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Regione Salento: favorevoli o contrari?

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    Regione Salento: favorevoli o contrari?

    Non so se state seguendo la questione. E' nato un movimento che vorrebbe creare una nuova regione, la regione salento, comprendenti le province di Taranto, Lecce e Brindisi. Si propone in poche parole di porre fine al "bari-centrismo" e di accentrare le risorse in queste 3 province dimenticate dalla regione Puglia. Per avere più notizie ecco il sito ufficiale: www.regionesalento.eu/. Voi cosa ne pensate? Potrebbe portare innovazione e un futuro migliore al nostro territorio? Io sono tendenzialmente per il si, con qualche dubbio. Credo che a dover cambiare siano prima le teste dei nostri amministratori e politicanti da quattro soldi; però è anche vero che Bari accentra tutte le risorse verso la propria città e provincia rendendo secondario tutto il resto del territorio (vedasi porto, aeroporto, università, cineporto, ecc). Io penso che se Taranto fosse capoluogo regionale (è da valutare il ruolo che avrà Lecce nella fantomatica regione, ma Taranto secondo me è la città più importante e allo stesso tempo la più grande) potrebbe risvegliarsi dalla crisi con il rilancio del porto, dell'aeroporto e dell'università e consequenzialmente del turismo. Ovviamente così come ho descritto una prospettiva florida si potrebbe passare benissimo dalla padella alla brace e il tutto si convertirebbe in un "leccecentrismo". Voi che ne pensate?
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    Ultima modifica di TARAS88; 11/10/2010, 19:21.

    #2
    Riferimento: Regione Salento: favorevoli o contrari?

    Originariamente inviato da TARAS88 Visualizza il messaggio
    Non so se state seguendo la questione. E' nato un movimento che vorrebbe creare una nuova regione, la regione salento, comprendenti le province di Taranto, Lecce e Brindisi. Si propone in poche parole di porre fine al "bari-centrismo" e di accentrare le risorse in queste 3 province dimenticate dalla regione Puglia. Per avere più notizie ecco il sito ufficiale: www.regionesalento.eu/. Voi cosa ne pensate? Potrebbe portare innovazione e un futuro migliore al nostro territorio? Io sono tendenzialmente per il si, con qualche dubbio. Credo che a dover cambiare siano prima le teste dei nostri amministratori e politicanti da quattro soldi; però è anche vero che Bari accentra tutte le risorse verso la propria città e provincia rendendo secondario tutto il resto del territorio (vedasi porto, aeroporto, università, ecc). Io penso che se Taranto fosse capoluogo regionale (è da valutare il ruolo che avrà Lecce nella fantomatica regione, ma Taranto secondo me è la città più importante e allo stesso tempo la più grande) potrebbe risvegliarsi dalla crisi con il rilancio del porto, dell'aeroporto e dell'università e consequenzialmente del turismo. Ovviamente così come ho descritto una prospettiva florida si potrebbe passare benissimo dalla padella alla brace e il tutto si convertirebbe in un "leccecentrismo". Voi che ne pensate?
    Ne avevo sentito parlare.
    Secondo me è uno spreco e basta. Ci mancano solo altri costi (un'altra regione significherebbe altro personale annesso, quindi presidente, giunta, portaborse, uffici per il personale della regione ecc).
    Magari è vero che c'è un accentramento di risorse verso Bari e provincia .. ma evidentemente loro le risorse le sanno gestire meglio. Se avessimo dei politici locali competenti probabilmente non ci considererebbero come una città o una provincia di serie B.

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      #3
      Riferimento: Regione Salento: favorevoli o contrari?

      Originariamente inviato da Butterfly Visualizza il messaggio
      Ne avevo sentito parlare.
      Secondo me è uno spreco e basta. Ci mancano solo altri costi (un'altra regione significherebbe altro personale annesso, quindi presidente, giunta, portaborse, uffici per il personale della regione ecc).
      Magari è vero che c'è un accentramento di risorse verso Bari e provincia .. ma evidentemente loro le risorse le sanno gestire meglio. Se avessimo dei politici locali competenti probabilmente non ci considererebbero come una città o una provincia di serie B.
      Il discorso di dispendi di ulteriori soldi è da valutare. Non conosco tecnicamente come si procederebbe però credo che si avrebbe che il numero dei consiglieri regionali dell'attuale territorio che rivendica indipendenza amministrativa(il salento) si trasferirebbe dal consiglio pugliese a quello salentino. Poi non so sinceramente. Fatto sta è che come dici tu i nostri amministratori non sono abili e non si fanno rispettare in consiglio regionale, forse c'è una forma di sudditanza nei confronti dei baresi.

