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Marco Travaglio

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    #31
    Berlusconi deve molto a Travaglio. Il giornalaio in questione, ha dato in ogni occasione sempre maggiore risalto alle assoluzioni giudiziarie del nano. Ad oggi, l'unico in grado di condannare l'elfo di Arcore è Marco.

    Evidentemente le fonti di colui che ritiene di essere l'allievo di Montanelli, sono incomprensibili in quanto criptate, ai giudici. Oppure..........sono delle bufale autentiche.Che gli uomini di legge, in quanto investiti di quella autorità, nemmeno considerano.

    Travaglio, è uno in cerca di gloria. Ha costruito le sue fortune sulle disgrazie giudiziarie di Berlusconi. Ne ha guadagnati soldini.Purtroppo il giornalismo italiano, ha di questi pessimi esempi.

    Nessuno dimentichi infine, le critiche che G.D'avanzo (spero si scriva così..nn ricordo) collega di "laRepubblica" riservò al giornalaio. Arrivò ad accuse pesantissime, che attenevano al metodo impiegato nello svolgere la professione.

    Travaglio non fà giornalismo, non riporta la notizia. La costruisce sulla base di congetture, e ipotesi, documentate da atti, e documenti, di dubbia provenienza. Gli stessi atti e documenti, che la magistratura nemmeno considera.

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      #32
      Originariamente inviato da silente Visualizza il messaggio
      Berlusconi deve molto a Travaglio. Il giornalaio in questione, ha dato in ogni occasione sempre maggiore risalto alle assoluzioni giudiziarie del nano. Ad oggi, l'unico in grado di condannare l'elfo di Arcore è Marco.

      Evidentemente le fonti di colui che ritiene di essere l'allievo di Montanelli, sono incomprensibili in quanto criptate, ai giudici. Oppure..........sono delle bufale autentiche.Che gli uomini di legge, in quanto investiti di quella autorità, nemmeno considerano.

      Travaglio, è uno in cerca di gloria. Ha costruito le sue fortune sulle disgrazie giudiziarie di Berlusconi. Ne ha guadagnati soldini.Purtroppo il giornalismo italiano, ha di questi pessimi esempi.

      Nessuno dimentichi infine, le critiche che G.D'avanzo (spero si scriva così..nn ricordo) collega di "laRepubblica" riservò al giornalaio. Arrivò ad accuse pesantissime, che attenevano al metodo impiegato nello svolgere la professione.

      Travaglio non fà giornalismo, non riporta la notizia. La costruisce sulla base di congetture, e ipotesi, documentate da atti, e documenti, di dubbia provenienza. Gli stessi atti e documenti, che la magistratura nemmeno considera.
      Dubbia provenienza?? Ma sai almeno da dove le prende le notizie?? Una sentenza, per esempio, per te è dubbia provenienza?
      Per quanto riguarda Berlusconi...lui si viene assolto...chissà perchè....ma ricordati che viene assolto pure Travaglio da tutte le accuse di diffamazione (ma di questo non ne parla nessuno), ad oggi infatti è stato condannato solo una volta perchè se non erro aveva offeso Previti (a cui tra l'altro ha anche chiesto scusa).
      Per quanto riguarda D'Avanzo è bravo a fare congetture. Disse che Travaglio si era fatto pagare le vacanze da un mafioso nel 2002...travaglio sul suo blog ha pubblicato l'estratto conto della carta di credito e l'assegno con cui pagò le vacanze. Ora D'Avanzo si è messo a dire che sono le vacanze del 2003 ad essere incriminate...e credo che Travaglio aa questo punto pubblicherà tutti i suoi estratti conti delle vacanze fino ad oggi
      Vedi Silente...chi non ha nulla da nascondere...non si nasconde.

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        #33
        @farfalla

        mi stai dicendo che il signore in questione dispone delle sentenze che condannano l'elfo?

        A quali sentenze alludi? Potresti essere più chiara? Grazie.

        P.S. D'Avanzo utilizzò le famose vacanze del collega, solo per servirsi del metodo infame dello stesso e dimostrarne gli effetti catastrofici.

        Per esemplificare, immagina che tu diventi una politica, magari sindacA di Taranto. Uno dell'opposizione vuole gettar fango su di te, e racconta che tu un giorno hai sorseggiato un caffè, in un bar frequentato, dal pronipote di un testimone di nozze, del cugino di un narcotrafficante.

        Capirai, da questo stupidissimo esempio, che per gettare ombre su qualcuno, non è che ci voglia chissà che.

