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Taranto, D’Addario detta le regole

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    Taranto, D’Addario detta le regole

    Riportiamo l'interessante intervento di D'Addario pubblicato dai giornali di ieri, perchè possa essere spunto di riflessione.


    Taranto, D’Addario detta le regole
    «Turbative allo stadio e silenzi istituzionali: situazione inaccettabile. Ma vado avanti»

    Il calcio e i suoi costi. Il Taranto e il suo stile. La politica e i suoi tempi. Lo stadio e le sue incongruenze. La città e le sue pigrizie. Parla Enzo D’Addario, presidente del club rossoblù. È un lungo intervento. Lucido e appassionato. La partita di domani con la Cavese non c’entra. È un’altra attualità a fornirgli lo spunto. Rimanda a turbative e incompatibiltà; a silenzi istituzionali e lungaggini burocratiche. D’Addario sfrutta l’occasione per fare chiarezza. Ecco: è proprio il bisogno di chiarezza a muovere il suo sfogo. Uno sfogo argomentato. Il presidente denuncia il disagio di una società che non riesce a fare il calcio che vorrebbe. O meglio, gli riesce più complicato, meno naturale. Non si arrende D’Addario. Non getta la spugna. Anzi, va avanti per la sua strada, sempre più convinto che non esista un’altra direzione. Nero su bianco. Ogni argomento affrontato è parte di un dettagliato dossier. D’Addario, dopo aver parlato per circa un’ora, lo consegna alla stampa e, dunque, alla città. Perché tutti sappiano.
    Virgolette aperte. «Non c’è nulla, fra le cose che sto per dire, che possa mettere in difficoltà la squadra, la società o la città. Questa è la premessa. Avverto, però, la necessità di fare chiarezza sui sacrifici che affrontiamo quotidianamente. Ci sono state delle prese di posizione, nell’ultimo periodo, che mi hanno fatto star male. Per esempio: sentirsi dire “presidente, si vergogni” dal Sap, il sindacato dei poliziotti, è inaccettabile per quello che questa società sta facendo. Né, credo, si possa mettere in discussione il mio spirito democratico. Piuttosto, se noi stiamo lamentando una situazione di turbativa all’interno dello stadio, è giusto che qualcuno ci ascolti».

    LA CONVENZIONE - «La scelta di stipulare una convenzione triennale per l’uso dello stadio scaturisce dalla volontà di garantire un futuro al calcio tarantino. Riteniamo sia un tempo congruo per poter creare una progettualità legata alla struttura. Per l’utilizzo dello “Iacovone” l’Amministrazione comunale ha fissato un importo che abbiamo accettato senza alcuna discussione. Il canone mensile, come si sa, è di 7.500 euro, che significa, sostanzialmente, 3.750 euro per ogni partita interna. A questo costo, ne vanno aggiunti altri: 10.500 per l’impiego dei 140 steward; 1.600 per lo spostamento delle barriere, i cosiddetti new jersey, del prefiltraggio; 730 per la videosorveglianza; 250 per il funzionamento dei tornelli; 600 per i vigili del fuoco; 39 per la rete Adsl; 93 per la Siae; 700 per le spese vive. Mediamente per ogni partita sopportiamo una spesa di 18.262 euro che moltiplicati per i 17 impegni casalinghi dà un totale di 310.454 euro. Vi riporto queste cifre perché spesso sento dire in giro che il nostro obiettivo è arricchirci. La realtà, invece, è diversa. Ed è giusto che di questa realtà si abbia contezza. Ecco perché nel dossier abbiamo illustrato tutti i costi, esclusi quelli dei tesserati, allegando le ricevute di pagamento. E abbiamo fatto cenno anche agli incassi. Partita in casa: 35.000 euro. Partita in trasferta: 3.100 euro. Il totale dei ricavi ammonta a 212.314 euro. Pochi per coprire tutti i costi di gestione. Questi sono i numeri. Ma 18.262 euro di spesa per ogni partita casalinga vi sembrano una banalità? Noi li tiriamo fuori, senza ricevere alcun tipo di collaborazione. Per esempio: il Comune aveva garantito un prefiltraggio fisso per questa stagione. Niente: continuiamo a spostare i new jersey a nostre spese. Col Comune abbiamo stipulato una convenzione che ha assorbito anche i debiti pregressi: circa 136 mila euro di canone maturato. Abbiamo dovuto fare una fidejussione al Comune, per quanto legittima, di 300mila euro che ci è costata 17mila euro di commissioni bancarie e assicurative. Sino a poco tempo fa, di fronte a certe situazioni, reagivo in maniera sbagliata. Dicevo che ero stanco e che volevo mollare. Adesso ho capito che non funziona. Ora dico che voglio fare il presidente del Taranto. Non mi stanco. Vado avanti. A modo mio, però. Nel Taranto maggior azionista e presidente coincidono. Sono la stessa persona e immaginare che questa persona non sia tifosa, mi sembra alquanto paradossale. Qui succede».

