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Rassegna Stampa 2013

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    Sos Palazzo degli Uffici: l’impresa lavorerà gratis

    Sos Palazzo degli Uffici: l’impresa lavorerà gratis
    Contessa (“C&G”): non voglio che Taranto riceva un altro schiaffo

    Palazzo degli Uffici, l’impresa lavorerà gratis. Almeno per mettere in sicurezza lo storico edificio. È lo stesso Angelo Contessa, amministratore della società “C&G” di Mesagne, esecutrice dei lavori di ristrutturazione e riqualificazione, a confermare l’indiscrezione raccolta dalla Gazzetta. “Si - ammette - ho accolto una duplice richiesta che mi è stata formulata dal Comune di Taranto, proprietario dell’immobile”. E quali erano mai queste due richieste? La prima, peraltro avanzata anche dall’associazione composta da insegnanti, studenti ed ex allievi del liceo classico “Archita” che in quel palazzo era ospitato sino all’inizio dei lavori, era di mettere in sicurezza l’edificio. Sicurezza, appunto, potenzialmente compromessa dopo l’avvio dei primi interventi, sospesi due mesi fa, che avevano rimosso l’amianto presente sui lastrici solari dell’edificio. La sostituzione di quelle lastre nocive ha, però, scoperchiato vaste aree del tetto di Palazzo degli Uffici che, nel caso in cui riprendessero le copiose piogge delle scorse settimane, potrebbero minare la stabilità dell’edificio. Detto più brutalmente, se non venisse messo in sicurezza Palazzo degli Uffici potrebbe crollare o quantomeno avere seri problemi di staticità. Ed allora, l’impresa C&G che pure vanta dal consorzio titolare del progetto di finanza “Aedars” una cifra vicina a 1,8 milioni di euro si accolla i lavori di messa in sicurezza. Inizieranno domani. La seconda richiesta, invece, era quella di arretrare le impalcature per ridare, soprattutto durante il periodo natalizio, una parte (almeno 80) dei posti auto che prima insistevano in piazza Archita. Contessa commenta così il suo gesto: “È un atto d’amore verso questo territorio. So che sembra difficile credermi e so che a molti sembrerà strano che io faccia questo pur sapendo che il mio lavoro non verrà riconosciuto ma da non tarantino - prosegue - ho capito l’importanza che ha per voi questo palazzo ed allora ho deciso di dare il mio contributo”.
    Se queste sono due buone notizie, sul futuro resta una grande e grave incognita. I lavori di ristrutturazione e riqualificazione, quelli che avrebbero dovuto ridare una sede decorosa e sicura al liceo “Archita”, realizzare degli uffici comunali ed ospitare un albergo a cinque stelle quando potranno ragionevolmente ripartire? È difficile rispondere a questa domanda. Il Comune, nonostante ci sia un parere dell’Avvocatura che pare vada in questa direzione, non ha ancora deciso se rescindere il contratto con il consorzio “Aedars” su cui pende una misura interdittiva della Prefettura di Roma per presunte infiltrazioni mafiose in alcuni cantieri lombardi. La sensazione è che, se non ci dovessero essere delle novità negli assetti societari, i tempi possano allungarsi. E non di poco.


    articolo di Fabio Venere
    pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di Domenica 15 Dicembre 2013

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  • Plautus
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    Ora il trasloco è al Politecnico, ma da lunedì 15 dicembre

    Ora il trasloco è al Politecnico, ma da lunedì 15 dicembre
    Via dalla sede di via Grazia Deledda il corso Professioni sanitarie
    E viene meno anche il trasferimento nel complesso di Scienze



    Ancora uno slittamento di data e soprattutto una diversa ulteriore sede provvisoria per gli studenti dei corsi di laurea delle Professioni sanitarie fino ai giorni scorsi “ospitati” nella sede di via Grazia Deledda. Locali ormai impraticabili anche a seguito di una serie di furti e di atti vandalici che hanno messo fuori uso ogni cosa. Da lunedì 14 dicembre - e non più da domani, come era stato indicato precedentemente - gli studenti troveranno ospitalità presso aule e locali della sede del Politecnico e non nella adiacente ex facoltà di Scienze dove, tuttavia, saranno per loro a disposizione rete wireless e pc. Insomma, non sono per nulla finiti i disagi per gli studenti delle Professioni sanitarie che l’altro ieri hanno tenuto una assemblea con il direttore della Scuola di Medicina, Paolo Livrea, e i coordinatori dei singoli corsi di laurea (Infermieristica, Fisioterapia e Tecniche per la prevenzione nei luoghi di lavoro).
    Il nodo centrale rimane la mancata attribuzione di una sede definitiva che l’Asl contava negli anni passati di realizzare presso la struttura dell’ospedale vecchio. Progetto fallito nel corsi degli anni, appunto, e che ora emerge per le conseguenze pagate da studenti e da chi opera in quei corsi di studio. Adesso l’ipotesi è quella di realizzare una sede definitiva presso l’ospedale della Marina Militare. Nei prossimi mesi, tuttavia, agli studenti toccherà spostarsi ancora di sede provvisoria in sede provvisoria. Probabilmente dal prossimo anno accademico, si sposteranno ancora nella sede di Scienze (Università).
    Intanto, dalla prossima settimana, e sino al 14 febbraio, verrà rimodulato il calendario didattico: occorrerà recuperare un gran numero di lezioni saltate durante il primo semestre. Ma gli studenti riuniti in assemblea - come emerge dalle notizie fornite da Mara Pavone (Link) - fanno emergere ulteriori criticità anche rispetto alla nuova sede provvisoria: la mancanza di confronto e di disponibilità economica da parte dell’Amat e del Comune di fornire soluzioni di trasporto più praticabili dalla maggior parte degli studenti che sono pendolari, vista la difficoltà di collegamento con i mezzi pubblici per le sedi universitarie di Politecnico e Scienze al quartiere Paolo VI.
    Ed è stato aggiornato al 18 dicembre, per la concomitante sopravvenuta coincidenza di un vertice a Bari dei direttori di Dipartimento, anche il vertice dell’intero Polo jonico dell’Università di Bari convocato per il 6 dicembre dal delegato del rettore per Taranto, Riccardo Pagano. Polo jonico che potrà ora avvalersi di tre nuovi ricercatori a tempo determinato (tre anni) accordati dalla Regione Puglia (nove, invece, i ricercatori assegnati alla sede tarantina del Politecnico, Ingegneria). Una boccata d’ossigeno importante anche per i corsi di laurea dell’Università, insomma. L’incontro del 18 dicembre sul Polo jonico servirà anche per verificare il rispetto del vecchio accordo di programma triennale con gli enti locali scaduto lo scorso 31 ottobre. Accordo che ha visto inadempiente in primo luogo la Provincia (previsti 500 mila al primo anno e risorse da quantificare al secondo e terzo anno, ma l’impegno non è mai stato formalizzato e non un euro è stato mai destinato in questo ultimo triennio per sostenere l’offerta formativa universitaria), ma anche dal Comune (deliberati 100 mila euro per il primo e secondo anno, mai giunti a destinazione, assente ogni programmazione per il terzo anno) e Asl (per la sede delle professioni sanitarie). Ed è come lentamente veder naufragare un’altra realtà tarantina nel futuro dei nostri giovani.