        E poi, e questa è la cosa più importante, il tempo che trascorre, dalla pubblicazione della notizia fino alla tua smentita, ha capovolto l'immagine della persona coinvolta, benchè innocente.Si chiama sensazionalismo, che molto spesso ha dietro manovre politiche, e desideri di gloria da parte di chi lo pone in essere.

        Questo modo di fare "giornalismo" è squallido.
        Ultima modifica di silente; 19/09/2008, 11:27.

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          #34
          Originariamente inviato da silente Visualizza il messaggio
          P.S. D'Avanzo utilizzò le famose vacanze del collega, solo per servirsi del metodo infame dello stesso e dimostrarne gli effetti catastrofici.
          Travaglio, se viene accusato di qualcosa si incazza, spiega le ragione per cui quello che è stato detto su di lui è falso e FORNISCE PROVE. Non sta zitto a nascondersi dietro un dito o dietro una querela.

          Quelli di cui parla Travaglio invece o non dicono nulla, o gli fanno querele che poi puntualmente PERDONO (ci sarebbe una lunga lista da fare), o gli chiedono soldi di risarcimento. Se le querele le perdono è perchè quello che Travaglio dice su di loro E' VERO, perchè se fosse falso sarebbe una CALUNNIA e come tale andrebbe punita.

          Non è un "metodo" di fare giornalismo volto a diffamare la gente senza motivo...serve solo a raccontare come sono le cose. Ed il fatto che D'Avanzo abbia fatto quello che a fatto e che Travaglio ne sia uscito fuori pulito...dimostra proprio il contrario di quello che dici.

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            #35
            Ma ti rendi conto di quello che dici?

            Se fosse come dici tu, avremmo mezzo parlamento in galera, e l'elfo chiuso ad alcatraz.

            Le cose che dice Travaglio sono vere, ma del tutto prive di materiale rilevante ai fini penali.


            Tornando all'esempio che ho fatto più su - non so più come fartelo capire -, se volessi ricamarci sopra la vicenda, potrei dire che tu eri in quel bar per trattare affari loschi, avrei anche i filmati e le fotografie di te che sei la, ma stai tranquilla che sarebbro prove insufficienti per incriminarti di qualsiasi cosa. A meno che il codice penale, non preveda che la consumazione di caffeina costituisca reato. Ma fidati così, non è.

            Per tanto, la persona intelligente deve concludere che la sindacA farfalla, a sua totale insaputa, era capitata in un posto frequentato da personaggi loschi.

            Il politicante, o il giornalista incompetente ma affamato di (vana) gloria, invece ci ricamerà sulla vicenda fino allo sfinimento.

            Sono illazioni, che divertono la platea televisiva e non, e lasciano indifferenti i magistrati.

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              #36
              Originariamente inviato da silente Visualizza il messaggio
              Ma ti rendi conto di quello che dici?

              Se fosse come dici tu, avremmo mezzo parlamento in galera, e l'elfo chiuso ad alcatraz.

              Le cose che dice Travaglio sono vere, ma del tutto prive di materiale rilevante ai fini penali.


              Tornando all'esempio che ho fatto più su - non so più come fartelo capire -, se volessi ricamarci sopra la vicenda, potrei dire che tu eri in quel bar per trattare affari loschi, avrei anche i filmati e le fotografie di te che sei la, ma stai tranquilla che sarebbro prove insufficienti per incriminarti di qualsiasi cosa. A meno che il codice penale, non preveda che la consumazione di caffeina costituisca reato. Ma fidati così, non è.

              Per tanto, la persona intelligente deve concludere che la sindacA farfalla, a sua totale insaputa, era capitata in un posto frequentato da personaggi loschi.

              Il politicante, o il giornalista incompetente ma affamato di (vana) gloria, invece ci ricamerà sulla vicenda fino allo sfinimento.

              Sono illazioni, che divertono la platea televisiva e non, e lasciano indifferenti i magistrati.
              Silente...non stavo parlando dell'esempio che hai fatto!
              Dicevo che IN GENERE da ciò che dice Travaglio scaturiscono SEMPRE querele, denunce, risarcimenti danni ecc. Tutte queste querele, denunce ecc... vengono sempre rigettate dai tribunali ... questo significa - e non so come fartelo capire - che è evidente che ciò che dice sono fatti veri...altrimenti Travaglio verrebbe accusato di diffamazione e a quest'ora vivrebbe sotto un ponte perchè avrebbe dovuto pagare tutti i risarcimenti che gli hanno chiesto.
              ESEMPIO: travaglio scrive su un giornale che il signor X era stato condannato per mafia. Il signor X gli fa causa perchè dice che non è vero...ma poi si scopre che era stato condannato per davvero, quindi Travaglio viene prosciolto.
              E per quanto riguarda il tuo esempio, se la cosa non è vera, e la persona è in buona fede, un modo per scagionarsi lo trova. SOPRATTUTTO, invece di nascondersi dietro una denuncia per querela, scudi spaziali e quant'altro SI INCAZZA, parla, dice all'opinione pubblica "io non c'entro niente" e poi LO DIMOSTRA.

