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Rassegna Stampa 2014

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    Rassegna Stampa 2014

    Altri istituti tecnici e il liceo sportivo nel piano regionale

    L’attivazione del liceo scientifico sportivo anche nella provincia jonica e di ulteriori indirizzi tecnici è la sostanziale novità del piano di dimensionamento della rete scolastica regionale licenziato nei giorni scorsi dalla Regione e presentato ieri alla stampa dall’assessore regionale, Alba Sasso. Il liceo sportivo dal prossimo anno sarà, dunque, realtà in ogni provincia, ha stabilito la Regione. A Taranto, la relativa sezione è autorizzata presso l’istituto Righi. Naturalmente - cita la delibera regionale - il tutto è subordinato all’effettiva disponibilità di aule, attrezzature e laboratori ed all’assunzione dei relativi oneri da parte dell’ente locale competente.
    Per il resto della parte relativa alle nuove autorizzazioni o istituzioni nella provincia jonica, il piano regionale appare piuttosto contenuto e privo di novità sostanziali. Così, per rimanere nell’ambito delle scuole secondarie di secondo grado, è autorizzata l’attivazione dell’indirizzo “Turismo” (settore economico) presso l’istituto Perrone di Castellaneta ed il Don Milani-Pertini di Castellaneta. Perde autonomia il Don Milani di Martina con conseguente aggregazione dei corsi del settore Servizi del Da Vinci e dei corsi Industria ed Artigianato all’istituto Majorana e conseguente mancata autorizzazione di nuovi corsi. Sempre a Martina, al Majorana, autorizzata l’attivazione dell’articolazione “Biotecnologie sanitarie (indirizzo Chimica dei Materiali e biotecnologie). Al Mondelli di Massafra arriva l’articolazione “Telecomunicazioni” nella sede di Statte e l’attivazione dell’opzione “Promozione dei prodotti agricoli del territorio”. Autorizzata anche al Lentini di Mottola l’attivazione dell’articolazione “Biotecnologie sanitarie”. Presso l’istituto Mediterraneo di Pulsano autorizzata l’opzione “Prodotti dolciari, artigianali ed industriali”. Si anche a “Produzioni tessili sartoriale” e “Apparati, impianti e servizi tecnici industriali e civili” per l’indirizzo di Manutenzione ed Assistenza tecnica al Falcone di Sava. Ed ancora, al Pacinotti a Taranto, arrivano le articolazioni in “Telecomunicazioni” e “Automazione”. “Telecomunicazioni” ed “Elettrotecnica” anche al Righi di Taranto. Autorizzate, inoltre, le opzioni “Architettura e Ambiente”, “Audiovisivi e multimediale”, “Scenografia” al liceo artistico “Calò” di Grottaglie, Taranto, Manduria e Martina. Respinte, invece, tutte le altre richieste provenienti dalle scuole. Prese d’atto della Regione, invece, per i tre Cpia (istruzione adulti) presso l’Einaudi di Manduria, il Mondelli di Massafra, presso la sede di via Grazia Deledda a Taranto.
    Per le scuole del primo ciclo, infine, le uniche novità riguardano la riduzione da tre a due istituti comprensivi a Ginosa (i nuovi assetti: primo istituto composto da Deledda-Don Bosco comprendente i plessi Don Bosco, Lorenzini, Deledda; secondo istituto composto da “G. Calò” comprendente i plessi Morandi, Giovanni Paolo II, Calò, Radice), lo sdoppiamento dell’I.C. Manzoni di Mottola con l’istituzione di un circolo didattico (comprendente Collodi, Don Bosco, ex via Palagianello, ex Perasso, Don Milani) e di un comprensivo (Allende, Dante, Manzoni). No all’unificazione a Taranto delle scuole Vico-Deledda e De Carolis. Per il resto, sono ovunque confermati gli attuali assetti.


    articolo di Maria Rosaria Gigante
    pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di Venerdì 24 Gennaio 2014

    #2
    Palazzo degli Uffici, la parola al Tar

    Palazzo degli Uffici, la parola al Tar
    Il ricorso già innescato dall’avvio delle procedure per la rescissione del contratto

    Palazzo degli Uffici, la parola passa al Tar. Il consorzio stabile “Aedars” di Roma ha presentato ricorso al tribunale amministrativo regionale. L’iniziativa legale del consorzio d’imprese, titolare del progetto di finanza per la riqualificazione e ristrutturazione di Palazzo degli Uffici, in realtà, va in una doppia direzione. Da un lato, infatti, il ricorso è stato presentato contro il ministero dell’Interno a causa dell’emissione di una misura interdittiva per infiltrazioni mafiose in alcuni cantieri lombardi e dall’altro contro l’Amministrazione Stefàno. In particolare, l’azienda agisce contro il Comune per contestare l’avvio della procedura di rescissione del contratto. L’Amministrazione comunale si è costituita in giudizio affidando la sua difesa all’avvocato Maddalena Cotimbo dell’Avvocatura comunale. Del resto, era stato proprio l’ufficio legale del Comune di Taranto a fornire alla direzione Lavori pubblici, guidata da Aniello Moccia, i pareri determinanti per la risoluzione contrattuale. Ora, dunque, deciderà il tribunale amministrativo regionale, sezione di Lecce, per quel che riguarda il provvedimento adottato dal Comune e quella di Roma per quel che riguarda la misura adottata dalla Prefettura di Roma. Dallo scorso ottobre, intanto, i lavori di ristrutturazione e riqualificazione di Palazzo degli Uffici sono sospesi a causa di un contenzioso tra l’impresa esecutrice dei lavori, la “C&G” di Mesagne, e lo stesso consorzio “Aedars” che avrebbe un debito nei confronti della sua consorziata di 1,8 milioni di euro. I lavori si sono interrotti dopo la rimozione dell’amianto dal solaio dello stabile che ha ospitato per 140 anni il liceo classico “Archita”. E questi interventi hanno lasciato, in parte, scoperchiato il tetto esponendo la struttura dello stabile al rischio di dissesti statici derivanti dalle recenti e copiose piogge. Poi, poco prima di Natale, è stata la stessa impresa mesagnese, a proprie spese, a coprire il solaio con una particolare plastica. In realtà, servirebbe una copertura in muratura ma, al momento, non ci sono le condizioni per una messa in sicurezza di questa portata da parte del Comune di Taranto. Si attende, evidentemente anche per questo, l’esito della controversia che si aprirà al Tar.
    E il futuro? Resta incerto. È molto probabile, però, che il Comune di Taranto, proprietario dell’immobile, istituisca un tavolo di confronto con la Provincia per decidere il da farsi. Difficilmente, verrà ripresa la strada del progetto di finanza che prevedeva una ripartizione delle spese tra privati, Comune e Provincia di Taranto per un importo complessivo di 33 milioni di euro. Sarà, forse, preferibile far ricorso al tradizionale bando di gara ed accantonare quel progetto faraonico che prevedeva, oltre alla ristrutturazione della scuola ed alla realizzazione degli uffici comunali, anche la costruzione di un albergo a cinque stelle. Una volta, infatti, definiti gli aspetti giuridici di questa complessa vicenda, che si trascina da dieci anni, ed una volta superato positivamente il giudizio del Tar, bisognerà lavorare per far riaprire il cantiere. La Provincia, dal canto suo, ha ancora a disposizione 8,5 milioni di euro ma, ovviamente, a causa dei vincoli imposti dal Patto di stabilità, non li può spendere tutti in un’unica soluzione. Ed allora, la ristrutturazione dell’”Archita” dev’essere messa al primo posto, anzi al centro, del progetto.

    articolo di Fabio Venere
    pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di Mercoledì 19 Febbraio 2014

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      #3
      Sos Palazzo degli Uffici: ecco i costi per la copertura

      Sos Palazzo degli Uffici: ecco i costi per la copertura
      Sul solaio c’è un telo di plastica.
      Serve soluzione definitiva da 2,5 milioni

