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Questione EUTANASIA (dal vecchio forum)

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    Questione EUTANASIA (dal vecchio forum)

    Fabry ;-) - 05/12/2006 20.52

    Argomento conosciuto, risaputo e stradiscusso...
    ...voi cosa ne pensate? Siete in accordo con il punto A o il punto B? Leggete:

    A) siete favorevoli all'eutanasia, in quanto ritenete essa non sia omicidio e troviate una straziante e inutile sofferenza lasciare in vita un malato terminale ormai stanco di vivere così

    B) siete assolutamente contrari, piuttosto siete favorevoli all'assistenza terapeutico-farmacologica, poichè ritenete ciò un omicidio e siete del parere che non si può decidere al posto del malato; è opportuno tenere le macchine accese fino a quando il paziente non morirà per decesso naturale

    ...sondate e postate!

    ------------------------------------------

    Redeivid - 07/12/2006 14.22

    hai dimenticato di dire una cosa...l'eutanasia è fortemente ostacolata come al solito dalla chiesa...io sono favorevolissimo all'eutanasia, ma che uno manco può morire quando vuole lui? solo perchè "va contro la parola del signore" bisogna lasciar soffrire povere persone??? io l'ho sempre detto e lo diceva anche zio marx, la religione è l'oppio dei popoli...

    ----------------------------------------

    fEdOl!N@ - 16/12/2006 19.38

    Io sono cristiana, ma sono favorevole all' eutanasia, così come all' aborto e alle coppie di fatto. So benissimo che può sembrare un controsenso, ma ci sono alcune cose della mia religione che io contrasto. A dire la verità usare il termine religione in questo caso è sbagliato, perchè si tratta del vaticano che mette i freni a questioni come l' eutanasia e l' aborto. Io forse non abortirei mai o non staccherei mai la spina ad un mio parente, ma perchè negare questa possibilità agli altri?L' Italia è un paese LIBERO e il Vaticano deve rendersi conto che non sono tutti cristiani. Ognuno ha le sue idee e ognuno deve rispettare quelle degli altri.

    ----------------------------------------

    Vulpes92 - 05/01/2007 11.55

    Sono atea e assolutamente pro eutanasia.
    Trovo altamente inutile e crudele prolungare le sofferenze di una persona terminale.
    Si parla tanto di libertà di persona, ma poi non si vuole dare la possibilità di scegliere riguardo alla propria vita.Quanta ipocrisia!

    ----------------------------------------

    Brian - 14/02/2007 13.01

    La mentalità secolarizzata ha, come si sa, diverse gradazioni: si può esprimere come giusta valutazione dell'autonomia relativa e del valore delle realtà temporali; si esprime anche come esclusivo interesse per le realtà mondane e, infine, come rifiuto di ogni dipendenza dell'uomo da Dio e dalla legge morale. E in questi due ultimi atteggiamenti che la secolarizzazione rivela la sua incapacità di dare senso al dolore e alla morte. La morte ha un senso soltanto se, privando l'uomo dei beni terreni, apre la speranza verso una vita più piena.L'incapacità di dare un senso alla morte porta a 2 atteggiamenti fra loro connessi: dauna parte la si ignora e la si bandisce dalla coscienza, dalla cultura,dalla vita e, soprattutto, la si esclude come criterio veritativo e valutativo dell'esistenza quotidiana; d'altro canto la si anticipa per sfuggire al suo urto frontale con la coscienza.
    la morte per il credente indica la sua contingenza e la prima dipendenza da dio,essa mette la vita nelle mani di Dio in un atto di totale obbedienza.L'eutanasia e, analogamente, il suicidio, sono il segno di una rivendicazione dell'uomo di disporre pienamente di sè,della propria vita e della propria morte. La secolarizzazione è anche rinforzata nell'era industriale dalla ricerca dell'utilitarismo produttivistico e conseguentemente, dall'etica dell'edonismo, per la quale la morte e il dolore sono elementi di massimo disturbo. Per questo tipo di cultura sono soprattutto il dolore e la sofferenza che rivestono una carica di disvalore e suscitano il rifiuto.

    Di qui nasce il tabù della morte e di tutto ciò che l'accompagna; di qui nasce la richiesta sociale di una medicina che assicuri il pieno benessere fisico, psichico e sociale ed anche la morte indolore. La morte è diventata un tabù, una cosa innominabile, e, come una volta il sesso, non bisogna nominarla in pubblico. nel '900 la morte ha rimpiazzato il sesso come principale interdizione. Una volta si diceva ai bambini che erano nati sotto un cavolo, ma essi assistevano alla grande scena degli adii nella camera e al capezzale del morente.

    Oggi i bambini sono iniziati, fin dalla più giovane età, alla fisiologia dell'amore e della nascita, ma quando non vedono più il nonno e domandano il perchè, si risponde loro, in Francia, che è partito per un grande viaggio molto lontano e, in Inghilterra, che riposa in un bel giardino in cui spunta il caprifoglio.

    Non sono più i bambini che nascono sotto i cavoli, ma i morti che scompaiono tra i fiori.

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    fede - 17/02/2007 13.08

    io invece sn altamente contraria all'eutanasia!!si è vero xkè far soffrire ancora delle persone che stanno male??di certo sarebbe meglio farle morire ma ciò nn è assolutamente giusto!!!!l'eutanasia significa uccidere un uomo omicidio!così cm l'aborto!!la vita è un dono e nn è giusto che anche se un uomo sta male ne dv essre privato!!!

