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    #16
    Homini perdere hominem libet.
    All'uomo piace distruggere l'uomo.

    Seneca - Epistulae Morales ad Lucilium

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      #17
      Originariamente inviato da magu91 Visualizza il messaggio
      Homini perdere hominem libet.
      All'uomo piace distruggere l'uomo.

      Seneca - Epistulae Morales ad Lucilium
      Vedi a cosa serve fare le versioni? Grande Seneca ^^
      Libero.Pensiero. Se ami anche tu pensare liberamente, unisciti a noi! Link

      Ninni Bastardo & Ninna Illusionista


      -Da quando c'è lui...treni in orario e tutto in ordine!
      -Per fare arrivare i treni in orario, però, se vogliamo, mica c'era bisogno di farlo capo del governo: bastava farlo capostazione. (Massimo Troisi, Le vie del signore sono finite)

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        #18
        Originariamente inviato da paraculo!! Visualizza il messaggio
        Vedi a cosa serve fare le versioni? Grande Seneca ^^
        Già, a volte serve farle xD.

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          #19
          ..e non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto.
          [Walden, la vita nei boschi - Henry David Thoreau]

          Ora ricomincio a pensare.
          Never Let Monkeys Eat Bananas.

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            #20
            La musica basta e avanza per sconfiggere la solitudine. La musica è l'unica promessa mantenuta, la musica è l'unica scommessa vinta. Lo aveva detto a qualcuno, una volta, che la musica è tutto, che è l'inizio e la fine del viaggio, che la musica è il viaggio stesso. Lo hanno ascoltato ma non gli hanno creduto. D'altronde, cosa ci si può aspettare da chi la musica la suona e la sente ma non la respira?

            Da "Io uccido", di Giorgio Faletti
            It's like if musice was ice cream and your ears were a starving fat boy

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              #21
              La sindrome di Quo

              Qui Quo Qua. Che parlano in triade. Tipo:

              Qui: "Ecco zio Paperino"
              Quo: "che..."
              Qua: "ci porta dei gelati!"

              oppure:

              Qui: "Arriva zio Paperone"
              Quo: "e..."
              Qua: "ci porta tutti a Disneyland!"

              Sai che sforzo.

              Già da queste poche frasi, pur banali se volete, si può evincere come a Quo toccassero sempre le preposizioni semplici, le congiunzioni, a volte addirittura solo le virgole. Tipo:

              Qui: "Ehi, ragazzi, attenti che andando in mezzo al bosco..."
              Quo: (fa una virgola)
              Qua: "rischiamo di trovare le vipere col veleno che ci fanno male!"

              E questo è sempre stato il vero problema di Quo. Oltre a un problema di ubicazione. E' sempre stato tra Qui e Qua. Finchè un giorno si arrabbiò moltissimo coi fratellini e disse: "Basta! Io non voglio più essere di passaggio. Io voglio o iniziare o finire una frase!". I suoi fratellini lo guardarono esterrefatti e gli urlarono: "Cosa / - / detto?". Che così non vuol dire un caz.o perchè manca il verbo in mezzo, ma si capirono lo stesso e fecero una specie di qui pro quo. Anzi, Qui rimase lì. Per cui fecero un qua pro quo. Quo qua e Qua là... insomma. Ci fu una frase di questo tipo:

              Qui: "Guardate, zio Paperino trema..."
              Qua: "come se..."
              Quo: ...
              Qua: "come se..."
              Quo: ...
              Qua: "come se..."
              Quo: "... come se cosa?"
              Qui: "... trema!"
              Quo: "Grazie"
              Qui: "Prego"
              Quo: (indugia ancora, poi fa una virgola)
              Qua: "Cosa fai la virgola, non puoi finire una frase con la virgola!"
              Quo: "... Ah no? ...Non lo so! Non lo so perchè trema quel deficiente di Paperino! L'avete iniziata voi? E finitevela voi questa caz.o di frase!!!"

              Ecco, questa è la sindrome di Quo. E come avrete capito, la sindrome di Quo è avere un sacco di cose da dire, e quando toccherebbe a noi dirle e potremmo, anzi dovremmo dirle, non ci viene niente da dire. O peggio ancora diciamo delle stupidate.

              [Claudio Bisio; da "Quella vacca di Nonna Papera"]
              Why join the Navy, if you can be a pirate?

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                #22
                da romeo e giulietta
                romeo: ride delle cicatrici, chi non ha mai provato una ferita. ma, piano! quale luce spunta lassù da quella finestra? quella finestra è l'oriente e Giulietta è il sole! Sorgi, o bell'astro, e spengi la invidiosa luna, che già langue pallida di dolore, perchè tu, sua ancella, sei molto più vaga di lei. non esser più sua ancella, giacchè essa ha invidia di te.......
                Possiedo un cuore dunque invidio
                Possiedo un cuore dunque divoro
                Possiedo un cuore dunque depredo
                Possiedo un cuore dunque sono pigro
                Possiedo un cuore dunque sono superbo
                Possiedo un cuore dunque mi adiro
                Possiedo un cuore dunque desidero tutto di te

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                  #23
                  Scosse il capo. - No, Santa no, - disse, - non la trovano. Una donna come lei non si poteva coprirla di terra e lasciarla così. Faceva ancora gola a troppi. Ci pensò Baracca. Fece tagliare tanto sarmento nella vigna e la coprimmo fin che bastò. Poi ci versammo la benzina e demmo fuoco. A mezzogiorno era tutta cenere. L'altr'anno c'era ancora il segno, come il letto di un falò.

