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Rassegna Stampa 2015

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    #31
    “Scuole ancora al freddo: la Provincia resta assente”

    “Scuole ancora al freddo: la Provincia resta assente”
    Gli studenti delle superiori: ci avete promesso la soluzione e invece nulla.

    Ancora aule al freddo. Monta la protesta degli studenti delle scuole superiori di Taranto e di alcuni comuni della provincia. Almeno di quelle scuole dove, per difficoltà economiche, l’Amministrazione provinciale, cui compete appunto la gestione delle aule degli istituti di secondo grado, non ha ancora provveduto a fornire di gasolio gli impianti di riscaldamento e dove non si è ancora effettuata la trasformazione in impianti a metano. Il provvedimento e il relativo acquisto di gasolio è stato invece assicurato nelle scuole ubicate nei comuni oltre i 300 metri. La Provincia ha fatto più volte sapere che, nell’arco di qualche giorno, avrebbe provveduto anche per le scuole in un primo momento escluse avendo probabilmente trovato altri centomila euro necessari ad effettuare un primo acquisto. Ma di fatto in queste giornate di protesta non è accaduto nulla. Se non la formulazione di nuove promesse. Da qui la presa di posizione degli studenti che, dalle minacce dei giorni scorsi, hanno deciso di passare alle manifestazioni più significative. Per lunedì prossimo, infatti, è annunciata una giornata di sciopero in quelle scuole esposte al problema.
    Intanto, ieri gli studenti hanno anche elaborato un documento inviato al prefetto Umberto Guidato in cui descrivono la situazione di disagio in cui stanno frequentando le lezioni in questi giorni. Nei giorni scorsi si erano fatti sentire anche gli studenti che frequentano convitto e semiconvitto dell’istituto “Mondelli” a Massafra. Una struttura in piena campagna dove il rigore della temperatura si fa sentire in modo pesante la notte. Ma anche durante il giorno gli studenti lamentavano il fatto di non poter neanche utilizzare l’acqua calda.
    Studenti e docenti. A protestare sono anche circa 2mila docenti universitari di 82 Atenei italiani. Una protesta a cui si associano anche i docenti del Dipartimento di Taranto. La rivolta è contro il blocco delle classi e degli scatti stipendiali. Nella legge di Stabilità in discussione alla Camera - spiegano in un documento - non è più reiterato per il 2016 il blocco delle classi e degli scatti stipendiali della docenza universitaria, rimasto in vigore per cinque anni, dal 2011 al 2015, né vengono riconosciuti gli effetti giuridici del quinquennio 2011-2015. Invece per tutti gli altri dipendenti pubblici il blocco è cessato fin dall’1 gennaio 2015 e sono stati riconosciuti gli effetti giuridici del periodo 2011-2014. I docenti precisano di non chiedere alcuna restituzione, né arretrati per il quadriennio 2011-2014, né aumenti di stipendio, ma solo di poter percepire dall’1 gennaio 2015, come tutte le altre categorie del pubblico impiego, le retribuzioni che sarebbero spettate loro in assenza del blocco del quadriennio 2011-2014. A questo - dice il professor Nicola Triggiani - “si aggiunga che migliaia di professori associati, i quali hanno superato una rigorosa procedura di abilitazione scientifica nazionale alle funzioni di professore ordinario, attendono da due anni di essere assunti, ma ciò risulta impedito dalla mancanza di fondi dei singoli Atenei, e in particolare di quelli del Sud. Di conseguenza in moltissime sedi universitarie i ruoli degli ordinari risultano completamente scoperti in moltissime discipline”.

    articolo di Maria Rosaria Gigante
    pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di Venerdì 11 Dicembre 2015