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                #37
                Ho capito, ti riferisci a due soli casi: Dell'Utri e Cuffaro.
                Ripetere ciò che un tribunale ha sentenziato in via definitiva, più che "alto giornalismo", mi sembra semplice "cronaca giudiziaria". Ho tanto rispetto per chi se ne occupa, tuttavia non mi sembra ci voglia un estro e una virtù fuori dal comune. Un modesto giornalista ci riuscirebbe.

                Tutte le altre connivenze mafiose (e alludo a quelle dell'elfo di Arcore) che Marco ha in tutti i modi e in tutte le salse cercato di dimostrare, sono rimasti vani tentativi di giornalismo di inchiesta. Pseudo-inchieste, che i tribunali italiani hanno relegato alla voce: "irrilevanza penale". Sicuramente, nei tribunali di partito, e in alcune "tribune televisive", la rubricazione è diversa.


                Credo che le inchieste di "Striscia", o altre trasmissioni televisive come "mi manda raitre" siano state più efficaci, almeno la Marchi e rispettiva prole non fregano più la gente, e il buon Ricci,continua a fornire "notizie di reato" con relativi riscontri probatori alle procure di mezza Italia.

                Ricordo, la famosa inchiesta de "L'espresso", sul Policlinico Umberto I, ne ha fatto rumore. Chissà, se qualcuno ricorda il nome del GIORNALISTA, che se ne occupò. Intendo, senza consultare la rete o wikipedia.

                Vuoi vedere, che quando le inchieste non riguardano Berlusconi, o altri big della politica, non sono sufficienti a consacrare un giornalista? E vuoi vedere che Travaglio, questa cosa l'ha capita da tempo?

                Oggi va di moda l'antipolitica. Se poi è un tantinello antiberlusconiana, siamo da best sellers, o per restare in tema, vista la vicinanza cronologica: da medaglia d'oro. Altro che Bolt.
                Ultima modifica di silente; 19/09/2008, 20:00.

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                  #38
                  Originariamente inviato da silente Visualizza il messaggio
                  Ho capito, ti riferisci a due soli casi: Dell'Utri e Cuffaro.
                  Ripetere ciò che un tribunale ha sentenziato in via definitiva, più che "alto giornalismo", mi sembra semplice "cronaca giudiziaria". Ho tanto rispetto per chi se ne occupa, tuttavia non mi sembra ci voglia un estro e una virtù fuori dal comune. Un modesto giornalista ci riuscirebbe.

                  Tutte le altre connivenze mafiose (e alludo a quelle dell'elfo di Arcore) che Marco ha in tutti i modi e in tutte le salse cercato di dimostrare, sono rimasti vani tentativi di giornalismo di inchiesta. Pseudo-inchieste, che i tribunali italiani hanno relegato alla voce: "irrilevanza penale". Sicuramente, nei tribunali di partito, e in alcune "tribune televisive", la rubricazione è diversa.


                  Credo che le inchieste di "Striscia", o altre trasmissioni televisive come "mi manda raitre" siano state più efficaci, almeno la Marchi e rispettiva prole non fregano più la gente, e il buon Ricci,continua a fornire "notizie di reato" con relativi riscontri probatori alle procure di mezza Italia.

                  Ricordo, la famosa inchiesta de "L'espresso", sul Policlinico Umberto I, ne ha fatto rumore. Chissà, se qualcuno ricorda il nome del GIORNALISTA, che se ne occupò. Intendo, senza consultare la rete o wikipedia.

                  Vuoi vedere, che quando le inchieste non riguardano Berlusconi, o altri big della politica, non sono sufficienti a consacrare un giornalista? E vuoi vedere che Travaglio, questa cosa l'ha capita da tempo?

                  Oggi va di moda l'antipolitica. Se poi è un tantinello antiberlusconiana, siamo da best sellers, o per restare in tema, vista la vicinanza cronologica: da medaglia d'oro. Altro che Bolt.