    -------------------------------------------------

    Vulpes92 - 17/02/2007 14.17

    [Scritto da: fede 17/02/2007 13.08
    io invece sn altamente contraria all'eutanasia!!si è vero xkè far soffrire ancora delle persone che stanno male??di certo sarebbe meglio farle morire ma ciò nn è assolutamente giusto!!!!l'eutanasia significa uccidere un uomo omicidio!così cm l'aborto!!la vita è un dono e nn è giusto che anche se un uomo sta male ne dv essre privato!!!]

    Prova a dire la stessa cosa quando provi un dolore talmente atroce che ogni singolo istante della tua vita è un supplizio insopportabile e terribile, che spoglia della sua piacevolezza anche quel poco di bello che ti rimane e rende inutile la tua vita.

    La vita è un dono? Non sempre. E anche quando lo è, siamo liberi di accettare o rifiutare questo "dono".

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    Nemesi - 17/02/2007 17.22

    ciao..a tutti!! secondo me fin dall’attimo in cui nasciamo la nostra vita ha un senso. Le persone ke incontriamo, l'esperienze personali,le cose ke facciamo,quello in cui crediamo,fa tutto parte di una logica ke stà solo all’uomo comprenderla..io credo ke nn sia un caso se tutti noi adesso ci troviamo qui.la nostra vita dipende da altre persone come anke molte volte noi possiamo essere un punto di riferimento x altre..quindi anke le cose brutte ke accadono nella vita devono essere sempre comprese.Io nn ho il potere di dire è giusto uccidere qualcuno invece ke no,ma da essere umano,so anke capire quando una persona soffre tanto...in questo argomento ogni singola persona è un caso a parte sta ad essa decidere se affrontare questo lungo viaggio di vita sofferente o se lasciarsi alle spalle quel pezzo della propria vita con l eutanasia..possiamo solo appog.la decisione e capire ke fa parte della vita e del suo percorso.

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    fede - 18/02/2007 13.14

    vorrei risp a vulpes92 la vita invece secondo me in ogni caso dv essere vista cm un dono xkè qst è!!bella o brutta felice o sofferente che essa sia rimane un dono e nn va sprecata.io credo che a partire dalle cose più banali bisognerebbe imparare a vedere anche nel negativo il positivo!una cs difficilissima e improbabile mi dirai ma invece è cosi e xciò nn dv essere usata l'eutanasia nn abbiamo il diritto di decidere di che fare della vita degli altri anche se sofferenti

    -------------------------------------------------
    6
    Sì, sono favorevole (punto A)
    66.67%
    4
    No, sono contrario (punto B)
    33.33%
    2
    Codice Civile - Codice Penale - Angelo Pacifico - Avvocato a Taranto - Amministratore di Condominio a Taranto

    #2
    Vulpes92 - 18/02/2007 17.35

    [Scritto da: fede 18/02/2007 13.14
    vorrei risp a vulpes92 la vita invece secondo me in ogni caso dv essere vista cm un dono xkè qst è!!bella o brutta felice o sofferente che essa sia rimane un dono e nn va sprecata.io credo che a partire dalle cose più banali bisognerebbe imparare a vedere anche nel negativo il positivo!una cs difficcilissima e improbabile mi dirai ma invece è cosi]

    Io ribadisco quello che ho detto prima. Prova a vivere la tua vita mentre il dolore ti dilania e ti distrugge, e tutto, dalla cosa più bella alla più banale, perderà la sua piacevolezza.

    [Scritto da: fede 18/02/2007 13.14xciò nn dv essere usata l'eutanasia nn abbiamo il diritto di decidere di che fara della vita degli altri anche se soffeerenti]

    Ma forse il concetto di eutanasia non ti è molto chiaro.
    Essa è una possibilità di scelta che viene data ai malati terminali, o comunque a persone affette da patologie che causano sofferenza non attenuabili da alcuna terapia del dolore.
    La scelta tra la vita e la morte.

    La scelta la fa il diretto interessato, nessun altro. Il medico si limita ad assistere passivamente (per esempio sospendendo le cure o l'ausilio dei macchinari) o attivamente (somministrando farmaci mortali o in dosi volutamente eccessive) al tutto.
    Ma la scelta resta del paziente!

    Hai ragione, nessuno ha il diritto di decidere della vita di un altro, ma ognuno può decidere della propria!

    ----------------------------------------

    nemesi - 18/02/2007 18.38

    io invece contin.ad avere il mio pensiero,ovvero ke l eutanasia sia utile solo quando questa è espressamente richiesta dal singolo paziente ke si trova in una situazione di vita nn sopportab. dalla propria persona,nonostante l aiuto da parte di amici eda famigliari..ma diventa decisamente ingiusta e direi anke antidemocratica e anticattolica quando sono altre persone ad attribursi il potere di decidere di utilizzarla.,in primis perkè nn sn loro a provare diret,quella situazione..poi perkè nn sarebbe giusto privare una persona di vivere soltanto perkè nn rientrà negli standar ke oggi giorno tutti noi ci prefig.Ma ripeto;se è il malato a rikiederla dopo tante cure attenz.da i suoi cari,allora sn daccordo.poichè significa ke quella singol. non può continuare a tollerare nessun genere di dolore fisico e mentale..concludo dicendo quindi ke sta al medico e ai famigliari rendersi conto della situazione del malato e di conseguenza appog.la decisione di usare l'eutanasia oppure no.non spetta certo a noi emanare la sentenza.

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    fede - 22/02/2007 14.49

    x vulpes92
    il concetto di eutanasia mi è chiaro ma alcune volte x procedere cn essa viene richiesto il consenso dei familiari e nn del paziente!!in tal caso io credo che ciò nn debba essere usato x i motivi detti prima ma nel cs sia il paziente stesso a richiederla e ad approvare allora in tal caso cambia tt e lui in quel momento a decidere di cs farne della propria vita qnd e nella sua totale consapevolezza e nn si può ribadire!