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        #4
        Riferimento: Regione Salento: favorevoli o contrari?

        Si passerebbe dal "bari-centrismo" come lo chiami tu, al lecce-centrismo, perchè il problema non sono gli altri, il problema siamo noi che non abbiamo MAI espresso candidati all'altezza di una città con la storia di Taranto!
        In condizioni normale Taranto avrebbe dovuto essere senza ombra di dubbio il capoluogo di regione pugliese, e invece siamo il fanalino di coda.
        sigpic

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          #5
          Riferimento: Regione Salento: favorevoli o contrari?

          Originariamente inviato da |Ref| Visualizza il messaggio
          Si passerebbe dal "bari-centrismo" come lo chiami tu, al lecce-centrismo, perchè il problema non sono gli altri, il problema siamo noi che non abbiamo MAI espresso candidati all'altezza di una città con la storia di Taranto!
          In condizioni normale Taranto avrebbe dovuto essere senza ombra di dubbio il capoluogo di regione pugliese, e invece siamo il fanalino di coda.
          Appunto ... secondo me basterebbe solo avere dei politici migliori, riusciremmo ad emergere anche senza fare un'altra regione ..

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            #6
            Riferimento: Regione Salento: favorevoli o contrari?

            Originariamente inviato da |Ref| Visualizza il messaggio
            Si passerebbe dal "bari-centrismo" come lo chiami tu, al lecce-centrismo, perchè il problema non sono gli altri, il problema siamo noi che non abbiamo MAI espresso candidati all'altezza di una città con la storia di Taranto!
            In condizioni normale Taranto avrebbe dovuto essere senza ombra di dubbio il capoluogo di regione pugliese, e invece siamo il fanalino di coda.
            Di certo Taranto avrebbe meritato se non un ruolo primario all'interno della regione Puglia, almeno il ruolo di seconda città per importanza nella Puglia (Bari ha una storia importante comunque). Secondo il piano regolatore degli anni 70 o 80 Taranto al giorno d'oggi avrebbe dovuto contare 400.000 abitanti. Il problema è che ormai ci stiamo facendo sovrastare e subordiniamo da paesoni: Lecce e anche la stessa Brindisi che sono delle cittadine!! Non capisco inoltre come mai una città così importante sia finita in oblio e in secondo piano. Storicamente parlando ci sono ben poche città in Italia che superano la città bimare in quanto a importanza: Capitale della Magna Grecia (contava all'epoca più di trecentomila abitanti), città prediletta di Virgilio e Orazio, unica città che contrastò l'aggressione di Roma contro il sud Italia, importante principato bizantino, sede principale della Marina Italiana sin dai tempi di Napoleone, sede della industria più grande d'Europa (purtroppo) e del secondo porto italiano. Perchè abbiamo fatto questa fine? E come risalire la china visto che a sinistra e a destra le facce sono sempre le stesse? Riusciremo mai a risorgere nuovamente?

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              #7
              Riferimento: Regione Salento: favorevoli o contrari?

              Originariamente inviato da |Ref| Visualizza il messaggio
              Si passerebbe dal "bari-centrismo" come lo chiami tu, al lecce-centrismo, perchè il problema non sono gli altri, il problema siamo noi che non abbiamo MAI espresso candidati all'altezza di una città con la storia di Taranto!
              In condizioni normale Taranto avrebbe dovuto essere senza ombra di dubbio il capoluogo di regione pugliese, e invece siamo il fanalino di coda.
              Si è vero, i politici di Taranto sono alquanto ridicoli. Però c'è da dire che il "bari-centrismo" danneggia anche Lecce, Brindisi e Foggia, non solo Taranto. Quindi non è solamente colpa dell'incompetenza dei nostri politici.

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                #8
                Riferimento: Regione Salento: favorevoli o contrari?