                  Pur essendo un anti-Berlusconiano, mi sento di dover quotare Silente.
                  sigpic

                  LINK SCIENZEFORMAZIONE TARANTO

                  Rappresentanti degli studenti

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                    #39
                    Condannata anche il direttore del periodico daniela hamaui a 5 mesi di reclusione
                    Travaglio condannato a 8 mesi
                    Diffamò Previti in un articolo scritto per l'Espresso nel 2002. Sanzionato anche con 100 euro di multa

                    ROMA - Il tribunale di Roma ha condannato il giornalista Marco Travaglio (collaboratore tra l'altro della trasmissione di Rai2 «Anno Zero» condotta da Michele Santoro) a 8 mesi di reclusione e 100 euro di multa per diffamazione ai danni dell'ex ministro della Difesa e parlamentare di Forza Italia Cesare Previti in relazione ad un articolo pubblicato dal settimanale «L’Espresso» il 3 ottobre del 2002 dal titolo: «Patto scellerato tra mafia e Forza Italia».
                    Marco Travaglio (Emblema)
                    Marco Travaglio (Emblema)
                    Il giudice ha deciso anche un risarcimento di 20 mila euro per Previti. E’ stata condannata anche Daniela Hamaui, come direttore responsabile del settimanale, a 5 mesi e 75 euro di multa. Per entrambi gli imputati la pena è sospesa.


                    http://www.corriere.it/cronache/08_o...vaglio_condann

                    ----------------------

                    Per fortuna chi spaccia la menzogna per giornalismo, a volte viene punito.


                    ---------------------------------------------------------

                    Marco Travaglio condannato: “Faccio satira”
                    12 Maggio 2008 – 13:08

                    Stimo moltissimo Marco Travaglio, ma stavolta mi ha deluso. Condannato dal Tribunale civile di Torino a risarcire Fedele Confalonieri, si è difeso dicendo che lui “fa satira”. Incredulo, rileggo le motivazioni della sentenza (messa a disposizione dallo stesso Travaglio) e non ho più dubbi. Il 14 febbraio 2007, in una memoria depositata al Giudice Francesca Christillin, il giornalista scrive che: “Egli curava per il quotidiano L’Unità la rubrica “Uliwood party”, di evidente contenuto satirico“.

                    Travaglio fa satira o giornalismo? Lui si dichiara un interprete satirico. Assurdo. E il giudice (giustamente) non ci crede: “Contrariamente a quanto sostenuto dal convenuto Travaglio, non sono ravvisabili i caratteri della “satira”. Questa infatti è una modalità di rappresentazione di fatti e/o persone che mira suscitare ilarità del pubblico”, scrive il giudice “In nome del popolo italiano”, concludendo che “nella pubblicazione oggetto del presente procedimento tali caratterische non sono in alcun modo ravvisabili”. “Il Travaglio senza intenti umoristici esprime la sua (indignata) opinione su alcune vicende connesse a Calciopoli”. Il problema sono i toni piuttosto forti usati in un passaggio che si riferisce (come confermato dall’autore) allo stesso Confalonieri: “Ci si attenderebbe un pizzico di prudenza in più. O di pudore per non sputarsi in faccia danvanti allo specchio. Ma ormai anche la faccia è un privilegio. C’è chi, avendola perduta da un pezzo, non teme più di perderla. E chi, più fortunato ancora, non ne ha mai avuta una”. Espressioni nient’affatto comiche ma ritentue diffamatorie dal Giudice torinese che ha condannato Travaglio a rifondere 12.000 euro a Confalonieri e altri 14.000 a Mediaset spa, più seimila euro di spese processuali e altre spese per la pubblicazione dell’estratto della sentenza sul “Corriere della Sera”.

                    Travaglio ha annunciato ricorso in appello, ma sul sito ww.marcotravaglio.it, offre - stranamente - una versione diversa della sentenza. Lui che è sempre molto preciso sulle condanne altrui, scrive che “dovrò pagare 10 mila euro più le spese al dottor Fedele Confalonieri”, mentre in realtà sono 12.000 e dimentica la pubblicazione dell’estratto sul “Corriere” (che ha un costo non indifferente). Travaglio non riporta anche la condanna a risarcire Mediaset spa per 14.000 euro e soprattutto non dice che davanti al giudice ha definito la propria rubrica “di carattere satirico”.

                    Chi vuole può controllare la sentenza nell’apposita categoria a fianco.

                    http://www.gabrielemastellarini.com/...travaglio-cond

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                      #40
                      Originariamente inviato da silente Visualizza il messaggio
                      chi spaccia la menzogna per giornalismo
                      Credo sia un'affermazione esagerata e tutto sommato evitabile, Silente :]

                      Per il resto, sono un po' scettica su queste sentenze, che solitamente sono abbastanza opiniabili. Ma non le discuto. Se Travaglio ha esagerato con i toni, è giusto che ne risponda alla legge.