    17 dicembre scioperano gli studenti

    Spostata da lunedì 14 dicembre a giovedì 17 dicembre la giornata di protesta degli studenti delle scuole superiori di Taranto che lamentano, in primo luogo, il mancato funzionamento del riscaldamento nei licei Aristosseno, Archita e Lisippo di Taranto, negli istituti Pacinotti ed Archimede di Taranto, ed ancora nei licei Calò di Grottaglie, Galilei, De Sanctis e Einaudi di Manduria. Per questa ed altre ragioni, gli studenti hanno scritto una lettera al prefetto Umberto Guidato chiedendo un incontro. Nel documento rivendicano il diritto a studiare in ambienti nelle migliori condizioni. “Siamo stanchi - scrivono al prefetto - di seguire lezioni con giubbotti e maglioni pesanti e, in alcuni casi, anche con borse con acqua calda poiché le aule e i corridoi sono davvero freddi”. Ma gli studenti contestano anche la scarsa sicurezza al Calò di Grottaglie, l’assenza di scala antincendio all’Aristosseno, la mancanza di una sede adeguata sia per il Lisippo (alunni e docenti in attesa da mesi dell’immobile previsto presso i salesiani di viale Virgilio) che per l’Archita (liceo costretto, a causa dell’interruzione dei lavori al Palazzo degli Uffici, ad essere distribuito su più sedi). “Siamo stanchi e scoraggiati da queste situazioni che ogni giorno condizionano e indeboliscono il nostro diritto allo studio”, scrivono al prefetto auspicando al più presto una occasione di confronto e di soluzione dei problemi lamentati.

    articolo di Maria Rosaria Gigante
    pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di Sabato 12 Dicembre 2015

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      #32
      Scuole, arriva il gasolio ma non si ferma la protesta

      Scuole, arriva il gasolio ma non si ferma la protesta


      Tanto tuonò che piovve. Ma più che pioggia, in realtà in numerose scuole superiori di Taranto e provincia sta arrivando per fortuna il gasolio per gli impianti di riscaldamento, rimasti spenti finora. La protesta degli studenti era stata incalzante negli ultimi giorni, ma l’arrivo del gasolio dopo i ripetuti annunci non blocca la protesta che gli studenti avevano programmato per domani, giovedì 17 dicembre. L’accensione dei riscaldamenti è, infatti, solo uno dei problemi più complessivi che UdS (Unione degli Studenti) e FdS (Federazione degli Studenti) mettono in campo.
      Sono stati spesi 150 mila euro, assicura il presidente della Provincia, Martino Tamburrano, ben consapevole che questa cifra basterà a tamponare l’emergenza. Ma presto - alla ripresa dopo le festività natalizie - il problema della mancanza di risorse e la necessità di garantire la gestione delle aule scolastiche rischia di deflagrare più di prima. Intanto, ieri una delegazione di studenti ha incontrato il neo direttore dell’Ufficio scolastico provinciale (provveditore agli studi) di Taranto, Cataldo Rusciano, il quale ha garantito loro di attivarsi per chiedere dal prossimo mese un tavolo tecnico col prefetto Umberto Guidato e il presidente della Provincia, Martino Tamburrano. Domani, gli studenti, che hanno previsto un concentramento alle 9, in Piazza della Vittoria, cercheranno di parlare con i referenti in Provincia. È evidente che la questione riscaldamenti è solo la punta di un iceberg. “Rivendichiamo una scuola che permetta agli studenti, ai docenti e a tutto il personale scolastico di svolgere un’attività didattica dignitosa, che dia agli studenti gli strumenti per costruire il loro futuro”, si legge nei loro documenti. “Termosifoni spenti, acqua dal soffitto alle finestre, mancanza di norme di sicurezza e un’altra lunga lista di inadeguatezze allontanano la scuola tarantina dagli standard europei e dal diritto allo studio sancito dalla nostra Carta Costituzionale”.
      Da tempo, è pronto un progetto che gli studenti hanno presentato e che continueranno a presentare alle autorità competenti. Gli studenti intendono, infatti, essere coinvolti nelle decisioni e nelle strategie di intervento per migliorare la situazione delle scuole a Taranto. Citano esempi di scuole in cui innovazioni didattiche e dotazioni informatiche stridono fortemente con strutture fatiscenti, al limite della sicurezza, ed indicano un metodo da seguire. Ma il loro progetto ha uno step finale che stride anch’esso con le politiche degli enti a favore delle scuole. “Concretizzazione”, è la parola che mal si concilia con le capacità finanziarie di enti e istituzioni.

