l'assessore provinciale alle Politiche giovanili, Catia Marinò, ha presentato il progetto “Dono” (sigla di Discovery on natural opportunity in terra jonica), che ha consentito alla Provincia di aggiudicarsi un finanziamento di destinato a realizzare l'ini ziativa denominata “Scuola dei talenti”. Il progetto prevede una selezione di 50 giovani (in base alle domande che perverranno alla Provincia), di età compresa tra i 18 e i 30 anni, che avranno la possibilità di spendere il proprio talento sul territorio. Parteciperanno a laboratori mirati e si confronteranno con enti e istituzioni. Il compito della Provincia sarà quello di fungere da cassa di risonanza per far conoscere capacità, idee e potenzialità di questi giovani, aiutandoli a costruire un futuro per la loro carriera e a interfacciarsi con il mondo del lavoro. Tra coloro che saranno selezionati, ne verranno scelti cinque, a seguito di un'ulteriore valutazione, che avranno l'opportunità di perfezionarsi all'estero e di proporsi a mercati stranieri nella speranza di ottenere un valido riscontro. L'auspicio è che all'estero possano fare u n'esperienza che consenta loro di acquisire nuove conoscenze da importare in loco. L'assessore Marinò, illustrando i contenuti del progetto, ha ricordato l'importante contributo offerto dagli enti che hanno aderito al partenariato. A testimoniarlo la presenza di Angelo Lorusso, direttore della Scuola edile di Taranto, Francesco Tritto per la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Bari (sede di Taranto), l'assessore Mario Pennuzzi per il Comune di Taranto e Roberto Caracuta per la Camera di Commercio. Le modalità per accedere al bando saranno rese note attraverso pubblicazione sul sito della Provincia nei prossimi giorni.

    articolo di Sabrina Esposito
    pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di mercoledì 08 Dicembre 2010

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  • Plautus
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    Riferimento: Rassegna Stampa 2010

    STUDENTI MOBILITATI: RESTANO OCCUPATE LE AULE DELLA FACOLTÀ DI LETTERE E GIURISPRUDENZA
    MENTRE ARCHITA E RIGHI SONO AUTOGESTITI
    “La riforma non ci piace”
    E il movimento Link va in piazza oggi e giovedì col flash mob

    Continua la protesta degli studenti universitari. Occupate ormai da giorni le aule della sede che accoglie la facoltà di Giurisprudenza e Lettere in via Acton. Continua anche la protesta degli studenti medi. Dopo i primi momenti di occupazione, sono in autogestione gli studenti del liceo Archita e dell'istituto Righi. Tutti accomunati dal progetto di bloccare la riforma dell'Università approvata dalla Camera e in discussione subito dopo la fiducia anche al Senato. La protesta degli studenti coincide e si articola in una serie di approfondimenti tematici. Sia nelle aule universitarie da dove fanno giungere il programma di incontri e temi da dibattere nel corso di questa settimana, sia nelle aule scolastiche da dove - è il caso del liceo Archita - giunge anche un componimento poetico che racchiude il disagio ed il vissuto esistenziale di molti giovani nella nostra provincia. “E' importante confrontarsi con tutti i comparti che vedono oggi un attacco da parte del governo e mettere in campo delle proposte da portare avanti a livello sia cittadino che nazionale. E' importante fare fronte comune contro l'attacco ai diritti indisponibili dei cittadini, pensiamo che la discussione debba partire dai luoghi della formazione, dalle scuole e dalle sedi universitarie in mobilitazione e occupazione, portando avanti le sensazioni e le idee di una generazione ormai messa allo stretto da provvedimenti di un governo che la vuole privare di un futuro”. Questa l'idea alla base del programma di dibattiti predisposto dagli studenti del movimento Link mobilitati presso la facoltà di Giurisprudenza. In discussione questioni e problemi legati ai “beni comuni”. Si discute, infatti, di acqua pubblica e rifiuti (ieri pomeriggio), ambiente (oggi pomeriggio), lavoro (giovedì). Assemblea cittadina venerdì pomeriggio alle 16,30. Oggi e giovedì mattina, inoltre, flash mob. Spazio, dunque, ad un fenomeno sempre più di tendenza e che consiste nel bloccare, per qualche minuto, un certo numero di persone in una posizione e richiamare così le motivazioni e le finalità del gesto per cui si è scesi in piazza.



