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Palazzo degli Uffici: quale futuro?

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    All’Archita rubato il bassorilievo di Moro

    All’Archita rubato il bassorilievo di Moro

    Proseguono i furti nella dimora storica del liceo Archita, il Palazzo degli Uffici, oggetto da anni di interventi di recupero mai conclusi. Era stata recentemente la notizia del furto di due campane in bronzo a destare preoccupazione, ma il recente sopralluogo del dirigente dell’istituto, il preside Pasquale Castellaneta, ha consentito di verificare che all’elenco di oggetti di valore manca ancora dell’altro. Urgente più che mai, quindi, correre ai ripari e mettere in sicurezza il patrimonio culturale del liceo. Ad accompagnare il dirigente scolastico nel sopralluogo sono stati i tecnici del settore Lavori pubblici del Comune. Il tutto sarebbe avvenuto in più step, ma a distanza di due anni e mezzo, da quando il liceo Archita è stato sfrattato dalla sua sede storica a causa dei lavori di ristrutturazione dell’immobile, l’amara constatazione forse era alquanto scontata. Ed infatti all’appello mancano non solo le due campane in bronzo, ma anche due bassorilievi in rame e bronzo donati all’istituto dallo scultore Aldo Pupino.Una delle due opere, celebrativa dello statista Aldo Moro, è stata parzialmente asportata dalla base mentre dell’altra non vi è traccia. Mancano anche alcuni busti in marmo. Questo è il triste bollettino reso noto dallo stesso preside Castellaneta. Per fortuna non ci sono state sorprese nella vasta biblioteca. Il patrimonio librario risulta intatto e i locali che custodiscono i volumi non presentano infiltrazioni. Ma ora davvero la corretta conservazione di questo ampio patrimonio è a rischio. Da qui la decisione del preside Castellaneta di convocare nei prossimi giorni una conferenza di servizi con il Comune e la Provincia di Taranto. “Ora - dice il dirigente - si tratta di individuare un sito idoneo ad ospitare la preziosa dotazione libraria del liceo Archita, quantificabile in circa 20.000 volumi”.

    articolo di Maria Rosaria Gigante
    pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di Mercoledì 06 Maggio 2015

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      Crollo a Palazzo degli Uffici: la Procura apre un’inchiesta

      Crollo a Palazzo degli Uffici: la Procura apre un’inchiesta
      Tra le ipotesi di reato anche i danneggiamenti per l’abbandono dello stabile

      Crollo doloso e danneggiamenti. Sono le ipotesi di reato sulle quali la Procura di Taranto ha aperto un fascicolo di indagine per verificare eventuali responsabilità penali sullo stato di abbandono in cui versa il Palazzo degli Uffici di Taranto.
      Al momento non ci sarebbero indagati, ma è chiaro che il procuratore capo Franco Sebastio, che coordina personalmente le attività investigative, vuole vederci chiaro.
      Ieri mattina nell’eterno cantiere del centro cittadino sono giunti infatti i Vigili del Fuoco e i finanzieri del nucleo di Polizia tributaria: una task force che, oltre a ricostruire l’intero iter procedurale che dal 2004 non ha ancora portato alla riqualificazione dell’edificio, dovrà stabilire se vi sono rischi che potrebbero pregiudicare lo stato dell’immobile o anche dei cittadini.
      Nei prossimi giorni sarà il comando dei Vigili del Fuoco a inviare una dettagliata relazione al procuratore Sebastio che successivamente valuterà le ulteriori mosse.
      Qualche settimana fa Palazzo degli Uffici è ufficialmente tornato in possesso del Comune di Taranto. Dopo due diffide cadute nel vuoto, il 23 aprile scorso, i tecnici della direzione Lavori pubblici dell’amministrazione comunale, grazie all’intervento dei vigili urbani, sono entrati nel cantiere di piazza della Vittoria che era formalmente affidato al consorzio “Aedars”, aggiudicatario del progetto di finanza e sino a poco tempo fa responsabile del cantiere.
      In questi giorni due consulenti del Comune, un architetto e un ingegnere strutturista, hanno verificato se esistono o meno dei problemi di staticità dell’edificio.
      Gli esiti dei sopralluoghi finiranno in un documento che i tecnici consegneranno nei prossimi giorni all’ente locale e in caso di danni strutturali, toccherà al Comune eseguirli e poi chiedere i danni - oltre alle spese per la sostituzione dei teli e ponteggi dell’impalcatura ormai danneggiati - al concessionario.
      In queste ultime settimane, inoltre, il cantiere, che versa ormai in uno stato di grave abbandono, è diventato meta preferita di ladri e malfattori. In uno degli ultimi furti è stato trafugato addirittura un busto bronzeo raffigurante lo statista Aldo Moro.
      Era il 2002 quando la prima giunta comunale di Rossana Di Bello approvò il primo progetto per il Palazzo degli Uffici: i lavori furono affidati a un’associazione temporanea di imprese capeggiata dalla ditta Romagnoli con l’appalto in concessione.
      Il privato metteva i soldi necessari ai lavori e il Comune avrebbe pagato un canone annuo di un milione di euro per 44 anni e alla società concessionaria spettava il diritto di utilizzo per fini commerciali di circa 10mila metri quadrati del Palazzo.
      L’iter, però, si scontrò da subito con alcuni ostacoli burocratici. Nel frattempo la “Palazzo degli Uffici Taranto srl”, società di progetto detenuta al 100 per cento dalla ditta concessionaria, cambiò proprietà: ben quattro ditte fino a oggi si sono passate di mano in mano la concessione dei lavori per Palazzo degli Uffici.
      E anche il progetto è cambiato più volte. La prima galleria commerciale è diventata un albergo a cinque stelle.
      Ma al di là di quello che c’è sulla carta, ai tarantini è rimasto solo un eterno cantiere. E l’ennesima inchiesta della Magistratura.

      articolo di Francesco Casula
      pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di Martedì 12 Maggio 2015

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        Ex Archita, i lavori sono urgenti

        Ex Archita, i lavori sono urgenti
        Il consulente del Comune: “Nessun problema di staticità ma va messo in sicurezza”

        Palazzo degli Uffici, non ci sono problemi statici ma il Comune di Taranto deve comunque eseguire degli interventi urgenti di messa in sicurezza.
        Sono fondate indiscrezioni, infatti, a riferire l’esito della relazione scritta dal consulente esterno all’Amministrazione comunale. Il professionista, peraltro, aveva ricevuto quest’incarico pochi giorni dopo che il Municipio era ritornato in possesso del cantiere che sovrasta piazza della Vittoria e si impone da piazza Garibaldi.
        Da quel che si apprende, l’architetto chiamato ad esprimere un proprio parere tecnico sulla condizione dell’immobile che per oltre 135 anni ha ospitato il liceo classico “Archita” ha escluso che lo storico edificio possa avere dei problemi statici ma, al tempo stesso, ha imposto all’Amministrazione comunale (proprietaria dell’immobile) di osservare delle misure di sicurezza che i tecnici della direzione Lavori pubblici stanno già attuando.
        In particolare, il consulente del Comune ha imposto che i lavori lasciati incompleti dal consorzio aggiudicatario del progetto di finanza (“Aedars”) vengano eseguiti entro due anni. Da domani, intanto, sarà possibile vedere in azione una autogrù da 40 metri per la verifica dei prospetti che sono senza impalcatura. Ed ancora, entro il prossimo 8 giugno dovrebbero essere terminate le opere di messa in sicurezza comprese quelle relative ai teli in copertura.
        E una volta fatto questo, la direzione Lavori pubblici del Comune di Taranto potrà volgere il suo sguardo al futuro che resta l’aspetto più problematico e complesso non foss’altro per la necessità di rapportarsi con la Provincia, ente competente per legge ad occuparsi delle scuole superiori. Ed infine, nel frattempo, i tecnici di Palazzo di Città (anzi di via Plinio luogo in cui ha sede l’assessorato ai Lavori pubblici) stanno per trasportare nella depositeria comunale le attrezzature lasciate dalla vecchia società (consorzio Aedars di Roma che, a sua volta, aveva affidato ad un’impresa di Mesagne l’esecuzione dei lavori di ristrutturazione e riqualificazione).
        Incassata la buona notizia relativa alla solidità statica dell’immobile (nonostante tutto quello che è accaduto in questi anni e nonostante il lento logorio del tempo) ed annotati gli interventi necessari per la messa in sicurezza, il primo grande tassello da sistemare sarà quello relativo alla copertura del solaio. Il progetto è pronto da tempo ed è stato fissato anche l’importo (2 milioni di euro) per coprire a regola d’arte i 5mila metri quadrati della struttura. Che, peraltro, in parte ha la fragile protezione rappresentata da dei teli di plastica messi lì dopo la rimozione dell’amianto presente e la mancata copertura dell’area imposta dalla sospensione dei lavori. Fortunatamente l’infiltrazione delle acque piovane agevolata da quella copertura provvisoria non ha causato danni rilevanti all’antico edificio.
        Poi, anzi contestualmente a questi interventi, Comune e Provincia di Taranto dovranno necessariamente sedersi attorno ad un tavolo e trovare una soluzione magari coinvolgendo anche il dirigente scolastico ed una rappresentanza di insegnanti e studenti del liceo. Altrimenti, posto che la situazione è complessa e che la matassa è ingarbugliata sin dal 2002-2003, non avrà un gran senso sentir parlare di “l’Archita come fiore all’occhiello della città” o di “Palazzo degli Uffici simbolo del Borgo”. Se questi ultimi tentativi fallissero e se quelle frasi venissero poi ancora ripetute, sarebbero solo un esercizio di pura retorica.