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                        #41
                        Originariamente inviato da Vulpes Visualizza il messaggio
                        Credo sia un'affermazione esagerata e tutto sommato evitabile, Silente :]

                        Per il resto, sono un po' scettica su queste sentenze, che solitamente sono abbastanza opiniabili. Ma non le discuto. Se Travaglio ha esagerato con i toni, è giusto che ne risponda alla legge.
                        Quoto.

                        Comunque sapevo che era stato condannato, lo ha dichiarato lui stesso, credo che questo sia un altro grado di giudizio.

                        Come dice Vulpes se ha esagerato è giusto che venga punito.
                        In effetti alcune volte ha dei modi un po' esagerati che vanno anche oltre la satira giornalistica.

                        Comunque non cambierò la mia opinione su di lui per una sentenza. Fa un lavoro encomiabile ... lo dimostrano tutte le sentenze di assoluzione per tutte le cause di diffamazioen che gli fanno (quelle chissà perchè non le pubblica mai nessuno) ... e lo dimostra anche come, alle volte, anche gli alleati di Berlusconi (politici e non) si rendono ridicoli in tv perchè non sanno neanche più come difendere le posizioni del premier ...



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                          #42
                          Mi sbagliavo non era un secondo grado .... è un'altra sentenza ... vabbè comunque sono solo due contro tante di assoluzione

                          Ho trovato un'intervista a travaglio sull'accaduto:


                          http://www.corriere.it/politica/08_o...4f02aabc.shtml

                          Questo dovrebbe essere l'articolo incriminato:

                          Marco Travaglio

                          Patto scellerato tra mafia e Forza Italia
                          Un uomo d'onore parla a un colonnello dei rapporti di Cosa nostra e politica. E viene ucciso prima di pentirsi

                          Ecco il programma politico di Cosa Nostra. Semplice, elementare, addirittura banale: «amnistia di cinque anni. Indulto di tre. Erano commissione giustizia. Ora dovrebbe farla il nuovo governo.». Nel febbraio 1994 un boss di primissimo piano lo confida punto per punto a un colonnello della Dia, che al termine di ogni colloquio lo annota via via sul suo taccuino di appunti. L'amnistia e l'indulto, gli stessi obiettivi di cui si torna a discutere oggi, con la proposta Biondi-Taormina, già sottoscritta da diversi parlamentari del centrodestra e del centrosinistra per placare la rivolta nelle carceri . sono alla pagina 47 di quel taccuino. Poco prima, a pagina 32, si legge: «Quelli di Forza Italia hanno promesso che in caso di vittoria entro 6 mesi regoleranno ogni cosa a loro favore. Palermitani dietro le stragi. siciliani dietro gli attentati in Italia». Pagina 36: «La Fininvest ha pagato un miliardo di tangenti a Santa Paola (boss della mafia catanese, ndr) dopo l'attentato incendiario che ha subito lo stabilimento Standa a Catania. Rapisarda-Marcello Dell'Utri». Pagina 42: «Prov. (Provenzano, ndr) molto cambiato, parla di pace sintomo di debolezza. Spera in Forza Italia fra sette/5 anni tutto dovrebbe ritornare un po' come prima». Pagina 49: «Andranno contro il partito o i partiti dei magistrati, la gente non ne può più, mancano i lavori delle grandi aziende c'è solo repressione lotta alla mafia e nient'altro in alternativa protesta operaia e manifestazioni destinate a crescere, aspettano nuovo partito o schieramento».

                          Il boss "gola profonda" si chiama Luigi Ilardo, è nato a Catania nel 1951 ed è il cugino nonché il braccio destro di Giuseppe "Piddu" Madonia, il capomafia di Caltanissetta vicinissimo a Bernardo Provenzano. Lui stesso, Ilardo, si vede e comunica spesso con Provenzano. L'ufficiale che raccoglie le sue rivelazioni è il colonnello dei carabinieri Michele Riccio (in seguito coinvolto in un processo a Genova su presunti blitz antidroga "pilotati" nel Savonese). Le prime confidenze sono dell'ottobre 1993. Pochi mesi dopo le ultime stragi, quelle dell'estate, a Milano, Firenze e Roma. E pochi mesi prima della "discesa in campo" di Silvio Berlusconi. Soprattutto di questo parla Ilardo: della presunta "regia superiore" delle stragi e dei presunti accordi fra Cosa Nostra e uomini di Forza Italia.

                          Gli appunti del colonnello Riccio (388 pagine), travasati in un raspporto firmato dall'ex numero due del Ros Mauro Obinu, non riceveranno smentite. Ma solo riscontri e condanne per gli uomini di Provenzano (la sentenza del tribunale conferma il "giudizio di affidabilità sull'operato del Riccio e sulla correttezza dello stesso" nella gestione di Ilardo). Ora quelle carte sono state depositate dalla Procura di Palermo nel processo contro Dell'Utri.