    Dall'Archita
    Uno studente: “Vado via e resto qui”

    Sembrano coniugare insieme le motivazioni che spingono molti giovani a lasciare questa città e quelle che, al contrario, portano a restare qui, insieme con le ragioni della protesta studentesca di questi giorni, i versi composti da Giulio Chimienti, quinta A sezione Beni culturali del liceo Archita. Forse composti nel pieno di un'assemblea e comunque nati sull'onda emotiva di chi sta per compiere scelte importanti per il proprio futuro, Giulio scrive:
    “Vado via, perché tutto questo può bastare; Vado via, perché voglio dimenticare; Vado via, perché l'Italia dell'arte e dei poeti è stata dimenticata; Resto qui, perché non voglio arrendermi; Vado via, perché la mia scuola cade a pezzi; Resto qui, perché voglio vederla rinascere; Vado via, perché la scuola è morta; Resto qui, perché la scuola è nostra; Vado via, perché il governo gode della nostra ignoranza; Resto qui, perché il governo deve avere paura di noi; Vado via, perché oltre queste mura non ho un futuro; Resto qui, perché il futuro siamo noi”. Come finirà?

    articolo di Maria Rosaria Gigante
    pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di martedì 07 Dicembre 2010

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    Scuola, arrivano i primi cambiamenti

    Scuola, arrivano i primi cambiamenti
    Nitti soppresso e accorpato al Liside, verticalizzati Falanto-Foscolo, Motolese-Grassi, Calò-Don Sturzo

    Ha atteso il giorno in cui, ormai licenziata da tempo con una delibera di giunta, la proposta di piano di ridimensionamento della rete scolastica era all'esame dell'Ufficio scolastico regionale. E così ieri il vicepresidente della Provincia, Emanuele Fisicaro, ha ufficializzato il pacchetto di proposte confezionato a Taranto appunto per la rete scolastica del prossimo anno scolastico. Lo ha fatto nel corso di un incontro con i dirigenti scolastici e i responsabili sindacali della scuola. Accanto a Fisicaro, il preside Guglielmo Matichecchia, che ha tenuto le fila della Consulta di dirigenti scolastici istituita per preparare il piano locale, l'on. Pierfelice Zazzera (Idv), componente della commissione Cultura della Camera, il preside Angelo Scialpi in rappresentanza del dirigente scolastico provinciale Francesco Capobianco. Occorrerà, dunque, attendere quest'oggi per capire cosa l'Ufficio scolastico regionale avrà accolto delle proposte pervenute da Taranto. Ma sarà poi la Regione Puglia a dire l'ultima entro fine anno. Un'opera zione di ogni anno e che, ancor più oggi che si procede verso l'attuazione della riforma del ministro Gelmini, è imprescindibile con l'organizzazione che gli enti locali intendono dare alle scuole sul proprio territorio. La delibera della giunta provinciale sostanzialmente recepisce le richieste che sono venute dai Comuni in ordine alle scuole dell'obbligo ma anche per taluni assetti della scuola secondaria superiore. Raccoglie poi le istanze dei sindacati della scuola incontrati prioritariamente e che hanno sostanzialmente ribadito l'esigenza di mantenere invariato il numero di dirigenze sul territorio. Accoglie ovviamente le proposte della Consulta, organo per così dire più tecnico ed indipendente. Cercando di armonizzare tutto, nel rispetto delle linee guida fornite dall'Ufficio regionale, Fisicaro ha graduato prospettive e soluzioni che tengano conto di alcuni capisaldi: il numero minimo e massimo di studenti per istituzione scolastica, una stabilità almeno quinquennale delle istituzioni scolastiche, la specificità su base territoriale, la verticalizzazione di scuole anche di ordine diverso sullo stesso territorio. A parte le scelte di accorpamenti e soppressioni tra scuole, le novità riguardano la proposta di istituzione di un istituto superiore nel rispetto delle vocazioni socio-economiche del territorio con particolare riferimento alla esigenza di sviluppo turistico. Ed ancora: l'istituzione di un polo di alta formazione e ricerca (comprendente anche i corsi Ifts, corsi di specializzazione superiore e di ricerca) in raccordo con il mondo del lavoro e delle istituzioni di formazione universitaria. Quindi, in considerazione della configurazione dell'attuale numero di studenti frequentanti i corsi serali, l'istituzione di due Cpia (educazione per gli adulti). Ma veniamo agli ulteriori aspetti della delibera licenziata dalla giunta provinciale. Queste le proposte approvate: a Lizzano una o più sezioni distazzate dell'istituto Del Prete di Sava o dell'istituto Mediterraneo di Leporano; mantenimento dell'attuale situazione per l'Amaldi di Massafra. Su Martina, prioritariamente l'accorpamento della succursale dell'Archimede al Motolese per salvaguardare l'autonomia di quest'ultimo; in subordine la verticalizzazione del Motolese con la media Grassi; in ulteriore subordine, il mantenimento dell'autonomia. Se, inoltre, l'Archimede di Martina fosse accorpato al Motolese, proposto l'accorpamento dell'Archimede di Taranto con il Nitti. Altra proposta per il Nitti: accorpamento con l'istituto professionale Liside. Verticalizzazione dell'istituto Falanto di Talsano con la media Foscolo; in subordine accorpamento dell'Archimede al Falanto. Mantenimento della situazione attuale per gli istituti Pertini-Fermi, Bachelet, Pita gora. Proposto anche un arricchimento dell'offerta formativa: articolazione dell'indirizzo servizi sociosanitari delle professioni sanitarie odontotecniche al Bellisario di Ginosa; attivazione dell'opzione economico sociale del liceo Scienze umane presso l'istituto Vico di Laterza; istituzione del corso di grafica e comunicazione presso l'istituto Maria Pia di Taranto; istituzione di una sede distaccata del liceo Moscati di Grottaglie con indirizzo Scienze umane a San Marzano; l'istituzione sempre a San Marzano di una sede distaccata del corso di ottico del Falcone di Sava; l'attivazione presso il commerciale e per geometri Einaudi di Manduria del corso settore economico-amministrativo, finanza e marketing, relazioni internazionali per il marketing. Ieri sera, intanto, mentre era in corso l'incontro, giungevano via sms le prime indiscrezioni dall'Ufficio regionale dove si stava discutendo del riassetto su base regionale. Le prime indiscrezioni davano, dunque, per approvata la soppressione del Nitti con conseguente accorpamento delle classi al Liside e recupero della dirigenza su uno dei due Cpia. Parere favorevole ci sarebbe anche sulle verticalizzazioni del Calò di Grottaglie con la media Don Sturzo, del Motolese di Martina con la media Grassi e del Falanto di Talsano con la media Foscolo. Su tutto il resto, il dibattito è aper to. Intanto, Fisicaro sottolinea l'apporto fornito dalla Consulta che resterà un organismo consultivo permanente, anche se ogni anno vedrà una rotazione del 50% dei componenti (ogni componente non potrà farvi parte per più di due anni). Il vice presidente non sottace anche le polemiche che ci sono state e la decisione di andare avanti in una strategia di concertazione. Incassa a tal proposito il plauso dell'on. Zazzera al quale non sfugge di tracciare un paragone con le modalità di discussione, invece, dell'attuale riforma dell'istruzione secondaria, “praticamente attuata per decreti e con il solo dibattimento in commissione Cultura”.