    articolo di Maria Rosaria Gigante
    pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di Domenica 08 Dicembre 2013

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  • Plautus
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    Dodici nuovi ricercatori arrivano al Politecnico

    Dodici nuovi ricercatori arrivano al Politecnico
    Per almeno tre anni non sarà a rischio la sede di Taranto



    Risorse per nove ricercatori a tempo determinato alla sede di Taranto del Politecnico di Bari. Più altre risorse per tre ricercatori per l’Università di Bari. Destinazione sempre Taranto. Parlare di una semplice boccata d’ossigeno forse è un po’ sminuire la portata dell’operazione. Dodici nuovi ricercatori per Taranto, dunque. È l’oggetto dell’assegnazione deliberata l’altro ieri dal Comitato Universitario di Coordinamento della Regione Puglia (Curc). Per il Politecnico a Taranto, tali risorse significano aver scongiurato almeno per un certo periodo di tempo il rischio di dover chiudere ed andar via da Taranto. In attuazione del contestato decreto del ministro Carrozza sui cosiddetti “punti organico” (elaborato su un calcolo complicato di flussi finanziari ed in base al quale ogni ateneo è destinatario di un numero di punti che determinano il coefficiente autorizzato di turn over), il Politecnico di Bari non potrà infatti assicurarsi alcun ricambio. Trenta sono stati solo lo scorso anno i docenti andati in pensione. Ma, a causa di tale decreto, non potranno esserci assunzioni a tempo indeterminato. Ora, con l’intervento regionale, almeno per un triennio ancora, la filiera è assicurata.
    Intanto, come se non bastasse lo “schiaffo” sferrato con il decreto che taglia le gambe ad ogni progetto universitario di riscatto e rilancio di un territorio martoriato, nei giorni scorsi è anche arrivata per il Politecnico di Bari, un’ulteriore “umiliazione”. Questa volta, il colpo basso è stato inferto dal commissario straordinario Ilva Spa, Enrico Bondi, che ha annunciato lo scorso 27 novembre di aver assegnato, nell’alveo delle iniziative aziendali afferenti i temi della Salute Sicurezza e Ambiente per lo stabilimento di Taranto, un’attività di consulenza per la valutazione e dell’aggiornamento del “Piano di Monitoraggio Ambientale” al Dipartimento di Ingegneria Ambientale del Politecnico di Torino.
    “È una libera scelta, che rispetto. Una cosa, ovviamente, per noi non particolarmente piacevole” commenta il nuovo rettore del Politecnico di Bari, Eugenio Di Sciascio. “Certo - aggiunge poi misurando le parole e smentendo che possa esserci stato alcun tentativo di coinvolgimento nel progetto scientifico-, è una scelta con ricadute per noi non banali. Sin dal primo giorno del mio insediamento, avvenuto peraltro proprio a Taranto, ho voluto dimostrare notevole attenzione per Taranto e per il suo sviluppo, portando avanti una serie di iniziative anche d’intesa con l’Università di Bari. La presenza dell’Università sul territorio dovrebbe essere vista come una importante opportunità, un elemento con cui interagire. È nella natura delle cose. Parliamo con chiunque. Col Cnr, ad esempio, stiamo ipotizzando una strategia per un campus su Taranto. Anche a Bari, proprio in queste ore abbiamo definito un accordo con una importante multinazionale. Siamo sempre disponibili, ma, ripeto, prendiamo atto di quello che accade a Taranto”. Avreste avuto strumenti e risorse per fare ciò che è stato chiesto al Politecnico di Torino? “Sicuramente, si”. Si ritiene che nella scelta dell’Ilva possa aver in qualche modo pesato il nome dell’ex preside Liberti, coinvolto nell’inchiesta Ilva? “Il prof. Liberti è oggi un docente in quiescenza, un privato cittadino”. Quando e per quali settori le assunzioni dei novi ricercatori assicurati dalla Regione? “L’obiettivo è di poterli utilizzare dal prossimo anno accademico. Ci saranno liberi concorsi, ma decideremo ambiti e settori di pertinenza di concerto con tutti gli organi del Politecnico e focalizzando le esigenze della sede di Taranto”.

    articolo di Maria Rosaria Gigante
    pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di Venerdì 06 Dicembre 2013

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  • Plautus
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    Confronto con l’Università: gli enti locali grandi assenti

    Confronto con l’Università: gli enti locali grandi assenti
    Mancavano Regione, Provincia e Comune, presenti solo Ordini professionali e categorie economiche


    Solo 10 i ricercatori che potranno essere assunti in sostituzione dei 300 docenti andati in pensione negli ultimi tre anni nell’Università di Bari. È un dato fornito ieri dal rettore, Antonio Uricchio, nell’incontro convocato presso la ex Rossarol dal Dipartimento jonico in sistemi giuridici ed economici dell’Università di Bari per presentare l’offerta formativa nell’anno accademico in corso (i tre corsi di laurea in Giurisprudenza, Economia e Scienze e gestione delle attività marittime, in aggiunta ai corsi degli altri dipartimenti) e soprattutto realizzare un confronto con le parti sociali in vista della definizione entro il 31 gennaio dell’offerta formativa per l’anno accademico 2014-2015.
    Si tratta di rendere l’offerta formativa sempre più aderente ai bisogni del territorio, ma c’è al tempo stesso l’esigenza di dover tenere presente i sempre più stringenti criteri imposti da una serie di decreti ministeriali. L’ultimo, in ordine di tempo, il cosiddetto decreto sui “Punti organico” che fissa rigidi paletti nella definizione del turn over. Il decreto, appunto, che basandosi sulla capacità contributiva degli studenti e sui flussi economici degli Atenei, sta penalizzando le Università del Sud. È, dunque, la ragione per la quale il Senato accademico dell’Ateneo di Bari nella seduta dell’altro ieri - come racconta il rettore Uricchio - ha potuto quantificare in 10 nuove assunzioni il livello di turn over da poter assicurare all’Università.
    “Abbiamo risorse pari ad un terzo di quelle di Università di uguali dimensioni come l’Ateneo di Padova” dice il rettore. “Siamo in situazione emergenziale fortemente punitiva” aggiunge, evidenziando come i meccanismi di riparto finiscano con premiare quegli Atenei dove gli studenti pagano più tasse. “Domani (oggi - ndr) sarò in audizione alla Camera dove si discute di modifica contributiva da parte degli studenti. Noi - insiste Uricchio - non vogliamo aumentare le tasse e far pagare agli studenti gli effetti di una crisi sempre maggiore, ma non è possibile essere puniti per questo”.
    Una situazione ed un momento particolarmente critico l’attuale, ma si tratta di fare necessità virtù, di razionalizzare al meglio l’esistente e, soprattutto, di dare una risposta sempre più adeguata alle sfide imposte dal futuro. La sede di Taranto rimane strategica per l’Ateneo barese, ma - pur conservando l’impostazione classica degli studi giuridici ed economici - occorre assecondare, guidare gli sforzi innovativi già in atto e, soprattutto, orientare sempre più un’offerta già tagliata sulle esigenze del territorio. Il direttore del Dipartimento, Bruno Notarnicola, ne rammenta i punti cardine: ambiente, portualità, retroportualità, aspetti aziendali e giuridici. Tocca, quindi, alle coordinatrici dei tre corsi di laurea (Daniela Caterino per Giurisprudenza, Paola Caputi Jambrenghi per Economia, Laura Tafaro per Gestione delle attività marittime) illustrare offerta attuale e prospettive.
    Come replica il territorio? Grandi assenti i rappresentanti degli enti locali - Comune, Provincia, Regione -, gli input vengono dalle altre istituzioni. Insistere e lavorare sui valori della legalità, dice il presidente del Tribunale, Antonio Morelli. Una riorganizzazione del profilo formativo degli studenti che scelgono la professione forense, suggerisce Vincenzo Di Maggio, presidente della Scuola Forense. Una formazione anche orientata al diritto penale societario ed al diritto processuale penale e civile per lo studente di economia che pensa alla libera professione, ed alle competenze legate ai bilanci per i giuristi, sollecita il segretario dell’Ordine dei commercialisti, Vinciguerra. Più attenzione alle piccole imprese visto il naufragio delle grandi, è la spinta che viene dal delegato Confindustria, Luigi De Filippis. Le problematiche legate ai trasporti come suggeriscono le realtà portuali internazionali più avanzate, il tassello che il presidente dell’Autorità portuale, Sergio Prete, auspica per irrobustire l’offerta locale. Il plauso per la formazione (già erogata) di giuristi d’impresa viene, quindi, dal delegato della Camera di Commercio, Dioguardi. Dalla Confagricoltura (delegato Lazzaro), invece, la sollecitazione ad integrare la formazione del giurista d’impresa col diritto agroalimentare internazionale.


