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La riforma Gelmini nella scuola elementare

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    La riforma Gelmini nella scuola elementare

    La scuola elementare nel piano programmatico
    Il piano programmatico di attuazione del taglio di personale previsto dalla legge 133, ha coniato un neologismo per nobilitare l'operazione e farla apparire neutra rispetto al massacro che si propone.
    La parola è "essenzializzazione" ed è da applicarsi ai piani di studio e ai carichi orario, così verranno essenzializzati anche i posti, le discipline, il tempo scuola, l'offerta formativa.
    Per le risorse umane la formula è: "Razionale ed efficace utilizzo".
    Nel rivedere gli ordinamenti della scuola elementare, si darà attuazione all'art. 4 del DL 137, che prevede il ritorno al maestro unico a partire dal 1 settembre 2009 e la riduzione del tempo scuola a 24 ore contro le attuali 30 dei moduli e 40 del tempo pieno.
    La scuola sa che alla base della riforma degli ordinamenti che risale al '90 e che introdusse i moduli in tutte le scuole elementari non funzionanti a tempo pieno, vi fu una lunga e accurata ricerca didattica, che si è alimentata del contributo di illustri pedagogisti, del consenso dei docenti, del contributo culturale del tempo pieno, di anni di sperimentazione e di pratica sul campo, che si è dimostrata efficace a garantire gli ottimi risultati di apprendimento testimoniati dalle ricerche internazionali.
    Oggi però i pedagogisti dell'ultima ora dicono che: "il modello didattico e organizzativo del maestro unico appare più funzionale all'innalzamento degli obiettivi di apprendimento, con particolare riguardo all'acquisizione dei saperi di base, favorisce l'unitarietà dell'insegnamento soprattutto nelle classi iniziali, rappresenta un elemento di rinforzo del rapporto educativo tra docente e alunno, semplifica e valorizza la relazione fra scuola e famiglia. ….inoltre…. si avverte il bisogno di una figura unica di riferimento con cui l'alunno possa avere un rapporto continuo e diretto". Pedagogia casereccia.
    Se i risparmi ottenuti con la riconduzione alle 24 ore di funzionamento, saranno consistenti, se la dotazione organica lo permetterà, si potrà andare incontro alle richieste delle famiglie per un orario di 27 ore o di 30 ore o addirittura per un estensione di 10 ore settimanali, comprensive della mensa.
    E il tempo pieno? È il modello spezzatino previsto dal D.lgs 59/04, già a suo tempo rispedito al mittente da scuole e movimenti. Ma solo nella migliore delle ipotesi, perché l'aumento dell'orario è comunque subordinato alle disponibilità di organico.
    In quanto all'insegnamento della lingua inglese, basterà un piano di formazione di 150/200 ore tenuto dai docenti di lingua inglese della scuola media, per considerare professionalmente pronti i docenti della scuola elementare ad insegnare la lingua inglese. Nel frattempo, solo per un anno, potranno essere ancora utilizzati gli insegnanti specialisti.
    Ai figli del popolo deve bastare una scuola di 24 ore a cui si può aggiungere qualche ora, se ci sono i soldi, e una infarinatura di lingua straniera. Quelli che possono integreranno con mezzi propri.
    Così la Costituzione, che si imparerà a scuola, verrà tranquillamente violata in uno dei suoi principi fondamentali, quello dell'uguaglianza dei cittadini.
    Tradotto in numeri, le tabelle indicano che il primo anno dovrà garantire un risparmio di 14.000 posti comprensivi anche dei posti per la lingua inglese (4000), il secondo anno un risparmio di 7900 posti (4000+3900) e il terzo anno di 3300 posti di lingua inglese.