    articolo di Maria Rosaria Gigante
    pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di martedì 07 Dicembre 2010

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    L'Archita passa all'autogestione

    L'Archita passa all'autogestione
    Scuole in subbuglio, si pensa a una manifestazione comune nei prossimi giorni

    Prosegue la mobilitazione degli studenti tarantini. In alcune scuole, in particolare il liceo Archita e l'istituto Righi, e nelle facoltà, in particolare a Giurisprudenza. L'obiettivo comune rimane quello di cancellare la riforma universitaria approvata nei giorni scorsi alla Camera e chiamata nei prossimi giorni al passaggio finale al Senato. Ieri intanto gli studenti dell'Archita sono passati all'autogestione a tempo indeterminato. E, dopo l'occupazione del Righi dell'altro ieri, tutti i rappresentanti d'istituto si sono incontrati per organizzare un evento comune per i prossimi giorni. “Questa é la risposta degli studenti medi tarantini sempre più determinati a mostrare di non essere meri burattini nelle mani di chi pensa di poter giocare impunemente con il futuro di una intera generazione perché noi lo difenderemo ad ogni costo”, fanno sapere gli studenti dell'Archita .
    La solidarietà. La Cgil di Taranto esprime piena solidarietà e sostegno al movimento studentesco. “La protesta studentesca si legge in una nota a firma della segretaria della Flc Cgil, Anna Santoro cade nel momento in cui la Cgil di Taranto, insieme alle altre organizzazioni confederali, é impegnata nel confronto con Comune, Provincia, Università e altri livelli istituzionali e non, per consolidare il Polo universitario jonico e permettere alle ragazze e ai ragazzi di questa città di poter usufruire di un’offerta formativa adeguata ai bisogni e agli interessi del territorio assicurando così un futuro alle giovani generazioni”. Contro il rischio che la riforma riservi un colpo mortale al sofferente Polo universitario tarantino, scendono in campo anche i Giovani democratici di terra jonica in collaborazione con l’associazione studentesca Run, Rete universitaria nazionale. “Crediamo - sostengono Paolantonio Palumbo, responsabile Università dei Gd della provincia di Taranto, e Giampiero Baldari, referente di Run nella sede distaccata dell'Ateneo jonico - che sia di vitale importanza impedire che questo disegno di legge venga approvato. Bisogna che i giovani sappiano cosa comporta tale riforma e quali sono le conseguenze a cui si andrebbe incontro qualora l'iter legislativo si compiesse del tutto. Il ddl Gelmini non risolve nessuno dei problemi della generazione degli studenti italiani. E' un disegno conservatore e in buona parte dannoso, e per di più non ha alcuna copertura finanziaria. Inoltre costituisce la chiara espressione di una visione fortemente verticistica degli Atenei a discapito e danno della democrazia e della autonomia di essi. I Giovani democratici per primi - conclude la nota - sono consapevoli che una riforma dell'Università, in molti casi ancora in mano a corporazioni, vada fatta perché i problemi sono molti soprattutto in relazione alle Università gemmate come quella del capoluogo ionico. Ma non in questa maniera e non a questo prezzo, ovvero dando un colpo mortale alla ricerca”. Anche lo Slai esprime il suo appoggio e solidarietà di lotta con gli studenti del Righi, come con quelli delle facoltà e delle altre scuole occupate. “A Taranto come in tutta Italia - si legge in una nota - alla determinazione degli studenti si risponde con la repressione, militarizzazione delle città, provocazioni di “onorevoli” fascisti in libera uscita. Tutto questo però non ferma, semmai alimenta la lotta contro la distruzione dell'Università pubblica”.