                          Riccio contatta Ilardo nel settembre 1993, nel carcere di Lecce. Il boss ne esce nel gennaio 1994, per motivi di salute, e torna in Sicilia. Ormai fa il doppio gioco. Mancano due mesi alle elezioni del 27 marzo, poi vinte da Berlusconi. E il boss s'incontra segretamente con Riccio, svelandogli in presa diretta la campagna elettorale di Cosa Nostra. Dopo le stragi e la cattura di Riina rivela: «Provenzano, Pietro Aglieri e le altre famiglie palermitane di erano schierati contro Bagarella, colpevole di seguire ciecamente la politica sanguinaria di Riina. che aveva inasprito la reazione dello Stato e condotto allo sbando Cosa nostra e al fenomeno del pentitismo. Bagarella era isolato. Provenzano, nascosto a Bagheria, aveva fatto sapere alle 'famiglie' siciliane di stare tranquille e di non esporsi ad attività criminali avventurose, ma di aspettare tempi migliori, forieri di un contesto politico stabile e più garantista nei confronti della criminalità organizzata».

                          Ilardo racconta al colonnello anche come Cosa Nostra decise di votare nel 1994. «In Caltanissetta, i 'palermitani' avevano indetto una riunione», in cui si era deciso che «tutti gli appartenenti alle varie organizzazioni mafiose del territorio nazionale avrebbero dovuto votare Forza Italia». Come mai? «I vertici avevano stabilito un contatto con un esponente insospettabile di alto livello nell'entourage di Berlusconi. Questi, in cambio del loro appoggio, aveva garantito normative di legge a favore degli inquisiti appartenenti alle varie 'famiglie' mafiose, nonché future coperture per lo sviluppo dei loro interessi economici quali appalti, finanziamenti statali...».

                          Chi è l' uomo «dell'entourage di Berlusconi»? La risposta è in un verbale firmato da Riccio il 21 dicembre 1998 davanti ai pm di Firenze che indagano sui mandanti occulti delle stragi: «Nel marzo-aprile 1994 ho detto a Ilardo: per caso l'uomo dell'entourage è Dell'Utri? Lui mi ha fatto la battuta, guardandomi: "Lei le cose le capisce! Poi ne riparleremo. Vedrà quanti ne passeremo".». Le stragi dovevano servire «per mettere sotto i politici», che «facevano promesse su promesse» a Bagarella.

                          Il 27 marzo 1994 Berlusconi vince le elezioni e diventa presidente del Consiglio. Ilardo spiega a Riccio che «molta della credibilità del Provenzano all'interno di Cosa Nostra sarebbe dipesa da quanto sarebbe riuscito a ottenere a seguito delle promesse ricevute dagli appartenenti al nuovo apparato politico che aveva vinto le elezioni in cambio dei voti». Dopo il 27 marzo tutto cambia. Racconta Riccio: «Ilardo mi ha detto: non dobbiamo fare più attentati eclatanti. Gli imprenditori ci aiuteranno, nel tempo, con l'abolizione di determinati articoli (del codice, ndr). "Quando noi saremo al potere - ha detto il referente - entro sei mesi manterremo fede a quelle proposte"». Il nuovo governo non farà in tempo a fare nulla: durerà meno di 7 mesi.

                          Intanto Ilardo svela il nascondiglio di una decina di superlatitanti e li fa arrestare. Il 31 ottobre 1995 avverte Riccio che sta per incontrare Bernardo Provenzano in persona, in un casolare a Mezzojuso. Riccio, appena passato al Ros, chiede ai superiori i mezzi necessari per il blitz. La risposta è fredda, interlocutoria: non intervenire, ma limitarsi a "osservare" anche perché Ilardo non vuole portare addosso microspie e non è sicuro chi incontrerà. Su questo episodio la versione di Riccio si differenzia da quella degli uomini del Ros ed esiste una indagine del pm palermitano Antonino Di Matteo.

                          Nel marzo 1996, alla vigilia delle elezioni politiche (quelle poi vinte da Prodi), Ilardo rompe gli indugi e accetta di diventare un collaboratore di giustizia. Confesserà tutti i suoi crimini ed entrerà con la famiglia nel programma di protezione. Il 2 maggio lo conferma in un incontro nella caserma del Ros a Roma, dove il generale Mori lo presenta ai procuratori Caselli, Principato e Tinebra. Questi fissano il primo interrogatorio formale per il 15 maggio. Ilardo torna in Sicilia per mettere a punto gli ultimi dettagli. Avverte i famigliari. Consegna a Riccio i "pizzini" (bigliettini) del suo carteggio con Provenzano. I due si vedono ancora il 10 maggio, all'aeroporto di Catania. Poche ore dopo, alle 21.30, Ilardo viene assassinato da due killer davanti a casa sua.