    ----------------------------------------

    Vulpes92 - 22/02/2007 18.41

    [Scritto da: fede 22/02/2007 14.49
    il concetto di eutanasia mi è chiaro ma alcune volte x procedere cn essa viene richiesto il consenso dei familiari e nn del paziente!!in tal caso io credo che ciò nn debba essere usato x i motivi detti prima ma nel cs sia il paziente stesso a richiederla e ad approvare allora in tal caso cambia tt e lui in quel momento a decidere di cs farne della propria vita qnd e nella sua totale consapevolezza e nn si può ribadire!]

    Certo, alcune volte succede di non essere nelle condizioni da poter operare una decisione simile, ma in questi casi la vita del paziente non viene messa in mano al primo che passa, ma ad un familiare (solitamente il coniuge), che è ovviamente a conoscenza delle volontà del parente.

    E' chiaro che poi ci sono casi particolari e delicati come quelli di Terry Schiavo, in cui c'era una contesa in merito al diritto di decidere della sua vita, ma fortunatamente sono situazioni isolate.

    Come in tutte le cose, per giudicare non dobbiamo fare riferimento a situazioni rare o poco frequenti, ma alle più comuni.

    Ovviamente questo è il mio pensiero, poi sei liberissima di non essere d'accordo, intendiamoci!

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    Redeivid - 22/02/2007 21.04

    bè, cara fede...in effetti se una persona un giorno dice che nel caso si ammala gravemente vuole morire x eutanasia, e il giorno dopo malauguratamente succede...allora che si fa?? si deve applicare come dice vulpes secondo quello che dice il parente, il coniuge o l'amico o chiunuqe sappia le volontà del malato...questo è il mio pensiero

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    andrea - 22/02/2007 23.17

    io sn totalmente d'accordo con quello ke dicono vulpes e redeivid...inutile ripetere ke ognuno può decidere cosa fare della propria vita e se il dolore è così insopportabile nn vedo xkè nn possa scegliere di porre fine alla propria esistenza...cm al solito anke in qst campo la chiesa mette il naso dove nn dovrebbe, tirando fuori tesi assurde ke proprio nn concepisco....a proposito di chiesa..ecco l'ultima di don gino: "un meccanico che nn riesce a capire cosa ha che nn va una macchina è come...(qui si è fermato a pensare)...quando noi nn capiamo il senso della nostra vita"......allora se c'è qlcn di voi ke sa spiegarmi il "senso" delle sue parole...lo prego di illuminarmi xkè io proprio nn riesco a capirlo...sarò io....vabbè ciao a tutti!!!

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    fede - 23/02/2007 15.08

    x andrea
    don gino cn quella frase ti vuole dire che cm nn è un cs normale che un meccanico nn capisca cs c'è che nn va in una macchina così è assurdo che noi nn capiamo il senso della NOSTRA vita!!!!!!!!!è qst il difetto degli uomini ed è una cs che io noto comune molti nn danno un senso a cio che fanno e danno ttt x scontato!spero di aver reso l'idea ciao

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    andrea - 23/02/2007 15.24

    no mi dispiace non hai reso bene l'idea perchè se ci pensi un meccanico deve capire per forza cosa non ha una macchina, mentre non è scontato che noi capiamo il senso della nostra vita...e non credo che centri il fatto che gli uomini danno tutto per scontato perchè io parlo di senso della vita e non di senso di ogni cosa che facciamo....ciao ciao

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    fede - 23/02/2007 15.50

    vedi lo dici tu stesso che un meccanico dv capire x forza..così noi se noi viviamo ma nn diamo un senso che ci stiamo a fare???

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    Brian - 23/02/2007 17.35

    Ragazzi abbiamo davvero poca saggezza per decidere di far vivere o morire una persona

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    |Ref| - 04/03/2007 0.53

    Io sono convinto che il metodo migliore per affrontare quest'argomento sia quello di seguire l'esempio statunitense.
    Negli Stati Uniti si è consolidata una prassi secondo la quale in casi di grave malattia che porta alla permanenza in vita limitata solo ad uno stato vegetativo permanente, hanno valore i cosiddetti "living wills", ovvero le volontà che i soggetti direttamente interessati hanno manifestato nel corso della propria vita quando erano perfettamente coscienti.
    Questa è l'unica soluzione, altrimenti nessuno può arrogarsi il diritto di decidere della vita di un altro essere umano.
    Anche perchè se fosse legalizzata l'eutanasia si andrebbe in contro al problema contrario e cioè si rischierebbe che in alcune situazioni si "uccidano" persone magari per mancanza di posti letto negli ospedali.. e badate bene che questo che dico non è una provocazione, ma è esattamente ciò che potrebbe succedere; chi è attento ai problemi della nostra sanità sà che questa è un'eventualità che rischierebbe di verificarsi(purtroppo).

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    Codice Civile - Codice Penale - Angelo Pacifico - Avvocato a Taranto - Amministratore di Condominio a Taranto

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      #3
      paraculo!!! - 04/03/2007 1.00

      vabbè Ref non penso che sia proprio così perchè se dovesse essere legalizzata l'eutanasia sarebbe il diretto interessato a decidere, nel caso fosse ancora in grado di farlo, o, in altra ipotesi, un parente molto stretto. Non penso pertanto che uno dei parenti decida di far morire l'interessato al fine di "liberare letti di ospedale" ma solo per far si che il dolore dal quale è afflitto cessi definitivamente.