    articolo di Maria Rosaria Gigante
    pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di domenica 05 Dicembre 2010

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    Studenti, la protesta si allarga a macchia d'olio

    Studenti, la protesta si allarga a macchia d'olio
    Sono occupate da ieri anche le aule dell'istituto “Righi”

    Si allarga la protesta degli studenti. Agli universitari, che hanno occupato alcune aule della sede della facoltà di Giurisprudenza, ed agli studenti medi del liceo Archita, che hanno occupato la sede centrale e ora sono in assemblea permanente, si sono uniti gli studenti dell'istituto Righi dove da ieri è scattata l'occupazione anche di questo istituto. Ed anche a Giurisprudenza, in qualche modo centro di coordinamento della protesta studentsca, ieri si sono aggiunti gli studenti di Scienze Infermieristiche e della II facoltà di Ingegneria. Tutti convocati ora - universitari e studenti medi - per una assemblea generale il prossimo 6 dicembre, lunedì. Sale il fermento degli studenti. L'obiettivo rimane quello di azzerare la riforma Gelmini approvata l'altro ieri alla Camera e in discussione il prossimo 14 dicembre al Senato, subito dopo il dibattito e le votazioni sulla fiducia al governo. Al Righi, intanto, uniscono ai problemi generali della scuola e dell'università italiana, anche “problematiche interne alla scuola”. “Gli studenti - si legge in un documento inviato alla stampa - hanno aderito in massa alla protesta nonostante atti intimidatori da parte della presidenza e di alcuni singoli docenti. Ci teniamo a precisare - proseguono gli studenti - che questa è un’occupazione pacifica che non mira in alcun modo a creare disordini fini a se stessi. Il nostro unico obiettivo è quello di dimostrare ancora una volta che il popolo italiano non è indifferente agli abusi di qualsiasi governo. Ricordiamo che lo Stato italiano è formato prima di tutto da noi cittadini e dopo dai parlamentari, e che l'Italia è sempre pronta a combattere per la democrazia, democrazia che non vediamo nell'imposizione obbligata di questo gigantesco taglio che è la riforma Gelmini”. La protesta in questo istituto continuerà con assemblee quotidiane ed iniziative culturali. Solidarietà dal liceo Archita. L'altro ieri, i liceali avevano auspicato che la protesta coinvolgesse anche altri istituti. Ora, dopo l'adesione del Righi, tornano ad auspicare che le reazioni studentesche si protraggano almeno fino al 14 dicembre. A Giurisprudenza, intanto, ieri pomeriggio assemblea con gli esponenti della Flc della Cgil mentre è in corso di stesura definitiva la piattaforma rivendicativa da portare nelle sedi locali ed in quelle nazionali. Calendarizzati anche i temi da affrontare nei prossimi giorni: acqua, i beni comuni, i rifiuti, lunedì prossimo; il lavoro e la diversa tipologia, intellettuale e materiale il prossimo martedì; l'ambiente giovedì; la riappropriazione degli spazi all’interno della città ed il valore dell’aggregazione studentesca e giovanile venerdì prossimo. In via di organzzazione anche alcuni flash mob che saranno comunicati solo in prossimità degli eventi. “Stiamo cercando di unire tutti i movimenti studenteschi nelle sedi universitarie e nelle scuole - dice il portavoce di Link, Remo Pezzuto -. Ci auguriamo di creare un grande movimento nell’assemblea di lunedì prossimo”.