                          Quello che avrebbe potuto diventare un altro Buscetta non parlerà più. Una fuga di notizie, quasi certamente di provenienza "istituzionale", ha avvertito Cosa Nostra del pericolo incombente. Solo Riccio può ridargli la voce. Cosa che fa attraverso i suoi appunti tutti scritti con inchiostro verde e le testimonianze. Senonchè, nel marzo 2001, viene convocato nello studio del suo avvocato, Carlo Taormina, per una riunione con Dell'Utri e il tenente Carmelo Canale, entrambi imputati per concorso esterno in mafia. Riccio denuncia subito il fatto alla Procura di Palermo: «Si è parlato di dare una mano a Dell'Utri. Io avrei dovuto dire che l'Ilardo non mi ha mai parlato di Dell'Utri come uomo di mafia, vicino a Cosa Nostra». In più Riccio deve dimenticarsi la mancata cattura di Provenzano. In cambio gli viene promesso un aiuto per rientrare nell'Arma e per ottenere "la rimessione del mio processo". «In quell'occasione, come in altre, presso lo studio dell'avv. Teormina era presente anche l'onorevole Previti». Taormina ammette il colloquio ma nega quelle pressanti richieste al cliente. In ogni caso, Riccio cambia avvocato.

                          Riccio e e il suo ex difensore Taormina si rivedranno presto, a Palermo, per testimoniare al processo Dell'Utri.

                          03.10.2002

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                            #43
                            Che un giornalista si becchi delle minacce di querela credo sia fisiologico.

                            Ma che alle querele seguano puntualmente dei rinvii a giudizio e delle condanne, bhè la cosa mi fa riflettere.

                            Un giornalista deve informare, ricercare la verità. Può sbagliare una volta, ma non una due,tre e quattro, e uscirsene con qualche battuta ironica.

                            A quel punto o vai a Zelig, oppure dedicati alla cronaca rosa.

                            Tuttavia, malgrado le sentenze, che come tutti sappiamo sono una fase molto successiva alle indagini preliminari, il buon Marco può ancora azionare diverse fasi processuali. In bocca al lupo.

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                              #44
                              Questo è un articolo che ha scritto Travaglio in merito alla vicenda...mi ha fatto troppo ridere

                              Yoko Onan

                              Ora d'aria
                              l'Unità, 17 ottobre 2008

                              Mi scuso per l'intrusione, ma siccome sono diventato il condannato più famoso d'Italia, vorrei dire qualcosa anch'io sulla sentenza della giudice Di Gioia che, in primo grado, ha ritenuto diffamatorio per Cesare Previti un mio pezzo pubblicato nel 2002 sull'Espresso, in cui Previti era citato in mezza riga. Anzi, non sulla sentenza, che non c'è ancora (verrà depositata tra 60 giorni) e che comunque, più che commentata, andrà appellata nella speranza che sei occhi in Corte d'appello vedano meglio dei due del giudice monocratico. Vorrei dire qualcosa su tutto ciò che l'ha accompagnata. Perché, come sono certo di non aver diffamato nessuno, men che meno Previti (reato impossibile), non sono altrettanto sicuro che le cronache dedicate alla sentenza, a reti ed edicole unificate, non siano diffamatorie.

                              Cito dal Tg1, che di solito non dà notizia delle condanne non solo dei giornalisti, ma nemmeno dei ministri, parlamentari, banchieri, imprenditori, e gabella le prescrizioni di Berlusconi e Andreotti per assoluzioni, ma ha riscoperto i piaceri della cronaca giudiziaria giusto in tempo per me: "Marco Travaglio è stato condannato a 8 mesi di reclusione, pena sospesa, per aver diffamato l'ex deputato Previti. Il processo, celebrato a Roma, riguardava un servizio sull'Espresso… Travaglio dovrà risarcire Previti con 20 mila euro". Manca solo un piccolo dettaglio: la sentenza è di primo grado. Avesse riguardato chiunque altro, i Raiotti avrebbero precisato che verrà appellata e dato la parola all'imputato per dire che nessuno è colpevole fino a condanna definitiva. Non ho avuto questa fortuna. Così il Tg1, informando sulla mia presunta diffamazione, è riuscito a diffamare me. Complimenti e grazie. Ora attendo che il Tg1 fornisca alla Nazione tutta i nomi dei suoi giornalisti condannati negli ultimi anni, in primo, secondo, o eventualmente terzo grado. Così come mi auguro che tutti i giornali che ieri han voluto dedicarmi tanto spazio, spalanchino gli archivi e facciano altrettanto. Ci sarà da divertirsi.