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                    #24
                    Penetrava in lei il senso delle cose, la tristezza della sorgente, che stillava a goccia a goccia attraverso le foglie del capelvenere, lo sgomento delle solitudini perdute lontano per la campagna, la desolazione delle forre dove non poteva giungere il raggio della luna, la festa delle rocce che s'orlavano d'argento, lassù a Budarturo, disegnandosi nettamente nel gran chiarore, come castelli incantati.
                    Lassù, lassù, nella luce d'argento, le pareva di sollevarsi in quei pensieri quasi avesse le ali, e le tornavano sulle labbra delle parole soavi, delle voci armoniose, dei versi che facevano piangere, come quelli che fiorivano in cuore al cugino La Gurna.
                    Allora ripensava a quel giovinetto che non vedeva quasi mai, che stava chiuso nella sua stanzetta, a fantasticare, a sognare come lei.
                    Laggiù, dietro quel monticello, la stessa luna doveva scintillare sui vetri della sua finestra, la stessa dolcezza insinuarsi in lui. Che faceva? che pensava? Un brivido di freddo la sorprendeva di tratto in tratto come gli alberi stormivano e le portavano tante voci da lontano. - Luna bianca, luna bella!... Che fai, luna? dove vai? che pensi anche tu? - Si guardava le mani esili e delicate, candide anch'esse come la luna, con una grande tenerezza, con un vago senso di gratitudine e quasi di orgoglio.
                    Ultima modifica di magu91; 06/12/2008, 16:21.

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                      #25
                      Veggo la meta: ho già tutto fermo da gran tempo nel cuore - il modo, il luogo - né il giorno è lontano.
                      Cos'è la vita per me? il tempo mi divorò i momenti felici: io non la conosco se non nel sentimento del dolore: ed or anche l'illusione mi abbandona - medito sul passato; m'affiso su i dì che verranno; e non veggo che nulla. Questi anni che appena giungono a segnare la mia giovinezza, come passarono lenti fra i timori, le speranze, i desiderj, gl'inganni, la noja! e s'io cerco la eredità che mi hanno lasciato, non mi trovo che la rimembranza di pochi piaceri che non sono più, e un mare di sciagure che atterrano il mio coraggio, perché me ne fanno paventar di peggiori. Che se nella vita è il dolore, in che più sperare? nel nulla; o in un'altra vita diversa sempre da questa.[...]
                      L'idea della morte dileguava la mia tristezza, ed io sorrideva per la speranza di non vivere più.[...]
                      Pentimenti sul passato, noja del presente, e timor del futuro; ecco la vita. La sola morte, a cui è commesso il sacro cangiamento delle cose, promette pace.

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                        #26
                        New Moon- stephanie Meyer

                        "Come se non fosse mai esistito,pensai, angosciata. Che promessa stupida e impossibile! Poteva rubare le foto e prendersi i regali, ma ciò non riportava affatto la situazione a prima che ci conoscessimo. Le prove materiali erano l'elemento più insignificante di quel periodo. Io ero cambiata (...)

                        Come se nn fosse mai esistito? Roba da pazzi. Una promessa che non sarebbe mai stato capace di mantenere, una promessa che aveva infranto subito dopo averla fatta. "