                Originariamente inviato da MarkM91 Visualizza il messaggio
                Si è vero, i politici di Taranto sono alquanto ridicoli. Però c'è da dire che il "bari-centrismo" danneggia anche Lecce, Brindisi e Foggia, non solo Taranto. Quindi non è solamente colpa dell'incompetenza dei nostri politici.
                Quindi tu saresti favorevole o meno alla nascita della Regione Salento? Taranto secondo me avrebbe un ruolo di rilievo, considerato che ha tutte le carte in regola per poter diventare capoluogo regionale.

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                  #9
                  Riferimento: Regione Salento: favorevoli o contrari?

                  Idiozie terrone.

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                    #10
                    Riferimento: Regione Salento: favorevoli o contrari?

                    Originariamente inviato da TARAS88 Visualizza il messaggio
                    Quindi tu saresti favorevole o meno alla nascita della Regione Salento? Taranto secondo me avrebbe un ruolo di rilievo, considerato che ha tutte le carte in regola per poter diventare capoluogo regionale.
                    Be sarei favorevole, però si dovrebbe cambiare la classe politica tarantina e anche quella per il nuovo ed eventuale consiglio regionale. Solo in questo caso sarei favorevole perchè, altrimenti, o Puglia o Salento non cambierebbe molto la situazione di Taranto,

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                      #11
                      Riferimento: Regione Salento: favorevoli o contrari?

                      Regione Salento: una torta per pochi invitati


                      di Gabriella Terra



                      Consiglio a tutte e tutti di leggere il documento che spiega i “perché della Regione Salento”; è molto intrigante e soprattutto crea immaginario collettivo! In poco più di mille parole viene spiegato, con precisione, cos’è questa Regione Salento, perché è giusto che esista, cosa siamo ora e come potremmo essere se Taranto, Brindisi e Lecce si unissero, andando a formare una regione a parte. Secondo i nostri scissionisti si sfuggirebbe così al baricentrismo, dando la possibilità di mettere una lente d’ingrandimento sulla Punta del Tacco d’Italia. Da quì, la voglia di autonomia! Con intelletto essi “smontano” critiche, avanzate da terzi, sulla creazione di questo nuovo organismo istituzionale. Critiche che, a parer mio, sanno di populismo: banali polemiche da sindacalista che non ha mai sindacato, sulla solita moltiplicazione dei soliti costi di funzionamento della solita pubblica amministrazione. Una critica più romantica è quella di chi ammonisce che si verrebbe a creare un nuovo inutile organismo che frazionerebbe una unità – politica, socio-economica e geografica – ormai stratificata e consolidata dando vita ad una micro-realtà. Invece – rispondono i Nostri – nessuna micro-realtà, visto che in Italia esistono regioni come la Basilicata o le Marche che sono anche più contenute della nostra Regione Salento. Insomma, una vera e propria realtà, senza macro e senza micro.

                      Ma le critiche che qui voglio esporre sono altre, non sono così populista. Io parto dal basso del concetto base di Regione Salento, e queste che seguono sono critiche dal basso!

                      Permettetemi una breve parentesi: questo della Regione Salento è un argomento che molto mi preme e che invece viene affrontato con vizi, soprattutto storico-culturali, non indifferenti. Sposterò il mio obiettivo finale, di critica e approfondimento, su due punti principali. In primo luogo, offrirò una contestualizzazione (sul piano storico e socio-economico) delle tre province che dovrebbero convergere nella nuova regione; in secondo luogo, affronterò la questione Grande Salento sul piano politico-istituzionale (cioè in relazione alle prospettive aperte da questo progetto). Mostrerò quindi l’enorme squilibrio che sussiste tra Taranto e il resto del Salento, e spiegherò perché la nostra città non può e non deve rientrare nella costituzione di questa nuova regione.

                      Innanzitutto, troviamo un problema geografico. Il Salento non è altro che una zona circoscritta da linee immaginarie, con tre punti di riferimento: Provincia sud est di Taranto, zona di Ostuni, Santa Maria di Leuca. Che quindi Taranto città e le provincie nord ovest non ci facciano parte, questo è palese!

                      Per non parlare delle abissali differenze linguistiche che intercorrono fra le tre città dell’immaginario Grande Salento. Tale diversità escluderebbe a priori l’appartenenza di Taranto al Salento, tenuto conto del fatto che i salentini autoproclamano il loro dialetto una lingua, che nulla ha da spartire con il tarantino.