      Sos Palazzo degli Uffici, servono 2,5 milioni di euro per coprire definitivamente lo stabile. Se si vuole intervenire a regola d’arte, ne potrebbero bastare 300mila per una soluzione - tampone.
      Secondo fondate indiscrezioni, infatti, è questa la cifra (ingente) che servirebbe al Comune di Taranto per coprire il solaio dell’immobile che sino ad un anno fa ha ospitato, per oltre 140 anni, il liceo classico “Archita”. Attualmente, come è ormai noto, il tetto è coperto in maniera provvisoria da un telo di particolare plastica sistemato nello scorso dicembre dall’azienda esecutrice dei lavori, la “C&G” di Mesagne, che ha agito gratuitamente. Detto in maniera chiara e senza particolari fronzoli, la plastica sinora ha fatto il suo dovere resistendo alle intemperie ed alle piogge cadute copiosamente nelle scorse settimane. Ma reggerà anche per un’altra stagione invernale? Potrà ancora garantire che non ci siano delle infiltrazioni che poi compromettano la staticità dell’edificio? È difficile prevederlo e comunque non si può escludere nulla. Per questa ragione, occorre intervenire. E farlo, come si suol dire, a regola d’arte. Altri interventi provvisori sarebbero certo meno costosi (potrebbero bastare anche 300mila euro) ma non risolverebbero il problema definitivamente. Certo, si potrebbe stare tranquilli e senza preoccupazioni per qualche anno ma poi si dovrebbe intervenire di nuovo. Ed allora, è possibile che l’Amministrazione comunale ragioni su un intervento di copertura in muratura tale da risolvere la questione - copertura del solaio. E di farlo in maniera definitiva.
      È difficile, però, che il Comune di Taranto, in particolar modo la direzione Lavori pubblici, agiscano in questa direzione prima che si risolva la questione giudiziaria. Come già riportato dalla Gazzetta nei giorni scorsi, si è in attesa di conoscere il responso del Tar di Lecce all’avvio del procedimento della rescissione del contratto tra il Municipio ed il consorzio “Aedars”, titolare del progetto di finanza di riqualificazione dello storico palazzo. Se il tribunale amministrativo regionale, infatti, dovesse dare la sospensiva al provvedimento della direzione, allora la questione si ingarbuglierebbe. E di molto pure. Se, invece, il Tar dovesse rinviare ogni decisione ad un esame nel merito della controversia allora tutto si rinvierebbe ma il Comune, nel frattempo, potrebbe ugualmente agire. Convocando magari un “tavolo” tecnico con la Provincia competente per legge sull’edilizia scolastica delle scuole superiori e poi affrontando la questione della copertura definitiva del solaio nei termini che prima si descrivevano.


      articolo di Fabio Venere
      pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di Martedì 04 Marzo 2014

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        #4
        Palazzo degli Uffici: ecco i soldi per il tetto

        Palazzo degli Uffici: ecco i soldi per il tetto
        Il Comune di Taranto sta per tornare in possesso del cantiere

        “Stato di consistenza”. Si chiama così, in gergo tecnico, quello che ieri mattina il Comune di Taranto ha iniziato a verificare all’interno di Palazzo degli Uffici. Da quel che risulta alla Gazzetta, infatti, i tecnici della direzione Lavori pubblici dell’Amministrazione comunale sono entrati nell’area in cui insiste lo storico immobile del Borgo che, sino ad un anno fa, ha ospitato il liceo classico “Archita”. È, dunque, stato avviato l’iter al termine del quale il Comune di Taranto ritornerà in possesso del cantiere. E questo, avverrà a sei mesi dalla sospensione dei lavori decisa dall’impresa esecutrice, la “C&G” di Mesagne, che vantava un credito di 1,8 milioni di euro dal consorzio “Aedars”, titolare del progetto di finanza ed azionista unico della società di scopo “Palazzo degli Uffici srl”. L’iniziativa del Municipio, peraltro, si concretizza a qualche settimana dalla rescissione del contratto tra la stessa Amministrazione ed il consorzio “Aedars” a cui il Comune contesta una serie di inadempienze contrattuali. Nel provvedimento della direzione Lavori pubblici, anticipato da un atto di indirizzo della giunta comunale. Infatti, si fa riferimento ad alcuni ritardi e ad alcune mancate risposte che l’impresa non avrebbe fornito soprattutto alla misura interdittiva emessa dalla Prefettura di Roma per presunte infiltrazioni mafiose in alcuni cantieri aperti dalla società in Lombardia. Per la cronaca, “Aedars” ha presentato ricorso sia contro la misura interdittiva antimafia che contro l’avvio del procedimento di rescissione contrattuale deciso dal Comune di Taranto.
        Ed allora, in questo quadro, i tecnici dell’Amministrazione comunale hanno iniziato a verificare i lavori effettivamente realizzati dall’impresa rispetto a quanto corrisposto dal Comune. Tra questi, gli interventi più significativi riguardano la rimozione dell’amianto massicciamente presente nel solaio dello storico palazzo. Nei prossimi giorni, inoltre, il Comune di Taranto avvierà anche le procedure per l’escussione della polizza fideiussoria sottoscritta dal consorzio “Aedars” prima dell’apertura del cantiere. Si tratta, da quel che si apprende in ambienti vicini all’Amministrazione comunale, di 1,8 milioni di euro. Soldi che servirebbero al Municipio per coprire il tetto dello stabile che, da tre mesi, è provvisoriamente coperto con un telo di particolare plastica.
        In realtà, pare che il Comune abbia la copertura finanziaria per sistemare adeguatamente il solaio di Palazzo degli Uffici. Per il momento, non c’è ancora una stima definitiva di quanto servirebbe ma per eseguire un lavoro a regola d’arte ci vorrebbero almeno 2 - 2,5 milioni di euro. Soldi che il Comune di Taranto assicura di avere già stanziato e, quindi, di avere a disposizione. Certo, si potrebbe spendere anche di meno, molto meno, realizzando una copertura non definitiva ma, in Comune, si sta facendo strada l’ipotesi di pensare ad una soluzione definitiva. In grado di rimanere negli anni anche indipendentemente dalla futura destinazione che avrà il palazzo.

        articolo di Fabio Venere
        pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di Mercoledì 12 Marzo 2014

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          #5
          Da una donazione del 1945: ora le borse di studio per i giovani

          Lo stabile di via Pitagora 42: è di tre piani. I coniugi lo cedettero in memoria del figlio morto in Eritrea nel 1933
          Da una donazione del 1945: ora le borse di studio per i giovani