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                          #27
                          Scendeva dalla soglia d'uno di quegli usci, e veniva verso il convoglio, una donna, il cui aspetto annunziava una giovinezza avanzata, ma non trascorsa; e vi traspariva una bellezza velata e offuscata, ma non guasta, da una gran passione, e da un languor mortale: quella bellezza molle a un tempo e maestosa, che brilla nel sangue lombardo. La sua andatura era affaticata, ma non cascante; gli occhi non davan lacrime, ma portavan segno d'averne sparse tante; c'era in quel dolore un non so che di pacato e di profondo, che attestava un'anima tutta consapevole e presente a sentirlo. Ma non era il solo suo aspetto che, tra tante miserie, la indicasse così particolarmente alla pietà, e ravvivasse per lei quel sentimento ormai stracco e ammortito ne' cuori. Portava essa in collo una bambina di forse nov'anni, morta; ma tutta ben accomodata, co' capelli divisi sulla fronte, con un vestito bianchissimo, come se quelle mani l'avessero adornata per una festa promessa da tanto tempo, e data per premio. Né la teneva a giacere, ma sorretta, a sedere sur un braccio, col petto appoggiato al petto, come se fosse stata viva; se non che una manina bianca a guisa di cera spenzolava da una parte, con una certa inanimata gravezza, e il capo posava sull'omero della madre, con un abbandono piú forte del sonno: della madre, ché, se anche la somiglianza de' volti non n'avesse fatto fede, l'avrebbe detto chiaramente quello de' due ch'esprimeva ancora un sentimento.
                          Un turpe monatto andò per levarle la bambina dalle braccia, con una specie però d'insolito rispetto, con un'esitazione involontaria. Ma quella, tirandosi indietro, senza però mostrare sdegno né disprezzo, "no!" disse: "non me la toccate per ora; devo metterla io su quel carro: prendete." Così dicendo, aprì una mano, fece vedere una borsa, e la lasciò cadere in quella che il monatto le tese. Poi continuò: "promettetemi di non levarle un filo d'intorno, né di lasciar che altri ardisca di farlo, e di metterla sotto terra così."
                          Il monatto si mise una mano al petto; e poi, tutto premuroso, e quasi ossequioso, piú per il nuovo sentimento da cui era come soggiogato, che per l'inaspettata ricompensa, s'affaccendò a far un po' di posto sul carro per la morticina. La madre, dato a questa un bacio in fronte, la mise lì come sur un letto, ce l'accomodò, le stese sopra un panno bianco, e disse l'ultime parole: "addio, Cecilia! riposa in pace! Stasera verremo anche noi, per restar sempre insieme. Prega intanto per noi; ch'io pregherò per te e per gli altri." Poi voltatasi di nuovo al monatto, "voi," disse, "passando di qui verso sera, salirete a prendere anche me, e non me sola."
                          Così detto, rientrò in casa, e, un momento dopo, s'affacciò alla finestra, tenendo in collo un'altra bambina piú piccola, viva, ma coi segni della morte in volto. Stette a contemplare quelle così indegne esequie della prima, finché il carro non si mosse, finché lo poté vedere; poi disparve. E che altro poté fare, se non posar sul letto l'unica che le rimaneva, e mettersele accanto per morire insieme? come il fiore già rigoglioso sullo stelo cade insieme col fiorellino ancora in boccia, al passar della falce che pareggia tutte l'erbe del prato.
                          "O Signore!" esclamò Renzo: "esauditela! tiratela a voi, lei e la sua creaturina: hanno patito abbastanza! hanno patito abbastanza!"

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                            #28
                            La giornata era torbida e fosca. Pareva che una sola nube distesa e niente minacciosa offuscasse il cielo. Dal porto tentava di uscire a forza di remi un grande bragozzo cui le vele pendevano inerti dagi alberi. Due soli uomini vogavano e, con colpi innumeri, arrivavano appena a muovere il grosso bastimento. Al largo avrebbero trovata una brezza favorevole, forse.
                            Ada, dalla tolda del piroscafo, salutava agitando il suo fazzoletto. Poi ci volse le spalle. Certo guardava verso Sant'Anna ove riposava Guido. La sua figurina elegante diveniva più perfetta quanto più si allontanava. Io ebbi gli occhi offuscati dalle lacrime. Ecco ch'essa ci abbandonava e che mai più avrei potuto provarle la mia innocenza.

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                              #29
                              Tanto quel che sai di meglio non puoi dirlo ai tuoi alunni.

                              [Goethe - Faust]
                              Never Let Monkeys Eat Bananas.

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                                #30
                                "Ma le lacrime sono necessarie. Non vi ricordate ciò che dice Otello? "Se dopo ogni tempesta vengono tali bonacce, allora che i venti soffino sino a che abbiano risvegliato la morte!" C'è una storia che usava raccontarci uno dei vecchi Indiani sulla Ragazza di Matsaki. I giovanotti che desideravano sposarla dovevano passare una mattina a zappare nel suo giardino. La cosa sembrava facile, ma c'erano delle mosche e delle zanzare tutte stregate. La maggior parte dei giovani non poteva assolutamente sopportare i morsi e le punture. Ma colui che ci riusciva, otteneva in premio la ragazza."
                                "Graziosa! Ma nei paesi civili" disse il Governatore "si possono avere delle ragazze senza zappare per loro; e non ci sono mosche o zanzare che vi pungono. Ce ne siamo sbarazzati già da secoli."
                                Il Selvaggio assentì, accigliato. "Ve ne siete sbarazzati, già, è il vostro sistema. Sbarazzarsi di tutto ciò che non è gradito, invece di imparare a sopportarlo. Resta a sapere se è spiritualmente più nobile subire i colpi e le frecce dell'avversa fortuna, o prendere le armi contro un oceano di mali e opporsi a essi sino alla fine... Ma voi non fate nè l'una nè l'altra cosa. Voi nè sopportate nè affrontate. Abolite semplicemente i colpi e le frecce. E' troppo facile."

                                Da "Il mondo nuovo", di Aldous Huxley
                                It's like if musice was ice cream and your ears were a starving fat boy

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