    articolo di Maria Rosaria Gigante
    pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di Giovedì 05 Dicembre 2013

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  • Plautus
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    Università, molti docenti rischiano di trasferirsi a Bari

    Università, molti docenti rischiano di trasferirsi a Bari
    È l’effetto per Taranto del decreto “Punti organico” di Carrozza
    Professioni sanitarie, vanno al Politecnico dal 9 dicembre

    Università, all’indomani del vertice tra i rettori del Sud ed il ministro dell’Istruzione e Università, Maria Chiara Carrozza, è ancora una giornata buia anche a Taranto dove la mancata assunzione di impegni concreti per la modifica del cosiddetto decreto sui “Punti organico” offusca il futuro di sedi decentrate come quella del polo jonico, appunto. In attuazione di tale decreto basato sulla misurazione di entrate e uscite finanziarie degli Atenei, l’Università di Bari si garantirà un turn-over molto parziale: su 80 docenti che andranno in pensione, ne potranno essere assunti solo cinque. E se l’età anagraficamente giovane dei docenti in forza sul polo jonico sembrerebbe mettere al riparo dal rischio di perdita del numero di afferenze (si chiamano così le titolarità in ciascuna sede), di fatto i posti che rimarranno liberi a seguito di pensionamenti nella sede centrale a Bari potrebbero fare da calamita e indirettamente svuotare il polo jonico. Polo dove già faticosamente si è potuto garantire per quest’anno accademico il numero sufficiente di docenti incardinati su Taranto, così come chiedeva l’altro decreto mannaia dello scorso gennaio che fissava nuovi e più stringenti criteri per l’accreditamento di ogni corso di laurea. Intanto, per fare una ricognizione sulla situazione del polo jonico in vista della definizione (scadenza il prossimo 31 gennaio) dell’offerta formativa per il prossimo anno accademico, il nuovo delegato del rettore per il polo jonico dell’Università di Bari, il prof. Riccardo Pagano, ordinario di Pedagogia generale - il primo tarantino al vertice nominato nei giorni scorsi dal rettore Antonio Uricchio - ha convocato per il 6 dicembre un incontro con il direttore del Dipartimento jonico, Bruno Notarnicola, e tutti i direttori di Dipartimento che hanno corsi di laurea articolati su Taranto. Si parlerà degli effetti del decreto sui “Punti organico” ma anche inevitabilmente dell’ultimo accordo di programma con gli enti locali scaduto a fine ottobre. Spunta peraltro un’anomala situazione per conto della Provincia, al momento commissariata. L’accordo, infatti, prevedeva da parte della Provincia un sostegno economico a favore del polo universitario jonico determinato in 500mila euro per il 2011 e da determinarsi in maniera congrua per gli anni 2012 e 2013. Non solo tale determinazione non è stata mai fatta, ma non sono stati neanche erogati gli aiuti per il 2011 e, soprattutto, non ci sarebbe traccia di alcuna trascrizione in atto formale di ciò che a quel punto fu solo un impegno politico dell’allora presidente, Gianni Florido. Un altro boccone amaro da mandare giù. Il Comune di Taranto, invece, risulta inadempiente solo per il 2013 (non ha versato 100 mila euro), mentre ha onorato gli impegni per i due anni precedenti (stessa cifra ogni anno). Altro punto interrogativo, in relazione all’accordo di programma, è la questione del Cuj, ente mai sciolto, né trasformato, così come era nelle previsioni, in Fondazione. Ma su tali questioni Pagano sceglie un profilo di prudenza e si spinge solo a lanciare un appello alle istituzioni locali perché si interroghino sul sostegno che possono dare alla permanenza universitaria su Taranto.
    Altrettanto preoccupati gli studenti, non solo per il futuro del polo jonico ma anche per talune situazioni contingenti. È il caso dei corsi di laurea delle professioni sanitarie ubicati nell’edificio di via Grazia Deledda, sede sempre alle prese con incursioni notturne di ladri di rame che hanno messo fuori uso l’impianto elettrico. “Il rettore Uricchio ci ha assicurato che la procedura per il trasferimento nella sede di Scienze a Paolo VI era avviata, ma non vediamo ancora nulla” dice Mara Pavone (Link).
    “Il direttore amministrativo del polo jonico, Elia - afferma Pagano - mi ha assicurato che il trasferimento avverrà il 9 dicembre”.

    articolo di Maria Rosaria Gigante
    pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di Sabato 30 Novembre 2013

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  • Plautus
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    Palazzo degli Uffici, a breve il verdetto dell’Avvocatura

    Palazzo degli Uffici, a breve il verdetto dell’Avvocatura
    Probabile la rescissione del contratto dopo la misura della Prefettura di Roma