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      |Ref| - 04/03/2007 23.20

      Spesso i parenti che si trovano in queste situazioni sono molto molto confusi e freastornati dalla situazione...il parere di un dottore è determinante..quindi.. e comunque io dico che questa è una possibilità, non mi permetterei mai di dire che farebbero tutti così...ci mancherebbe!

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      fede - 05/03/2007 15.59

      secondo me ref ha ragione elcune volte potrebbe succedere così anche perchè per i parenti diventa a volte anche determinante il parere di un medico e qnd si andrebbero ad uccidere pertsone ingiustamente

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      paraculo!!! - 05/03/2007 16.50

      bè nella remota ipotesi che nè i parenti nè l'interessato fossero capaci di decidere e nel caso il medico desse un consiglio, tale consiglio nn potrebbe essere poi tanto sbagliato; cioè se il paziente soffre disperatamente, il medico dice che soffre, i parenti non hanno il diritto di tenere l'interessato in vita, ma di certo non spetta al medico decidere se si o no....questi può esprimere solo il suo giudizio ma nn può e non deve assolutamente decidere per gli altri!!!!

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      |Ref| - 05/03/2007 20.14

      Paraculo in linea generale hai ragione, io sto parlando di eccezioni che potrebbero verificarsi, e siccome stiamo parlando di vite io credo che non si debba dare neanche la possibilità che certe cose possano accadere!
      Tutto qui.

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      Codice Civile - Codice Penale - Angelo Pacifico - Avvocato a Taranto - Amministratore di Condominio a Taranto

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        #4
        ....se qualcuno si suicida, nn succede niente, la chiesa fa il suo funerale e i parenti sono tutti disperati, se invece uno decide di lasciarsi morire perchè soffre nel vedere la sua vita attaccata ad una macchina allora la chiesa nn vuole fare i funerali e il papa ne fa un caso mondiale...c'è poi tanta differenza fra il buttarsi da un palazzo e staccare una stupida spina??? questo nn lo capisco
        "I keep memories inside. Memories are nice but that's all they are."

        Originariamente inviato da CesaroSummability
        Ragion per cui (questa è per i miei fans Rizla e Clara, vi amo u_u)
        :Q_
        Take me to the magic of the moment on a glory night where the children of tomorrow dream away in the wind of change

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          #5
          Hai ragione Clara. Ennesima stronzata clericale.

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            #6
            Originariamente inviato da Clara Visualizza il messaggio
            ....se qualcuno si suicida, nn succede niente, la chiesa fa il suo funerale e i parenti sono tutti disperati, se invece uno decide di lasciarsi morire perchè soffre nel vedere la sua vita attaccata ad una macchina allora la chiesa nn vuole fare i funerali e il papa ne fa un caso mondiale...c'è poi tanta differenza fra il buttarsi da un palazzo e staccare una stupida spina??? questo nn lo capisco
            perfettamente d'accordo...la chiesa mette sempre il naso dove non è di sua competenza.....mi sono stancato
            Libero.Pensiero. Se ami anche tu pensare liberamente, unisciti a noi! Link

            Ninni Bastardo & Ninna Illusionista


            -Da quando c'è lui...treni in orario e tutto in ordine!
            -Per fare arrivare i treni in orario, però, se vogliamo, mica c'era bisogno di farlo capo del governo: bastava farlo capostazione. (Massimo Troisi, Le vie del signore sono finite)

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              #7
              e tra l'altro non concede nemmeno i funerali a persone che hanno sofferto chissà cosa mentre non ha remore nel concederli a criminali e dittatori.
              bell'esempio di onestà intellettuale...
              libertà è pluralismo

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                #8
                |Ref| - 04/03/2007 0.53

                Io sono convinto che il metodo migliore per affrontare quest'argomento sia quello di seguire l'esempio statunitense.
                Negli Stati Uniti si è consolidata una prassi secondo la quale in casi di grave malattia che porta alla permanenza in vita limitata solo ad uno stato vegetativo permanente, hanno valore i cosiddetti "living wills", ovvero le volontà che i soggetti direttamente interessati hanno manifestato nel corso della propria vita quando erano perfettamente coscienti.
                Questa è l'unica soluzione, altrimenti nessuno può arrogarsi il diritto di decidere della vita di un altro essere umano.
                Anche perchè se fosse legalizzata l'eutanasia si andrebbe in contro al problema contrario e cioè si rischierebbe che in alcune situazioni si "uccidano" persone magari per mancanza di posti letto negli ospedali.. e badate bene che questo che dico non è una provocazione, ma è esattamente ciò che potrebbe succedere; chi è attento ai problemi della nostra sanità sà che questa è un'eventualità che rischierebbe di verificarsi(purtroppo).

                concordo pienamente cn ref...
                l'eutanasia va bene ma sl se è il diretto interessato a kiederlo...altrimenti no
                "Impossibile" è solo una parola pronunciata da piccoli uomini che trovano più facile vivere nel mondo che gli è stato dato, piuttosto che cercare di cambiarlo.
                "Impossibile" non è un dato di fatto, è un'opinione...
                "Impossibile" non è una regola, è una sfida...
                "Impossibile" non è uguale per tutti...
                "Impossibile" non è per sempre...
                Impossible is nothing.
                sigpic

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                  #9
                  penso che questo argomento sia molto ma molto delicato. Io che vivo ogni giorno a contatto con il dolore... che vedo morire le persone vi dico che non è facile dire si o no all'eutanasia. Vicino ad un malato terminale ci sono tante persone..i famigliari..gli amici...ma soprattutto c'è lui, c'è una perosna che una malattia incurabile ha trasformato...c'è quello che resta di una persona vitale che amava la vita e che adesso implora la morte. C'è la coscienza sociale, ci sono le credenze religiose...c'è l'amore di chi vede giorno dopo giorno spegnersi lentamente la moglie, la mamma, il fratello...chi vede affievolirsi la candela della vita...
                  Come vedete ci sono tante...troppe persone coinvolte...tanto dolore..tanta sofferenza, ma anche tanto amore...non è facile!
                  Personalmente sono contraria all'eutanasia...legalizzarla potrebbe essere un'arma a doppio taglio...vorrei farvi leggere questo brano...