        articolo di Fabio Venere
        pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di Lunedì 25 Maggio 2015

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          Palazzo degli Uffici, mano al solaio

          IL BANDO PER QUESTI LAVORI SARÀ LANCIATO NON APPENA TERMINERANNO GLI INTERVENTI DI MESSA IN SICUREZZA DELLO STORICO IMMOBILE DEL BORGO
          Palazzo degli Uffici, mano al solaio
          Da coprire 5mila metri quadrati. La tipologia scelta andrà bene per qualsiasi impiego finale

          Palazzo degli Uffici, sono in via di ultimazione gli interventi di messa in sicurezza dello storico immobile. Una volta conclusi del tutto, i tecnici dell’Amministrazione comunale proprietaria dell’edificio che per oltre 130 anni ha ospitato il liceo classico «Archita» daranno il via al bando per la copertura del solaio. Si tratta di una copertura, come si dice in gergo, «a regola d’arte» che coprirà tutti i 5mila metri quadrati e consentirà di realizzare nello stabile qualsiasi tipo di attività senza particolari problemi.
          Per essere più chiari, andrà bene per qualsiasi cosa gli enti locali decidano di fare o sistemare all’interno. In realtà, anche la copertura del solaio non è slegata dalla tipologia di attività che si decidano di fare. Ad esempio, se tornasse d’attualità l’ipotesi di realizzare un hotel (opzione remota a dire il vero), le distanze tra il solaio stesso e la struttura sottostante sarebbero differenti nel caso in cui, invece, si realizzassero degli uffici pubblici. Di certo, anche in considerazione di questi elementi, diventa non più rinviabile un confronto tra la Provincia, che per legge ha la competenza sulle scuole superiori, e l’Amministrazione comunale, proprietaria dell’immobile. La ripresa del cantiere da parte del Comune (contratto revocato al consorzio Aedars, di recente fallito) era stato solo l’ultimo atto amministrativo in ordine di tempo di questa vicenda così complessa da essere estenuante. Prima ancora c’era stata l’approvazione dell’atto di indirizzo che dava mandato al dirigente dei Lavori pubblici di rescindere il contratto con il consorzio «Aedars».
          E, in realtà, prima ancora di questo «strappo», ci sarebbero 12 lunghi anni tutti da raccontare.
          Andrebbe dunque descritta la storia di un progetto nato male e (per ora) finito peggio. E ci sarebbe anche da ricordare i quattro cambi di assetto societario all’interno della società di scopo «Put srl», ovvero Palazzo degli Uffici Taranto srl. Società le cui quote furono appunto rilevate dal consorzio «Aedars», divenuto poi titolare del contratto nato dal progetto di finanza stipulato con il Comune nel lontano 2003. Contratto che avrebbe dovuto poi portare alla riqualificazione del liceo classico «Archita», alla realizzazione di uffici comunali e di un hotel a 5 stelle per un appalto da 33 milioni di euro. Di questi, 18-19 li avrebbe dovuti versare il concessionario, 11 il Comune di Taranto e 8,5 la Provincia di Taranto. Ed invece si è arrivati alla rescissione contrattuale. Nel provvedimento, il dirigente comunale aveva fatto esplicito riferimento alla misura interdittiva emessa, nel 2013, dalla Prefettura di Roma per presunte infiltrazioni mafiose (tesi questa «smontata» da una sentenza del Tar e da una del Consiglio di Stato ma poi riemerse da alcuni provvedimenti cautelari del marzo scorso) e ad una serie di inadempienze contrattuali. Che, in particolare, sarebbero culminate con la sospensione dei lavori.
          Quella di Palazzo degli Uffici è, dunque, la storia di un progetto complesso e ambizioso ma che si è arenato. A questo proposito, serve ricordare che il Consiglio comunale, nel 2012, votò una delibera con la quale modificò l’iniziale proposta elaborata dal consorzio «Aeders», concessionario del progetto di ristrutturazione e riqualificazione di Palazzo degli Uffici poi revocato dal Comune.
          La modifica si era resa necessaria perché l’impresa, negli spazi dell’edificio ad essa assegnati, non volle realizzare più una galleria commerciale con 10 negozi ma un albergo associato ad un’importante catena alberghiera. Avrebbe dovuto trattarsi di un hotel di lusso di cinque stelle con circa 50-60 stanze.
          Ed allora quali sono (o meglio, quali erano) le «cifre» di Palazzo degli Uffici e quali saranno (o meglio, sarebbero stati) i costi che Comune e Provincia avrebbero dovuto sostenere? L’Amministrazione comunale di Taranto, grazie ad un mutuo acceso con la Cassa Depositi e Prestiti, era pronta a versare 11 milioni di euro. E la Provincia? L’Amministrazione provinciale che, inizialmente, si era impegnata a stanziare 8,5 milioni di euro, poi ha annunciato di voler ridimensionare, almeno secondo quanto proposto dall’ex commissario Mario Tafaro e dal presidente Martino Tamburrano, il suo impegno a 3,5-4 milioni. Riepilogando, dunque, gli enti locali avrebbero dovuto contribuire alla realizzazione dell’opera sborsando 19,5 milioni di euro. La somma rimanente (13,5) avrebbe dovuto essere coperta dall’impresa, consorzio Aeders, che poi avrebbe dovuto sfruttare economicamente anche gli utili derivanti dalla gestione delle aree presenti all’interno del Palazzo, secondo il modello del project financing (progetto di finanza). In realtà, il Comune ha comunque speso circa 4 milioni di euro per la realizzazione dei primi interventi di riqualificazione e per la rimozione dell’amianto presente nel Palazzo. Ma intanto l’opera resta incompiuta.

          articolo di Fabio Venere
          pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di Martedì 07 Luglio 2015

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            Palazzo degli Uffici, si accelerano i tempi

            Palazzo degli Uffici, si accelerano i tempi
            atteso il bando per la copertura del solaio

            Il prossimo mese il Comune pubblicherà l’avviso. Appalto di 2 milioni di euro


            Palazzo degli Uffici, settembre (salvo imprevisti ed ulteriori rinvii) sarà il mese in cui l’Amministrazione comunale indirà il bando per la copertura del solaio. È di due milioni di euro l’importo previsto per sistemare a regola d’arte la sommità dello storico stabile di Piazza della Vittoria la cui superficie si estende per 5mila metri quadrati. Si spera che nel prossimo mese ci sia anche il, sinora colpevolmente rimandato, confronto con la Provincia. Certo, il Comune è il proprietario dell’immobile ma l’Amministrazione provinciale è responsabile, per legge, dell’edilizia scolastica superiore e, quindi, chiamarla in causa è un obbligo giuridico in linea generale. Lo è ancor di più, in particolare, considerato che nel caso del progetto di Palazzo degli Uffici, la Provincia di Taranto è firmataria del protocollo d’intesa in cui si impegnava a versare 8,5 milioni di euro. Al momento, quella firma e quella cifra sono indicati. Successivamente, però, sia il commissario Tafaro che il presidente Tamburrano hanno annunciato pubblicamente di voler rivedere l’impegno di Palazzo del Governo più che dimezzando l’esborso economico che verrebbe così rideterminato a 3,5 - 4 milioni di euro. Ora, però, i due enti locali devono necessariamente incontrarsi per fare il punto della situazione e sottoscrivere un nuovo accordo che dovrà necessariamente poi portare all’elaborazione di un nuovo progetto di ristrutturazione.
            Intanto, nelle scorse settimane sono praticamente ultimati gli interventi di messa in sicurezza di Palazzo degli Uffici. Questi interventi erano, del resto, l’ultimo tassello del mosaico da completare affinché poi i tecnici dell’Amministrazione comunale (proprietaria dell’edificio che per oltre 130 anni ha ospitato il liceo classico “Archita”) potessero dare il via al bando per la copertura del solaio. Che consentirà di realizzare nello stabile qualsiasi tipo di attività senza particolari problemi. Per essere più chiari, andrà bene per qualsiasi cosa gli enti locali decidano di fare o sistemare all’interno. In realtà, anche la copertura del solaio non è slegata dalla tipologia di attività che si voglia realizzare. Ad esempio, se tornasse d’attualità l’ipotesi di costruire un hotel (opzione remota, a dire il vero), le distanze tra il solaio stesso e la struttura sottostante sarebbero differenti rispetto al caso in cui, invece, si realizzassero degli edifici pubblici.
            La ripresa del cantiere da parte del Comune (contratto revocato al consorzio Aedars, di recente fallito) era stato solo l’ultimo atto amministrativo in ordine di tempo di questa vicenda così complessa da essere estenuante. E che colloca ormai Palazzo degli Uffici tra le “opere incompiute” pugliesi segnalate dal ministero delle Infrastrutture. Prima della ripresa del cantiere, infatti, c’era stata l’approvazione dell’atto di indirizzo che dava mandato al dirigente dei Lavori pubblici di rescindere il contratto con il consorzio “Aedars”. E, in realtà, prima ancora di questo “strappo”, ci sono dodici lunghi anni tutti da raccontare.
            Andrebbe dunque descritta la storia di un progetto nato male e (per ora) finito peggio. E ci sarebbe anche da ricordare i quattro cambi di assetto societario all’interno della società di scopo “Put srl”, ovvero Palazzo degli Uffici Taranto srl. Società le cui quote furono appunto rilevate dal consorzio “Aedars”, divenuto poi titolare del contratto nato dal progetto di finanza stipulato con il Comune nel lontano 2003. Contratto che avrebbe dovuto poi portare alla riqualificazione del liceo classico “Archita”, alla realizzazione di uffici comunali e di un hotel a 5 stelle per un appalto da 33 milioni di euro. Di questi, 18-19 li avrebbe dovuti versare il Comune di Taranto e 8,5 la Provincia di Taranto.
            Ed invece si è arrivati alla rescissione contrattuale per una serie di inadempienze contrattuali ed anche per una misura interdittiva antimafia poi revocata dalla magistratura amministrativa.