                              Casomai la cosa potesse interessare, il sottoscritto è giunto all'età di 44 anni con la fedina penale immacolata: sul mio Casellario giudiziale c'è scritto "Nulla". Il che naturalmente non significa che tutti i condannati definitivi per diffamazione siano dei diffamatori: questo genere di processi, per chi fa cronaca giudiziaria, sono incidenti di percorso quasi inevitabili anche per chi non sbaglia (e prima o poi sbagliamo tutti). Perché esistono tre tipi di diffamazione: quella di chi esprime opinioni critiche, ritenute dal giudice eccessive; quello di chi scrive fatti falsi; quello di chi scrive fatti veri, ma inseriti in un contesto negativo che il giudice, nella sua discrezionalità, ritiene diffamatori. Ora, quel che ho scritto sull'Espresso è vero: ho citato il verbale del colonnello del Ros Michele Riccio, che parlava (lui, non io, diversamente da quanto scritto dall'Unità) della presenza di Previti nello studio Taormina mentre si teneva una riunione per discutere certe faccende riguardanti Dell'Utri, senz'attribuire a Previti alcun ruolo nella riunione.
                              Dunque penso che la mia sentenza riguardi il reato del terzo tipo. Càpita, viste la genericità del reato di diffamazione e la carenza di cultura liberale nella giurisprudenza italiana, diversamente da quella europea (vedi sentenze della Corte di Strasburgo) e americana (il I emendamento taglia la testa al toro).

                              Non è stato sempre così: negli anni 80, Indro Montanelli fu condannato per diffamazione nei confronti di Ciriaco De Mita: un milione di lire di multa per avergli dato del padrino. Montanelli si appuntò al petto la condanna come una medaglia. L'altro giorno il pm aveva chiesto per me una multa di 500 euro. Il giudice l'ha ridotta a 100 e ci ha aggiunto, bontà sua, 8 mesi di reclusione. La pena media dell'omicidio colposo; la metà della pena inflitta a Previti per aver comprato il giudice del caso Mondadori; 3 mesi in meno degli anni affibbiati a Cesare Romiti per 100 miliardi di lire di falsi in bilancio Fiat (prima che il reato fosse depenalizzato); 2 mesi in più della pena patteggiata da Renato Farina per favoreggiamento nel sequestro Abu Omar.

                              A proposito dell'on. Farina, alias agente Betulla: ieri su Libero, sotto il titolo "La banda Santoro - Anche Travaglio finisce tra i pregiudicati", definisce "barbarie" la pena detentiva, ma poi mi rinfaccia di aver ricordato le condanne per diffamazione di Lino Jannuzzi. E scrive che usufruirò dell'indulto. Dunque "chi di spada ferisce…". Ma non sa quel che dice. Dell'indulto ha usufruito lui, visto che la sua pena patteggiata è definitiva. La mia è un primo grado (dunque pregiudicato lo dica a se stesso) e conto di farla cancellare nei gradi successivi: forse Betulla non sa che l'indulto si applica solo alle pene irrevocabili. Quanto a Jannuzzi, a parte il fatto che le sue condanne si riferiscono a notizie false (tipo i complotti delle toghe rosse contro Berlusconi e Andreotti "poi assolti"), ne ho parlato perché Jannuzzi è stato a lungo parlamentare (infatti ha avuto prontamente la grazia). Le condanne dei giornalisti sono fatti loro, quelle dei parlamentari sono fatti nostri. Sottili distinzioni ignorate anche dal biondo mèchato del Giornale, che ha sbattuto la mia sentenza in prima pagina, dopo aver nascosto le sue (una caterva di processi persi, con abbondanti risarcimenti dei danni ai pm di Mani Pulite per la balle diffamatorie che lui rovescia loro addosso da una vita). Il pover'ometto farnetica di "pregiudicato", "indulto", "prescrizione" e s'interessa appassionatamente alle mie ferie. Lui che era di casa ad Hammamet ai piedi di un celebre latitante pluripregiudicato e pluricorrotto, di cui è vedovo inconsolabile. Ecco, nemmeno Vallanzasca potrebbe mai accettare lezioni dalla Yoko Ono di Craxi.

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                                #45
                                MALEDETTE TOGHE NERE !!!

                                POSSO DIRLO ANCHE IO ORA... CHE CAVOLO... NON ROMPETE !! ATTENDEVO DA ANNI QUESTO MOMENTO !!!
                                - "Essere studenti vuol dire avere dei diritti, essere del LINK vuol dire difenderli!"

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