                  Malata, immobile, mai disperata»
                  La speranza è tutta raccolta negli occhi azzurri di Elena. È attraverso i suoi occhi che passano le parole che non può più dire con la voce al mondo. Da sei anni, infatti, Elena Marchesi Paino è affetta da Sla (Sclerosi laterale amiotrofica) e mentre la sua mente rimane perfettamente lucida il suo corpo la sta piano piano abbandonando. Guardandola dritta negli occhi impari subito a capire i suoi sì e i suoi no. E le parole che esprime visualizzandole, lettera per lettera, attraverso una lavagnetta, con l’aiuto del figlio Daniele. Una vita divisa tra la professione di medico anestesista e la famiglia, il marito e i tre figli. Poi la diagnosi di un male tremendo, che non fa perdere la lucidità mentale, ma toglie tutte le facoltà motorie e, soprattutto, la parola. Diagnosi di cui Elena, proprio per la sua professione, ha saputo tutto da subito. E lo ha accettato con una forza incredibile.
                  E così, entrando nella camera della Rsa di Milano in cui oggi vive per ricevere tutte le cure di cui ha bisogno, non si percepisce un clima di sconfitta. Domandandole che cosa pensa di tutto il dibattito di questi giorni sul tema dell’eutanasia, sollevato dalla videolettera di Piergiorgio Welby, dibattito che lei ha seguito attraverso la televisione e il computer (che usa con un piccolo mouse-cerottino attaccato sul naso e una tastiera virtuale) Elena risponde: «Penso che la vita è cosa preziosa ed è dono che va vissuto fino in fondo, in ogni condizione. E ringraziando». Un grazie che per Elena va prima di tutto alle persone che le sono accanto quotidianamente, la sua famiglia, gli amici: «È importante – dice – il sostegno di coloro che sono vicini». "Un dono" per lei, di cui è convinto anche il figlio, che dopo aver seguito con la lavagnetta le parole della madre aggiunge: «Se ti rendi conto che questa malattia è un dono non ti freni. Certo, non può che cambiarti la vita, ma anche se non credi, se l’accetti come un’opportunità, la vita cambierà sicuramente in modo positivo».
                  Elena sorride, è contenta del discorso pieno di maturità e amore che fa suo figlio, e aggiunge subito: «Infatti ho imparato molte più cose da quando sono malata». E, per spiegare le sue parole che destano senza dubbio stupore, fa un esempio che riassume tutto il suo pensiero e che fa capire come nella sua vita di prima è stata sicuramente una donna molto attiva, energica: «Adesso ho molta più umiltà nel chiedere le cure, prima ero molto orgogliosa di essere sempre in grado di fare tutto da sola».
                  Durante la giornata tipo di Elena sono molte le cose che fa e in cui viene assistita: sveglia alle 8, un po’ di fisioterapia, la lettura, tanta, attraverso il computer, la visione di programmi alla tv, l’alimentazione attraverso una flebo che dosa il cibo in sacchetti di vitamine, proteine, tutto quello di cui ha bisogno, eppoi la notte, in cui non è mai sola. Con lei si alternano degli "angeli custodi" e tra queste c’è Feli, una ragazza filippina che stava con lei anche prima che si ammalasse.
                  Non traspare in Elena alcuno sconforto, anche quando avverte qualche segno di stanchezza nel parlare attraverso la lavagnetta. Poi, gli occhi hanno un nuovo bagliore quando entra nella stanza una donna ministro straordinario dell’Eucaristia, e si prega tutti assieme.
                  Prima di salutarla, allora, le chiediamo di consegnarci una risposta alla lettera di Welby, e lei ammette che «è difficile farlo non conoscendo la sua storia personale». Poi, dopo una pausa, aggiunge: «Penso comunque che, siccome chiedere di morire è qualcosa di definitivo, che non lascia nessuna speranza, non bisogna mai disperarsi così tanto». Questo è il "dono" che ci consegnano gli occhi di Elena.


                  "abbiamo bisogno di un modo di pensare sostanzialmente nuovo se vogliamo che l'umanita' sopravviva".

                  albert einstein


                  Essere studenti significa avere dei diritti, essere dell'Udu significa difenderli!