      articolo di Maria Rosaria Gigante
      pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di Mercoledì 16 Dicembre 2015

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        #33
        “Carenze, ritardi e burocrazia sacrificano il diritto allo studio”

        “Carenze, ritardi e burocrazia sacrificano il diritto allo studio”
        Ieri il corteo in città con tappa finale al palazzo della Provincia
        E l’ente annuncia l’insediamento di un tavolo tecnico da oggi

        Studenti medi in piazza. In tantissimi, e provenienti dalle diverse scuole del capoluogo e della provincia, ieri mattina hanno disertato le lezioni per confluire in piazza della Vittoria e, da lì, procedere verso Palazzo del Governo dove era in corso il Consiglio provinciale. Sotto accusa non solo o non tanto il ritardato approvvigionamento di gasolio per gli impianti di riscaldamento nelle scuole (ad oltre un mese dalla data prevista di avvio, il gasolio è arrivato o sta arrivando nelle scuole solo nelle ultime ore). Più complessivamente gli studenti rivendicano il diritto di fare scuola in contesti più civili ed in condizioni più dignitose. Termosifoni spenti, acqua dal soffitto alle finestre, mancanza di norme di sicurezza e un’altra lunga lista di inadeguatezze - sostengono gli studenti - allontanano la scuola tarantina dagli standard europei e dal diritto allo studio sancito dalla nostra Carta Costituzionale.
        Ora gli studenti rivendicano il diritto ad esserci, a contare nelle decisioni e ad essere coinvolti. Maggiore protagonismo e maggiore consapevolezza. Questo, almeno,appare dalle ragioni della protesta indetta da una serie di comitati studenti che stanno sorgendo nelle scuole e dalle posizioni del sindacato degli studenti.
        Ieri, intanto, la protesta degli studenti ha sortito un primo importante effetto. Lamentavano dallo scorso anno di aver inviato alle amministrazioni locali una loro piattaforma di questioni sul tappeto e da risolvere. Ma i loro documenti erano rimasti lettera morta. Oggi, quantomeno, hanno strappato la promessa e l’impegno della Provincia ad aprire un tavolo tecnico che sarà insediato oggi e intorno al quale ci saranno delegazioni studentesche e i vertici dell’Amministrazione per cominciare a discutere delle diverse esigenze.
        La previsione di un tavolo tecnico, da chiedere al prefetto ed al presidente della Provincia, era peraltro la proposta emersa qualche giorno fa dal confronto che gli studenti avevano anche ottenuto col direttore dell’Ufficio scolastico provinciale, Cataldo Rusciano. “Rivendichiamo una scuola che permetta agli studenti, ai docenti e a tutto il personale scolastico di svolgere un’attività didattica dignitosa, che dia agli studenti gli strumenti per costruire il loro futuro”, si legge nei loro documenti. “Troviamo infatti indispensabile un radicale cambiamento della gestione delle scuole nel Tarantino che ha messo a dura prova gli articoli 33 e 34 della Carta Costituzionale - scrivono Giovanni Ricci, coordinatore provinciale della federazione degli studenti, e Simone Andrisani segretario provinciale dell’unione degli studenti -. Se da un lato la fatiscente edilizia scolastica e la farraginosità burocratica e didattica rendono difficoltosa, e in alcuni casi addirittura impossibile, la fruizione dei servizi, dall’altro, in numerosi casi, gli istituti ed i licei mettono a segno importanti risultati a livello regionale, nazionale ed europeo. Chiaramente non possiamo ignorare il “lato oscuro” della scuola tarantina - aggiungono -. Tale situazione rischia di non garantire agli studenti il diritto allo studio, ma si rivela preoccupante in quanto nel nostro territorio solo la scuola può rivelarsi l’unica speranza per un futuro migliore e diverso in questo sventurato angolo di mondo”.
        Gli studenti citano, quindi, nei propri documenti alcune scuole dove è forte il gap tra la modernità di attrezzature e metodologie e la vetustà e l’inadeguatezza dei luoghi.