    I SACRIFICI - «Avere la totale responsabilità del Taranto comporta dei sacrifici notevoli. Li accetto. Ma non per sentirmi dire “presidente, si vergogni” oppure per ricevere lezioni di democrazia in tv dal sindaco, il quale mi conosce bene. Lo stimo. Ma non posso esimermi dal rispondergli che una democrazia senza regole sconfina in anarchia e l’anarchia può poi sfociare in dittatura».

    LE TURBATIVE - «A luglio ho ricordato al sindaco che abbiamo turbative all’interno dello stadio. Le avevamo anche lo scorso anno. Non le abbiamo superate. Sono riaffiorate. Ho chiesto al sindaco di individuare una soluzione. La convenzione stipulata col Comune ci autorizza ad usufruire di tutte le strutture esistenti all’interno dello stadio. E a gestirle secondo quello che è lo stile della società. È un nostro diritto. Non è, infatti, in discussione la gestione dei punti ristoro dello stadio. Sarebbe riduttivo, oltre che ridicolo, circoscrivere il nostro disagio a questo. Il problema è di sostanza. Due dirigenti della mia società sono stati minacciati. Gli è stato detto: “se volete la guerra, vi facciamo la guerra”. Ora, mi chiedo: dobbiamo fare il calcio o dobbiamo fare la guerra? Quando ho contattato la persona che ha minacciato i miei dirigenti, sono stato accusato di essere stato l’artefice di una multa ricevuta dai gestori del bar dall’ispettorato del lavoro. È assurdo».

    LE REGOLE - «Noi vorremmo fare calcio con la massima serenità. Quest’anno abbiamo dichiarato che l’obiettivo non è la serie B ma il consolidamento della società. Abbiamo capito perfettamente come funziona il calcio. Conosciamo le regole del gioco. E intendiamo rispettarle. Non compriamo e non vendiamo partite. Questa è la nostra filosofia».

    MANTO ERBOSO - «Abbiamo pregato l’Amministrazione di darci una mano a sistemare il campo A che, attualmente, somiglia ad un campo di patate. Un terreno di gioco che, per intenderci, ha fatto saltare l’ingaggio della punta olandese Poepon. Il problema è serio. Penalizza le nostre prestazioni. Al Comune abbiamo chiesto un aiuto. Disarmante la risposta: ci è stato detto che avrebbero consultato l’Amiu. Con tutto il rispetto per l’Amiu e per i suoi lavoratori, noi abbiamo chiamato un agronomo di fama internazionale che è venuto a Taranto e che ci costerà 1000 euro al mese di consulenza per avere il manto sempre verde. La sistemazione del campo A comporterà una spesa di 70mila euro. Avverrà nel giro di quindici giorni. Anche il campo B sarà rifatto. Così com’è rappresenta un pericolo per chi si allena. Ai suoi bordi abbiamo trovato tombini di cemento. Ci accolleremo le spese di ripristino del campo B, circa 100mila euro. Sarà in erba naturale. Lunedì partono i lavori».