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                    #10
                    leggete:
                    Sulla morte «dolce» e altri inganni
                    Il dibattito sull’eutanasia che si è appena riaperto serve a capire i valori in gioco e a riflettere attorno a soluzioni rispettose della vita e umanizzanti per le persone coinvolte. Da questo punto di vista dobbiamo riconoscere che spesso si usano i media più per far clamore, giocare a chi grida più forte per imporsi e non invece per avviare una serena discussione. Per dare un contributo di chiarezza il più semplice possibile proviamo a replicare ad alcune espressioni assai ricorrenti nelle argomentazioni di chi vorrebbe legalizzare l’eutanasia.
                    «Quando si soffre troppo, la vita non ha più senso: è solo una tortura».
                    Qui si pone innanzitutto la questione del dolore nella fasi terminali della vita. Va detto con chiarezza che la medicina oggi è in grado di lenire tutte le forme della sofferenza fisica. Se ci sono persone che ancora non vengono curate adeguatamente, vuol dire che ci sono responsabilità organizzative negli ospedali e nella cultura di alcuni medici. In secondo luogo credo che sia errato stabilire il senso della vita in relazione alla sofferenza. Poniamoci una semplice domanda: la vita dei bambini africani che soffrono gravemente per la fame è priva di senso? La risposta è ovviamente no. Si deve fare di tutto perché stiano meglio. Così noi dobbiamo fare di tutto perché i malati gravi possano vivere la parte finale della loro vita senza dolore fisico e con una assistenza veramente umana.
                    «Un uomo è libero di decidere la propria sorte, anche di essere fatto morire».
                    Questa affermazione si presenta un poco astratta. Infatti nella vita di tutti i giorni dobbiamo constatare che la nostra libertà è sempre fortemente condizionata da ciò che fanno gli altri. Neppure la nostra sorte si realizza senza un continuo dialogo e magari scontro con gli altri. Proprio in punto di morte questa dipendenza dagli altri aumenta. Sono gli altri a decidere se quello che io ho detto una volta si sta verificando. Sarà il medico o parenti a dire se è arrivato il momento in cui io avrei voluto morire. Quindi l’idea che facciamo solo di testa nostra è molto irrealistica. Inoltre, va detto che anche nel caso in cui ciascuno di noi potesse scegliere, si avrebbe un forte conflitto tra la liberta del soggetto che chiede di morire e la libertà degli altri uomini, i quali non possono essere considerati come semplici strumenti della nostra volontà.
                    «Io non la chiederei mai per me e i miei cari, ma non è giusto impedire ad altri il ricorso all’eutanasia».
                    Questo atteggiamento liberale, che sembra avere a cuore il bene degli altri, merita molta comprensione, ma è profondamente sbagliato. Siamo di fronte a una illusione che non deve essere sottovalutata. Innanzitutto una volta che una cosa come l’eutanasia diventasse comune, difficilmente qualcuno potrebbe sottrarsi alla pressione di togliere il disturbo. In tempi di tagli profondi alla sanità, nei quali chi occupa un letto in ospedale fa spendere molti soldi alla comunità, potrebbe essere forte la tentazione di "indurre" i malati terminali a togliere il disturbo. Potrebbe accadere che ciascuno di noi senta quale dovere di buona creanza non pesare più sugli altri sia dal punto di vista economico sia dal punto di vista assistenziale. Quindi, già per questo aspetto, è difficile distinguere ciò che succede a me da ciò che succede agli altri. Siamo accomunati da un destino simile. Su un piano un po’ più di teoria bisogna dire che il ragionamento è sbagliato per un motivo che ci riguarda in profondità. Se ciascuno di noi è un uomo vero, cerca la verità, cerca il bene. Nonostante le incertezze che si possono avere su molti problemi, piano piano ci facciamo un’idea di molte questioni. Come cittadini noi diamo un contributo onesto alla società e costruiamo il bene comune dando il meglio di noi stessi, cioè quanto nella nostra ricerca personale abbiamo avuto modo di elaborare. Portiamo quello che riteniamo giusto. In una società democratica poi queste diverse concezioni si confrontano. Sarebbe strano, come essere divisi in se stessi, ragionare dicendo: per me è giusto così, ma mi sta bene che altri facciano ciò che non è giusto. Sarebbe una grande contraddizione interiore ed una mancanza di identità.

                    di Michele Aramini tratto da Avvenire
                    Inserimento articolo in data 1 Ottobre 2006


                    "abbiamo bisogno di un modo di pensare sostanzialmente nuovo se vogliamo che l'umanita' sopravviva".

                    albert einstein


                    Essere studenti significa avere dei diritti, essere dell'Udu significa difenderli!

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                      #11
                      vi prego leggete questo articolo molto attentamente

                      L'Olanda ora vuole anche il primato dell'eutanasia infantile
                      SU MILLE BAMBINI MORTI ENTRO IL PRIMO ANNO BEN SEICENTO HANNO A CHE FARE CON LA DECISIONE DI UN MEDICO
                      Il Protocollo di Groningen, stilato da pediatri favorevoli alla dolce morte, stabilisce i parametri per giudicare una vita degna di essere vissuta, e ora aspira a diventare legge. E' prevista anche la "fine senza richiesta o consenso"