                      Ma vi è un problema alla base di tutto. Si parla di un territorio omogeneo sia socialmente che culturalmente. Troviamo, invece, differenze di carattere storico, culturale, antropologico, politico, economico; insomma: un territorio frastagliato nel modello di sviluppo e nello stile di vita. Cerchiamo di analizzare uno alla volta questi elementi, partendo da un particolare non secondario: la Storia, che i sostenitori della Regione Salento depredano e reinterpretano a loro uso e consumo.

                      Taranto: Capitale indiscussa della Magna Grecia, città dai due mari e tre ponti, un castello e tanta diossina. Storicamente fondata agli albori dell’VIII secolo a.C. da coloni spartani guidati dal glorioso guerriero Fàlanto a scopo espansionistico e commerciale. Nel tempo Taranto costruì la sua ricchezza attraverso lo sfruttamento delle risorse di cui disponeva il suo fertile territorio. Nel periodo Magno Greco era avamposto militare, nonché potenza economica e culturale, seconda sede della Scuola Pitagorica. Prima di capitolare sotto le armi dei Romani e divenire loro colonia, ci son voluti circa duecento anni di battaglie, in cui Taranto resistette e mise in ginocchio il grande esercito avversario. Anni in cui ha regnato il benessere economico, l’architettura, la filosofia e le scienze, Andronico, Leonida, Archita. Taranto caput mundi!

                      Oggi invece… città del e per l’acciaio per eccellenza, e non per vanto (magari lo è stato negli anni ‘60); città con il più alto tasso di mortalità tumorale causato dall’inquinamento. Un modello di sviluppo calato dall’alto per una visione “Nord del Sud”, che ha prodotto uno stabilimento siderurgico tra i più grandi e importanti dell’Europa, che si estende per un’area vasta quasi due volte la città stessa e che ha precluso alla città e ai cittadini il mare, la salute, la possibilità di uno sviluppo turistico del territorio – e di conseguenza un progresso economico endogeno. A questo aggiungiamoci la militarizzazione del territorio (Arsenale Militare, base Nato), che ha portato alla costruzione di un muro di cinta lungo circa cinque chilometri, che chiude la città e le toglie la vista di uno dei mari più belli d’Italia. Una raffineria, un cementificio, un inceneritore, discariche e luoghi papabili per future location nucleari. E,ciliegina sulla torta: uno dei dissesti finanziari più distruttivi della storia della Repubblica Italiana.

                      E poi c’è il Salento, Lecce sua capitale, splendida città autoproclamatasi capoluogo immaginario di una regione immaginaria. I primi insediamenti risalgono all’età del bronzo; da sempre borgo aristocratico, messapico di nascita, romano di conquista. Paese dall’arte bella e culinaria. A Lecce troviamo strascichi di architettura romana – un teatro, un anfiteatro e un tempio dedicato probabilmente ad Apollo. Tutt’ora capitale del Barocco leccese, definita la Firenze del sud (???), paradiso dalle spiagge incontaminate. Aristocratica e borghese già dall’antichità, assunse una posizione eminente rispetto alle altre comunità messapiche, affermandosi all’interno di un più ampio progetto di riorganizzazione territoriale della penisola salentina e divenendo il centro urbano più importante.

                      Anche Brindisi è nel pieno della salentinità storica, anch’essa sorta nell’età del bronzo e abitata dai Messapi. La Brindisi messapica era ponte commerciale, e quindi economico, tra la penisola salentina e le popolazioni greche dell’Egeo e ponte geografico verso i Balcani.

                      La Storia antica di questi territori ci parla di un’inimicizia profonda fra i popoli che li hanno abitati. I Messapi provarono a fermare l’avanzata di Taras, ma alla lunga dovettero cedere – e la penisola salentina divenne avamposto militare della polìs jonica. Successivamente, quando i Romani conquistarono il Salento, i Messapi si allearono ad essi per espugnare Taranto.

                      La prestigiosa unione fra Taranto, Lecce e Brindisi viene fatta risalire all’ultimo ventennio del XIV secolo, quando Maria d’Enghien, discendente di un conte leccese, sposò un principe di Taranto; da lì l’unificazione delle città divenendo, che diede luogo ad uno dei feudi più grandi e importanti d’Italia. Fin da subito però Lecce acquisì rilevanza rispetto alle altre città. Nel XV secolo divenne capitale del commercio, ospitando influenti comunità di mercanti. Nel corso del Seicento si affermò come uno dei centri più significativi dell’arte barocca.