            articolo di Maria Rosaria Gigante
            pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di Martedì 18 Agosto 2015

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              Palazzo degli Uffici: entro fine mese pronto il bando per coprire il solaio

              Palazzo degli Uffici: entro fine mese pronto il bando per coprire il solaio

              “Entro fine mese, pubblicheremo il bando per la copertura del solaio di Palazzo degli Uffici”. Ad annunciarlo è Lucio Lonoce, vicesindaco di Taranto ed assessore ai Lavori pubblici del Comune di Taranto. Che aggiunge: “Spero che entro dicembre possa essere sottoscritto il contratto con l’impresa che risulterà aggiudicataria dell’appalto. E che, di conseguenza, i lavori (l’importo oscilla tra 1,5 e 2 milioni di euro) possono iniziare già a gennaio. Questa sarà una sorta di prima pietra del “nuovo” Palazzo degli Uffici. Poi, anzi parallelamente - prosegue l’assessore ai Lavori pubblici - avvieremo un confronto con la Provincia competente per legge sull’edilizia scolastica superiore e, quindi, responsabile della sistemazione del liceo Archita”. Lonoce, infine, non si esprime sulla proposta di Nino Palma dell’associazione “Aldo Moro” di realizzare un polo bibliotecario o una galleria d’arte ma si limita a ricordare che “nelle aree di proprietà comunale, lo stesso sindaco Stefàno ha manifestato la sua intenzione di sistemare lì tutti gli uffici comunali che attualmente sono dislocati in altri edifici sparsi in diversi quartieri della città”. [...]

              articolo di Fabio Venere
              pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di Lunedì 07 Settembre 2015

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                Liceo Archita, un progetto nuovo

                Palazzo uffici, si riduce il contributo della Provincia
                Da 8,5 a 2,5-3 milioni di euro. Oggi il Consiglio

                Si riduce il contributo della Provincia per la ristrutturazione di Palazzo degli uffici. L’ente è in crisi finanziaria e non può sostenere l’impegno di spesa di 8,5 milioni di euro precedentemente annunciato. Oggi si riunirà il Consiglio provinciale per discutere della suddivisione dei fondi precedentemente destinati (e del “Piano degli interventi e iniziative per lo sviluppo dell’area tarantina”). La cifra da destinare alla ristrutturazione dell’antico edificio dovrebbe limitarsi a 2,5-3 milioni di euro. Nelle prossime ore se ne saprà di più. Ieri c’è stato un confronto tra il presidente Martino Tamburrano e il sindaco Ezio Stefano. Il ridimensionamento della somma era già stato proposto dall’ex commissario Mario Tafaro. Ora si attende il bando per la copertura del solaio. I lavori (l’importo oscilla tra 1,5 e 2 milioni di euro) potrebbero iniziare già a gennaio. Questa sarà una sorta di prima pietra del “nuovo” Palazzo degli Uffici. [...]

                articolo pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di Mercoledì 30 Settembre 2015




                Palazzo degli Uffici, dietrofront sul progetto: la struttura continuerà ad ospitare l’Archita

                Dietrofront sui progetti faraonici. Palazzo degli Uffici continuerà ad ospitare il liceo classico Archita. La Provincia di Taranto ha recepito la proposta avanzata dal Comune, che ritira il project financing stipulato nel 2003 con il consorzio “Aedars”. Il contratto fu poi revocato. Dopo un lungo contenzioso l’Amministrazione comunale è rientrata in possesso del cantiere. ieri il Consiglio provinciale ha approvato la delibera con cui impegna 4,5 milioni di euro (1,7 milioni derivano dal fondo della “Buona scuola”) per la riqualificazione del liceo Archita. In attesa dei lavori di ristrutturazione, il liceo sfrutterà le aule di un istituto di suore di via Mignogna, nel centro della città, per le quali la stessa Provincia spenderà 80mila euro l’anno.
                L’idea è quella di distribuire i 6mila metri quadrati di proprietà della Provincia su tre piani anziché due, da destinare alla scuola Archita e realizzare un ingresso autonomo che consentirebbe di non attendere il completamento della ristrutturazione degli altri uffici (in totale, 20mila metri quadrati).
                Il Comune utilizzerà ulteriori 5,8 milioni di euro degli 11 milioni già impegnati in seguito al mutuo contratto con la Cassa Depositi e Prestiti per il rifacimento del tetto, della facciata, delle scale e degli infissi esterni. “Se non dovessero bastare i 4,5 milioni stanziati - spiega il consigliere Vito Miccolis (Pd) - l’Amministrazione provinciale intende vincolare alcuni beni di proprietà perché il liceo Archita per noi è un simbolo di questa città. Verso questa direzione sta spingendo soprattutto il Partito democratico, i cui esponenti sono stati tutti presenti in Consiglio. Non c’era nessuno, invece, del centrodestra”.
                L’intesa tra Comune e Provincia è stata definita martedì pomeriggio (sarà comunque sottoscritto entro il 5 ottobre un nuovo accordo di programma) nel corso di un incontro a cui hanno partecipato il presidente della Provincia, Martino Tamburrano, il vice sindaco di Taranto, Lucio Lonoce, lo staff tecnico del Comune, i consiglieri provinciali del Pd Azzaro, Bitetti, Miccolis e Cascarano, i dirigenti tecnici e amministrativi. L’impegno di spesa per Palazzo degli Uffici è già stato inserito nel prossimo bilancio dell’ente.
                “Rifinanziamo l’Archita per la parte che ci riguarda - ha sottolineato il presidente Tamburrano - nonostante le esigue risorse di bilancio e possiamo dire alla città che il liceo Archita si farà in quel palazzo”.
                Il vecchio contratto avrebbe dovuto portare alla riqualificazione del liceo “Archita”, alla realizzazione di uffici comunali e di un hotel a 5 stelle per un appalto da 33 milioni di euro. Di questi, 18-19 li avrebbe dovuti versare il concessionario, 11 il Comune di Taranto e 8,5 la Provincia di Taranto. Ed invece si è arrivati alla rescissione contrattuale.

                articolo di Giacomo Rizzo
                pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di Giovedì 1 Ottobre 2015




                Liceo Archita, un progetto nuovo
                La scuola da realizzare su tre piani con un ingresso autonomo da corso Umberto