        articolo di Maria Rosaria Gigante
        pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di Venerdì 18 Dicembre 2015

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          #34
          Ecco 300mila euro per sostenere ricerca e Università

          Ecco 300mila euro per sostenere ricerca e Università
          Abbraccio tra Stefàno e Uricchio



          Trecentomila euro per finanziare borse di studio, assegni di ricerca, borse di dottorato, ossia l’anello più debole della formazione post universitaria. In breve, la ricerca vera e propria. È quanto l’amministrazione comunale ha deciso di erogare in base ad un vecchio accordo di programma con l’Università. Ieri sono stati il sindaco Ezio Stefàno e il rettore di Bari, Antonio Uricchio, a firmare il disciplinare attuativo del vecchio accordo triennale che aveva validità 2011-2013. Intanto, il rettore Uricchio annuncia la volontà di candidare Taranto a divenire sede di una Scuola in Beni culturali. Superato ormai il modello del vecchio corso di laurea in Beni culturali, “cassato” quest’anno a Taranto, il protocollo di recente siglato tra i ministeri della Pubblica istruzione e dei Beni culturali prevede nuovi percorsi formativi molto più specialistici, ma anche corsi a numero chiuso ma con evidenti più sicuri sbocchi occupazionali. Sarà un’ipotesi su cui dovranno lavorare anche altri enti e, soprattutto, il Museo. Taranto dovrà comunque vedersela con sedi molto più blasonate come Venezia e Firenze.
          Ma il tema dell’incontro sono i fondi “frutto di sacrificio dei tarantini” ed ora sbloccati, sia pure con notevole ritardo. Segno di ben celate divergenze d’opinione e difficoltà di vario tipo affrontati in questi anni. Ieri, però, è stato il momento del superamento definitivo di tutto ciò e l’avvio di un percorso in cui i beneficiari saranno i giovani tarantini (per quanto è stato detto, l’accordo si intende esteso ai giovani dell’intera provincia) e, con loro, l’intera città, come ha voluto testimoniare il simbolico abbraccio tra sindaco e rettore, tra il Comune e l’Università. Presenti anche, per il Comune, il nuovo assessore alla Pubblica istruzione e Cultura, Mino Ianne, e l’assessore Vincenza Vozza, già assessore alla Pubblica istruzione e cultura, ossia gli ultimi due assessori a mettere mano sull’accordo. A rappresentare il mondo accademico, erano presenti invece il direttore del Dipartimento jonico, Bruno Notarnicola, e il delegato per il polo jonico, Riccardo Pagano.
          L’attuazione di parte del vecchio accordo triennale rimasto inevaso, di fatto sembrerebbe o potrebbe spianare la strada al nuovo accordo triennale che attende di essere stilato. Esiste - viene detto - una prima bozza che resta cosa segreta. In attesa, forse, del supporto più volte auspicato di altre istituzioni del territorio. Il Comune non può certo rimanere - viene fatto notare - l’unico ente che sostiene il polo universitario. Peraltro, a fronte delle numerose difficoltà economiche che incontra un Comune uscito sì in cinque anni dal dissesto, ma pur sempre vincolato al patto di stabilità, il sindaco è chiamato ad argomentare con forti motivazioni la decisione di aver investito, e continuare a farlo, nell’Università e nella formazione. Certo, è ancora ben poca cosa rispetto ad altri Comuni che hanno deciso un ben più cospicuo investimento per l’Università: vedi Brindisi che ha messo in campo un milione di euro. Soldi investiti per il futuro di questa città, evidenzia il sindaco Stefàno. Soldi che resteranno in città, che serviranno e aiuteranno la ricerca qui e quindi giovani che rimarranno a Taranto. Questo è l’auspicio. Che riecheggia anche nelle parole degli universitari secondo cui questi sforzi devono tendere a creare le opportunità di future docenze nate e affidate ai tarantini.
          Come saranno spesi i 300mila euro? Centomila euro andranno a master di primo e secondo livello e a short master (seconda edizione del master annuale in Diritto e tecnica doganale e del commercio internazionale per 25 partecipanti; prima edizione dello short master in Diritto, economia e sostenibilità dei sistemi agro-industriali e alimentari per 25 partecipanti; prima edizione dello short master in Pedagogia ed etica della comunicazione, 25 partecipanti). Altri 50mila euro finanzieranno poi borse di dottorato di nuova istituzione. I rimanenti 150mila euro serviranno a finanziare sei assegni di ricerca annuali. Inoltre, saranno realizzati nel 2016 due convegni, uno sulla figura di Archita ed il suo periodo storico, l’altro, nell’anno delle celebrazioni per Paisiello, proprio sulla cultura umanistica e musicologica della città di Taranto nel diciottesimo secolo. Ed ancora, con le parti residue di queste linee di intervento, sarà cofinanziato un posto di ricercatore di tipo A (entro giugno 2016).