                      Nella prima metà del Novecento, anche dopo l’istituzione delle province di Taranto e Brindisi (rispettivamente nel 1923 e nel 1927), Lecce ha continuato a dominare. Difatti l’egemonia economica, amministrativa e culturale le derivava dalla presenza dell’unico Tribunale e dall’unica Università nell’intero territorio a sud di Bari.

                      La Storia ci parla quindi di rapporti di forza ribaltatisi nel corso del tempo. Se per quasi tutta l’antichità il territorio della bassa Puglia ha subìto l’influenza di Taranto, con l’affacciarsi dell’età Moderna lo squilibrio ha iniziato a pendere a vantaggio di Lecce. Solo la contemporaneità ha riequilibrato la situazione, ma in un modo decisamente negativo per Taranto e Brindisi. Mentre Lecce infatti ha continuato lungo la strada di uno sviluppo autonomo, gli altri due capoluoghi hanno subito un’industrializzazione forzata. Vediamo subito quali conseguenze ne sono derivate.

                      Al giorno d’oggi, con un colpo d’occhio, possiamo definire Taranto la città della siderurgia e dell’inquinamento, Brindisi la città del carbone e dell’energia elettrica, Lecce la città dell’arte e della cultura. Taranto e Brindisi sono reduci, nonché dimostrazioni pratiche, delle politiche sbagliate prevalse nel Novecento, basate sullo sfruttamento selvaggio del territorio e sulla ricerca indiscriminata del profitto. L’industria siderurgica inibisce buona parte dello sviluppo sia economico che sociale, sia culturale che turistico della città dei due mari. Brindisi ospita l’industria aeronautica, quella di materie plastiche e alcuni mobilifici, ma soprattutto centrali Enel, Edipower e Eni Power, l’industria del carbone. Diossina e anidride carbonica nell’aria, polveri sottili e metalli pesanti nel sottosuolo. E, per queste città, sono ancora in progetto due rigassificatori – e a Taranto anche il grandioso progetto del “San Raffaele del Mediterraneo” (detto in altre parole un incontro ravvicinato tra clero e massoneria, mascherato da polo oncologico d’eccellenza). Tutto questo contribuisce a rendere Taranto e Brindisi realtà da Terzo Mondo.

                      E tutto questo mentre Lecce e il basso Salento continuano a crescere sfruttando al meglio il loro mare e il loro clima, la loro arte e la loro cucina, divenendo meta tutti i mesi dell’anno di invasioni di turisti entusiasmati da tamburelli e pizziche, da tarantati impazziti e dallo sfarzoso barocco. Culturalmente la città capoluogo gode di un Ateneo storico, del tutto autonomo, che produce cultura (!!!) ovviando alle famose fughe di cervelli – e che, anzi, si organizza per accoglierne altri di cervelli: un misto tra alcuni giovani che credono di aver trovato l’America italiana e altri, provenienti dal resto della Puglia, vittime della grave crisi economica. Accanto all’Università abbiamo anche un’Accademia di Belle Arti, che da cinquanta anni produce e promuove l’arte in ogni sua forma ed entità; e poi teatri, caffè letterari e musei. Diffusissima è la piccola e media industria, soprattutto nel comparto del tessile-calzaturiero ed agroalimentare; botteghe d’artigianato tramandano tradizioni più che centenarie. Vi è localizzata infine una significativa produzione di energie rinnovabili. Chiaro, quindi, il differente humus culturale, antropologico, economico e politico che caratterizza questa parte di Puglia. Oltre tutto, nell’interpretazione dei limiti territoriali dell’identità salentina ha giocato un ruolo importante, nel corso del Novecento, anche una certa esigenza di autonomia culturale espressa dalle nuove province di Brindisi e Taranto, alla quale i Leccesi hanno risposto rivendicando per se stessi il marchio esclusivo del concetto di salentinità. In definitiva, pitta pizzica e tarantati; sole mare e vento (come se ce li avessero solo loro)!

                      Siamo quindi in presenza di un’area altamente disomogenea sotto tutta una serie di punti di vista.

                      Cerchiamo adesso di focalizzare l’attenzione sugli aspetti propriamente politici del progetto.