          Il Comune di Taranto venderà Palazzo Mastrocinque per pagare delle borse di studio a dei giovani studenti tarantini. Ma qual è la storia di quest’immobile?
          Una ricostruzione analitica ed interessante è pubblicata sul blog “Sulle sponde del Galeso” di Gianluca Lovreglio che, a sua volta, fa riferimento ad un testo redatto dall’ex assessore comunale al risanamento della Città vecchia e all’Attuazione del programma, Lucio Pierri.
          Ed allora, questi i fatti e le date da ricordare. Il 3 giugno 1945, con atto notarile redatto da Domenico Mazzilli, alla presenza del sindaco di Taranto, l’archeologo Ciro Drago e dell’avvocato Alfredo Fighera presidente della Deputazione provinciale, Beniamino Mastrocinque, dottore in Scienze naturali e in Medicina e chirurgia, insieme alla moglie Camilla Baldari, volendo onorare la memoria del loro unico figlio, Fortunato, partito il 20 giugno 1939 volontario per l’Africa orientale e morto il 3 febbraio 1941 nell’ospedale inglese di Tessenei in Eritrea in seguito a ferite riportate due giorni prima nella battaglia di Barentù, donavano al Comune e alla Amministrazione provinciale di Taranto un immobile di loro proprietà sito in via Pitagora 42, composto da piano terrano, tre piani superiori e fabbricato interno, affinché fossero costituite due fondazioni scolastiche da trasformarsi in ente morale, da intitolarsi: Borsa di Studio Fortunato Mastrocinque, dottore in Medicina veterinaria e laurea ad honorem in Scienze naturali. Fondazioni che avrebbero dovuto, alla morte dei donatori, vendere l’immobile e col ricavato della rendita istituire le borse di studio.
          I coniugi Mastrocinque si riservavano il diritto di usufrutto dell’intero fabbricato, che era stato costruito su suolo acquistato nel 1884 da Fortunato Mastrocinque. Si stabilì, inoltre, che ciascun ente avrebbe dovuto investire la propria quota rinveniente dalla vendita dell’immobile in titoli nominativi dello Stato, intestati alla fondazione stessa, la cui rendita doveva finanziare due borse di studio annuali di 18mila lire per perfezionamento di laureati in materie letterarie o giuridiche da parte del Comune, e in materie scientifiche da parte della Provincia.
          Il 24 di gennaio del 1959, la Gazzetta ufficiale pubblicava il decreto del Presidente della Repubblica che istituiva la Fondazione Mastrocinque. Da un estratto del registro delle deliberazioni del consiglio di amministrazione, presieduto dal sindaco Salvatore Spallitta, il 9 febbraio 1962, si apprende che la signora Camilla Baldari, vedova di Beniamino Mastrocinque, era anche essa deceduta due anni prima, il primo settembre 1960, e che l’immobile era occupato da diversi inquilini, anche morosi. Si decideva di affidare la gestione ordinaria del fabbricato appartenente alla Fondazione Comunale alla omonima Fondazione provinciale con obbligo di rendiconto, segno che anche la Provincia aveva nel frattempo provveduto a costituire la propria Fondazione. Si demandava alla stessa Fondazione Provinciale di normalizzare i contratti, con facoltà di locare ulteriormente, riscuotere i fitti, agire in giudizio, di accertare le condizioni del fabbricato per le operazioni di manutenzione ordinaria e straordinaria.
          Nel 1958 era stato indetto il primo concorso pubblico per il conferimento di una borsa di studio di lire 30mila lire. Concorso andato deserto!
          Nel 1988, la Provincia si dichiara disponibile ad acquistare l’intero immobile.
          Di Palazzo Mastrocinque si sarebbe tornato a parlare in una lettera del sindaco di Taranto, indirizzata il 19 aprile 2002 al presidente della Provincia, con cui si chiedeva l’uso del bene relativamente alla quota di proprietà della Provincia, ipotizzando un recupero dell’immobile attingendo a finanziamenti Urban 2 e Por. A due anni di distanza lo stesso sindaco, l’8 gennaio 2004, chiedeva nuovamente al presidente della Provincia la disponibilità dell’immobile per destinarlo ad attività culturali, quali la biblioteca del mare ed uffici, contando su finanziamenti Urban II. Il presidente della Provincia rispondeva subito assicurando la disponibilità della Provincia. Veniva conseguentemente messo in moto l’iter procedurale per la realizzazione dell’opera, attraverso la redazione del progetto di recupero, l’approvazione dello stesso, l’indizione della gara, la scelta della impresa appaltatrice e l’aggiudicazione dell’opera, che veniva effettuata l’11 aprile 2005.
          Successivamente la procedura si arenava non potendosi stipulare contratto con l’impresa vincitrice mancando da parte del Comune i requisiti di proprietà, non essendo stata tradotta la volontà di cessione della quota di spettanza della Provincia con atti amministrativamente validi.

          articolo di Fabio Venere
          pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di Mercoledì 12 Marzo 2014

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            #6
            Non c’è infiltrazione mafiosa nell’appalto Palazzo degli Uffici

            Non c’è infiltrazione mafiosa nell’appalto Palazzo degli Uffici
            Il Tar accoglie il ricorso del consorzio “Aedars” contro l’interdizione

            Palazzo degli Uffici, non c’è alcuna infiltrazione mafiosa. A dire il vero nel cantiere aperto nello storico immobile che ospitava il liceo classico “Archita” non c’era mai stato un pericolo così diretto e collegato ma il consorzio “Aedars”, titolare del progetto di finanza, aveva subito alla fine dello scorso settembre una misura interdittiva antimafia emessa dalla Prefettura di Roma. Contro quel provvedimento il consorzio che raggruppa 44 imprese ed occupa, tra diretti ed indiretti, circa mille lavoratori ha presentato ricorso al Tar del Lazio. Il giudizio amministrativo che ha visto contrapposti, da una parte, i legali dell’impresa e, dall’altra, la Prefettura di Roma ed il Ministero dell’Interno, si è concluso lo scorso 13 marzo con una sentenza deliberata in camera di consiglio ma depositata in segreteria solo lo scorso 20 marzo.
            Ed allora, il presidente della sezione del Tar del Lazio che ha seguito la vicenda, Linda Sandulli, ha accolto il ricorso del consorzio romano. Uno dei motivi su cui si reggeva l’accusa nei confronti di “Aedars” era relativo alla società “Fracla”, “partecipata” dal consorzio, riconducibile ai signori Mollica. Sul punto “va detto che dai dati desumibili dalla documentazione agli atti si evidenzia - si riporta testualmente dalla sentenza - che le imputazioni riferite a questi ultimi sono in realtà una riproposizione di quelle inizialmente mosse dalla pubblica accusa. Non si tiene conto, infatti, della circostanza che ciascuno dei giudizi indicati - scrive il Tar - si è già concluso o con giudicati di assoluzione con formula piena oppure con decreti di archiviazione motivati dall’impossibilità di sostenere l’accusa per insussistenza degli elementi posti a base dell’esercizio dell’azione penale”. Il Tar poi non ha dubbi nel ritenere che “è evidente che gli elementi indizianti - si riporta testualmente - non possono assumere rilevanza quando ormai il giudice penale ne abbia accertato l’insussistenza”. In particolare, assume rilievo la sentenza della Corte di Appello di Reggio Calabria del 2011, passata in giudicato, che confermando quella del Gup del Tribunale di Reggio Calabria del 2003 “ha assolto il signor Pietro Mollica ed i suoi fratelli dalle imputazioni relative al delitto di associazione mafiosa e di truffa aggravata perché i fatti non sussistono”.
            Ed infine, sempre dalla sentenza del Tar del Lazio si legge che il presunto inserimento nel sistema politico mafioso degli appalti pubblici dei fratelli Mollica “che è stato preso in considerazione in sede istruttoria e riportato nel provvedimento impugnato, in realtà, rappresenta una delle affermazioni - scrive il Tar - del collaboratore di giustizia, Siino, ma la stessa sentenza conclude nel senso che tale imputazione ≪non può ritenersi configurabile≫”.



            E sulla rescissione del contratto ora si esprimerà il Tribunale di Lecce
            Il Comune aveva denunciato anche altre presunte violazioni

            Palazzo degli Uffici, da un Tar all’altro. Se della sentenza della magistratura amministrativa del Lazio abbiamo riferito in questa stessa pagina, ora non resta che attendere il pronunciamento di un altro tribunale amministrativo regionale. Questa volta, però, quello chiamato in causa sarà quello di Lecce che dovrà, appunto, esprimersi sulla rescissione del contratto effettuata dal Comune di Taranto nei confronti del consorzio “Aedars”. Rescissione che si basava non solo ma anche sulla misura interdittiva antimafia emessa dalla Prefettura di Roma.
            Il consorzio stabile “Aedars” di Roma, nelle settimane scorse, ha presentato ricorso al tribunale amministrativo regionale. L’Amministrazione comunale si è costituita in giudizio affidando la sua difesa all’avvocato Maddalena Cotimbo dell’Avvocatura comunale.
            Del resto, era stato proprio l’ufficio legale del Comune di Taranto a fornire alla direzione Lavori pubblici, guidata da Aniello Moccia, i pareri determinanti per la risoluzione contrattuale. Ora, dunque, deciderà il tribunale amministrativo regionale, sezione di Lecce, per quel che riguarda il provvedimento adottato dal Comune. Dallo scorso ottobre, intanto, i lavori di ristrutturazione e riqualificazione di Palazzo degli Uffici sono sospesi a causa di un contenzioso tra l’impresa esecutrice dei lavori, l “C&G” di Mesagne, e lo stesso consorzio “Aedars” che avrebbe un debito nei confronti della sua consorziata di 1,8 milioni di euro. I lavori si sono interrotti dopo la rimozione dell’amianto dal solaio dello stabile che ha ospitato per 140 anni il liceo classico “Archita”. E questi interventi hanno lasciato, in parte, scoperchiato il tetto esponendo la struttura dello stabile al rischio di dissesti statici derivanti dalle recenti e copiose piogge. Poi, poco prima di Natale, è stata la stessa impresa mesagnese, a proprie spese, a coprire il solaio con una particolare plastica. In realtà, servirebbe una copertura in muratura ma, al momento, non ci sono le condizioni per una messa in sicurezza di questa portata da parte del Comune di Taranto. Per la copertura definitiva servirebbero almeno 2 milioni di euro che il Comune comunque dovrebbe avere a disposizione.
            E il futuro? Resta incerto. È molto probabile, però, che il Comune di Taranto, proprietario dell’immobile, istituisca un tavolo di confronto con la Provincia per decidere il da farsi.