                “I presupposti per una soluzione ci sono tutti”. Per salvare Palazzo degli uffici dall’oblio, gli enti locali si dividono compiti e spese, accantonando il vecchio progetto che prevedeva anche la realizzazione di un hotel a cinque stelle. Ma restano i dubbi sui tempi di realizzazione e sulla disponibilità delle risorse (basteranno?). Perplessità ribadite dal professor Nino Palma, presidente dell’associazione “Aldo Moro” ed ex docente del liceo Archita, dopo tante promesse disattese. Nel verbale di accordo il presidente della Provincia, Martino Tamburrano, afferma che non “è mai mancata la volontà di riqualificare lo storico edificio”. I dettagli dell’intesa sono stati illustrati ieri da Gianni Azzaro, nella sua doppia veste di vicepresidente della Provincia e capogruppo del Pd in Comune, e dai consiglieri Piero Bitetti e Vito Miccolis. Tutti rappresentanti del Partito democratico, dunque (ha partecipato all’incontro anche il segretario cittadino Tommy Lucarella). Era assente, a causa di altri impegni istituzionali, lo stesso presidente Tamburrano. In attesa dei lavori di ristrutturazione, il liceo sfrutterà le aule di un istituto di suore in centro.
                Nel verbale d’intesa siglato martedì scorso da Provincia a Comune si stimano le somme da destinare in vista dell’accordo di programma che sarà formalizzato entro lunedì, ma il quadro prospettato non è chiarissimo. Inizialmente si fa presente che la Provincia, secondo la relazione dei suoi tecnici, intende ottenere gli spazi per il liceo “con l’apporto di 4,7 milioni di euro”. Nella parte conclusiva del documento “la Provincia di Taranto comunica la disponibilità - allo stato - di 4,5 milioni da destinare alla ristrutturazione della parte di immobile di competenza per il liceo Archita, precisando comunque l’intenzione di integrare tali risorse con quelle eventualmente reperibili da fonti di finanziamento destinate all’edilizia scolastica”.
                In mezzo, i consiglieri Gianni Azzaro e Piero Bitetti specificano “che le somme con cui la Provincia partecipa sono di 3,6 milioni più 1,6 milioni che dovranno essere utilizzate per il liceo”.
                Si fa inoltre rilevare che “la Provincia, già con una nota dell’ex commissario Tafaro aveva preso impegni per trovare una soluzione con il Comune di Taranto, impegni che l’attuale Amministrazione intende mantenere, precisando che con l’attuale bilancio consuntivo si potrà deliberare la prima parte del finanziamento, per l’importo di 1,7 milioni”.
                La cifra è comunque ridimensionata rispetto agli 8.538.940,10 euro che la Provincia aveva destinato con il vecchio progetto, saltato dopo la rescissione del contratto con il consorzio “Aedars” (che si vide notificare dalla Prefettura di Roma la misura interdittiva antimafia), ora commissariato. Il Comune di Taranto conferma “l’intendimento di completare la ristrutturazione dell’edificio Palazzo degli Uffici destinando a ciò le somme residuali rivenienti dal mutuo contratto con Cassa Depositi e Prestiti pari a 11.148.389,10 euro, al lordo delle opere già eseguite”. La somma residua dovrebbe ammontare a circa 6 milioni di euro da investire per “messa in sicurezza e rifacimento della copertura, realizzazione delle opere di consolidamento statico e intervento di manutenzione straordinaria dei soli prospetti esterni dell’edificio”. C’è il bando per i lavori di copertura del solaio (l’importo oscilla tra 1,5 e 2 milioni di euro), che potrebbero iniziare già a gennaio. In una parte della struttura potrebbero essere realizzati un caffè letterario e una sala convegni, “ma al momento - ha osservato Azzaro - sono solo idee che vanno approfondite”. Nel caso in cui le risorse non dovessero essere sufficienti, la Provincia prevede di utilizzare somme che stima di incassare dalla cessione di immobili come Palazzo d’Ayala e la caserma dei carabinieri di via Giovinazzi visto che gli uffici saranno trasferiti nella città vecchia. Inoltre, “la scheda di Palazzo degli Uffici - ha annunciato Azzaro - finirà all’attenzione del Tavolo istituzionale che si appresta a sottoscrivere il Contratto istituzionale di sviluppo. Risponde pienamente ai parametri di rigenerazione urbana e promozione della cultura”.
                Tamburrano aveva spiegato nel documento che “la Provincia, nonostante paghi molti fitti per le scuole, intende mantenere l’impegno preso di riportare l’Archita nel Palazzo degli uffici, anche se le somme a disposizione del Comune e della Provincia non bastano, bisogna iniziare”.
                La struttura sviluppa 20mila metri quadrati di cui “6mila mq sono destinati a scuola” e “sarà necessario fare un cambio di destinazione, definendo gli spazi diversi, in modo che ognuno sia indipendente dall’altro”. L’idea è quella di distribuire i 6mila mq di proprietà della Provincia su tre piani, anziché due (l’ala C che affaccia su corso Umberto), da destinare alla scuola Archita e realizzare un ingresso autonomo che consentirebbe di non attendere il completamento della ristrutturazione degli altri uffici. Sperando che non si arrivi alle calende greche.

                articolo di Giacomo Rizzo
                pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di Venerdì 2 Ottobre 2015

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                  Palazzo degli Uffici, progetto nuovo

                  Palazzo degli Uffici, progetto nuovo
                  Entro la fine del mese partirà il bando di gara per la copertura del solaio dello stabile

                  Palazzo degli Uffici, ecco il progetto riveduto e corretto. Già nei giorni immediatamente successivi alla recente conferenza stampa con cui la Provincia ha dimezzato il suo impegno economico per riqualificare lo storico edificio (da 8,5 a 4,5 milioni di euro), i tecnici del Comune di Taranto si erano messi al lavoro per modificare la proposta tecnica su cui si era sinora discusso.
                  Ancor prima di anticipare le possibili novità, va riferito che negli uffici comunali trova conferma il fatto (già annunciato) che, entro fine mese, verrà indetto il bando di gara per la copertura del solaio dello stabile che domina il Borgo di Taranto. L’importo dovrebbe oscillare tra 1,5 e 2 milioni di euro e, al termine dei lavori, la superficie della struttura (5mila metri quadrati) verrà sistemata a regola d’arte. Il bando, considerato l’importo, ragionevolmente non dovrebbe vedere la sua conclusione prima della fine di gennaio e, di conseguenza, il contratto con l’impresa che si aggiudicherà i lavori non potrà essere firmato prima della fine del prossimo febbraio. Tirando una riga, dunque, i lavori per la copertura del solaio di Palazzo degli Uffici non inizieranno prima della primavera 2016. I tempi sono questi e li detta la legge. Di questi interventi si farà carico l’Amministrazione comunale, proprietaria dello storico immobile, così come sarà sempre il Municipio a dover sborsare risorse finanziarie importanti per il rifacimento delle facciate. Per quest’intervento, in realtà, la situazione è ancora più complessa ed onerosa tant’è che la stima fatta dai tecnici comunali fa alzare l’asticella dell’importo presunto a 5 milioni di euro. Anche per questo, evidentemente, il bando di gara per rifare i prospetti non potrà mai essere indetto prima della prossima estate con il conseguente, probabile, inizio dei lavori previsto per l’autunno del prossimo anno. Salvo imprevisti (ovvero ricorsi al Tar di società escluse dall’appalto), naturalmente.
                  E la Provincia? L’Amministrazione Tamburrino, dimezzando il suo impegno finanziario rispetto a quanto stabilito nel contratto poi rescisso dal Comune per alcune presunte inadempienze dell’ormai ex concessionario, si occuperà solo della parte dell’edificio che ospiterà il liceo classico “Archita”. Che, peraltro, lì dentro ha trascorso oltre 130 anni della sua lunga e gloriosa storia prima di essere smembrata in diverse sedi.
                  Alla Provincia, competente per legge ad occuparsi degli istituti scolastici superiori, andranno i 6mila metri quadrati che già originariamente dovevano comunque essere attribuiti al liceo. Secondo alcuni, si tratterebbe di una superficie ormai sovrastimata considerando che sta progressivamente diminuendo il numero degli studenti che si iscrivono al liceo classico ma, considerato questo, per ora si parte da un’area di 6mila metri, Inizialmente, si era pensato di dividere gli spazi assegnati ai due enti locali in maniera orizzontale quasi come se si stesse in un supercondominio. L’idea, secondo robuste indiscrezioni, non sembrerebbe aver incontrato l’entusiasmo dell’Amministrazione comunale. In Municipio, infatti, non solo non avrebbero gradito (per usare un eufemismo) la drastica riduzione dell’esborso finanziario deciso da Tamburrano ma soprattutto alcuni toni usati nella conferenza stampa. Anche per questo, unitamente a ragioni esclusivamente tecniche, si sta valutando una sistemazione in verticale e non in orizzontale dell’Archita in modo da destinare agli studenti ed agli insegnanti un ingresso indipendente di Palazzo degli Uffici. Che, probabilmente, potrebbe essere quello che si apre su via D’Aquino. E, quindi, in verticale, l’Amministrazione provinciale potrebbe sviluppare su due o tre livelli gli spazi assegnati alla scuola.
                  Ancor prima che venisse rescisso il contratto con il consorzio Aedars, gli spazi erano così assegnati: 6mila metri quadrati alla Provincia per sistemare le aule del liceo “Archita”, 2mila metri al Comune di Taranto e 10mila all’impresa concessionaria che avrebbe dovuto in un primo momento, realizzare dei locali commerciali e successivamente costruire un hotel. Ora, invece, a rescissione contrattuale avvenuta, la nuova attribuzione delle superfici conferma la quota riservata al liceo ma fa, ovviamente, lievitare le aree assegnate all’Amministrazione comunale che passano così da 2mila a 12-14 mila metri quadrati.
                  E cosa potrà mai fare il Municipio in tutto questo spazio? L’ipotesi principale è quella di ridare la giusta corrispondenza tra la denominazione dell’immobile (Palazzo degli Uffici) con le attività che effettivamente si svolgono all’interno. E, quindi, l’Amministrazione Stefàno potrebbe trasferire lì gran parte degli uffici che si trovano sul piazzale Bestat (Lavori pubblici) e magari anche l’ufficio tecnico (Urbanistica ed Edilizia) che, da anni ormai, insiste a Paolo VI.

                  articolo di Fabio Venere
                  pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di Lunedì 19 Ottobre 2015



                  Dallo scorso giugno il cantiere infinito di Palazzo degli Uffici rientra di diritto nell'elenco delle opere pubbliche italiane incompiute stilate dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti: Opere Incompiute Regione Puglia 2015 (in quarta pagina con percentuale dei lavori eseguiti ferma al 6,13%).