                      Roma. E' l'unico paese europeo in cui i medici non presero parte ai programmi di eutanasia imposti dai medici nazisti di Monaco e Berlino. Di quel coraggio in Olanda oggi non c'è più traccia. Frank e Anita sapevano che la loro bambina, Chanou, avrebbe avuto una vita molto breve. Nata con una malformazione al cervello, Chanou “piangeva tutto il tempo”, disse la madre. Pensarono che sarebbe stata meglio da morta. “Sembrava che dicesse: mamma, non voglio più vivere, lasciami andare”. Le venne somministrata morfina finché morì pochi giorni dopo. “Mi sentii in pace con me stessa”, ha detto Anita. Stiamo parlando di un paese in cui il ministro della Sanità, Els Borst, in un’ intervista a Nrc Handelsblad, ha proposto la diffusione della “pillola del suicidio” (la cosiddetta peaceful pill) per i “vecchi stanchi di vivere”: “Non vogliono che sia il medico a ucciderli, vogliono farlo da soli, come ultimo atto di volontà”. Poco dopo il dottor Philip Sutorius aiutò a morire l’ex senatore Edward Brongersma. Nel 1994 lo psichiatra Boudewijn Chabot somministrò una dose letale di barbiturici a uno dei suoi pazienti. Disse che soffriva di “depressione” per aver perso i suoi due figli. L’avvocato di Chabot, Eugene Sutorius, sostenne che il suo cliente “vuole che simili cose vengano fatte decentemente”. L’ Olanda è stato il primo paese europeo ad autorizzare l’eutanasia, con una percentuale di 4.000-5.000 morti all’anno, il 3,5 per cento dei decessi totali nel paese. Ogni anno in Olanda, dove l’eutanasia è legale sui bambini di dodici anni, decine di nuovi nati vengono “aiutati” a morire con l’ intervento dei medici. Non ci si limita a non intervenire. Negli anni Trenta c’era il fenolo, oggi la morfina. Una commissione nazionale è chiamata a decidere se normare un’altra nuova pagina di quella che il Wall Street Journal ha chiamato “la via olandese alla morte”. Nei giorni scorsi una politica di Rotterdam, Marianne van den Anker, ha proposto di istituire l’ aborto forzato per i malati mentali.
                      Eduard Verhagen è il pediatra più controverso al mondo. “Pioniere dell’eutanasia infantile”, è lui che ha scritto il “Protocollo di Groningen” pubblicato dal New England Journal of Medicine il 10 marzo del 2005, con il quale ha chiesto di fornire agli ospedali delle linee-guida sull’eutanasia infantile. Nell’articolo Verhagen spiega che dei 200 mila bambini nati ogni anno in Olanda, circa mille muoiono nel primo anno di vita. Per 600 di loro, la morte è preceduta da una decisione medica sulla fine della vita”. Tradotto: il 60 per cento della mortalità infantile in Olanda ha un’origine intenzionale. Ritradotto: è in corso un olocausto medico sul quale l’ Unione europea fa finta di niente. E il fenomeno non è destinato a fermarsi, considerati i parametri “etici” della proposta di Verhagen: “Povera qualità della vita - Mancanza di autosufficienza - Mancanza di capacità di comunicazione - Dipendenza ospedaliera - Aspettativa di vita”. Secondo il Weekly Standard il “Protocollo di Gronin gen” è degno solo della Conferenza di Wansee, dove i gerarchi nazisti programmarono la “soluzione finale”. Wesley Smith, l’allievo di Ralph Nader che si è battuto contro la disidratazione legale di Terri Schiavo, sostiene che il “Protocollo di Groningen” “cerca di normalizzare l’ infanticidio”. Negli ultimi due anni il dottor Verhagen ha diretto una equipe medica responsabile della morte di almeno quattro nuovi nati. “E’ dopo che sono morti che li vedi rilassarsi per la prima volta”, ha detto Verhagen. Le procure olandesi non hanno mai arrestato o posto sotto processo i medici che praticano l’eutansia sui nuovi nati, a partire dal primo caso registrato nel 1997. Secondo uno studio del Journal of Medical Ethics, il 59 per cento dei casi di eutanasia in Olanda non sono segnalati dagli ospedali. Berry Holtslag venne persuasa dai medici che sua figlia, nata prematura di due mesi, non avrebbe mai camminato, parlato o sorriso. Con la morfina, morì sette giorni dopo. “Sono molto spaventata da quanto sta accadendo nel mio paese -dichiara Bert Dorenbos dell’associszione Cry-For-Life- Non dimentichiamo che l’Olocausto non è iniziato con l’uccisione degli ebrei ma con quella degli handicappati e dei malati di mente. Oggi abbiamo una situazione in Olanda in cui una coppia con una figlia Down è guardata come se fosse stupida”.
                      Il professor John Griffiths, che insegna sociologia a Groningen, è uno dei sostenitori della legge sulla eutanasia infantile: “Vengono salvati troppi bambini. Gli olandesi sono molto sensibili all’idea di una morte dignitosa. C’è un elemento estetico in tutto questo”. Un documento del 1992 della Dutch Royal Society of Medicine aveva già scritto una bozza di norme sull’eutanasia infantile, fra cui la previsione se il bambino avrebbe avuto una vita in grado di stabilire relazioni interpersonali. Si parlava della morte come passo per “il miglioramento della qualità della vita”. E’ nata una Federazione mondiale dei medici che rispettano la vita umana, guidata oggi dal medico olandese K.F. Gunning: “E’ esattamente quello che Hitler cercò di fare negli anni Trenta. Tutti gridano all’omicidio quando si parla della Germania: a mio avviso l’Olanda è peggio. Hitler lo faceva in segreto, noi invece vogliamo farlo alla luce del sole. I nazisti sterminarono decine di migliaia di handicappati fisici e mentali in base alla loro politica di purificazione razziale, noi lo faremo con la benedizione della legge dello stato”.
                      Incubo darwiniano