            articoli di Fabio Venere
            pubblicati su La Gazzetta del Mezzogiorno di Domenica 23 Marzo 2014


            Studenti Taranto mette a vostra disposizione il testo delle sentenze del Tar del Lazio: Sentenza n. 03048/2014 e Sentenza n. 03049/2014

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              #7
              Campus universitario, l’idea c’è

              L’INIZIATIVA: IL PROGETTO “ALMA MATER TARENTUM”, CHE SI AVVARRÀ DEL NETWORK “SALESIANO”, MIRA A RADICARE IL MONDO UNIVERSITARIO NEL TESSUTO CITTADINO
              Campus universitario, l’idea c’è
              Il ministro Giannini ha ascoltato la proposta del presidente Rotary club di Riva dei Tessali



              Realizzare un campus universitario a Taranto. Impresa impossibile? Forse no. Intanto l’idea piace anche al ministro dell’Istruzione, la senatrice Stefania Giannini, che sabato mattina a Bari ha ascoltato la relazione presentata dal presidente Rotary Claub di Riva dei Tessali, Luigi Severini. È stato lui, infatti, a presentare il progetto “Alma Mater Tarentum”. L’idea mira a radicare il mondo universitario nel tessuto della città. Per la sua realizzazione, il progetto si avvarrà del network “Salesiano” presente in tutto il mondo per consentire anche a studenti stranieri di completare a Taranto il loro percorso di studi. In pratica è un tentativo di internazionalizzare e quindi rilanciare le Facoltà già presenti sul territorio di Taranto. All’incontro con il ministro Giannini erano presenti, tra gli altri, il rettore del Politecnico di Bari, Eugenio Di Sciascio, il delegato del rettore al Polo ionico dell’Università di Bari, Angelo Tursi, il preside della facoltà di Economia di Taranto, Bruno Notarnicola, il direttore dell’istituto salesiano don Antonio Miglietta.
              “Il ministro Giannini si è mostrata interessata all’iniziativa. Ha detto di volerla sostenere perché la ritiene importante per il futuro di Taranto” dichiara dopo l’incontro Luigi Severini. In via preliminare, è stata richiamata l’attenzione del ministro sul bisogno di cultura per rilanciare il territorio. Facilitando la distribuzione della cultura è infatti possibile produrre identità, responsabilità e cittadinanza. Tornare a rivendicare la centralità della cultura significa cambiare il modo di governare. Ma la cultura per generarsi e poi affermarsi, ha bisogno di luoghi di soggiorno per studenti e ricercatori che sono, molto spesso, luoghi fortemente evocativi, fisicamente identificabili, dove le nuove generazioni possono “nutrirsi” instaurando solide tradizioni di scienza e conoscenza destinate a perdurare nel tempo e permeare nella società civile.
              Il progetto “Alma Mater Tarentum” mira quindi a far nascere a Taranto un campus universitario attraverso il quale, oltre a garantire per tutti i giovani il diritto allo studio, si crei una agorà capace di mettere in luce le vocazioni e le eccellenze indispensabili alla creazione di un’imprenditoria di alto profilo, di una pubblica amministrazione culturalmente adeguata ai nuovi tempi, di una società fatta da cittadini responsabili. “Per raggiungere questa finalità - ha spiegato nella sua relazione letta al ministro il presidente del Rotary Club di Riva dei Tessali - il nostro progetto propone lo straordinario utilizzo delle strutture edilizie che fanno parte della grande realtà educativa costituita dall’istituto salesiano don Bosco, insediatosi a Taranto nel lontano 1935. L’opportunità, il cui gradimento è stato preliminarmente verificato da parte dell’importante Ordine religioso, noto per il suo impegno formativo a livello mondiale, viene fornita dal concomitante processo di ristrutturazione intrapreso dall’istituto per fronteggiare le nuove esigenze educative”.

              articolo di Alessandra Cavallaro
              pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di Lunedì 31 Marzo 2014

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                #8
                Palazzo Uffici: nuovo sopralluogo

                Palazzo Uffici: nuovo sopralluogo
                I tecnici controllano la consistenza del cantiere

                Palazzo degli Uffici, il Comune di Taranto ha definito quello che in gergo si chiama “stato di consistenza del cantiere”. Nelle settimane scorse, infatti, i tecnici della direzione Lavori pubblici dell’Amministrazione comunale hanno tenuto diversi sopralluoghi nel cantiere di piazza della Vittoria che si sono formalmente conclusi solo pochi giorni fa. I rilievi tecnici hanno accertato che il cantiere si trova in buone condizioni tecniche, anzi hanno evidenziato ancor di più l’amarezza per la brusca sospensione dei lavori che, peraltro, stavano procedendo a passo abbastanza spedito almeno per quel che riguarda l’aspetto preliminare del progetto. Le recenti e copiose piogge non hanno poi causato particolari problemi tecnici o di tenuta della struttura, che per quasi 140 anni ha ospitato il liceo classico “Archita”, e questo grazie alla speciale copertura in plastica posta a protezione dell’edificio. Che era, del resto, rimasto scoperto dopo la rimozione dell’amianto presente sul solaio. Di certo, quella plastica non potrà reggere per un’altra stagione invernale e per questo il Comune interverrà (si spera) entro il prossimo autunno. I tecnici comunali, infatti, hanno previsto una copertura a regola d’arte del solaio che, a quel punto, potrebbe costare anche intorno ai 2 milioni di euro. Si tratterebbe, certo, di un intervento oneroso ma che consentirebbe non solo di tenere lo storico edificio al riparo dalle intemperie atmosferiche ma anche di poter poi realizzare a Palazzo degli Uffici qualsiasi tipo di attività (scolastica, commerciale, direzionale, culturale) senza dover poi intervenire ulteriormente modificando magari ancora il progetto.
                Entro maggio, definito lo “stato di consistenza”, il Comune di Taranto passerà a quella (anche qui in gergo) che viene definita “presa di possesso” del cantiere. Tradotto dal burocratese, l’Amministrazione comunale con quest’atto amministrativo si riprende il cantiere che, a quel punto, deve essere liberato da tutte le attrezzature lasciate dall’impresa che stava eseguendo i lavori (la “C&G” di Mesagne) per conto del consorzio “Aedars”, socio unico della società di scopo (la “Palazzo degli Uffici srl”) titolare del progetto di finanza assegnato dal Municipio per riqualificare e ristrutturare lo storico immobile. Intanto, la scorsa settimana, la direzione Lavori pubblici del Comune di Taranto ha invitato l’Avvocatura comunale ad avviare le procedure per escutere la polizza fideiussoria (importo 1,8 milioni di euro) sottoscritta dal consorzio al momento della sottoscrizione del contratto. Ed una volta definita la presa di possesso del cantiere, gli uffici tecnici comunali potranno elaborare il progetto per la copertura totale dell’edificio che si estende su circa 5mila metri quadrati. A proposito di copertura... c’è quella finanziaria per fare un intervento di questo tipo. Parallelamente, però, Comune e Provincia di Taranto (competente per legge per quel che riguarda l’edilizia scolastica) possono, anzi devono, riprendere il confronto.
                Il 20 marzo scorso il Tar del Lazio, sconfessando la Prefettura di Roma, non ha ritenuto che ci fossero degli elementi validi per confermare la misura interdittiva antimafia nei confronti del consorzio Aedars, titolare del progetto di finanza per la riqualificazione del Palazzo degli Uffici. Bisognerà comunque attendere il pronunciamento di un altro Tar, questa volta quello di Lecce, a cui il consorzio si è rivolto contro la rescissione del contratto decisa dal Comune di Taranto.