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                    Palazzo degli Uffici: si riapre la trattativa

                    Palazzo degli Uffici: si riapre la trattativa
                    Aedars chiede di poter proseguire i lavori di ristrutturazione


                    Palazzo degli Uffici, si riapre (a sorpresa) la trattativa tra il Comune di Taranto ed il consorzio Aedars. Gli spiragli, questo va sottolineato subito, sono stretti. Strettissimi. Eppure, nelle scorse settimane, qualche segnale di avvicinamento c’è stato. Interessante, certo ma che, al tempo stesso, disegna scenari ancora fragili.
                    E così, a nove mesi dalla rottura definitiva del confronto, lungo l’asse Roma-Taranto c’è stato un incontro a cui ha fatto seguito uno scambio di documenti. Il confronto, peraltro, era stato chiesto dall’avvocato Gaetano Cappellano Seminara, designato dal Tribunale di Roma amministratore giudiziario del consorzio.
                    Ed allora il rappresentante di Aedars (a cui il Comune ha rescisso il contratto di concessione per una serie di inadempienze su cui deve ancora esprimersi il Tar), incontrando i rappresentanti del Municipio ha fatto la prima mossa. E ha chiesto al Comune di poter proseguire i lavori di ristrutturazione dello storico immobile che domina piazza della Vittoria e che, per oltre 130 anni, ha ospitato il liceo classico Archita. In realtà, nella proposta dell’amministratore giudiziario, il consorzio di candida ad eseguire direttamente le opere di messa in sicurezza e di consolidamento di Palazzo degli Uffici “per risolvere la controversia in maniera stragiudiziale”. L’avvocato Seminara fa anche appello ad una collaborazione “consona tra organi dello Stato”. In altre parole, l’amministratore giudiziario di Aedars ha proposto all’Amministrazione Stefàno di definire una transazione.
                    Nel confronto e nella successiva documentazione spedita, la direzione Lavori pubblici non ha chiuso la porta alla possibilità che i lavori riprendano ma ha chiarito che il contratto è rescisso (“è un presupposto imprescindibile”, sostengono fonti vicine al Municipio). Questa è la condizione necessaria e sufficiente per il Comune di Taranto affinché possa riprendere il percorso. Ed invece il consorzio non sembra essersi sintonizzato completamente e subito sulla lunghezza d’onda tracciata dall’Amministrazione comunale. Aedars, nella documentazione spedita successivamente all’incontro, ha sottolineato che sulla rescissione del contratto di concessione deve ancora pronunciarsi il Tar di Lecce (il ricorso è stato presentato due anni fa). Ora, indipendentemente dal contratto originario, il consorzio di candida a proseguire i lavori di ristrutturazione come se si trattasse di un appalto vero e proprio, rinunciando agli altri investimenti previsti dal contratto (realizzazione di un hotel) ma incassando dal Comune delle somme da intendersi come l’importo di una transazione. Tutta ancora da scrivere. Questa, in sintesi, la proposta di Aedars.
                    E il Comune, cos’ha risposto? Il Municipio verificherà quali siano i margini giuridici per trasformare l’originario progetto di finanza in un appalto tradizionale ma, nel frattempo, ribadirà il suo punto irrinunciabile: perdita di ogni valore del contratto iniziale. Si parte da qui. Altrimenti, la trattativa finirà prima ancora di essere completamente ripresa.
                    Nel caso in cui fallisse il confronto, la direzione Lavori pubblici darebbe subito il via libera al bando di gara da 1,4 milioni di euro per la ristrutturazione del solaio dell’immobile. Indispensabile per qualsiasi attività si possa realizzare in futuro all’interno dell’edificio (uffici comunali, centro culturale, liceo Archita). Il bando era pronto da almeno due mesi ma è stato messo nel cassetto proprio dopo la ripresa del dialogo con il consorzio. In caso di rottura, non è da escludere che Aedars si opponga ai lavori dell’Amministrazione comunale sostenendo che, sino a quando il Tar non si pronuncerà, il Comune non possa realizzare alcun intervento. E questo, nel caso accadesse, farebbe allungare i tempi, non solo per quel che riguarda il rifacimento del solaio.
                    Nota a margine: nei giorni scorsi, l’Amministrazione comunale ha sborsato altri 20mila euro per la sostituzione dei teli che coprono i ponteggi. Altri soldi spesi che, molto probabilmente, finiranno nel calcolo della stima dei danni che - nel caso la trattativa si arenasse - il Comune presenterà al consorzio Aedars.


                    Per riqualificarlo 20 milioni
                    È la proposta avanzata dal sindaco Stefàno e dal presidente Tamburrano


                    “Chiediamo che il Contratto istituzionale di sviluppo (Cis) preveda la ristrutturazione di Palazzo degli Uffici e la finanzi per venti milioni di euro”. A richiederlo sono, in una nota congiunta, il sindaco di Taranto ed il presidente della Provincia. A dire il vero, Ezio Stefàno e Martino Tamburrano avevano già chiesto a Palazzo Chigi di finanziare l’opera ma le prime indiscrezioni sono negative tant’è che, lo scorso 23 dicembre, nella riunione del Cipe sono stati finanziati solo gli interventi per le infrastrutture dell’Arsenale (37 milioni). E questo aveva spinto il capo dell’Amministrazione provinciale a disertare la firma del contratto istituzionale siglata a Roma il 22 dicembre. Per Tamburrano, il finanziamento dell’immobile libererebbe risorse preziose ed utili per salvare la società Taranto Isolaverde. E analogamente l’Amministrazione comunale risparmierebbe soldi che potrebbe riservare per “soddisfare i bisogni dei meno abbienti”, così come è riportato nella nota inviata a Roma. Se la risposta dovesse essere negativa e non ci dovessero essere i fondi necessari, Isolaverde chiuderebbe i battenti e i 231 licenziamenti dei dipendenti diventerebbero esecutivi. [...]

                    articoli di Fabio Venere
                    pubblicati su La Gazzetta del Mezzogiorno di Domenica 27 Dicembre 2015

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                      Fondi per palazzo degli uffici: i tempi non saranno brevi

                      Fondi per palazzo degli uffici: i tempi non saranno brevi

                      Finanziamento governativo per Palazzo degli Uffici, i tempi non saranno brevi. Se in Provincia, i più ottimisti si aspettavano che la presidenza del Consiglio accendesse il semaforo verde già lo scorso 14 gennaio (giorno in cui si era riunito il “Tavolo per Taranto” dopo la sottoscrizione del Contratto istituzionale di sviluppo), con il passar dei giorni anche i più fiduciosi hanno iniziato ad avere dei dubbi. Crescenti. Rilevanti. E, alla fine, anche chi pensava che si potesse risolvere tutto con un decreto non si fa più illusioni. Almeno sui tempi. Che non saranno brevi. L’opera, la ristrutturazione dello storico immobile richiesta dal Comune e dall’Amministrazione provinciale, verrà finanziata ma il definitivo via libera non ci sarà prima di maggio o, più probabilmente, di giugno.
                      Prima ancora di comprendere, infatti, se il Governo nell’ambito del Contratto istituzionale di sviluppo (Cis) finanzierà la ristrutturazione e riqualificazione dell’edificio nei termini finanziari richiesti dagli enti locali (20 milioni di euro), bisogna ricordare che dopo la presentazione della scheda bisognerà avviare una fase istruttoria. Che, una volta terminata, dovrà portare il dossier all’esame del cosiddetto pre Cipe prima e del Cipe poi. Solo il Comitato interministeriale per la programmazione economica, infatti, può materialmente finanziare la grande incompiuta del Borgo di Taranto. Questo dice la legge. Chi in Provincia pensava che poteva essere firmato un decreto ministeriale ad hoc ha esercitato, per dirla così, un ottimismo della volontà. Nulla di più. Ma per quale motivo al quarto piano di Palazzo del Governo c’era e, peraltro, c’è così tanta attenzione verso un immobile di proprietà del Comune di Taranto? Perché all’interno deve ritornare lo storico liceo classico Archita e la Provincia ha la competenza sulle scuole superiori? In parte. In realtà, come più volte sottolineato, l’Amministrazione Tamburrano ha legato a doppio filo la ristrutturazione e riqualificazione di Palazzo degli Uffici con il salvataggio di Taranto Isolaverde, l’azienda partecipata in liquidazione dallo scorso luglio. Se il Governo, attraverso il Cis, finanziasse la ristrutturazione di quell’edificio, infatti, l’ente di via Anfiteatro potrebbe svincolare e liberare le risorse che ha già stanziato e dirottarle così per ripianare parte dei debiti della società. La Provincia che, ai tempi della giunta Florido, aveva deciso di sborsare 8,5 milioni per il palazzo in cui aveva sede l’Archita, ha poi ridotto il suo impegno finanziario a 2,8 milioni. Ecco, se questi soldi li mettesse Roma (tanto per essere chiari), la Provincia potrebbe avviare la lenta uscita dalla liquidazione dell’azienda. Che, in questo modo, potrebbe anche avviare i corsi di formazione professionale che la Regione Puglia finanzierebbe e potrebbe soprattutto presentare il piano industriale in cui magari potrebbe esserci pure spazio per le bonifiche così come chiesto al commissario Corbelli. Tutto, o quasi, sarebbe possibile. Va rilevato, infatti, che i 2,8 milioni di euro ammesso che siano disponibili (per assurdo) già domani comunque non farebbero azzerare tutti i debiti della società che oscillano sui 4,3 milioni. Eppure, un’iniezione finanziaria simile sarebbe una vera boccata di ossigeno per un’azienda che ha arretrati verso i propri 223 dipendenti per otto stipendi e che li ha sospesi, senza retribuzione, già dal 10 dicembre scorso.
                      In questo clima di incertezza, una decisione va assunta. Necessariamente. E questo, non foss’altro perché il prossimo 1 febbraio scade la proroga della sospensione dei licenziamenti definita in Prefettura.