    Palazzo degli Uffici, a breve il “verdetto” dell’Avvocatura. È attesa, infatti, per la prossima settimana, la decisione dell’ufficio legale del Comune di Taranto che dovrà esprimersi sulla rescissione del contratto sottoscritto con il consorzio “Aedars”, titolare del progetto di finanza per la riqualificazione e ristrutturazione dello storico immobile che ospita il liceo classico “Archita”. È probabile, quanto meno rientra nel novero delle (alte) possibilità, che il contratto venga rescisso. La decisione, se assunta, verrebbe presa in seguito alla misura interdittiva emessa dalla Prefettura di Roma a causa di (presunte) infiltrazioni mafiose nei cantieri lombardi.
    E della questione - Palazzo degli Uffici, se n’è parlato ieri mattina anche in Consiglio comunale. Sul punto, infatti, è intervenuto il consigliere comunale indipendente Ciccio Venere ed il sindaco Ezio Stefàno che, peraltro, ha ribadito quanto già assicurato nei giorni scorsi dall’assessore comunale ai Lavori pubblici, Lucio Lonoce. Ma qual è l’exit strategy dell’Amministrazione comunale a più di un mese dall’interruzione dei lavori (sospesi a causa di crediti per 1,8 milioni vantati dall’impresa esecutrice verso il consorzio)? Lonoce, dunque, spiega alla Gazzetta: “Attendiamo che l’Avvocatura ci faccia sapere quale sia il suo orientamento e poi ci muoveremo. Come? Ci sono degli interventi da fare per coprire quelle parti dei lastrici solari che erano rimaste aperte dopo gli interventi di rimozione dell’amianto. E lì faremo - aggiunge Lonoce - procedendo secondo il criterio della “somma urgenza”. Poi, d’intesa con la Provincia competente per legge sugli edifici scolastici, dovremo pensare a ristrutturare la scuola ed a realizzare degli uffici comunali. Per fare questi interventi, però, sarà necessario indire un bando di gara”.
    Intanto sulla vicenda, senza nascondere tutta la loro preoccupazione, intervengono Confindustria e Ance Taranto. Che lanciano l’allarme: Palazzo degli Uffici, storico immobile del borgo umbertino, rischia un declino irreversibile: occorre intervenire al più presto e garantire la messa in sicurezza.
    Nel documento scrivono: “I lavori di ripristino e valorizzazione dell’immobile, interrotti per l’ennesima volta dopo un interminabile stop and go legato alle molteplici vicende susseguitesi prima e dopo il “distacco” dell’ultimo pezzo (il trasferimento del liceo classico Archita), hanno ulteriormente aggravato - ed è questo il passaggio che più genera preoccupazione - la stabilità dell’immobile, sottoposto a interventi lasciati a metà e quindi privato di strutture essenziali, come il tetto, che ne garantivano la conservazione minima. Il rischio che la struttura possa cedere definitivamente sotto i colpi del tempo non è affatto remoto. Anzi. Le condizioni ci sono, purtroppo, tutte e il paradosso è, ancora una volta, che la città potrebbe assistere passivamente al disfacimento di un suo pregevolissimo pezzo di storia ponendosi domande destinate a non avere risposta”.
    Confindustria ed Ance parlano di “un fallimento che la comunità tarantina, già alle prese con problemi di carattere socio-economico di non facile soluzione, non può e non deve permettersi”. Ora occorre fare presto - questo l’appello di Confindustria e Ance - e garantire, assieme ad interventi immediati di messa in sicurezza, una soluzione amministrativa che consenta di superare i problemi che hanno investito il concessionario dei lavori e che dia continuità al progetto di ripristino e valorizzazione dell’immobile di pregio”.
    Del resto, Palazzo degli Uffici, prima ancora di essere uno degli edifici più rappresentativi della “città nuova”, (per ubicazione, struttura, maestosità) è uno dei simboli più belli del borgo e quindi della storia di Taranto.
    L’antico palazzo, vale la pena di ricordarlo, ha ospitato infatti fin dal 1872, data della sua inaugurazione ufficiale, il Tribunale, la scuola nautica, l’Osservatorio meteorologico e sismico, l’Istituto per la Storia e l’Archeologia della Magna Grecia e, ultimo, il liceo ginnasio Archita, frequentato, fra le varie personalità cittadine succedutesi negli anni, dallo statista Aldo Moro.
    Confindustria e Anche Taranto, “nell’invocare interventi tempestivi da parte del Comune di Taranto, istituzionalmente preposto all’iter di riqualificazione dell’immobile, si dicono, inoltre, disponibili ad eventuali confronti con l’amministrazione per individuare tutte le soluzioni atte a sbloccare una situazione altrimenti destinata a rimanere drammaticamente insoluta”.


    Da Palazzo del Governo: i soldi sono inseriti in bilancio ma...
    La Provincia ha ancora 8,5 milioni da spendere

    La (complessa) vicenda di Palazzo degli Uffici non riguarda solo il Comune di Taranto. Certo, l’Amministrazione comunale è la proprietaria dell’immobile ma, per legge, la competenza sugli edifici scolastici superiori spetta alla Provincia. Già, da cinque anni ormai, l’Amministrazione provinciale, all’epoca guidata da Gianni Florido, aveva stanziato per coprire la quota parte degli interventi a lei spettanti 8,5 milioni di euro. Somma che, negli anni, è stata ribadita sempre dalla giunta provinciale di centrosinistra, nonostante ci sia stata pure qualche divergenza (poi recuperata) con il Comune di Taranto.
    Alla fine, dunque, l’accordo fu trovato. E la Provincia firmò un accordo con cui vennero anche stabiliti i tempi e le scadenze da onorare per il pagamento della quota prevista (8,5 milioni di euro, appunto). In particolare, la Provincia avrebbe iniziato a pagare un anno dopo l’inizio dei lavori lasciando al Comune il compito di iniziare ad allargare i cordoni della borsa. Anche la gestione commissariale della Provincia, retta da maggio dal prefetto Mario Tafaro, conferma quest’impegno ma l’inserimento della somma nel bilancio non mette al riparo, in termini di spesa, dai vincoli del Patto di stabilità. Da verificare, dunque.


    La scheda: dal 2011 è in vigore il decreto sull’ispezione antimafia. È stata effettuata?
    Una concessione per 36 anni
    Mutuo del Comune con la Cassa Depositi e Prestiti per 11 milioni
    Le “cifre” di Palazzo degli Uffici. Quali dovrebbero essere, o avrebbero dovuto essere nel caso in cui venisse annullato il contratto, i costi che Comune e Provincia dovranno sostenere?
    L’Amministrazione comunale di Taranto, grazie ad un mutuo acceso con la Cassa Depositi e Prestiti, dovrebbe versare 11 milioni di euro. E la Provincia? L’Amministrazione provinciale sborserà, o meglio dovrebbe sborsare, a rate, 8,5 milioni di euro. Pagherà, appunto, un anno dopo la consegna dei lavori con otto rate bimestrali da un milione di euro ciascuna (l’ultima da 534mila euro).
    Riepilogando, dunque, gli enti locali contribuiranno, o meglio dovrebbero contribuire, alla realizzazione dell’opera sborsando 19,5 milioni di euro. La somma rimanente (13,5) sarà coperta dall’impresa, consorzio Aedars, che poi sfrutterà economicamente anche gli utili derivanti dalla gestione delle aree presenti all’interno del Palazzo.
    Infine, la durata del contratto è di 36 anni mentre le superfici verranno così attribuite: 2.870 metri quadrati al Comune; 6.500 al liceo classico “Archita” (e, quindi, alla Provincia competente alla manutenzione degli istituti scolastici superiori). La superficie che resta a disposizione (circa 9mila-10mila metri) sarà, invece, a disposizione del consorzio Aedars. E li, in pratica, verranno sistemate le attività commerciali e culturali previste dal progetto.
    Come già riportato in questa stessa pagina, su questo contratto pesa come un macigno la misura interdittiva emessa dalla Prefettura di Roma per presunte infiltrazioni mafiose in alcuni cantieri aperti in Lombardia.
    Sul punto, delicato, il Comune ha recentemente assicurato di aver richiesto, negli anni scorsi, il certificato antimafia ma bisogna capire se ha poi anche chiesto al consorzio titolare del progetto di finanza la cosiddetta “informazione antimafia”, prevista dal decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159.