                articolo di Fabio Venere
                pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di Lunedì 28 Aprile 2014

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                  #9
                  Corsi a rischio, non cessa l’allarme

                  Corsi a rischio, non cessa l’allarme
                  Il rettore Uricchio: “La protesta dei docenti potrebbe bloccare l’offerta formativa”

                  Il rettore dell’Università di Bari, Antonio Uricchio, non nega che un rischio ci sia, ma si sta provando di tutto a risolvere la questione. Ieri, infatti, era a Roma, presso la Ragioneria centrale dello Stato per cercare di sbloccare alcuni fondi residui. “La preoccupazione c’è”, conferma. Il rischio è che per il prossimo anno accademico non si riesca a garantire il mantenimento a Taranto dei corsi di laurea dell’area sanitaria, in primo luogo il corso in infermieristica, negli ultimi mesi traslocato presso gli spazi resi disponibili dal Politecnico al quartiere Paolo VI. Sul tavolo del rettore Uricchio c’è, infatti, una lettera di dimissioni dei docenti medici che hanno minacciato di non essere più disposti a garantire il carico di insegnamento in trasferta che consentiva il mantenimento dei corsi di laurea fuori sede, quindi a Taranto e non solo. È la piega che sta prendendo la protesta di alcuni docenti - in larga parte ricercatori - dell’Ateneo barese in convenzione con l’Asl di Bari e che attendono di esser pagati per gli insegnamenti svolti negli anni accademici passati. Una vecchia storia ormai di fatto ripianata da un vecchio lodo arbitrale tra Policlinico di Bari e Università degli Studi chiuso nel 2012 (che sanava arretrati risalenti al 2009), ma mai applicato nella parte economica. In buona sostanza il Policlinico deve versare una cifra cospicua all’Università - 25 milioni di euro - perché questa istituzione provveda a coprire le spese ed i pagamenti per i carichi didattici.
                  “Nessuno mette in discussione quelle somme spettanti”, dice il rettore. “Le ragioni dei medici sono indiscutibili e inattaccabili. Si tratta di ritardi risalenti al ’99, ma questi ritardi ora stanno mettendo a rischio l’offerta formativa”. Se, infatti, in queste ore non si sbloccherà la questione ed i docenti non dovessero ritirare la loro protesta con la quale hanno dichiarato di non assicurare più anche a Taranto la copertura degli insegnamenti, sarà difficile se non impossibile nella seduta del consiglio d’amministrazione del prossimo 12 maggio varare e sostanzialmente confermare l’attuale offerta formativa. Ed anche il passaggio successivo - il 14 in Senato accademico - sarebbe un buco nell’acqua. Vanno, infatti, predisposte in quella sede le apposite schede di valutazione da inviare all’Anvur per l’accreditamento dei corsi di laurea per l’anno successivo. Scadenze, dunque, ormai immediate, senza via di scampo. Ed è anche evidente come, in una situazione di forte criticità, la messa in discussione dell’offerta formativa a Taranto, sede su cui è stata più volte attestata l’attenzione dei vertici dell’ateneo, costituisce un vero e proprio grimaldello per puntare i piedi e cercare di sbloccare la questione. Ma è anche possibile che - al di là del momentaneo risultato dei tentativi in corso di risolvere l’aspetto economico - prevalga l’interesse di garantire la continuità di un percorso formativo a centinaia di giovani.
                  “È chiaro che non possiamo imporre a nessuno dei carichi aggiuntivi, ma spero che la protesta rientri - auspica, infatti, il rettore Uricchio - . Da parte mia posso garantire che sto facendo di tutto e di più su tutti i tavoli per far sì che siano reperite le somme necessarie per chiudere questa storia”.

                  articolo di Maria Rosaria Gigante
                  pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di Giovedì 08 Maggio 2014

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                    #10
                    Il Polo universitario tarantino torna di nuovo a traballare

                    Il Polo universitario tarantino torna di nuovo a traballare
                    Tre sono le questioni aperte:
                    docenti delle professioni sanitarie
                    personale di Isolaverde che non c’è più
                    e fondi non corrisposti


                    C’è un’aria di sconforto e preoccupazione nel mondo universitario tarantino. È ancora fumata nera per l’agitazione dei docenti dell’Ateneo di Bari in convenzione con l’Asl di Bari che lamentano il mancato adeguamento degli stipendi dal 2009 (c’è un lodo arbitrale sottoscritto tra Università e Policlinico per il pagamento di 25 milioni di euro all’Ateneo, disapplicato però nella parte economica). Non pochi, tra questi, sono anche i docenti impegnati a Taranto nei corsi di laurea delle professioni sanitarie dove, con le loro dimissioni, non potranno garantire la copertura nel prossimo anno accademico. Questione che non ha trovato soluzione l’altro ieri nel consiglio d’amministrazione dell’Ateneo dove è stata bocciata la proposta di stanziare 2 milioni di euro per gli stipendi del 2013 e 2014. Il problema, però, è che in queste ore il Senato accademico dovrà predisporre l’offerta formativa con le coperture degli insegnamenti per il prossimo anno da inviare all’Anvur per l’accredito dei corsi.
                    In sede locale, inoltre, ansia e preoccupazione si intrecciano anche per il venir meno del personale della società “Taranto Isolaverde” (ormai in liquidazione), fornito dall’Amministrazione provinciale con funzioni di portierato. Un servizio di fatto ormai saltato dal giorno di protesta della scorsa settimana, quando gli addetti non garantirono l’apertura dell’ingresso della ex caserma Rossarol (sede di Giurisprudenza) e di Palazzo D’Aquino (sede della delegazione del Rettorato), entrambi in Città vecchia, a qualche centinaio di studenti, docenti e amministrativi. Intanto, per andare a lezione ed entrare in ufficio, sono docenti e amministrativi ad aprire e chiudere le strutture. Ma il disimpegno di “Taranto Isolaverde” è solo uno degli aspetti del più complessivo abbandono e stato di oblio. Di rinnovo dell’accordo di programma triennale (scaduto lo scorso anno), infatti, neanche a parlarne. I solleciti del delegato del rettore per il Polo jonico, Riccardo Pagano, paiono essere caduti nel silenzio più assoluto. Silenzio che sa di disagio delle istituzione considerato che molti dei punti dell’accordo sono stati disattesi. Inoltre, non è mai stato tradotto in atto amministrativo l’impegno, pure sottoscritto dall’Amministrazione provinciale, di erogare un contributo (come era accaduto in passato) di 500 mila euro per il primo anno e da definirsi poi per il secondo e terzo anno. Ora viene meno anche il personale assicurato tramite “Isolaverde”. Assegni di ricerca, borse di studio e promesse di sostegno da parte dell’Amministrazione comunale sono anch’esse palesi inadempienze. Né si ha un interlocutore considerato che - molto verosimilmente - il sindaco Ezio Stefàno starebbe rinviando a dopo le elezioni europee la ridefinizione della giunta in cui insediare il tassello mancante (forse un esterno, comunque un tecnico) di un delegato per l’Università. “Almeno ci dicano, ci facciano sapere con chiarezza se intendono sostenere l’Università oppure no, in modo che anche l’Università prenda le sue decisioni” dice Pagano che cita, come esempio di fattività, l’impegno di un contributo di 1 milione e 300 mila euro assicurato dal Comune di Brindisi per 15 anni per puntare alla permanenza di due corsi di laurea.