    articolo di Maria Rosaria Gigante
    pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di sabato 04 Dicembre 2010

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    Occupato anche l'Archita

    Occupato anche l'Archita, da oggi è autogestione

    “…Un solo interesse, gli studenti!”. È questo lo slogan degli studenti di Taranto Universitaria i quali in una nota spiegano i motivi per i quali, contrariamente ai colleghi di altre facoltà, non hanno occupato la facoltà di Economia. «In questi mesi, - scrovono Marcello Murgia del Comitato direttivo e Alessandro Tarantino e Gianluca Campanelli consiglieri di facoltà - ci sono state legittime proteste nel paese e nelle varie sedi della comunità accademica tarantina, nate successivamente all’intenzione del Governo di legiferare una riforma del sistema universitario». Riforma della quale i rappresentanti di Taranto Universitaria non condividono il punto relativo ai concorsi per i docenti «poiché così strutturati non risolvono il fenomeno della baronia» così come sottolineano che «tale legge non abbia previsto significativi investimenti finanziari, prioritari per renderla più completa sotto tutti i punti di vista. Temi meritevoli di attenzione e soprattutto di discussione, che hanno bisogno di essere trattati senza la necessità di protestare in modo estremo, evitando di conseguenza la strumentalizzazione da parte dei vari movimenti politici e dei baroni. Tante volte in passato non abbiamo condiviso l’operato delle altre rappresentanze studentesche che trascuravano gli interessi degli studenti nelle Facoltà, poiché volevano solo fare politica compiacendo i sindacati e i partiti di turno. Quindi - concludono - speriamo che si possa discutere di tali problematiche all’interno degli organi accademici preposti».
    Chi, invece, ha deciso di occupare il proprio istituto sono stati gli studenti del liceo Archita che hanno deciso «di rompere il muro del silenzio che da troppo tempo opprime questa città. In risposta all’approvazione del Ddl Gelmini del 30/11/2010, in risposta ai movimenti che da settimane ormai infiammano tutta Italia, in risposta alle cariche della polizia e alla repressione attuata dal governo», gli studenti del liceo Archita di Taranto si sono astenuti arbitrariamente dalle lezioni, «dopo una notte di assemblea permanente all’interno dell’istituto. Da oggi partirà l’autogestione a tempo indeterminato. Ci auspichiamo - conclude la nota degli studenti dell'Archita - che in reazione alla nostra protesta anche le altre scuole presenti sul territorio jonico si ribellino dando vita ad un movimento studentesco reale in grado di far sentire la propria voce».

    articolo pubblicato su Corriere del Giorno di venerdì 03 Dicembre 2010

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    Riferimento: Rassegna Stampa 2010

    L'APPELLO DI LINK: CHIEDIAMO SINDACATI DI VENIRE A DISCUTERE CON NOI
    “Nelle assemblee vogliamo discutere la nostra idea di Università”
    Nella Facoltà di Giurisprudenza terzo giorno di occupazione

    Terzo giorno di occupazione ieri presso la Facoltà di Giurisprudenza in via Acton. “Stiamo analizzando la riforma dell'Università nei gruppi di lavoro che abbiamo insediato. Discutiamo parallelamente di welfare, diritto allo studio, spazi, didattica. Stiamo procedendo con una analisi locale e una nazionale. Vogliamo contribuire a costruire la nostra idea di polo jonico e di Università italiana. Non intendiamo solo protestare, noi stiamo elaborando proposte di costruzione di un’altra università libera e indipendente” dicono gli studenti universitari organizzati dal Link. “Stiamo anche cercando di allargare la protesta alle altre facoltà. Invitiamo i nostri colleghi a venire qui a discutere - dicono dalle aule di Giurisprudenza -. Lanciamo la nostra Facoltà come centro di aggregazione delle forze studentesche del polo jonico”. I dibattiti, le assemblee, le discussioni in corso vedono in prima linea anche docenti e ricercatori, l'altro anello debole del sistema. Gli studenti vogliono, però, anche aprirsi all'esterno: “Abbiamo chiesto ai rappresentanti delle forze sindacali di venire a discutere nelle nostre assemblee”. Di fatto, non è solo l’articolato della legge appena approvato alla Camera ad essere sotto i riflettori. “Riteniamo importante - dice il loro portavoce Remo Pezzuto - intrecciare i temi dei saperi con quelli del lavoro. Per questo, tra i primi argomenti discussi con un riflesso esterno e, soprattutto, locale, c'è quello dei somministrati Ilva”. A questi lavoratori, gli studenti avevano già espresso la loro solidarietà nei giorni scorsi. “Il mondo studentesco e della conoscenza - affermano ancora - non può non fare rete con gli operai e i precari e unirsi alle loro lotte e rivendicazioni, contro quella condizione di insicurezza che deriva da una mancanza di continuità del rapporto lavorativo e di incertezza del futuro e di un reddito adeguato su cui poter contare per pianificare la propria vita presente e futura”. Far sentire la propria voce, essere coinvolti nelle scelte per l'Università. E' quello che chiede il mondo universitario. Non solo gli studenti, ma anche i docenti. Molti dei quali nei giorni scorsi a Bari sono scesi a manifestare in piazza con gli studenti. Anche a Taranto non è mancato il loro contributo, soprattutto ad illustrazione della norma che, riducendo a 12 il numero massimo di facoltà per Ateneo, rischia di travolgere l'offerta formativa nel capoluogo jonico di un Ateneo - quello barese - che conta 15 facoltà.