    Il 6 dicembre sit in degli studenti in piazza Garibaldi

    Il 6 dicembre sit-in degli studenti del liceo “Archita”. Lo annunciano, in una nota, i rappresentanti del comitato studentesco.
    “Palazzo degli Uffici, sede storica del liceo classico “Archita”, una delle più antiche istituzioni culturali ancora attive nella realtà ionica, vede ancora una volta - scrivono gli studenti in una nota - deluse le promesse di recupero e ristrutturazione dell’edificio”.
    Poi, sempre nel comunicato stampa, gli studenti intervengono su un altro aspetto, importante, che riguarda Palazzo degli Uffici: “La storica biblioteca del liceo “Archita” che è rimasta, in gran parte, ancora nei locali del palazzo, versa attualmente - si riporta dalla nota - in gravi condizioni che rischiano di danneggiare irreparabilmente il patrimonio di oltre ventimila volumi. Gli studenti del liceo “Archita”, ormai divisi su tre sedi anche distanti tra loro, stanchi della precarietà di questa situazione, che dura da oltre dieci anni, forti anche dell’appoggio di docenti e di associazioni culturali presenti sul territorio, hanno deciso - annunciano - di manifestare la propria protesta in primo luogo con una petizione al sindaco di Taranto, quindi, con un sit-in in piazza Garibaldi il 6 dicembre”.
    Gli studenti, infine, si augurano una rapida e positiva soluzione dei problemi rappresentati, che non riguardano solo studenti, docenti, personale della scuola, “ma - concludono - l’intera città di Taranto”.

    articoli di Fabio Venere
    pubblicati su La Gazzetta del Mezzogiorno di Sabato 30 Novembre 2013

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  • Plautus
    ha risposto
    Palazzo degli Uffici: le carte all’Avvocatura

    Palazzo degli Uffici: le carte all’Avvocatura
    L’ufficio legale dirà alla direzione Lavori pubblici cosa fare

    Palazzo degli Uffici, è tutto nelle mani dell’Avvocatura. Sarà, infatti, l’ufficio legale del Comune di Taranto ad indicare alla direzione Lavori pubblici come procedere. È stato lo stesso assessorato a trasmettere al servizio Avvocatura i documenti che, a proposito del consorzio Aedars titolare del progetto di finanza, erano pervenuti dalla Prefettura di Roma. Il riferimento è alla misura interdittiva per presunte infiltrazioni mafiose in alcuni cantieri aperti in Lombardia. Da quel che risulta alla Gazzetta, del resto, il consorzio avrebbe fatto ricorso al Tar del Lazio contro il provvedimento della prefettura romana. Sarà, dunque, l’ufficio legale del Comune di Taranto ad indicare al dirigente del settore Lavori pubblici, Aniello Moccia, la strada da seguire. Quella che, al momento, resta comunque la più probabile e quotata è quella che porta alla rescissione del contratto così come, del resto, avvenuto in altri comuni italiani in cui erano assegnate opere pubbliche all’≪Aedars≫.
    A questo punto, vale la pena di ricordare che da un mese ormai sono sospesi i lavori che erano iniziati proprio per ristrutturare e riqualificare Palazzo degli Uffici, sede sino allo scorso gennaio dello storico liceo classico “Archita” di Taranto. L’impresa esecutrice dei lavori, infatti, li ha sospesi perché vanta un credito da 1,8 milioni di euro non già con il Comune di Taranto, che ha pagato regolarmente i “Sal”, stato avanzamento lavori, ma proprio con il consorzio “Aedars”. E se la vicenda ha assunto ormai i (complicati) contorni di una sfida a suon di carte bollate, ci sono diversi problemi tecnici che vanno affrontati. Ed anche subito. L’impresa (di Mesagne), nel realizzare i primi lavori, ha rimosso alcune lastre di amianto che insistevano sul lastrico solare dell’edificio che domina piazza della Vittoria. Nel caso in cui proseguissero le copiose piogge che hanno caratterizzato quest’ultimo periodo, lo storico edificio correrebbe dei seri rischi di staticità. Per i quali, forse, sarebbe opportuno procedere affidando dei lavori con la procedura della “somma urgenza”.
    In realtà, gli aspetti tecnici non sono gli unici da risolvere. Sfumato, o quasi, il progetto che prevedeva la realizzazione di un hotel di lusso e di uffici comunali, il Comune e la Provincia dovrebbero a questo punto ristrutturare almeno la scuola, ovvero il liceo. I soldi dovrebbero esserci.

    articolo di Fabio Venere
    pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di Mercoledì 27 Novembre 2013

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  • Plautus
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    Palazzo degli Uffici: a rischio la stabilità se non si interviene presto

    INSEGNANTI, EX DOCENTI E STUDENTI DEL LICEO CLASSICO ARCHITA SONO MOLTO PREOCCUPATI
    ≪A Palazzo degli Uffici, il tetto è scoperchiato
    È a rischio la stabilità se non si interviene presto≫

    L’associazione “Aldo Moro” lancia l’allarme dopo la recente sospensione dei lavori