                      Tutti i dubbi sul progetto
                      La presidenza del Consiglio ha chiesto chiarimenti al Comune


                      Palazzo degli Uffici, i dubbi della presidenza del Consiglio. O meglio, del coordinamento del Contratto istituzionale di sviluppo per Taranto. Da quel che risulta alla Gazzetta, venerdì scorso, alcuni esponenti di Palazzo Chigi avrebbero rilevato alcuni aspetti da chiarire rispetto alla scheda presentata dal Comune e dalla Provincia di Taranto.
                      In particolare, non avrebbero subito rilevato la richiesta reale di finanziamento avanzata dai due enti locali per ristrutturare e riqualificare lo storico immobile che domina il Borgo umbertino. Il problema, in realtà, è di facile soluzione e probabilmente è stato poi risolto nelle ore successive e prima ancora che chiudessero gli uffici per lo stop del fine settimana. Bastava leggere la scheda in maniera più approfondita, per desumere dal quadro finanziario che la richiesta era di 20 milioni di euro.
                      A dire il vero, la questione più difficile da superare è un’altra. E già oggi, i tecnici del Comune di Taranto (direzione Lavori pubblici) riformuleranno la scheda per presentare poi al Cis un’ulteriore integrazione. I funzionari governativi, in particolare, avrebbero fatto notare come nella scheda presentata non ci sia la dimostrazione che l’Amministrazione comunale, proprietaria dell’immobile, abbia un effettivo risparmio economico nel sistemare lì i propri uffici. In effetti, il risparmio non ci sarebbe. Il Comune non paga più fitti per i locali che ospitano i propri uffici che insistono in edifici, tutti, di proprietà del Municipio. Con l’operazione del trasferimento nell’ex mercato coperto di via Anfiteatro e prima ancora con la realizzazione del comando dei Vigili urbani ed il trasferimento degli uffici della circoscrizione Borgo in piazza Immacolata, l’Amministrazione Stefàno ha praticamente azzerato il peso dei fitti passivi che gravava per circa 2 milioni di euro all’anno sulle casse comunali. Il risparmio, dunque, c’è già stato.
                      Ed allora, come si potrebbe fare per convincere il Governo? Il Comune cercherà di far comprendere ai funzionari governativi che trasferendo all’interno dello storico immobile di piazza della Vittoria alcuni tra i suoi uffici più importanti ancora lontani dal Borgo (magari Avvocatura, Lavori pubblici e Patrimonio) si potrebbe realizzare una triangolazione (quasi) perfetta tra quelli presenti in via Anfiteatro (Tributi, Personale) e quelli ubicati a Palazzo di Città (Gabinetto Sindaco, Ambiente) e questo contribuirebbe a creare una maggiore efficienza della macchina amministrativa e soprattutto ridurre i disagi per gli spostamenti in città dei cittadini costretti spesso a spostarsi da un quartiere all’altro per ottenere documenti di varia natura. Ma non solo. Nel progetto, per ora è solo una bozza, predisposto dalla direzione Lavori pubblici del Comune oltre agli uffici pubblici ci sarà anche altro: esercizi commerciali, uffici privati, banche oltre che una degna sistemazione al vasto patrimonio culturale costituito dai libri del liceo Archita (20mila volumi circa).
                      Su questo punta il Comune nel riformulare la scheda contenente la richiesta di finanziamento per Palazzo degli Uffici che verrà inviata entro la settimana. Il tutto, ovviamente, con lo (scontato) via libera della Provincia che dovrà firmare e condividere le modifiche apportate.

                      articoli di Fabio Venere
                      pubblicati su La Gazzetta del Mezzogiorno di Lunedì 25 Gennaio 2016

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                        Palazzo degli Uffici, riparte a fine 2017 il cantiere

                        Palazzo degli Uffici, riparte a fine 2017 il cantiere
                        Ma solo nel caso in cui il Contratto di sviluppo finanzi l’opera

                        Palazzo degli Uffici, c’è una prima data per l’inizio dei lavori di ristrutturazione e riqualificazione. Da prendere, per carità, assolutamente con le molle. Da non assumere come certa, assolutamente. Eppure, si è ora nelle condizioni di ipotizzare che la riapertura del cantiere potrebbe oscillare intorno tra settembre e novembre del 2017. Difficilmente prima. Ma questo, attenzione, è opportuno precisarlo subito, solo e soltanto nel caso in cui il Contratto istituzionale di sviluppo (Cis) finanzi l’opera (sembra certo) e soprattutto che i tempi previsti dal cronoprogramma non si allunghino ulteriormente. Tanto per essere chiari, se entro il mese di marzo non verrà acceso il “semaforo verde” quel periodo inizialmente ipotizzato potrebbe slittare. Intanto oggi dovrebbe concludersi la fase istruttoria e, quindi, terminare la prima parte del lavoro, andato avanti a ritmi serrati, della direzione Lavori pubblici del Comune di Taranto. Che su “grande incompiuta” del Borgo, nei giorni scorsi, si è confrontata a lungo con l’agenzia ministeriale Invitalia che, a sua volta, relazionerà a Giampiero Marchesi, capo del gruppo di lavoro incaricato dal Governo di occuparsi del Contratto istituzionale di sviluppo per l’area di Taranto. In particolare, il lavoro svolto nei giorni scorsi ha solo perfezionato la domanda (tecnicamente, la scheda) precedentemente inviata alla presidenza del Consiglio dei ministri. Tanto per essere chiari, non mancava alcun documento nel faldone spedito in precedenza a Roma. Ma i tecnici del Municipio hanno sostanzialmente definito il cronoprogramma degli interventi e del percorso da seguire per sbloccare l’opera.
                        Per il resto, l’orientamento del Governo è di finanziare l’opera. Dopo iniziali perplessità, infatti, il coordinamento del Cis ha condiviso sull’importanza di quest’edificio per Taranto. Importante sia dal punto di vista storico che da quello culturale, sia da quello economico che da quello urbanistico. Nelle prossime ora, ad istruttoria conclusa, Marchesi oltre al (richiesto) cronoprogramma potrà visionare anche il progetto. Nuovo perché la proposta progettuale si appresta a cambiare per la terza volta negli ultimi tredici anni. Inizialmente, infatti, a Palazzo degli Uffici oltre al liceo classico “Archita” avrebbero dovuto trovare spazio anche alcuni esercizi commerciali ed anche una galleria d’arte. Poi si era passati al pacchetto scuola più hotel di lusso ed infine il nuovo progetto prevede, oltre naturalmente al liceo, il trasferimento nell’immobile che domina piazza della Vittoria di alcuni uffici comunali oltre alla possibilità per banche e assicurazioni di aprire all’interno delle proprie sedi ed infine verranno ricavati adeguati e prestigiosi spazi per la biblioteca e per organizzare momenti culturali. È del tutto evidente che, trattandosi di una modifica progettuale, spetterà alla competente commissione consiliare prima ed al Consiglio comunale poi approvare le ulteriori novità introdotte dai progettisti. Evidentemente, l’ipotetica riapertura del cantiere è stata fissata nell’autunno del prossimo anno proprio considerando tutto il tempo necessario alle necessarie votazioni da parte del Municipio oltre che le prevedibili conferenze di servizi (la Sovrintendenza ed i Vigili del Fuoco tanto per fare solo due esempi dovranno esprimersi sul nuovo progetto).
                        In realtà, nei prossimi venti mesi, non ci sarà solo un’attività amministrativa. Qualcosa dentro Palazzo degli Uffici si muoverà comunque. Sono sempre fondate indiscrezioni a riferire che l’Amministrazione Stefàno non starà ferma ad attendere che da Roma, sponda Cis-Tavolo per Taranto, arrivino i 20 milioni di euro richiesti per la ristrutturazione. Entro fine marzo, infatti, dovrebbe essere comunque pubblicato il bando di gara per la copertura del solaio e per rifare in cemento armato alcune parti interne all’edificio. L’importo previsto non dovrebbe superare 1,5 milioni di euro. Un solaio coperto a regola d’arte serve comunque indipendentemente dalle attività che si realizzeranno all’interno dell’immobile soprattutto in considerazione che una parte è coperta in maniera provvisoria da almeno due anni, ovvero da quando l’impresa che stava eseguendo i lavori per conto del consorzio aggiudicatario del progetto di finanza, ha rimosso l’amianto. Oltre all’esigenza del solaio c’è, in effetti, anche quella di rifare in cemento armato anche alcune aree interne e questo in considerazione della relazione di due professionisti consegnata al Comune nella scorsa primavera. Che, in estrema sintesi, escludeva rischi statici per Palazzo degli Uffici ma invitava il Comune di Taranto ad eseguire alcuni interventi di manutenzione straordinaria.