    Scuola dell'infanzia 1968-2008: i suoi primi quaranta anni saranno anche gli ultimi! Il governo decreta la fine della buona scuola
    Anche la scuola dell'infanzia sta per essere pesantemente travolta (e stravolta) dalle misure imposte dal ministro dell'economia con l'art. 64 del decreto Legge 112/08, che troverà la sua attuazione nel piano programmatico che il ministro dell'istruzione illustrerà alle Organizzazioni sindacali nell'incontro fissato il 19 p.v..
    Sembrava che la scuola dell'infanzia potesse uscire, se non indenne dall'assalto che il governo ha messo in atto contro la scuola italiana, almeno senza interventi tali da cancellarla come invece sembra leggendo la bozza del progetto Tremonti. Sembra incredibile che ciò stia accadendo davvero ma di fatto si rischia di cancellare quarant'anni di buona scuola, il primo segmento del sistema formativo del nostro Paese, riportando la scuola dei bambini dai tre ai cinque anni alle prime esperienze della fine dell'800 con la nascita degli '"asili infantili".
    Nel piano programmatico, infatti, la scuola dell'infanzia viene azzerata e se ne disegna una con caratteristiche che, non solo rimandano agli asili infantili, che pure furono esperienze pioniere, insieme a quelle di alcuni comuni, di un percorso lunghissimo fatto prima di sola assistenza poi, via via nel tempo, di veri confronti, approfonditi studi dell'età evolutiva del bambino, ricerche pedagogiche e didattiche, sperimentazioni, coinvolgimento e condivisione di lavoratori, istituzioni e società civile che ci ha portato alla scuola dell'infanzia statale di oggi - sì, proprio quella che ci invidiano in tutta Europa e che quest'anno compie i suoi primi (ed ultimi) quarant'anni. Davvero un bell'anniversario!
    Di seguito la traduzione pratica del Tremonti-Gelmini pensiero per la scuola dell'infanzia:
    - l'orario obbligatorio diventa quello solo antimeridiano (definito oggi, a legge vigente: "tempo ridotto") con l'impiego di una sola unità di personale docente;
    - l'"economia di ore" derivanti dall'azzeramento del tempo normale di 8 ore comporterà un esubero di insegnanti che consentiranno di attivare altre sezioni. Si spaccia, nel modo più spudorato, questa operazione come una progressiva generalizzazione della scuola dell'infanzia;
    - oltre al ripristino dell'anticipo per i bambini di 2 anni, previsto dalla legge Moratti n. 53/03 e abolito dalla L.F. del 2007, nei piccoli comuni e piccole isole, come nelle situazioni dove non esistono strutture educative per la prima infanzia, per poter arrivare al numero utile per l'apertura di una sezione si iscriveranno i bambini di 24-36 mesi;
    - la prosecuzione e lo sviluppo delle cosiddette "sezioni primavera" per soddisfare ulteriori richieste di servizi. Questa esperienza, frutto di un (travagliato) accordo tra Stato e Regioni, è limitata al solo a.s. 2008-2009 e per la sua prosecuzione necessita di uno nuovo e specifico accordo.
    Non solo il ministro dell'istruzione avanza inesistenti (e suggerite) motivazioni pedagogiche per nascondere le vere ragioni del ritorno al maestro unico, anche nella scuola dell'infanzia ma, nel farsi portavoce delle scelte dei ministri che contano, cerca di vendere come innalzamento della qualità della scuola, compresa quella dell'infanzia, la vergognosa scelta di fare cassa anche sulla pelle dei bambini più piccoli, cittadini che non hanno voce per reclamare diritti e per i quali può bastare il ricovero mattutino nella rinata "scuola materna".
    A proposito, che dirà il ministro Gelmini alle famiglie che non potranno più contare su una vera scuola per i loro figli, in termini di qualità e di tempo scuola adeguato? Forse risponderà che i cittadini devono capire che si sta lavorando per il futuro dei loro figli, soprattutto di quelli che hanno i genitori separati (!) e che devono partecipare in prima persona a questo grande progetto: che chiamino una baby sitter o iscrivano i figli a scuole private che garantiscono tempi lunghi di funzionamento (anche con i soldi pubblici!), oppure si riuniscano in fondazioni private e assumano tate o comunque qualcuno che "tenga buoni" i piccoli fino al rientro di mamma e papà. Non avete soldi per tutto questo? Allora, potrebbe consigliare: "non fate figli, sareste dei genitori irresponsabili"!

    Centri di istruzione per gli adulti: non sono ancora nati e già si modificano, riducendoli
    I centri di educazione per gli adulti, ristrutturati in Centri provinciali per l’istruzione degli adulti dal decreto Fioroni del 25 ottobre 2007 e non ancora applicato, sono oggetto di rivisitazione alla luce delle indicazioni presenti nel dl 112/08.
    Il piano programmatico del Ministro Gemimi prevede, infatti, il dimensionamento delle istituzioni scolastiche nel rigido rispetto dei parametri previsti dalla normativa vigente, ed in tale contesto va inserito anche il conferimento dell’autonomia ai neo centri provinciali per l’istruzione degli adulti.
    Da ciò discenderà un ampliamento del bacino di intervento dei neo centri provinciali, con una centralizzazione territoriale di un’offerta che, al contrario, avrebbe necessità di essere garantita in modo diffuso per consentire all’utenza più debole di raggiungere agevolmente le sedi in cui si eroga formazione.
    L’autonomia scolastica si concretizzerebbe, così, solo in termini di dirigenza scolastica, in particolare nelle piccole province non corrisponderebbe ad un ampliamento dell’offerta formativa per gli adulti, che è la necessità da cui si è partiti per la riorganizzazione dei centri territoriali.
    Lascia esterrefatti, inoltre, delle proposte ministeriali, la razionalizzazione delle già scarsissime risorse umane in questo settore.
    Verrà riconsiderato, infatti, l’assetto organizzativo dei centri, prevedendo “un numero contenuto” di materie d’insegnamento, ancora più ridotto rispetto a quello già previsto nel precedente decreto, che aveva riportato l’organico solo su discipline strettamente legate all’ordinamento, tanto che anche il nome dei centri era stato modificato da “centri per l’educazione degli adulti” in “centri per l’istruzione degli adulti”.
    La totale sottovalutazione, da parte dell’attuale ministro all’istruzione, della rilevanza civile, sociale ed economica di questi percorsi formativi per gli adulti è confermata dalla precisazione, contenuta nel piano, che gli organici saranno determinati “in funzione della serie storica degli alunni scrutinati e non quelli iscritti, privilegiando percorsi brevi ed essenziali” e che gli eventuali docenti soprannumerari non potranno essere utilizzati in corsi non ordinamentali. Altro che formazione funzionale!
    Viene così confermata l’intenzione di non considerare in alcun modo le esigenze formative delle fasce deboli della popolazione adulta (i precari, gli immigrati, gli anziani) a cui sicuramente non interessa di “essere scrutinati” ma di apprendere per poter esercitare pienamente il diritto alla cittadinanza attiva.