    articolo di Maria Rosaria Gigante
    pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di venerdì 03 Dicembre 2010

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    Liceo Archita occupato

    Liceo Archita occupato e da oggi è autogestione
    Si allarga anche alle superiori il dissenso contro la riforma Gelmini

    La protesta degli universitari contagia anche gli studenti delle scuole superiori. Obiettivo comune: dire no alla riforma Gelmini appena passata alla Camera ed in attesa dell'ultimo passaggio al Senato. I primi a scendere in campo nel capoluogo sono gli studenti del liceo Archita. Lo hanno deciso ieri mattina con una sorta di referendum in cui hanno messo ai voti la forma di protesta da far partire. Dovevano scegliere tra occupazione, assemblea permanente e autogestione. Alla fine hanno deciso una forma mista. Il via ieri notte con un’occupazione simbolica da parte di una trentina di studenti della sede centrale in piazza Archita appunto. Da quest’oggi, invece, si torna nelle proprie aule in altrettante assemblee permanenti. Poi nei giorni successivi passeranno a fare le prime due ore di lezione, nelle ore successive si procederà con l'autogestione. Almeno stando a quel che affermano, gli studenti hanno essenzialmente voglia di discutere. “Non vogliamo occupare solo per occupare, vogliamo conoscere a fondo le questioni sul tappeto. Per questo - dice uno dei loro portavoce, Stefano De Baggis -, chiediamo ai docenti di essere al nostro fianco e di aiutarci ad analizzare. Noi cerchiamo chiarezza, non vogliamo il caos”. Gli studenti sperano quindi che il vento della loro azione giunga e coinvolga anche i compagni delle altre scuole. Difficile dire quanto durerà, però si pongono un obiettivo: arrivare almeno il 14 dicembre, data ultima per l'approvazione al Senato. Anche se, attraverso i social network con cui queste proteste si legano sempre più intimamente, l’auspicio di chi protesta è quello di riuscire a protestare quel giorno proprio sotto Palazzo Madama. Nessuna sigla associativa, nessuna etichetta sulla loro protesta, nessuna appartenenza politica, giurano. L’unico dialogo, ma senza confondersi con essi, è con gli studenti universitari del Link che stanno tenendo in piedi la protesta nelle facoltà. “Gli studenti si sono svegliati scrivono in una nota diffusa via mail alle redazioni. Gli studenti del liceo Archita hanno deciso di rompere il muro del silenzio che da troppo tempo opprime questa città. In risposta all’approvazione del ddl Gelmini del 30 novembre, in risposta ai movimenti che da settimane ormai infiammano tutta Italia, in risposta alle cariche della Polizia e alla repressione attuata dal Governo, gli studenti del liceo Archita di Taranto si sono astenuti arbitrariamente dalle lezioni, dopo una notte di assemblea permanente all'interno dell'istituto, da domani (quest’oggi ndr) partirà l'auto gestione a tempo indeterminato”. Poi, l'invito rivolto anche alle altre scuole: “Auspichiamo che in reazione alla nostra protesta anche le altre scuole presenti sul territorio jonico si ribellino dando vita ad un movimento studentesco reale in grado di far sentire la propria voce”. In chiusura, le parole - vere o suggerite che siano - rivelano tutto l'idealismo della loro età: “Negli occhi quello sguardo di chi non vuol mollare, nel cuore la speranza di un giorno migliore”.

    articolo di Maria Rosaria Gigante
    pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di venerdì 03 Dicembre 2010

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  • Plautus
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    Serpeggia una paura: “La riforma Gelmini ci toglierà Facoltà?”

    Serpeggia una paura: “La riforma Gelmini ci toglierà Facoltà?”