                      Già nel 1946 fu avanzata la prima proposta di fare della Puglia e del Salento due regioni separate, ma in nome degli interessi economici baresi e con un accordo fra il Pci e la Dc (Aldo Moro), l’idea venne abbandonata.

                      Nel 1970 con l’Attuazione delle Regioni, il progetto sfumò per la seconda volta, per un solo voto.

                      Nel 1987 la proposta venne bocciata alla Camera dei Deputati; risale al 1996 l’ultimo tentativo, caduto presto nel dimenticatoio. Ma il 5 agosto 2010, gli autonomisti tornano alla ribalta, sulla base di connotati d’occasione e di circostanza spacciati per contenuti.

                      In un’epoca in cui tutto si risolve con l’etica del “facciamo un referendum”, in nome del giudizio popolare e della democrazia, non poteva non esserci una consultazione anche su questo argomento. Ed ecco che, a pochi mesi dall’annuncio indipendentista, solo qualche giorno fa viene approvato dal Consiglio Comunale di Taranto un ordine del giorno proprio su questo progetto. Ovviamente, grande soddisfazione espressa dai promotori su tutte le testate giornalistiche e televisioni provinciali. Per me, invece, grande sgomento.

                      Leggendo il comunicato diramato dai referendari più di qualcosa mi ha fatto rabbrividire. Difatti, prima essi definiscono la Regione Salento come “Battaglia del popolo” (quale popolo poi, fra quelli che abitano le province in questione, ce lo faremo spiegare), ma la cosa più importante è quando giudicano la decisione dell’assise tarantina un “risultato incoraggiante”. La comunità jonica, attraversata dal dolore di scelte che l’hanno costretta a convivere con un modello di sviluppo insostenibile e imposto dall’alto, ha bisogno di riscattarsi. E allora… “Popolo, scegli e vota… e cerca di scegliere bene. Perché la Regione Salento è una possibilità, perché è la nostra possibilità, perché la Regione Salento non è una casta!”

                      Ma noi tarantini, “popolo rivendicativo orgoglioso e tenace” (come ci definiscono gli stessi sostenitori della fantomatica regione), dovremmo respingere quella proposta partendo proprio da un’attenta riflessione sulle politiche del passato – che ancora ci fanno assaporare e subire il dolore di decisioni calate dall’alto. Sulla nostra pelle e sulla nostra salute ci hanno mangiato già abbastanza e in tanti, e stringere questo Patto d’Alleanza con Lecce e la sua provincia (che della Regione Salento deterrebbero la leadership) significherebbe cedere a una nuova egemonia e rimandare ancora un’assunzione di responsabilità che possa portarci ad una vera autonomia. Il nucleo centrale della futura regione, infatti, continuerebbe ad arricchirsi, avendo già una buona base di partenza. Nel frattempo, le altre provincie – dove prevalgono attività che provocano scempio ambientale, culturale e sociale – resterebbero in secondo piano.

                      A Taranto si continuerà a morire, mentre a Lecce si continuerà a ballare la pizzica pizzica (e ad arricchirsi con essa). E forse a Brindisi di tanto in tanto verrà dato un biscotto!

                      Vorranno scusarci i Signori, se il nostro riscatto non si chiama Regione Salento, vorranno scusarci se non ci sentiamo salentini…

                      Questa non è una storia di campanilismo forsennato – o una sorta di rivalità calcistica applicata –, ma una storia di poltrone. Non una possibilità di rivalutazione e rilancio del territorio, ma una possibilità di profitto. Una nuova subalternità di territori rispetto ad altri. In questo caso non siamo di fronte alla subalternità tra Nord e Sud – ancora tutta da sconfiggere – e nemmeno tra Sud e Sud, ma in questo caso rischia di essere tra Sud e Sud-del-sud.

                      Siamo tutti salentini!” dice qualcuno, forse in nome dell’internazionalismo?

                      FONTE: SIDERLANDIA

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                        #12
                        Riferimento: Regione Salento: favorevoli o contrari?

                        http://www.lecceprima.it/articolo.asp?articolo=25446

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                          #13
                          Riferimento: Regione Salento: favorevoli o contrari?

                          quanto ancora riusciremo a sopportare la situazione in cui versa la nostra città? o uno di noi entra in politica e si candida come sindaco/governatore, oppure le cose resteranno come sono. dobbiamo svegliarci: chi può difendere taranto se non i tarantini??

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