                        “Danni per 5 milioni”
                        Il Comune intende rivalersi contro il Consorzio Aedars

                        Il Comune sta per chiedere danni per cinque milioni di euro. Prosegue la partita a scacchi, e la guerra a carte bollate, attorno alla “grande incompiuta” di Taranto. E così, se il futuro di Palazzo degli Uffici si chiama, o meglio potrebbe chiamarsi, Cis (Contratto istituzionale di sviluppo), il recente passato, o meglio il presente, si chiama ancora Aedars. È la denominazione del consorzio che aveva acquisito le quote della società di scopo “Palazzo degli Uffici Taranto srl”.
                        Il nuovo anno si era aperto con la richiesta del consorzio di riprendere i lavori o, in via alternativa, di chiudere il contenzioso ancora aperto con una transazione. Il Comune, nel corso del confronto ed in un successivo carteggio, non aveva del tutto chiuso la porta ma non aveva mai ceduto neppure di un millimetro rispetto al punto che ogni (eventuale) trattativa sarebbe partita dal fatto che l’originario contratto fosse ormai definitivamente rescisso. Ma proprio dopo che l’Amministrazione comunale ha chiarito quale fosse la sua base di partenza è calato il silenzio.
                        In realtà, la direzione Lavori pubblici (d’intesa con il servizio Avvocatura di Palazzo di Città) sta proseguendo proprio sulla strada che deriva dalla revoca del contratto decisa tre anni fa. E quindi ha avviato (per ora, senza successo) le azioni per incassare la polizza fideiussoria versata dall’impresa ad apertura del cantiere e ha definito i danni che avrebbe subito. Che oscillerebbero intorno ai 5 milioni di euro, tra danni causati dall’interruzione dei lavori ed altri dalle ricadute negative anche in termine d’immagine, oltre che dal grave disagio (ancora) sopportato dagli insegnanti e dagli studenti del liceo classico Archita.
                        Ma in che termini e quali margini aveva la trattativa appena riaperta? Era stato l’avvocato Gaetano Cappellano Seminara, designato dal Tribunale di Roma amministratore giudiziario del consorzio “Aedars”, a richiedere un confronto all’Amministrazione comunale.
                        L’avvocato Seminara aveva chiesto al Comune di poter proseguire i lavori di ristrutturazione dello storico immobile che, per oltre 130 anni, ha ospitato il liceo Archita.
                        Nella proposta dell’amministratore giudiziario, il consorzio si era candidato ad eseguire direttamente le opere di messa in sicurezza e di consolidamento di Palazzo degli Uffici “per risolvere la controversia in maniera stragiudiziale”. Seminara aveva fatto anche appello ad una collaborazione “consona tra organi dello Stato”. In altre parole, l’amministratore giudiziario di Aedars aveva proposto all’Amministrazione Stefàno di definire una transazione.
                        Nel confronto e nella successiva documentazione spedita, la direzione Lavori pubblici non aveva chiuso la porta alla possibilità che i lavori potessero riprendere ma aveva chiarito che il contratto era ormai rescisso (“è un presupposto imprescindibile”, sostengono tuttora fonti vicine al Municipio).
                        Ed invece il consorzio ”Aedars” non si è sintonizzato sulla stessa lunghezza d’onda tant’è che nella documentazione spedita successivamente all’incontro, aveva sottolineato che sulla rescissione del contratto di concessione deve ancora pronunciarsi il Tar di Lecce (il ricorso è stato presentato più di due anni fa). Ora, il consorzio si era candidato a proseguire i lavori di ristrutturazione come se si trattasse di un appalto vero e proprio, rinunciando agli altri investimenti previsti (realizzazione di un hotel) ma incassando dal Comune delle somme da intendersi come l’importo di una transazione.
                        E il Comune cos’aveva replicato? Il Municipio avrebbe dovuto verificare quali fossero i margini giuridici per trasformare l’originario progetto di finanza in un appalto tradizionale ma, nel frattempo, aveva comunque ribadito il suo punto irrinunciabile che ruota attorno alla perdita di ogni valore del contratto iniziale. Poi è calato il silenzio. In mezzo, il tentativo di recuperare la polizza (per ora fallito) e, infine, la richiesta di danni che sta per essere notificata. Tracciato questo quadro sembra davvero riduttivo affermare, in conclusione, che non sembrano esserci assolutamente le premesse per arrivare ad una transazione.

                        articoli di Fabio Venere
                        pubblicati su La Gazzetta del Mezzogiorno di Lunedì 29 Febbraio 2016

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                          “Palazzo degli Uffici non rischia di crollare”

                          “Palazzo degli Uffici non rischia di crollare”
                          Il vice sindaco: la verifica statica fatta dall’esperto ci dice che non c’è bisogno di fare altri interventi

                          “Non occorre realizzare alcuna opera provvisionale per porre rimedio ad eventuali situazioni di pericolo ed instabilità statica del Palazzo degli Uffici”. Firmato Lucio Lonoce, vicesindaco di Taranto ed assessore ai Lavori pubblici. Nella nota, l’esponente della giunta Stefàno risponde implicitamente ad un recente comunicato stampa dell’associazione “Made in Taranto” che commentando alcune immagini del solaio scoperto riprese con il satellite dai canali di Google aveva sottolineato la situazione di potenziale pericolo statico dello storico edificio. E lo aveva fatto già ipotizzando, nel titolo del comunicato, che l’immobile potesse crollare considerata la situazione in cui versa.
                          Ma, esattamente, cosa scrive Lonoce? “La verifica statica effettuata dal professionista incaricato dal Comune di Taranto - precisa l’assessore ai Lavori pubblici - ha evidenziato che lo stato delle strutture murarie dell’intero edificio non è significativamente cambiato, rispetto alla situazione originaria, in conseguenza della sospensione dei lavori e, pertanto, non si è ritenuto necessario intervenire in questa fase transitoria con presidi o opere di riscontro statico”.
                          Infine, è ancora Lonoce a sottolineare che “lo stesso professionista ha concluso che la messa in sicurezza dell’immobile denominato Palazzo degli Uffici, che allo stato si trova in “fase costruttiva” come si dice in gergo, con lavori riferiti ad un progetto stralcio non completato, non richiede particolari interventi di natura statica”.
                          Peraltro, al termine di alcuni sopralluoghi e dopo alcuni rilievi eseguiti permettono, infatti, di “confermare che, allo stato attuale, non occorre - evidenzia Lonoce - realizzare alcuna opera per rimediare ad eventuali situazioni di pericolo oppure di instabilità statica dell’edificio”.
                          Intanto, il 21 marzo, a Palazzo Chigi, il destino della grande incompiuta sarà al centro della riunione del Contratto istituzionale di sviluppo (Cis). Che deve accendere il “semaforo verde” alla ristrutturazione. Intanto, entro e non oltre aprile, la direzione Lavori pubblici dovrebbe indire il bando di gara per la copertura del solaio. Detto questo, nell’incertezza generale, si è comunque nelle condizioni di ipotizzare che la riapertura del cantiere potrebbe oscillare tra settembre e novembre del 2017. Ma questo, solo e soltanto nel caso in cui il Cis finanzi l’opera (sembra certo) e soprattutto che i tempi previsti dal cronoprogramma non si allunghino. I tecnici comunali, in sintonia con quelli di Invitalia, stanno solo perfezionando la domanda precedentemente inviata. I funzionari del Municipio hanno sostanzialmente definito il cronoprogramma degli interventi e del percorso da seguire per sbloccare l’opera. Per il resto, l’orientamento del Governo è di finanziare l’opera. Dopo iniziali perplessità, infatti, il coordinamento del Cis ha condiviso sull’importanza dei quest’edificio per Taranto. Importanza sia dal punto di vista storico che da quello culturale, sia da quello economico che da quello urbanistico.
                          Alla fine, dunque, ci sarà un progetto nuovo perché la proposta progettuale si appresta a cambiare per la terza volta negli ultimi dodici anni. Inizialmente, infatti, a Palazzo degli Uffici oltre al liceo classico “Archita” avrebbero dovuto trovare spazio anche alcuni esercizi commerciali ed anche una galleria d’arte. Poi si era passati al pacchetto scuola più hotel di lusso ed infine il nuovo progetto prevede, oltre naturalmente al liceo, il trasferimento nell’immobile che domina piazza della Vittoria di alcuni uffici comunali oltre alla possibilità per banche e assicurazioni di aprire all’interno delle proprie sedi ed infine verranno ricavati adeguati e prestigiosi spazi per la biblioteca e per organizzare momenti culturali.

                          articolo di Fabio Venere
                          pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di Venerdì 11 Marzo 2016

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                            Palazzo degli Uffici, nuovo codice degli appalti fa slittare i bandi
                            Pesa l'ennesimo rinvio sulla pubblicazione delle linee guida



                            Palazzo degli Uffici, ancora tutto fermo. Le responsabilità del tempo che trascorre, almeno questa volta, non sono addebitabili al Comune di Taranto ma al nuovo Codice per gli appalti che, peraltro, sta di fatto paralizzando le opere pubbliche un po’ dovunque, da Milano a Palermo. A complicare la situazione, già di per se complessa, è stato l’ennesimo rinvio sulla pubblicazione delle linee guida sull'applicazione delle nuove norme che rivoluzionano il sistema degli appalti pubblici. Queste, in effetti, avrebbero dovuto essere rese note già a partire dallo scorso 18 giugno ma tutto questo non è avvenuto. Si spera ora che gli enti locali ricevano le indicazioni utili entro e non oltre il prossimo 20 luglio.
                            In questo caso, difficilmente, il bando (anzi, i bandi) per la copertura dello storico immobile che ospitava il liceo classico “Archita” sarà indetto prima di agosto. O, forse anche, se ne riparlerà a settembre. Si tratta, in effetti, di due distinti avvisi pubblici. Uno relativo alla copertura a regola d’arte del solaio di Palazzo degli Uffici (un milione di euro l’importo posto a base) e l’altro (spesa prevista 500mila euro) per la messa in sicurezza dell’edificio con la conseguente rimozione dei ponteggi ormai obsoleti e con degli interventi di cemento armato in alcuni punti dell’edificio.
                            Eppure, inizialmente, si pensava che il bando di gara per la copertura del solaio di Palazzo degli Uffici avrebbe potuto essere indetto entro la scorsa primavera. Non sembravano esserci molti dubbi e non avrebbero dovuto esserci altri rinvii.
                            La direzione Lavori pubblici aveva posto all'Anac, Autorità nazionale anti corruzione, un quesito rispetto alle forme di pubblicità del bando di gara da seguire in virtù delle modifiche introdotte dopo l’entrata in vigore del nuovo codice sugli appalti. Si sperava che, una volta ottenuta questa risposta, si sarebbe potuto senza ulteriori ostacoli indire non uno ma esattamente due bandi di gara. Ed invece, così come riportato inizialmente, il Comune è stato costretto, ed è tuttora costretto, ad attendere la pubblicazione delle linee guida del nuovo testo unico sugli appalti. [...]