                      Secondo un documentario trasmesso dalla Pbs, “Choosing Death”, tre delle otto unità pediatriche intensive in Olanda praticano l’infanticidio tramite iniezione letale. “Sappiamo che i medici di tutta Europa affrontano lo stesso problema - dice il dottor Venhagen - Nessuno in Italia intende parlarne”. II vescovo di Groningen, Wim Eijk, è l’avversario pubblico più vigoroso del Protocollo, insieme ai gruppuscoli prolife, che incidono poco o niente sulla società olandese. Più dell’80 per cento degli olandesi è favorevole all’eutanasia attiva. “E’ un incubo darwiniano - dice Eijk - Darà ai medici il diritto di decidere della vita e della morte”. Per i minorenni fra i sedici e i diciotto anni non c’è nemmeno bisogno dell’autorizzazione dei genitori. L’eutanasia passiva è chiamata “fine senza richiesta o consenso”. Quella attiva è “sedazione terminale”. E non viene nemmeno registrata come eutanasia, ma come “morte naturale”. Come spiega lo stesso Rob Jonquiene, che dirige il Right to Die: “Non c’è bisogno di riportarlo, non sappiamo nemmeno quanti medici lo facciano”. Il governo calcola che almeno 5.981 pazienti siano stati “sedati” dai medici senza il loro consenso. Solo nel 1990 furono accertate almeno 600 morti di questo tipo. Rinane Quirine Kunst, una bambina nata con la spina bifida, una malattia terribile ma che se trattata consente di vivere a lungo, venne “trattata” dal suo medico, Henk Prins. Il quotidiano Der Telegraf commentò: “La piccola aveva gli arti deformati e all’esplicita richiesta dei genitori il ginecologo, il dottor Prins, ha preso una decisione consapevole”. Questa invece la spiegazione del medico: “Avrebbe potuto vivere qualche anno, ma avrebbe dovuto sottoporsi a un’operazione dietro 1’altra, una strada senza fine di sofferenza”. Il presidente della corte espresse “l’ammirazione del tribunale per l’integrità e il coraggio” dimostrati dal medico.
                      Un sondaggio del 1996 pubblicato dal New England Journal of Medicine sostiene che il 64 per cento degli psichiatri olandesi accetta l’eutanasia attiva per i pazienti che soffrono di malattie mentali. "Il test di ogni società, che stabilisce se è civilizzata, consiste nella promozione della vita", commenta Paul van der Maas, docente alla Erasmus University di Rotterdam.
                      Ma nel 1993 Liesbeth Rensman, portavoce del ministro della Giustizia, fece sapere che "il governo sta proponendo di estendere l' intervento medico attivo per porre fine alle vite brevi senza un esplicito consenso". II dottor Molenar, capo del reparto di neonatologia del Sophia Pediatric Hospital, ha rivelato che 24 dei 500 nuovi nati handicappati erano stati uccisi o lasciati morire dai medici: "La Società olandese della pediatria ha abbracciato la pratica dell' eutanasia sugli infanti 'difettosi'". II capo del pediatri olandesi, Zier Versluys, nel 1992 disse che l' eutanasia è parte della buona pratica medica in neonatologia".
                      II 31 per cento dei pediatri olandesi avrebbe praticato almeno una volta l'eutanasia e in un quinto dei casi senza nemmeno ii consenso dei genitori. Il 60 per cento dei medici si è detto "onorato" di poter "porre fine alla vita di un bambino sofferente". Sul Los Angeles Times il bioeticista di Princeton, Peter Singer, ha proposto di estendere agli Stati Uniti il "Protocollo di Groningen". Singer ha chiesto "un periodo di ventotto giorni dopo la nascita prima che un infante possa essere accettato con gli stessi diritti degli altri".
                      Nel 1961 Nicky Chapman nacque con una grave malformazione al cervello. I medici dissero ai genitori che sarebbe diventata cieca, che non avrebbe comunicato col mondo esterno e che una serie di lesioni le avrebbero reso amara la vita. Sedici anni dopo Auschwitz, i medici inglesi dissero ai genitori di portare Nicky a casa e di somministrarle una dose di barbiturici. Per fortuna non li ascoltarono. Nell'ottobre del 2004, Nicky Chapman è stata eletta alla British House of Lords, e ci vede benissimo. Se oggi nascesse in Olanda, forse verrebbe uccisa con un' iniezione di morfina. Quando uscirono i primi dati sull' eutanasia infantile, un editoriale del Calgary Herald diceva:
                      "Nel maggio del 1945, 7.600 canadesi morirono in battaglia per liberare l' Olanda dalla Germania nazista. Ora, sembra che alcuni medici olandesi abbiano bisogno venga loro nicordato che proprio una delle ragioni di gioia della liberazione scaturiva dalla fine del genocidio, dell' infanticidio e della eutanasia praticata dai nazisti".
                      Quindici giomi dopo l' approvazione della legge olandese sull' eutanasia, il 10 aprile del 2001, in Austria trecento cervelli di bambini eliminati nel programma di eutanasia nazista lasciarono Ia clinica viennese di Am Spiegelgrund, dove erano conservati nella formalina dalla fine della guerra, per essere inumati. Bastava avere ii labbro leporino o soffrire di incontinenza perchè un medico austriaco selezionasse un bambino. Con la loro sepoltura si intendeva simbolicamente chiudere un' epoca e sugellare il giuramento di Norimberga. I bambini austriaci, come quelli olandesi sessant' anni dopo, erano chiamati dal medici "lebensunwert" (vite indegne di essere vissute


                      "abbiamo bisogno di un modo di pensare sostanzialmente nuovo se vogliamo che l'umanita' sopravviva".

                      albert einstein


                      Essere studenti significa avere dei diritti, essere dell'Udu significa difenderli!

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                        #12
                        come al solito per questi argomenti così delicati bisognerebbe vedere di caso in caso...
                        solitamete sono favorevole all'eutanasia... se il paziente è davvero in uno stato irrecuperabile..o nel caso che dopo la malattia sia costretto a vivere come un vegetale...la medicina è davvero una delle migliori scoperte mai fatte...ma non può risolvere tutto!certe volte c'è qualcosa di più grande che l'uomo non può controllare (non mi riferisco solamente a Dio)

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                          #13
                          Assolutamente FAVOREVOLE all'eutanasia..Se una persona malata arriva a soffrire csì tanto (psicolgicamente o fisicamente,nn fà differenza)da preferire di morire..è giusto ke possa farlo..è una TERRIBILE condizione..costringere qualcuno a vivere...
                          "Qualunque cosa tu possa fare, o sognare di poter fare, cominciala..
                          L’audacia ha in sé genio, potere, magia. Incominciala...ADESSO" -Goethe-

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