                    articolo di Maria Rosaria Gigante
                    pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di Giovedì 15 Maggio 2014

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                      #11
                      Professioni sanitarie, salvi i corsi

                      Professioni sanitarie, salvi i corsi
                      Il rettore Uricchio: “Stiamo preparando le carte per il Ministero, siamo fiduciosi”

                      Potrebbero essere salvi i corsi di laurea delle professioni sanitarie a Taranto, così come ulteriori corsi di area medica dell’ateneo barese. Nonostante una serie di rinunce dei docenti in convenzione con il Policlinico di Bari (con cui l’Università di Bari aveva un vecchio contenzioso risolto con un lodo arbitrale, ma di fatto disapplicato sul piano economico), c’è la disponibilità di un congruo numero di altri docenti a coprire gli insegnamenti per il prossimo anno accademico. Una disponibilità strappata in extremis ieri nel corso di un incontro del rettore Antonio Uricchio con i docenti presso la Scuola di Medicina dell’Ateneo. Scadeva, infatti, proprio in queste ore il termine entro il quale il Senato accademico avrebbe dovuto definire l’offerta formativa per il prossimo anno con le relative coperture didattiche. Proposta da inviare all’Anvur e, dunque, al Ministero per l’accredito, ossia l’autorizzazione, dei corsi di laurea per il prossimo anno. Ma, dopo la fumata nera dell’altro ieri in Senato accademico dove i rappresentanti degli studenti hanno rivolto un drammatico appello allo scopo di scongiurare la chiusura dei corsi, c’è questa disponibilità raccolta ieri. Sarà ora un decreto del Rettore a definire il tutto. Intanto, quest’oggi - in un clima difficile e scoraggiato che si respira nel capoluogo jonico - il rettore Uricchio incontrerà il sindaco di Taranto, Ezio Stefàno.
                      “Stiamo per completare la procedura di chiusura delle schede da inviare all’Anvur per l’accreditamento dei corsi di laurea del prossimo anno”, ha dichiarato ieri il Rettore alla Gazzetta in riferimento alle preoccupazioni per il rischio che potessero saltare anche a Taranto i corsi di laurea delle professioni sanitarie, vale a dire Infermieristica, Fisioterapia, Tecniche della Prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro. “C’è un congruo numero di docenti che si è reso disponibile - conferma-. Avremo un 50% di docenti interni ed un 50% di esterni. L’auspicio è che ora il Ministero autorizzi ogni cosa. Nel frattempo, è stato insediato un tavolo tecnico per analizzare le possibilità attuative del lodo (l’Ateneo attende il versamento di 25 milioni di euro per il periodo 2009-2012 da girare ai docenti come integrazione stipendiale per l’attività assistenziale svolta al Policlinico a Bari, ndr). C’è, comunque, l’impegno a poter adeguare a partire dal prossimo giugno gli stipendi mentre si attende lo sblocco dei fondi per sanare le competenze degli anni precedenti”.
                      Sul fronte locale, la situazione non è certo meno rosea. Proverà quest’oggi il rettore Uricchio, che peraltro sarà a Taranto per inaugurare alcuni corsi, a convincere il sindaco Stefàno e l’amministrazione comunale a rimettere in pista l’ipotesi di rinnovare l’accordo di programma, di valenza triennale e scaduto lo scorso anno, peraltro rimasto inattuato in più di qualche punto. “È pronta una nuova bozza di accordo di programma che presenterò al sindaco”, dice Uricchio che non nasconde la necessità che le istituzioni locali riservino la massima attenzione alle questioni universitarie. L’appello-auspicio è anche in direzione dell’amministrazione provinciale la cui ultima “mazzata” è giunta con il sostanziale ritiro delle unità di personale di “Isola Verde” concesse nei mesi e negli anni passati - come prevede l’Accordo di programma scaduto - con funzioni di guardiania e portierato presso le sedi dell’ex Caserma Rossarol (dove è Giurisprudenza) e Palazzo D’Aquino (delegazione rettorale ed uffici). Unità di personale, però, ora ritirate con la messa in liquidazione della società. Una questione per la quale, oggi Uricchio potrebbe anche incontrare il prefetto Tafaro, commissario prefettizio della Provincia.

                      articolo di Maria Rosaria Gigante
                      pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di Venerdì 16 Maggio 2014

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                        #12
                        Polo scientifico al via con cinque master

                        Polo scientifico al via con cinque master
                        Il rettore dell’Università di Bari, Uricchio
                        “Taranto può diventare hub della conoscenza”

                        “Vorremmo una Taranto hub della conoscenza da dove ripartire”. È con questo auspicio, formulato dal responsabile del Dipar, il Distretto produttivo dell’ambiente e del riutilizzo di Confindustria Puglia, che hanno preso il via ieri, nella ex facoltà di Scienze matematiche nel quartiere Paolo VI, i cinque primi master del Polo scientifico tecnologico “Magna Grecia”.
                        Manager della ricerca; esperto di gestione di trattative commerciali complesse; esperto in bonifica dei siti contaminati; esperto nella gestione dei rifiuti e nell’innovazione nelle filiere del riciclo; esperto in rischi naturali e antropogenici. Quasi tutti, quindi, con un chiaro target ambientale, sono questi i master di secondo livello, di durata annuale, con cui, di fatto, il Polo scientifico tecnologico “Magna Grecia” avvia la formazione di competenze e professionalità in grado di effettuare il tanto auspicato trasferimento tecnologico sul territorio ed avviare così nuove start-up per il rilancio del territorio.
                        Una trentina di giovani laureati ammessi ai master, quindici dei quali godono di una borsa di studio di 18 mila euro. Età media trent’anni, in prevalenza donne, provenienti non solo dal territorio pugliese ma anche da fuori regione: questo il profilo dei laureati con cui - sia pure parafrasando qualche misura più nota - si prova a far ripartire il futuro. Presenti alla cerimonia di inaugurazione il rettore dell’Università di Bari, Antonio Uricchio, ed il referente per il Polo “Magna Grecia”, Angelo Tursi, oltre al direttore del Dipar, Ferrara. “Sono felice d’aver verificato che molti dei laureati partecipanti ai master sono già molto qualificati. Molti hanno già svolto un dottorato ed hanno esperienze sul campo” dice il rettore Uricchio, il quale spiega anche come la dotazione finanziaria dei cinque master provenga da un bando ministeriale vinto nei mesi scorsi. Non solo partecipanti tarantini, non solo pugliesi, ma provenienti anche da altre regioni italiane, ad esempio la Campania o l’Emilia: è quanto basta ad indicare anche il livello di attesa da parte dei giovani laureati. “Intendiamo creare competenze specifiche - dice il rettore - in sinergia con il Distretto produttivo. Stiamo già lavorando insieme perché il progetto del polo tecnologico prenda corpo. Con questi master, puntiamo a formare professionalità in grado di spendere la loro progettualità in attività scientifiche e produttive”.
                        “Ci interessa creare professionalità capaci di produrre il trasferimento tecnologico dai centri di ricerca alle imprese - afferma Ferrara -. Riteniamo che l’innovazione e la competizione sul piano scientifico siano irrinunciabili per il nostro futuro. Siamo fiduciosi che da questi master vengano fuori professionalità attrezzate ed orientate a dare vita a nuove start-up”. Quanto alle ulteriori risorse necessarie proprio per i progetti futuri, per Ferrara importanti chance possono e devono venire dai finanziamenti previsti per il piano “Taranto Smart Area”. “Ecco - dice - noi vorremmo utilizzare una quota di quei fondi proprio per questi importanti progetti che sono all’interno del Polo. Ecco perché ci piacerebbe fare di tutto ciò un hub della conoscenza da cui, appunto, far ripartire la città”.