                            articolo di Fabio Venere
                            pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di Lunedì 27 Giugno 2016

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                              Ecco cosa blocca Palazzo degli Uffici
                              Il Codice degli appalti e le linee guida dell’Anac “complicano” il ruolo dei funzionari


                              Palazzo degli Uffici, il bando di gara per il rifacimento del solaio e per la manutenzione della facciata è bloccato dal nuovo Codice degli appalti. Che ingabbia la figura del Rup (Responsabile unico del procedimento). Questo, tutto sommato, è noto da tempo. Anzi, esattamente, dalla scorsa primavera ovvero da quando è entrato in vigore il nuovo testo unico. Naturalmente, il problema non riguarda solo Taranto e soltanto Palazzo degli Uffici ma l’intero Paese.
                              Le linee guida dell’'Anac (l'’Autorità nazionale anti corruzione) non hanno sbrogliato la matassa. Anzi. Si attende che il ministero definisca la situazione magari accogliendo, in parte, le richieste degli enti locali e delle organizzazioni degli imprenditori.
                              Ma, detto questo, esattamente cosa sta rallentando l’Amministrazione comunale? La direzione Lavori pubblici non si sta muovendo sostanzialmente perché il nuovo Codice degli appalti prima e le linee guida dell’Autorità presieduta da Raffaele Cantone poi non hanno chiarito il ruolo del Rup. Acronimo che, in burocratese, vuol dire responsabile unico del procedimento. È quel dipendente comunale, in questo caso si tratta di un tecnico (geometra, architetto, ingegnere), che deve seguire tutte le fasi progettuali dell’opera appaltata.
                              Nello schema di linea guida pubblicata dall’'Anac che va sotto la denominazione di “nomina, ruolo e compiti del responsabile unico del procedimento per l’affidamento di appalto e concessioni”, l’Authority ha puntualizzato che “nell’'emanare le relative linee guida si prefigge lo scopo di valorizzare la figura del RUP, in modo da esaltarne il ruolo di Project Manager, enfatizzando le competenze di pianificazione e gestione dello sviluppo di specifici progetti, anche attraverso il coordinamento di tutte le risorse a disposizione, e gli interventi finalizzati ad assicurare l’unitarietà dell’intervento, il raggiungimento degli obiettivi nei tempi e nei costi previsti, la qualità della prestazione e il controllo dei rischi”.
                              In altre parole, secondo le linee guida dell’Autorità anticorruzione il responsabile unico del procedimento non può più essere solo il geometra comunale , così come accaduto in questi decenni. Ma, invece, dev'’essere una figura specializzata e che abbia la qualifica di project manager . In realtà, l’'Anac diversifica i requisiti necessari per il “nuovo” responsabile unico del procedimento (Rup) in base all'’importo dell’'appalto. E, quindi, la firma del geometra può essere sufficiente solo se il bando di gara non supera quota 500mila euro. Ma, anche in questo caso, deve avere tra i propri titoli professionali quello di project manager. Poi sino ad un milione di euro chi controlla tutti gli atti amministrativi (dall'’inizio alla fine) di una gara di appalto deve avere almeno una laurea triennale mentre da 1,5 milioni di euro (ed oltre, naturalmente) il Rup deve essere in possesso di una laurea quinquennale. Al Comune di Taranto, considerata la gravissima carenza della pianta organica, i progettisti in possesso di questi titoli si contano sulle dita di una mano. E, di certo, il responsabile di tutti questi atti non può essere sempre e soltanto il dirigente o i dirigenti. Anche perché le gare di appalto che devono essere pubblicate sono almeno una cinquantina. E, ovviamente, i funzionari tecnici incaricati di seguire tutte le fasi amministrative devono essere diversi.
                              Che fare, dunque? La strada obbligata è quella dell’attesa. Indire un bando in questa condizione d’incertezza, esporrebbe l’Amministrazione al rischio concreto di cadere in errore ed alla possibilità (forte) di subire dei ricorsi. Ed allora, anche Palazzo degli Uffici dovrà attendere. Almeno sino alla fine dell’'anno.

                              articolo di Fabio Venere
                              pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di Mercoledì 2 Novembre 2016

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                                Palazzo degli Uffici: lavori di manutenzione
                                Finiti gli interventi di pulizia delle impalcature e dei locali


                                Palazzo degli Uffici, finiti gli interventi di pulizia delle impalcature e dei locali ancora imbrattati dall'incendio dei mesi scorsi. È stato rimosso anche materiale infiammabile (carte e cartoni vari). Si tratta, come si vede, di interventi di ordinaria manutenzione mentre, entro fine gennaio, verrà indetto il bando per i lavori di manutenzione straordinaria.
                                Si va, dunque, (e finalmente) verso lo sblocco dei bandi di gara per la messa in sicurezza urgente. La decisione verrà formalizzata proprio in queste ore.
                                La situazione di assoluta paralisi, si è sbloccata un mese fa dopo la pubblicazione delle ultime linee guida del nuovo Codice degli appalti che hanno definitivamente chiarito il ruolo che, nella nuova legge, dovrà assumere il Responsabile unico del procedimento (Rup). In buona sostanza, sembra che ora il nuovo testo unico sugli appalti abbia messo al riparo da requisiti più stringenti quei progettisti comunali (geometri, architetti, ingegneri) che comunque abbiano una certa anzianità di servizio. Se quest’orientamento dovesse essere confermato, quindi, la direzione Lavori pubblici del Comune di Taranto potrebbe indire dapprima il bando di gara per la messa in sicurezza urgente dello storico immobile del Borgo umbertino e poi appaltare gli interventi per la copertura totale del solaio. Complessivamente, si tratta di lavori che hanno un importo vicino a 1,5 milione di euro.
                                Di questi, 500mila euro saranno utilizzati per interventi di ripristino delle facciate con il cemento armato ma anche per evitare che vandali o balordi entrino nell’'ex sede del liceo Archita ed infine anche per la pulizia con la rimozione dei cumuli di rifiuti presenti. Questo bando, molto probabilmente, avrà carattere di urgenza. E questo, per far sì che i lavori di messa in sicurezza inizino entro marzo - aprile ma sempre nel caso in cui il bando di gara dovesse essere indetto entro fine mese. Contestualmente verrà indetto anche il bando di gara (ma gli interventi verranno avviati successivamente a quelli per la messa in sicurezza) per la copertura totale dei solai (1 milione di euro). Quella parziale, almeno secondo quanto emerso dall'’ultimo sopralluogo, regge. Nonostante tutto, regge.
                                Se, infatti, nelle scorse settimane nell’'assessorato ai Lavori pubblici, era prevalso un atteggiamento improntato alla cautela, ora sembra che ci sia un cambio di passo. In questi ultimi mesi, per la cronaca, non è stato indetto il bando di gara per la copertura del solaio e per i necessari interventi di manutenzione sulle facciate per l’assoluta ed oggettiva mancanza di chiarezza derivante dall’'applicazione del nuovo Codice degli appalti. Il Testo unico che determina diverse procedure per gli enti locali, pur essendo entrato in vigore nello scorso aprile, del resto, ha paralizzato praticamente tutte le amministrazioni pubbliche d’Italia. E questo, sostanzialmente, perché il ministero delle Infrastrutture non aveva ancora sbrogliato la matassa su cui pure sono intervenute le associazioni imprenditoriali edili oltre all’'Autorità nazionale anti corruzione (l’'Anac). E così, dopo mesi di ping pong, ora sembra che siano stati definiti gli aspetti più controversi.
                                In particolare, il riferimento è (anzi, era) ai requisiti che secondo il nuovo Codice degli appalti avrebbe dovuto avere il responsabile unico del procedimento (Rup), ovvero il tecnico comunale (geometra, architetto) che segue una gara di appalto dalla progettazione alla sua conclusione. Si tratta di titoli professionali piuttosto elevati che, ad esempio, al Comune di Taranto sono in pochi ad avere (tra i progettisti in organico). Ma le nuove linee guida, dando un giusto riconoscimento agli anni di esperienza maturata sul campo, faranno ora accendere il semaforo verde.


                                articolo di Fabio Venere
                                pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di Martedì 3 Gennaio 2017

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                                Sto operando...
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