    All'indomani dell'approvazione alla Camera della riforma dell'Università targata Gelmini, gli studenti universitari tarantini organizzati dal Link Taranto continuano la loro mobilitazione. Dopo aver occupato per una mezzora anche il ponte girevole martedì mattina, ieri hanno conservato l'occupazione della facoltà di Giurisprudenza con annesso corso di laurea di Lettere. Qui, in assemblea, presenti anche i docenti, analizzano passo per passo il ddl approvato. Ed è sempre qui che - in attesa del passaggio della riforma in terza lettura al Senato il 9 novembre - riscaldano i motori tessendo le fila con gli studenti delle altre facoltà, compresi quelli di Ingegneria che il giorno prima avevano temporaneamente occupato anche la loro sede. Troppe per gli studenti le criticità e i lati negativi del testo approvato. Forse un pochino più cauti i docenti. Ma per tutti, almeno in riferimento alla realtà locale, il rischio maggiore è insito in quella norma della riforma che limita a 12 il numero di facoltà per Ateneo. Come dire, dunque, che se il testo della riforma rimarrà quello approvato l'altro ieri l'Ateneo barese dovrà sacrificare 3 delle sue 15 facoltà. E nessuno nasconde il timore che a dover essere sacrificate possano essere le tre ultime nate, le più giovani e per certi versi “più fragili” . Quindi, quelle istituite negli ultimi anni a Taranto: le seconde facoltà di Giurisprudenza, Economia, Scienze matematiche, fisiche e naturali. “Certo, tra gli elementi di maggiore criticità emersi c'è questo del limite al numero di facoltà per Ateneo, una norma che sembra non tener conto degli Atenei più piccoli e quelli con una più solida tradizione come quello barese che propone un'ampia offerta formativa ai suoi studenti, compresa l'articolazione su Taranto”, dice il preside della facoltà di Giurisprudenza, Antonio Uricchio, che ieri ha partecipato all'assemblea degli studenti. “Certo, un pò di preoccupazione esiste - aggiunge -, ma intendiamo difendere le ultime facoltà che hanno peraltro mostrato vivacità, vitalità ed una crescita costante nelle iscrizioni. Ulteriori criticità della riforma? Sì, ad esempio, la maggiore precarizzazione dei ricercatori, la riorganizzazione del Senato accademico e del consiglio d'amministrazione. Le positività? Sì, anche. Coincidono, per la verità, con quelle problematiche rispetto alle quali l'Ateneo barese ha cominciato a muoversi già da tempo con l'emanazione di un Codice etico, la valorizzazione dei meriti, la distribuzione delle risorse, il maggior rigore dal punto di vista finanziario, la riorganizzazione dei dipartimenti”. Ma dagli studenti giunge il netto dissenso al testo approvato. “Non è possibile che il ministro e il Governo continuino ad ignorare la voce di noi studenti”, affermano, chiedendo invece una riforma quanto più condivisa possibile. Non solo protesta e critica. Gli studenti vogliono proporre e contruibuire a costruire un'Uni versità libera e indipendente. E' in quest'ottica che hanno già insediato a Taranto gruppi di lavoro su temi come welfare e diritto allo studio, tanto a livello locale quanto a livello nazionale, da presentare alle amministrazioni sotto forma di proposte. “In più - si legge in una nota del Link - si sta costruendo una piattaforma di mobilitazione di tutto il comparto della conoscenza per il giorno 9 novembre”. Quanto all'odg approvato dal Consiglio comunale, gli universitari tarantini accolgono con soddisfazione la solidarietà loro espressa e la totale critica alla riforma Gelmini. Sono, invece, perplessi circa la “parziale condanna all'aggressione subita da studentesse e studenti da parte dell'on. Cito”. Oggi, intanto, la mobilitazione prende i connotati di Giornata dell'Arte. Si discuterà dell'importanza della conoscenza, dell'educazione e della cultura con letture di poesie e di libri, estemporanee d'arte, mostre fotografiche e di quadri.

    articolo di Maria Rosaria Gigante
    pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di giovedì 02 Dicembre 2010

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    “Fermate questa riforma”: gli universitari vanno in strada