    Per i precari: pronte le lettere di licenziamento
    Il piano programmatico è l'ultimo tragico regalo che il governo Berlusconi fa ai precari della scuola.
    Con il taglio di 130.000 posti di docenti e ATA nei prossimi anni i primi a pagare saranno i supplenti per il quale si prospetta un vero e proprio licenziamento in tronco.
    Non si tratta di entità astratte ma di persone in carne ed ossa che da settembre 2009 non percepiranno più lo stipendio. E non si tratta di poche unità, ma di migliaia di lavoratori che, da anni, garantiscono il funzionamento delle scuole e che da un giorno all'altro saranno brutalmente espulsi senza nessun ammortizzatore.
    Dai primi calcoli, solo nel 2009, 27.000 docenti e 9.000 ATA non lavoreranno più. Diventeranno più povere le loro famiglie e diventerà più povera la scuola che non potrà contare su risorse nuove perché il piano Tremonti/Gelmini azzera nei fatti le immissioni in ruolo previste dal Governo Prodi.
    Ha un bel da dire la Ministra che riaprirà le graduatorie per i docenti del IX ciclo SSIS: per fare cosa? per allungare la schiera di aspiranti docenti che non troveranno lavoro per i prossimi decenni, visto che non ci saranno più assunzioni!
    Altro che merito e ringiovanimento della scuola: sarà una vera e propria restaurazione ai danni dei bambini e dei lavoratori precari che dopo anni di attesa vedranno delusa ogni aspettativa di stabilizzazione e perfino di lavoro.






    Il 30 ottobre sciopera anche il personale della scuola in servizio nelle sedi estere
    15-10-2008 | Scuola
    La proclamazione dello sciopero generale della scuola per il giorno 30 ottobre 2008, è la risposta delle OO.SS. di FLC Cgil, CISL Scuola, UIL Scuola, SNALS e Gilda all'arroganza del Governo e della Ministra Gelmini che con le loro scelte stanno distruggendo l'intero settore della Conoscenza pubblica.
    Il disegno autoritario di questo governo di centrodestra di smantellare la nostra Costituzione, che ha proprio nella scuola pubblica uno dei suoi principi fondamentali, coinvolge anche le scuole e le altre iniziative scolastiche ed educative statali operanti all’estero.
    Non solo vengono drasticamente ridotti gli interventi dello Stato a sostegno dei nostri connazionali all’estero, ma si cerca di demolire – tagliando le risorse - l’intera rete che, in tutti questi anni, ha rappresentato il punto di riferimento per la nostra emigrazione e lo strumento principe della nostra politica culturale in Europa e nel mondo.
    Oltre agli effetti del DL 137 della Gemini, le scuole e le iniziative scolastiche italiane all’estero subiranno ulteriori tagli di contingente per effetto delle iniziative estive del governo legate alla finanziaria 2009che si aggiungono a quelli già operate prima dell’estate a seguito del DL 93/08, il che significa una pressoché totale compressione degli interventi, delle risorse e dell’organico.
    Ci troviamo, quindi, alla vigilia di un drastico, incomprensibile e ingiustificato ridimensionamento della rete scolastica che rischia di portare la nostra politica culturale in Europa e nel mondo ad un inesorabile declino in quanto riduce l'intero sistema dell’istruzione pubblica ad una inaccettabile cultura aziendalista.
    Alle tante iniziative promosse sul territorio nazionale dai sindacati unitariamente, dagli studenti e dalle famiglie, che evidenziano un vasto fronte di protesta, debbono, pertanto, aggiungersi anche quelle che si riuscirà a promuovere, unitamente alle comunità italiane, nelle sedi estere.
    Lo sciopero generale del 30 ottobre – indetto anche per il personale Dirigente, ata e docente in servizio all’estero - ha l'obiettivo di unificare questo vasto movimento di opposizione per costringere il governo a rivedere le proprie scelte e ad aprire il confronto, necessario per contribuire ad elevare la qualità dell'intero sistema nazionale di istruzione sia in Italia che all’estero. Partendo dalla centralità dell’intervento pubblico il sistema scolastico italiano va riformato, non smantellato!
    tratto da www.flcgil.it
    Originariamente inviato da Clara
    Ma tu sei FOD....SEI onnipresente e onniscente

    $iege č il mio mito



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