    Palazzo degli Uffici, “stabilità dell’edificio a rischio”. A lanciare l’allarme è l’associazione “Aldo Moro - Archita” che mette insieme docenti (tra cui Nino Palma), ex insegnanti, studenti ed ex allievi del liceo classico “Archita” di Taranto.
    In una nota diffusa dallo stesso Palma, si legge: “Da quel che si può osservare dall’esterno, pare che - si riporta dal comunicato - sia stata rimossa la copertura superiore, o parte di essa e, quindi, l’edificio, se non si procede subito alla ripresa dei lavori, potrà restare esposto a tutte le intemperie atmosferiche, con rischi di infiltrazioni d’acqua che ne potrebbero minare la stabilità”. Per non parlare del fatto che, secondo l’associazione intitolata all’ex presidente del Consiglio ucciso dalle Brigate rosse, “ormai è diventato insopportabile lo spettacolo di un edificio storico, di grande pregio artistico ed archeologico e di un intero isolato, transennati da anni. Uno spettacolo che abbruttisce il Borgo - aggiunge - e sottrae ulteriori spazi ad una città che già ne è asfittica. Certo - sottolinea l’”Aldo Moro” - bene ha fatto l’Amministrazione comunale di Taranto a chiedere tempestivamente informazioni sulla fondatezza della notizia circolata nei giorni scorsi sulla stampa di eventuali infiltrazioni mafiose nel consorzio di imprese aggiudicatario dei lavori di ristrutturazione dell’edificio”. Eppure “permane molto forte il timore che i tempi di ripresa dei lavori si allunghino in maniera indefinita. Per questo - sostiene la nota firmata da Nino Palma - è auspicabile che si faccia subito chiarezza sulla vicenda e si vada rapidamente al superamento di tutti i possibili intralci di natura economica, burocratica e legale, che in questa fase si vanno affacciando, in modo che i lavori di ristrutturazione possano riprendere immediatamente e l’edificio riconsegnato, nei tempi previsti, alla città, dei docenti, degli studenti dell’Archita e delle loro famiglie”.
    Intanto, prossimamente, rivedrà la luce, una nuova associazione culturale: l’associazione “Aldo Moro - Archita”, alla quale aderiscono ex alunni, ex docenti e docenti tuttora in attività del glorioso liceo tarantino. Un’associazione non nuova, anzi antica, fondata nel lontano 1967 alla presenza dell’allora presidente del Consiglio dei ministri, anche lui ex studente dell’Archita, che per primo vi aderì e dotata di un suo statuto, varati entrambi nel 1989.
    Il gruppo promotore dell’associazione, costituitosi nei giorni scorsi alla presenza anche del dirigente scolastico, ha stabilito, tra le altre cose, di convocare l’assemblea generale dei soci il 18 novembre prossimo, per decretare ufficialmente la rinascita dell’associazione, per eleggere gli organismi statutari e per definire le linee programmatiche che ne guideranno l’attività culturale.
    L’associazione riprende vita, tra l’altro, in un momento particolare della vita del liceo Archita, “alle prese da anni con difficoltà di natura logistica e oggi ancora diviso in tre edifici. Obiettivo dell’associazione - si riporta ancora dalla nota stampa - è anche quello di dare un proprio contributo di idee, proposte e iniziative per il superamento di queste difficoltà e per riaffermare sempre più il grande valore di una scuola che, nata 140 anni fa, si è sempre più proposta come centro di cultura e di stimolo, di incontro tra generazioni diverse, coniugando la sua storia con la storia stessa della città e delle sue trasformazioni”.

    articolo di Fabio Venere
    pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di Domenica 3 Novembre 2013

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  • Plautus
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    ≪Infiltrazioni mafiose≫: Il Comune scrive alla Prefettura di Roma

    ≪Infiltrazioni mafiose≫
    Il Comune scrive alla Prefettura di Roma

    Caso Palazzo degli Uffici, il Comune di Taranto “chiama” la Prefettura di Roma. Da quel che risulta alla Gazzetta, ieri mattina, dalla sede della direzione Lavori pubblici di via Plinio è stata spedita una nota con cui l’Amministrazione comunale ha richiesto la documentazione relativa al Consorzio Stabile Aedars di Roma. Si tratta, come anticipato nell’edizione di ieri, del consorzio aggiudicatario dei lavori per la ristrutturazione e riqualificazione dello storico immobile di Palazzo degli Uffici che si è vista rescindere i contratti siglati a Milano e Lecco. Il motivo? Il Consorzio è stato sottoposto ad una misura interdittiva disposta dalla prefettura di Roma per “infiltrazioni mafiose”, in seguito ad un’indagine della Dia.
    Nel frattempo, l’impresa esecutrice dei lavori, la “C&G” di Mesagne, ha sospeso i lavori in corso perché, a suo dire, vanterebbe un credito per oltre un milione di euro.
    Sul punto, l’assessore comunale ai Lavori pubblici, Lucio Lonoce, dapprima sottolinea che “l’impresa esecutrice non dovrebbe sospendere i lavori perché il Comune sta regolarmente pagando i cosiddetti “Sal” (stato avanzamento lavori) e, quindi, l’impresa dovrebbe vedersela col consorzio per la definizione della parte economica”. Poi, sulla questione (più delicata) dei contratti del consorzio a Milano e Lecco rescissi per infiltrazioni mafiose, Lonoce assicura che “il Comune di Taranto non ha ricevuto ancora alcuna comunicazione. Ovviamente, agiremo in base alla legge appena ci verrà formalmente inviata la comunicazione della Prefettura di Roma”. Certo, a questo punto, è forte il rischio che il cantiere si blocchi di nuovo. E questa volta, per molto tempo ancora. L’assessore comunale, per ora, allontana il problema ed afferma: “Cerchiamo di affrontare e risolvere una cosa per volta. E lo faremo d’intesa con il sindaco di Taranto, Ezio Stefano e con il dirigente dei Lavori Pubblici, Aniello Moccia”.
    Intanto, nell’ultimo anno, l’impresa “C&G” ha eseguito diversi e importanti lavori. Tra questi: la bonifica dell’amianto presente sulla copertura. Sono state incapsulate le lastre di amianto e nella successiva rimozione. Rimane da bonificare circa il 40 per cento dell’amianto presente.

    articolo di Fabio Venere
    pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di Martedì 22 Ottobre 2013

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  • Plautus
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    Palazzo degli Uffici, sospesi i lavori di ristrutturazione

    Palazzo degli Uffici, sospesi i lavori di ristrutturazione
    L’impresa esecutrice vanta dal consorzio crediti per 1,8 milioni

    Palazzo degli Uffici, sospesi i lavori. La C&G, società esecutrice dei lavori di ristrutturazione, ha comunicato lo scorso 9 ottobre alla direzione Lavori pubblici del Comune di Taranto di interrompere le attività nel cantiere dello storico immobile che domina piazza della Vittoria. Il motivo? L’impresa di Mesagne lamenta di dover incassare una cospicua somma di denaro non già dall’Amministrazione comunale ma dal consorzio aggiudicatario, con il modello del progetto di finanza, dei lavori. Nella breve comunicazione della C&G, infatti, si legge: “Con nota del 20 settembre 2013, l’impresa - si riporta testualmente - comunicava a codesta Amministrazione di aver eseguito in qualità di affidataria per l’esecuzione, in base alla lettera di assegnazione del Consorzio Stabile Aeders, per un totale complessivo di 3 milioni 263mila euro ma di aver ricevuto solo 1 milione 888mila euro restando creditrice di 1 milione 375mila euro”. Nella nota, l’amministrazione della società scrive anche che “nonostante i ripetuti solleciti ed il decorso del termine assegnato il consorzio è rimasto sordo ad ogni istanza. Per questo motivo, l’impresa si è vista costretta a depositare il 7 ottobre scorso un ricorso per ingiunzione di pagamento e l’impresa - scrive l’amministrazione della C&G - ha sollevato eccezione di inadempimento giustificativa dell’immediata sospensione dei lavori”.
    In questa querelle tra l’azienda esecutrice dei lavori di ristrutturazione e riqualificazione, la “C&G”, ed il consorzio aggiudicatario del progetto, Consorzio Stabile Aedars, s’inserisce anche la compravendita delle quote societarie della “Palazzo degli Uffici srl”. Ma di cosa si tratta? È la società di scopo istituita ah hoc per seguire i lavori di ristrutturazione. Bene, la “C&G” ha acquistato dal consorzio il 40 per cento delle quote di partecipazione del capitale sociale e “con contratto preliminare di compravendita, la “C&G” si è obbligata ad acquistare ed il Consorzio Stabile Aedars a vendere il restante 60 per cento delle quote di partecipazione del capitale sociale”. Ma l’Amministrazione comunale accende il “semaforo rosso” richiamandosi all’Atto aggiuntivo al contratto di concessione che ritiene che “non ci siano le condizioni normative e contrattuali per poter autorizzare la cessione delle quote societarie”. Poi, nella nota, Angelo Contessa aggiunge: “Sino ad oggi, il Consorzio Stabile Aedars - scrive Contessa - non ha inteso risolvere la questione relativa alla cessione delle quote, nonostante la disponibilità manifestata più volte da chi scrive”. La nota si conclude rassicurando il Comune che, nonostante la sospensione di ogni attività lavorativa, “con la sola esclusione delle opere provvisionali che dovranno rendersi necessarie per la sicurezza dell’edificio in questione, provvederemo alla custodia del cantiere ed alla tenuta del medesimo”.
    Contattato dalla Gazzetta, Contessa aggiunge: “Sono davvero dispiaciuto per il disagio che stiamo recando alla città. Resto a disposizione per qualsiasi richiesta da parte dell’Amministrazione comunale”.