    CURVA NORD - «Sono rimasto scandalizzato nel sentire che l’anello inferiore della curva nord potrà tornare ai tifosi ad agosto del prossimo anno. Perché, anche qui, la realtà è diversa. L’anello inferiore della curva nord è agibile. Per metterlo a posto, ci vogliono quindici giorni con una spesa massima di 10mila euro. Basta spostare due dei tre tornelli dalla curva ospiti alla curva nord. Sono lavori che la società è disposta a fare gratuitamente. Ci serve solo l’autorizzazione. Se soltanto ricevessimo un pò di collaborazione, anche l’anello inferiore della gradinata potrebbe tornare agibile in tre mesi. E con un investimento di 220mila euro. Si tratta di interventi che la società è disponibile a fare, a patto però che i tempi della burocrazia siano tempi certi».

    LE CONDIZIONI - «Sul nostro impegno nel Taranto non ci saranno passi indietro. Ma se non abbiamo neppure la disponibilità a ragionare e prevalgono le minacce, diventa difficile. Io sono stato chiamato dalla Questura. Abbiamo riferito quanto accaduto, facendo nomi e cognomi. Non ho voluto sporgere denuncia perché stiamo comunque parlando di padri di famiglia. Ma a tutto ci dev’essere un limite. Vogliamo andare allo stadio e sentirci liberi di vivere il calcio come l’intendiamo noi. Se questa libertà non ci sarà garantita, allo stadio non andremo più, cominciando da domani sera».

    LA SQUADRA - «Da gran parte della città stiamo ricevendo calore e sostegno. Ci piace il clima che si è creato attorno alla squadra. Accettiamo le critiche costruttive che ogni partita, a prescindere dal risultato, genera. Il dibattito che si scatena non deve e non sta influenzando il nostro lavoro. Ma per andare avanti con equilibrio, è necessaria la partecipazione di tutti. Io l’anno scorso mi sono beccato i fischi, le ingiurie e la... verdura. Ci sta, anche se non lo ritengo corretto. Ma le minacce non le accetto. Da nessuno. La convenzione non prevede che i servizi dello stadio siano affidati a terzi».

    GLI ALTRI ALLENATORI - «Ho notato questa tendenza ad osannare i tecnici delle squadre avversarie. Non la capisco. Papagni è sicuramente un bravo allenatore e una persona rispettabile, ma se non sbaglio allo Iacovone ha perso sia con l’affossatore (Passiatore ndr), sia con l’allenatore che, secondo qualcuno, ci capisce poco (Brucato ndr). A Cosenza Stringara, altro ex molto osannato, ha mandato un suo uomo nel nostro spogliatoio per avvisarci che la sua squadra non si sarebbe fermata per soccorrere un nostro calciatore. Avrebbe, cioè, continuato a giocare. Io, invece, ho risposto che il Taranto si sarebbe fermato. Perché noi viviamo il calcio diversamente».

    IL FUTURO - «Il nostro obiettivo è diventare una società importante. E lo diventeremo. Non è una semplice dichiarazione d’intenti. Volete un fatto? Eccolo: ieri è stata accolta la nostra richiesta di partecipazione alla 63.ma edizione del Torneo internazionale di Viareggio. Una grande opportunità per i nostri giovani. E un impegno oneroso per la società. Stiamo parlando di 40mila euro. Questo è il calcio per me. No, non voglio passare per un benefattore. Sto seminando e voglio raccogliere. Ci è consentito? Oppure non ci è consentito? Le istituzioni non ci aiutano. Non ci viene riservata la minima attenzione. Siamo stati letteralmente lasciati soli, in balìa del nostro destino. E il nostro destino è quello di garantire un futuro al calcio rossoblù. Il Taranto resta della famiglia D’Addario. Non ce ne andiamo. Il prossimo presidente sarà Valerio, poi toccherà a Donato. Niente ci spaventa. Dello stadio non parlerò più. Ci tornerò quando saranno ripristinate determinate condizioni. La concessione dei punti ristori può essere revocata in qualsiasi momento. Ripeto: non discuto chi gestisce i bar. Non accetto, però, il loro modo di comportarsi».

    articolo di Lorenzo D'Alò pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di domenica 26 settembre 2010
    Ultima modifica di Mr. Francis; 27/09/2010, 13:10.

    #2
    Riferimento: Taranto, D’Addario detta le regole

    Mah... (allungo)

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