                        articolo di Maria Rosaria Gigante
                        pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di Sabato 17 Maggio 2014

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                          #13
                          “Salti mortali, ma è salva tutta l’offerta universitaria”

                          Parla il rettore di Bari: trasmesse le schede tecniche all’Anvur, ora parola al Ministero
                          “Salti mortali, ma è salva tutta l’offerta universitaria”

                          Disco verde per l’intera offerta formativa universitaria nel prossimo anno accademico. “Abbiamo fatto non pochi salti mortali” ammette il rettore Antonio Uricchio, ma almeno il sistema informatico ha accettato e dato il disco verde, appunto, alle schede tecniche con cui, entro l’altro ieri, le Università italiane dovevano trasmettere all’Anvur e, dunque, al ministero i dati sui corsi di laurea che saranno attivi il prossimo anno accademico. Ora sarà il ministero a dire la parola definitiva accreditando i corsi. i dati da immettere nel sistema dovevano contenere e prevedere la copertura degli insegnamenti da parte dei docenti in organico. Era proprio l’impossibilità di garantire questo, almeno per i corsi dell’area sanitaria - nella fattispecie le professioni sanitarie a Taranto - a causa delle dimissioni presentate da numerosi docenti dell’Ateneo che svolgono assistenza presso il Policlinico di Bari, ad aver tenuto in forte apprensione sino all’altro ieri sera. Fermo restando l’impegno a risolvere questa vertenza (i docenti lamentano un mancato adeguamento stipendiale per questa loro attività ospedaliera, questione su cui c’era già stato un lodo arbitrale disatteso però sul piano economico - ndr), intanto si va avanti con le ulteriori disponibilità raccolte. Il tavolo tecnico insediato ora auspica che la Ragioneria dello Stato sblocchi il finanziamento di 25 milioni da erogare alla Regione perché questa, attraverso ulteriori giri, versi al Policlinico e questo all’Ateneo.
                          Sul fronte locale, invece, da segnalare uno slittamento dell’incontro che il rettore Uricchio avrebbe dovuto avere ieri col sindaco Ezio Stefàno. C’è, infatti, da mettere mano su una bozza inviata dagli organi centrali dell’Ateneo agli enti locali, una sorta di preintesa, pronta già da tempo, per il rinnovo dell’Accordo di programma. Disatteso soprattutto sul piano economico il vecchio accordo scaduto da circa un anno, il nuovo dovrebbe definire con chiarezza le risorse - non solo economiche - che gli enti intendono assicurare. Questo soprattutto alla luce del venir meno del personale di “Isolaverde” che la Provincia metteva a disposizione per la custodia e la guardiania di alcune sedi universitarie.

                          articolo di Maria Rosaria Gigante
                          pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di Sabato 17 Maggio 2014

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                            #14
                            Cosa vuole fare la Provincia per i lavori di restauro di Palazzo degli Uffici?

                            Cosa vuole fare la Provincia per i lavori di restauro di Palazzo degli Uffici?
                            Lettera del sindaco al commissario Tafaro

                            “Palazzo degli Uffici, la Provincia di Taranto ci dica cosa vuole fare”. Non avrà usato questi termini così sbrigativi ma è sostanzialmente questo il senso della lettera che, lunedì scorso, il sindaco Ezio Stefàno ha inviato al commissario straordinario dell’Amministrazione provinciale, Mario Tafaro.
                            Il riferimento del Comune di Taranto è non tanto verso lo storico immobile ma per la parte che riguarda il liceo classico “Archita”. La competenza delle scuole superiori è infatti della Provincia e, quindi, l’Amministrazione comunale, proprietaria dell’immobile, vuole conoscere le reali intenzioni del suo partner istituzionale in quello che avrebbe dovuto essere la riqualificazione di Palazzo degli Uffici.
                            In particolare, il riferimento del sindaco e della direzione Lavori pubblici è verso i 3mila metri quadrati che, nella convenzione originaria, erano stati assegnati alla Provincia per poter ospitare (una volta riqualificato il palazzo) lo storico liceo tarantino.
                            Qualcuno potrebbe giustamente obiettare che l’Amministrazione provinciale già sei-sette anni fa si era impegnata a sostenere il progetto versando 8,5 milioni di euro. Negli anni. infatti, quell’impegno politico assunto dalla giunta guidata dal presidente Gianni Florido si era poi concretizzato in numerose delibere approvate dal Consiglio provinciale e definito in un protocollo d’intesa in cui l’ente di via Anfiteatro aveva persino programmato i tempi nei quali onorare le scadenze delle proprie rate. Nessun problema, dunque? Non proprio. Nel voluminoso e copioso faldone di Palazzo degli Uffici, negli uffici della direzione Lavori pubblici manca quello che, in gergo, si chiama “accertamento in entrata”. Espressione che ha un significato abbastanza evidente che lascia intendere come il Comune non sia stato ancora in grado di verificare materialmente la disponibilità finanziaria della Provincia in favore della ristrutturazione e riqualificazione di Palazzo degli Uffici.
                            In attesa di capire esattamente cosa vorrà fare l’Amministrazione provinciale, il Comune di Taranto sembra avere le idee chiare sulle prossime tappe da raggiungere. Entro fine mese, infatti, terminerà quello che in gergo si definisce “stato di consistenza”, complessa procedura con cui viene verificata la situazione del cantiere dopo la sospensione dei lavori e che termina con il passaggio del cantiere all’Amministrazione comunale. E dopo? La direzione Lavori pubblici vorrebbe occuparsi dei 2mila metri che, nell’iniziale ripartizione, erano stati assegnati al Comune e su questi intervenire rifacendo i prospetti e gli impianti oltre alle parti comuni. In questo modo, il Municipio potrebbe utilizzare questi spazi per sistemare lì degli uffici comunali o realizzare una sala convegni. Poi, ci sono i 3mila metri quadrati assegnati alla Provincia che dovrebbero ospitare il liceo “Archita” e su cui si attende una risposta formale della Provincia ed infine ci sono i 6.500 metri quadrati che, nel progetto di finanza originaria, avrebbero dovuto essere assegnati all’operatore privato per 36 anni. Bene, questa vasta area verrebbe lasciata allo stato “grezzo”, senza realizzare alcun intervento di ristrutturazione, nell’attesa che Comune e Provincia decidano come procedere per il futuro (nuovo progetto di finanza, bando di gara tradizionale). Ed infine, entro e non oltre il prossimo autunno, la direzione Lavori pubblici del Comune dovrebbe indire la gara d’appalto per la copertura totale del solaio di Palazzo degli Uffici, in parte, coperto provvisoriamente da un telo di plastica dopo gli interventi di rimozione dell’amianto. Di certo, indipendentemente dalla risposta della Provincia, lì bisognerà intervenire. Un’altra stagione invernale con la plastica come copertura potrebbe creare dei danni non, al momento, prevedibili.