    Infiltrazioni mafiose, rescissi i due contratti siglati a Milano e Lecco per le opere pubbliche
    Il Comune milanese ha sciolto il contratto con il consorzio finito al centro di indagine Dia
    In Consorzio Aedars, aggiudicatario dei lavori a Palazzo degli Uffici, intanto, finisce a Milano agli onori della cronaca. La notizia è riportata sull’edizione di Milano del Corriere della Sera.
    E cosa si legge? Chiuso per mafia. Per la prima volta il Comune mette i sigilli a un cantiere di Milano dove la Direzione investigativa antimafia (Dia) ha riscontrato infiltrazioni della criminalità e dove dal 2010 il Consorzio Stabile Aedars Scarl sta realizzando 48 alloggi di edilizia sociale destinati agli sfrattati dopo essersi aggiudicato un appalto da 3,9 milioni di euro.
    E così, come riporta il quotidiano milanese, l’area in costruzione di via Cogne, a Quarto Oggiaro, sarà piantonata di giorno dalla polizia locale e di notte da guardie armate. Un atto dovuto dopo l’arrivo a Palazzo Marino, martedì scorso, di una informativa antimafia interdittiva sul Consorzio da parte della Prefettura di Roma. Il Comune ha provveduto subito alla rescissione del contratto e da ieri l’azienda impegnata sull’area, una delle 50 consorziate, sta smontando il cantiere. Ma sull’intervento in via Cogne l’amministrazione aveva già alzato le antenne, soprattutto da quando, qualche mese fa, un esponente del Consorzio si era presentato in cantiere vestito di tutto punto dopo essere sceso da una Aston Martin che a Quarto Oggiaro non era certo passata inosservata.
    “Non si conoscono i dettagli dell’informativa, ma sarebbero stati evidenziati contatti di primissimo piano - riporta il Corriere - con il clan dei Mollica e con la famiglia Riina”.
    L’importo iniziale dell’appalto in via Cogne era appunto di 3,9 milioni e i lavori sono stati portati a termine per meno della metà: la palazzina oggi è a rustico ed è appena stato realizzato il tetto.
    Intanto, l’Anas ha rescisso, sempre per lo stesso motivo, il contratto stipulato con l’azienda Consorzio Stabile Aedars per la realizzazione di una pista ciclopedonale sulla statale tra Lecco e Abbadia. “Il provvedimento emesso dal prefetto di Roma - si riporta da Lecconotizie.it - ha, infatti, valore vincolante per la stazione appaltante. La normativa nazionale vigente impone il divieto di proseguire il rapporto contrattuale con l’impresa o il Consorzio, come in questo caso, destinatario dell’informazione”.

    articoli di Fabio Venere
    pubblicati su La Gazzetta del Mezzogiorno di Lunedì 21 Ottobre 2013

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  • Plautus
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    Riferimento: Rassegna Stampa 2013

    Mobilità, nasce un istituto tecnico
    La Regione prevede la creazione di una scuola superiore per trasporti e logistica

    Implementare infrastrutture e trasporti, nel rispetto dell’ambiente della sostenibilità, e in questa ottica guardare a Taranto, hub del transhipment (porti che dedicano più del 75% della propria attività di movimentazione al trasbordo da nave a nave), porto collocato al secondo posto a livello nazionale per la quantità di merce che riguarda la navigazione di cabotaggio, con 12 milioni di tonnellate di merci circa, nel 2011, per la navigazione internazionale.

    La Regione Puglia individua nei trasporti, in particolare nel trasporto sostenibile, una delle due filiere (l’altra è il turismo) produttive strategiche che presentano spazi di crescita ad alto potenziale innovativo e occupazionale. E, paradossalmente, proprio mentre la multinazionale dei container, la Taranto Terminal Container, minaccia governo e Autorità di portuale di abbandonare il porto di Taranto se non sarà comunicata la data di inizio dei lavori di ammodernamento, la Regione licenzia il suo piano territoriale 2013-2015 degli interventi di istruzione tecnica superiore (i nuovi Its) e di formazione tecnica superiore (Ifts) candidando Taranto alla realizzazione di un Its nell’area della “Mobilità sostenibile”. «L’individuazione di Taranto come sede Its di trasporti e logistica – si legge nel piano – appare opportuna per il suo importante ruolo a livello nazionale ed internazionale, già testimoniato dai piani strategici regionali e dalla presenza del distretto “Trasporti e Logistica” che contava, nel 2010, 158 imprese. L’hub portuale di Taranto, per le sue caratteristiche (localizzazione, dotazione infrastrutturale, accessibilità multimodale e disponibilità di aree retro portuali) non solo è in grado di far guadagnare al sistema regionale quote di mercato del traffico intercontinentale passante per il Mediterraneo, ma si propone come cerniera di feederaggio intermodale e filtro per lo smistamento e il consolidamento/deconsolodamento delle merci».

    E Taranto, per una volta, non si fa trovare impreparata alla proposta. Prende il via già domani, infatti, il tavolo tecnico per la nascita della fondazione «Ar. Ca.», soggetto propedeutico alla creazione a Taranto del primo Istituto Tecnico Superiore. All’iniziativa, promossa da due istituti superiori e soci fondatori, gli istituti Archimede e Cabrini, hanno già aderito il centro di formazione professionale Programma Sviluppo, l’Università e il Politecnico di Bari e diverse aziende del territorio. I soci fondatori, però, puntano ad allargare questa rete territoriale.