          articolo di Maria Rosaria Gigante
          pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di Martedì 22 Dicembre 2015

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            #35
            Palazzo degli Uffici: si riapre la trattativa

            Palazzo degli Uffici: si riapre la trattativa
            Aedars chiede di poter proseguire i lavori di ristrutturazione


            Palazzo degli Uffici, si riapre (a sorpresa) la trattativa tra il Comune di Taranto ed il consorzio Aedars. Gli spiragli, questo va sottolineato subito, sono stretti. Strettissimi. Eppure, nelle scorse settimane, qualche segnale di avvicinamento c’è stato. Interessante, certo ma che, al tempo stesso, disegna scenari ancora fragili.
            E così, a nove mesi dalla rottura definitiva del confronto, lungo l’asse Roma-Taranto c’è stato un incontro a cui ha fatto seguito uno scambio di documenti. Il confronto, peraltro, era stato chiesto dall’avvocato Gaetano Cappellano Seminara, designato dal Tribunale di Roma amministratore giudiziario del consorzio.
            Ed allora il rappresentante di Aedars (a cui il Comune ha rescisso il contratto di concessione per una serie di inadempienze su cui deve ancora esprimersi il Tar), incontrando i rappresentanti del Municipio ha fatto la prima mossa. E ha chiesto al Comune di poter proseguire i lavori di ristrutturazione dello storico immobile che domina piazza della Vittoria e che, per oltre 130 anni, ha ospitato il liceo classico Archita. In realtà, nella proposta dell’amministratore giudiziario, il consorzio di candida ad eseguire direttamente le opere di messa in sicurezza e di consolidamento di Palazzo degli Uffici “per risolvere la controversia in maniera stragiudiziale”. L’avvocato Seminara fa anche appello ad una collaborazione “consona tra organi dello Stato”. In altre parole, l’amministratore giudiziario di Aedars ha proposto all’Amministrazione Stefàno di definire una transazione.
            Nel confronto e nella successiva documentazione spedita, la direzione Lavori pubblici non ha chiuso la porta alla possibilità che i lavori riprendano ma ha chiarito che il contratto è rescisso (“è un presupposto imprescindibile”, sostengono fonti vicine al Municipio). Questa è la condizione necessaria e sufficiente per il Comune di Taranto affinché possa riprendere il percorso. Ed invece il consorzio non sembra essersi sintonizzato completamente e subito sulla lunghezza d’onda tracciata dall’Amministrazione comunale. Aedars, nella documentazione spedita successivamente all’incontro, ha sottolineato che sulla rescissione del contratto di concessione deve ancora pronunciarsi il Tar di Lecce (il ricorso è stato presentato due anni fa). Ora, indipendentemente dal contratto originario, il consorzio di candida a proseguire i lavori di ristrutturazione come se si trattasse di un appalto vero e proprio, rinunciando agli altri investimenti previsti dal contratto (realizzazione di un hotel) ma incassando dal Comune delle somme da intendersi come l’importo di una transazione. Tutta ancora da scrivere. Questa, in sintesi, la proposta di Aedars.