                            Una vicenda complicata con lavori fermi da sei mesi e un contratto di dieci anni fa
                            Tomaselli “interroga” il ministro Alfano: la situazione statica rischia di causare altri danni

                            Il caso di Palazzo degli Uffici, la “grande incompiuta” del Borgo di Taranto, finisce a Palazzo Madama, sede del Senato. Anzi, ad essere precisi, ora è sulla scrivania della segreteria del ministro dell’Interno, Angelino Alfano. E questo in seguito ad un’interrogazione a risposta scritta formulata dal senatore del Pd, Salvatore Tomaselli, di Brindisi, che si è rivolto al responsabile del Viminale. Ma cosa chiede l’esponente dei “Democratici” al ministro? Di sapere quali iniziative Alfano intenda promuovere per far sì che i lavori riprendano per evitare che il “Borgo di Taranto - scrive Tomaselli - non sia ulteriormente avvilito, considerato che la città vive un momento di forte crisi dovuta anche alla questione-Ilva” e che “le famiglie dei tanti operai impiegati nel cantiere non perdano il posto di lavoro” e per evitare che l’immobile “di notevolissimo pregio architettonico, non subisca ulteriori danni derivanti sia dalla staticità della situazione che dal passare del tempo”.
                            Nel testo dell’interrogazione, il parlamentare ricorda al ministro dell’Interno tutte le numerose tappe di questa complessa vicenda amministrativa. In particolare, ricorda come la Palazzo degli Uffici (Put srl) era una società di progetto e titolare della concessione per la “progettazione, realizzazione e gestione funzionale dell’immobile denominato “Palazzo degli Uffici, Taranto”, come risultava dall’atto aggiuntivo al contratto del 31 maggio 2004. Dieci anni fa.
                            Il consorzio stabile Aedars, in particolare, era proprietario del 100 per cento delle quote del capitale sociale della Put srl (Palazzo Uffici Taranto) per aver acquistato dalla “Siel Progetti”, il ramo d’azienda “Cantieri Puglia”, comprendente il 100 per cento delle quote della società. È sempre il senatore del Pd a ricordare al ministro Alfano che, nel marzo del 2013, il consorzio stabile Aedars vendeva all’impresa esecutrice dei lavori “C. & G.” il 40 per cento delle quote del capitale sociale della società (Put srl) e, lo stesso giorno, “interveniva tra le medesime parti - scrive Tomaselli nella sua interrogazione - contratto preliminare di compravendita di quote societarie per il restante 60 per cento delle quote del capitale societario con l’obbligo per l’impresa esecutrice di acquistare il rimanente 60 per cento delle quote entro il 20 gennaio 2015”. Il 27 marzo 2013, prosegue Tomaselli nella sua ricostruzione, la Put srl comunicava al Comune di Taranto che il consorzio stabile Aedars aveva ceduto il 40 per cento delle proprie quote di partecipazione nella società alla “C. & G.” ma l’Amministrazione comunale non autorizzava la cessione delle quote in base a quanto disposto dall’Atto aggiuntivo al contratto.
                            E ancora, il 22 ottobre 2013 il Comune di Taranto chiedeva al concessionario (Put srl) di trasmettere l’atto di annullamento della cessione delle quote. In effetti, l’atto aggiunto al contratto di concessione prevedeva che “le quote della società non potranno subire modificazioni fino all’esito positivo del collaudo delle opere”. E, non essendo possibile la cessione delle quote del capitale sociale della Put srl, almeno sino all’esito positivo del collaudo delle opere, “risultava evidente - osserva il senatore Tomaselli - che anche il contratto preliminare di compravendita di quote societarie era nullo o annullabile o, in subordine, da risolvere, e che, la “C. & G.” instaurasse, presso il Tribunale delle imprese di Roma, un giudizio nei confronti del consorzio stabile Aedars, in cui il Tribunale chiariva che erano da considerarsi nulli quei contratti di compravendita delle quote”. Tomaselli, inoltre, ricorda al ministro dell’Interno che della vicenda-Palazzo degli Uffici di Taranto è stata interessata anche l’Autorità di vigilanza sui lavori pubblici e che, nel frattempo, il consorzio Aedars è in concordato preventivo. Ed ancora, lo stesso consorzio veniva interessato da provvedimento interdittivo per presunte infiltrazioni mafiose, provvedimento verso il quale presentava ricorso al Tar vedendosi riconoscere le proprie ragioni. “Contestualmente - aggiunge il senatore del Pd - la Procura di Taranto apriva un fascicolo legato all’interdittiva romana, e alcuni mesi fa, acquisiva gli atti dell’Amministrazione dei lavori pubblici, rimasta, però, senza risvolti”.
                            Infine, con un provvedimento dirigenziale del 5 febbraio 2014, il Comune di Taranto ha revocato la concessione che prevedeva che quasi 3mila metri quadrati sarebbero rimasti in uso al Comune, 6mila 500 allo storico liceo Archita e circa 10mila sarebbero stati utilizzati a scopo commerciale dal consorzio Aedars, tant’è che nel progetto definitivo il consorzio aveva previsto la realizzazione di un albergo di lusso, di almeno 50 stanze, e di locali commerciali al piano terra. I lavori, intanto, conclude Tomaselli, sono fermi da più di sei mesi. A dieci anni dalla firma del contratto.

                            articoli di Fabio Venere
                            pubblicati su La Gazzetta del Mezzogiorno di Lunedì 19 Maggio 2014

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                              #15
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                              Più forza all’Università
                              Stefàno coinvolge i sindaci

                              Sollecitato l’apporto dei Comuni della provincia
                              Che dicono: ok, ma l’Ateneo ci dia anche consulenza



                              Si proverà a dare il sostegno necessario al Polo universitario jonico che, insieme ai corsi di laurea del Politecnico, conta più di 5 mila studenti iscritti, l’80% dei quali sono tarantini o per lo meno pugliesi. Ci vorrà un apposito accordo di programma in cui si definiscano gli impegni dell’Università e le “ricadute” sul territorio, anche, ad esempio, in termini di consulenza agli enti locali ed alle loro politiche di sviluppo.
                              Si è discusso di questo ieri mattina, a Palazzo di Città, in un vertice convocato dal sindaco di Taranto, Ezio Stefàno, con i sindaci della provincia jonica. Per l’Università di Bari, presente invece il prorettore, Riccardo Pagano, nel ruolo di responsabile del Polo jonico.
                              È il punto di arrivo di richieste e sollecitazioni avanzate in maniera più incalzante negli ultimi mesi. C’è un accordo di programma ormai scaduto da tempo (riscritto già dall’ateneo barese), ma c’è anche il rischio e il timore che, dopo il venire meno dell’impegno della Provincia (clamoroso anche il ritiro delle unità di personale di “Isolaverde” che garantivano il servizio di guardiania nelle sedi della ex Rossarol e Palazzo d’Aquino - ndr), frani ogni ulteriore sostegno. Soprattutto ora, invece, che occorre rinforzare l’appoggio degli enti locali alle Università anche per poter sostenere davanti al governo la richiesta - come farà l’Ateneo barese nei prossimi giorni - di misure straordinarie per Taranto.
                              Ascoltano i sindaci della provincia di Taranto, convocati dal sindaco Stefàno, e almeno i presenti si dicono tutti convinti che il sostegno non può e non deve mancare. Il sindaco di Fragagnano, Lino Andrisano, va oltre dando la disponibilità ad alzare la voce ed uscire dalle proprie stanze per rivendicare il giusto sviluppo del territorio. Il sindaco di Martina, Franco Ancona, chiede a sua volta che un accordo quadro che, come contropartita al sostegno all’Università, dia ad esempio consulenze all’ente locale, sia un accordo “fortemente blindato”. Occorre evitare quanto già accaduto e cioè che altre organizzazioni professionali non rivendichino alcun ruolo di consulenza esterna. In tema di ampliamento dell’offerta formativa, inoltre, il sindaco Ancona riporta in pista la necessità di un percorso a sostegno del Distretto della moda, all’epoca “spostato a Bari per negligenza dell’amministrazione comunale di Martina”. Pagano evidenzia, a sua volta, che la sfida ora da porsi è la partecipazione alla progettazione “Horizon 2020” con una serie ingente di risorse messe in campo dalla Comunità europea. Cosa per la quale occorre la competenza dell’Università e degli enti locali. Infine, il sindaco Stefàno annuncia che ribadirà al prefetto la richiesta di rivitalizzare il Consorzio universitario jonico, mettendo da parte l’idea mai perseguita realmente di dare vita ad una Fondazione. Le dichiarazioni di intenti, dunque, non mancano. Ma quello che, ancora una volta, sembra mancare in maniera chiara è l’impegno concreto ad offrire borse di studio e assegni che garantiscano ricercatori e, perché no, anche docenti. Solo così il Polo jonico - sede decentrata e non delocalizzata come avrebbe dovuto essere - potrebbe contare sui numeri giusti in organico (necessari tre docenti per ogni anno di corso di laurea - ndr) e conservarsi chance vere di futuro.

                              articolo di Maria Rosaria Gigante
                              pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di Martedì 27 Maggio 2014

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