    “Fermate questa riforma”
    gli universitari vanno in strada

    Sedi di studio occupate, striscioni esposti, corteo e blocco del ponte girevole

    La protesta degli universitari dilaga in tutta Italia ed arriva anche a Taranto. Non ci sono tetti da conquistare nel capoluogo jonico, ma gli striscioni pendono ugualmente dai terrazzi e sulle pareti esterne delle sedi universitarie. Poi, poco prima di mezzogiorno, il luogo simbolo della città - il ponte girevole - viene espugnato per una buona mezzora. Come è accaduto tante volte per numerose altre proteste, anche questa volta si decide di bloccare. Ma è la prima volta che il ponte viene invaso dagli studenti universitari. Questa volta il blocco del ponte fa il paio sinistro col blocco che gli studenti temono che la riforma universitaria faccia del loro futuro. E' un tam tam che si ripercuote per l'intera città per una buona mezza mattinata con blocchi del traffico nelle arterie cittadine che gli studenti percorrono in cortei spontanei in partenza dalla facoltà joniche. Non sono certo le folle che le tv mostrano nelle altre città italiane, ma, non fosse altro per i disagi provocati al traffico cittadino anche in questa occasione, Taranto, lagnona, si scopre alla fine città universitaria. Non solo il ponte girevole. La protesta degli studenti organizzata da Link Taranto aveva invaso già nelle prime ore del mattino anche le aule universitarie delle sedi di via Acton - Giurisprudenza e Lettere - e del quartiere Paolo VI, dove hanno sede Scienze naturali, matematiche e fisiche, e - su iniziativa del Csj - anche Ingegneria. In quest'ultima facoltà, è anche la presidenza ad essere occupata per qualche ora. Banchi e sedie spostati fuori a rendere visibile la protesta. Ma c'è anche chi decide di continuare a far lezione. Comportamenti e punti di vista ugualmente rispettabili, fanno sapere gli studenti del Csj, l'associazione che ad Ingegneria ha i maggiori consensi tra gli studenti. Poi qui si sceglie il tono dello standby. Gli studenti decideranno in queste ore sulla scorta di ciò che accadrà alla Camera - che in serata ha comunque approvato la riforma - se inasprire la protesta o scegliere altre forme di manifestazione. “Tutto dovrà restare in toni pacifici”, insistono. Intanto, nella vicina sede della facoltà di Scienze, gli studenti appendono il loro striscione: “Voglio ciò che mi spetta, lo voglio perché è mio”. Quasi a voler caratterizzare e declinare gli slogan secondo la diverse identità, dalle pareti esterne della sede dei corsi di laurea della facoltà di Scienze della Formazione, un altro striscione afferma: “Il frastuono della conoscenza contro il silenzio dell'ignoranza”. A Giurisprudenza, la declinazione è ancora più forte: “Delitto al diritto allo studio, no al ddl Gelmini”. Qui, dopo aver occupato la sede che ospita Giurisprudenza e Lettere, gli studenti si fermano in assemblea nel piazzale esterno a discutere di una riforma che a loro non piace anche perché temono comporti ulteriori rischi per sedi come quella di Taranto. Quindi un corteo spontaneo parte da via Acton e si snoda lungo le arterie cittadine che portano al ponte dove gli studenti di Giurisprudenza e Lettere si incontrano con quelli che vengono da Scienze ed Ingegneria. Un incontro che assume un tono aspro quando nei momenti convulsi del blocco stradale ad essere coivolta è anche l'auto dell'on. Giancarlo Cito, ex sindaco. Ne nasce qualche scontro inevitabile con riverberi di natura politica e qualche studente malmenato. Poi gli studenti piegano verso Palazzo di Città dove è in corso il Consiglio comunale. Cercano solidarietà. A riceverli sono gli assessori comunali Ciocia, Romeo, Pennuzzi. Gli studenti chiedono che il Consiglio comunale approvi un ordine del giorno di netta condanna del ddl Gelmini e di impegno a parlare del polo universitario jonico con le istituzioni. Nel pomeriggio i ragazzi tornano a “incassare” la solidarietà degli amministratori comunali mentre alla Camera il dibattito va articolandosi affannosamente. In serata, mentre la riforma viaggia verso l'approvazione definitiva, gli studenti si ritrovano in assemblea a Lettere. A ribadire le ragioni della loro protesta e la speranza che il loro futuro non venga bloccato. “Un'Università diversa non solo è possibile ma è anche necessaria - affermano - . Un'Università libera e indipendente dove non ci si sottometta a logiche di mercato, dove la cultura sia bene comune, dove si focalizzi l'attenzione sulle passioni, sulle inclinazioni degli studenti puntando sia nel campo della ricerca che in quello della qualità didattica. La manifestazione di questa mattina (ieri ndr) - proseguono - rappresenta un segnale di discontinuità per una città che ogni anno perde migliaia di giovani intelligenze. Si è dimostrato che a Taranto c'è una presenza studentesca che rivendica con forza che vengano riconosciute le sue esigenze e i suoi diritti. Taranto ha bisogno dell'Università e degli studenti perchè non esiste città che possa costruire il suo futuro senza una forte presenza giovanile attiva”.


    articolo di Maria Rosaria Gigante
    pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di mercoledì 01 Dicembre 2010

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