            E il Comune, cos’ha risposto? Il Municipio verificherà quali siano i margini giuridici per trasformare l’originario progetto di finanza in un appalto tradizionale ma, nel frattempo, ribadirà il suo punto irrinunciabile: perdita di ogni valore del contratto iniziale. Si parte da qui. Altrimenti, la trattativa finirà prima ancora di essere completamente ripresa.
            Nel caso in cui fallisse il confronto, la direzione Lavori pubblici darebbe subito il via libera al bando di gara da 1,4 milioni di euro per la ristrutturazione del solaio dell’immobile. Indispensabile per qualsiasi attività si possa realizzare in futuro all’interno dell’edificio (uffici comunali, centro culturale, liceo Archita). Il bando era pronto da almeno due mesi ma è stato messo nel cassetto proprio dopo la ripresa del dialogo con il consorzio. In caso di rottura, non è da escludere che Aedars si opponga ai lavori dell’Amministrazione comunale sostenendo che, sino a quando il Tar non si pronuncerà, il Comune non possa realizzare alcun intervento. E questo, nel caso accadesse, farebbe allungare i tempi, non solo per quel che riguarda il rifacimento del solaio.
            Nota a margine: nei giorni scorsi, l’Amministrazione comunale ha sborsato altri 20mila euro per la sostituzione dei teli che coprono i ponteggi. Altri soldi spesi che, molto probabilmente, finiranno nel calcolo della stima dei danni che - nel caso la trattativa si arenasse - il Comune presenterà al consorzio Aedars.


            Per riqualificarlo 20 milioni
            È la proposta avanzata dal sindaco Stefàno e dal presidente Tamburrano


            “Chiediamo che il Contratto istituzionale di sviluppo (Cis) preveda la ristrutturazione di Palazzo degli Uffici e la finanzi per venti milioni di euro”. A richiederlo sono, in una nota congiunta, il sindaco di Taranto ed il presidente della Provincia. A dire il vero, Ezio Stefàno e Martino Tamburrano avevano già chiesto a Palazzo Chigi di finanziare l’opera ma le prime indiscrezioni sono negative tant’è che, lo scorso 23 dicembre, nella riunione del Cipe sono stati finanziati solo gli interventi per le infrastrutture dell’Arsenale (37 milioni). E questo aveva spinto il capo dell’Amministrazione provinciale a disertare la firma del contratto istituzionale siglata a Roma il 22 dicembre. Per Tamburrano, il finanziamento dell’immobile libererebbe risorse preziose ed utili per salvare la società Taranto Isolaverde. E analogamente l’Amministrazione comunale risparmierebbe soldi che potrebbe riservare per “soddisfare i bisogni dei meno abbienti”, così come è riportato nella nota inviata a Roma. Se la risposta dovesse essere negativa e non ci dovessero essere i fondi necessari, Isolaverde chiuderebbe i battenti e i 231 licenziamenti dei dipendenti diventerebbero esecutivi. [...]

            articoli di Fabio Venere
            pubblicati su La Gazzetta del Mezzogiorno di Domenica 27 Dicembre 2015

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