    L’offerta formativa, nelle sue diverse tipologie, è rivolta prioritariamente ai giovani e adulti, non occupati o occupati, che vogliono acquisire competenze tecniche e professionali per inserirsi in modo qualificato nel mondo del lavoro, rispondendo alla domanda di tecnici specializzati delle imprese. I percorsi realizzati dagli istituti tecnici superiori Its avranno una durata biennale. L’offerta formativa è finalizzata al conseguimento dei diplomi di Tecnico superiore relativi alle figure nazionali di riferimento di cui al decreto interministeriale 07/09/2011. L’altro Its che la Puglia ha previsto di istituire riguarda, come già detto, l’area delle tecnologie innovative per i beni e le attività culturali ed il turismo, ambito del quale candida in prima istanza la provincia di Lecce, pur non escludendo il Gargano, la Valle d’Iria e la Murgia. Con una precedente programmazione, la Puglia aveva già istituito i suoi primi Its, presso il Fermi di Francavilla (settore aerospazio), il Cuccovillo di Bari (area nuove tecnologie per il made in Italy, sistema meccanico-meccatronico), ed a Locorotondo (area nuove tecnologie per il made in Italy, settore produzioni agroalimentari).

    articolo di Maria Rosaria Gigante
    pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di Domenica 20 Ottobre 2013

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  • Plautus
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    Si torna a scuola e per tanti la novità della settimana corta

    Si torna a scuola e per tanti la novità della settimana corta
    Concorsi, prof. chiamati in contemporanea in più province
    “Quest’anno lavoreranno nella sede scelta, poi verranno trasferiti”

    Torneranno sui banchi di scuola quasi tutti entro la prossima settimana gli studenti delle nostre scuole dove sempre più frequentemente si sperimenterà in questo nuovo anno scolastico la novità della settimana corta.
    Invece già dal 2 settembre (e già nell’ultima settimana di agosto nelle secondarie superiori dove gli studenti hanno effettuato le prove per il superamento dei debiti scolastici) i docenti sono tornati per mettere punto l’organizzazione, anche didattica, del nuovo anno. Però la macchina organizzativa amministrativa con gli uffici scolastici centrali e periferici era già in moto da parecchio con il grosso delle operazioni già concluse e altre ancora da completare nei prossimi giorni.
    Ecco la panoramica sui problemi d’avvio del nuovo anno scolastico che la segretaria provinciale dello Snals, Elvira Serafini, e della Cisl Scuola, Mimma Vozza, aiutano a fare. Entrambe, non meno dei loro colleghi delle altre organizzazioni sindacali, “stremate” per gli effetti prodotti nell’ultima settimana di agosto dal pur encomiabile sforzo dell’Ufficio scolastico regionale della Puglia di chiudere entro l’estate - una delle poche regioni in Italia - la complessa partita degli ultimi concorsi a cattedra e procedere con le nomine in ruolo di docenti dalle graduatorie dei concorsi e dalle graduatorie ad esaurimento (a Taranto 106 il numero totale, rispettivamente 56 e 50). Vozza (Cisl) parla di “caos concorsi”, Serafini (Snals) di “disastro”.
    “il fine nobile di velocizzare le operazioni per consentire le immissioni in ruolo dall’1 settembre e far coincidere il ruolo giuridico con quello economico - dice Serafini - ha prodotto delle defaillance nel sistema con gente chiamata contemporaneamente in più province quando posizionati su più classi di concorso o graduatorie”.
    Concorda Vozza: “Noi apprezziamo lo sforzo dell’Ufficio regionale di stare nei tempi ma c’è amarezza per le disfunzioni che si sono determinate nella scelta del tipo di ruolo e di provincia. Il rischio è ora, almeno per quanto risulta alla nostra struttura interprovinciale (Taranto e Brindisi), una trentina-quarantina di ricorsi con prof che lavoreranno sicuramente quest’anno nella scuola scelta, ma che il prossimo potrebbero già essere altrove”.
    Localmente, poi, a questo problema che accomuna tutte le province pugliesi si aggiungono le conseguenze per la mancata designazione di un nuovo dirigente provinciale dopo il pensionamento dall’1 settembre del preside Francesco Capobianco, “il cui lavoro finalizzato a lasciare tutto in ordine - evidenzia Serafini - è stato apprezzato da tutte le organizzazioni sindacali. L’attuale vacatio sta generando una certa confusione perché ci sono una serie di ulteriori operazioni da effettuare e decisioni che non può neppure assumere la funzionaria Serafina Boccuni che, contestualmente alla presenza del dirigente Capobianco, aveva la delega alla firma ed il ruolo di vicaria. È del 5 settembre scorso - aggiunge Serafini - il bando di concorso rivolto ai dirigenti scolastici perché presentino entro il 13 settembre le loro candidature, ma il posto messo a bando è uno e le sedi vacanti in Puglia sono tre (Taranto, Brindisi e Lecce) per cui ci chiediamo come sarà articolato questo incarico”.
    Entrando poi più nello specifico degli organici, non sono poche le questioni che dovranno essere affrontate nelle scuole. Sostegno: agli 801 posti dell’organico di diritto sono stati assicurati 187 posti aggiuntivi e 163 deroghe che hanno consentito di portare da 2,15 a 1,84 il rapporto studenti-docente di sostegno, un rapporto giudicato ancora “insoddisfacente”. Un’altra cinquantina di deroghe è stata chiesta nei giorni scorsi a dimostrazione del continuo numero di studenti con diagnosi nelle scuole. “Questo - dice Mimma Vozza - ci racconta anche di una sempre maggiore attenzione e minore reticenza da parte delle famiglie anche conseguentemente al fatto che, con prime classi nella primaria anche di 29-30 alunni, le cosiddette classi pollaio, sono gli stessi insegnanti a non poter più fare fronte a situazioni di difficoltà e, quindi, a sollecitare una diversa e più condivisa presa in carico degli alunni con disabilità”.
    Da non sottovalutare, inoltre, che il pur necessario ricorso alle deroghe comporta la nomina di personale a tempo determinato, “che - commenta Vozza - non dà garanzia di continuità ai bambini”. Ed ancora, a creare disagi nelle scuole la mancata immissione in ruolo di assistenti amministrativi e tecnici (una trentina le unità bloccate, anche con 20 anni di anzianità, dal decreto Monti sui docenti inidonei che potevano transitare su questo altro profilo) e le nomine dei collaboratori scolastici su posti vacanti (“una disponibilità che non risponde alle reali esigenze scolastiche”). Su tutto ciò grava, infine, una situazione che coinvolge tutti gli operatori scolastici, senza contratto da 7 anni, ed il blocco delle pensioni che costringe ancora in cattedra docenti sempre più anziani. Anche per questo la previsione di autunno caldo sul fronte sindacale interessa proprio tutti.


    I VERTICI DELLE SCUOLE: SETTE SONO I VINCITORI DI CONCORSO CHE SONO STATI NOMINATI IN ALTRETTANTE STRUTTURE
    Dirigenti e reggenti, ecco tutte le nomine
    Sette nuovi dirigenti scolastici vincitori di concorso nominati in altrettante scuole tarantine. Sette, invece, le scuole sottodimensionate andate in reggenza, vale a dire affidate a dirigenti di altre scuole. Questi i dirigenti di nuova nomina con le relative scuole assegnate: Nicola Latorrata (istituto comprensivo Severi di Crispiano), Patrizia Nesi (Giovanni XXIII di Statte), Maria Caterina Vignola (Marconi di Palagianello), Bianca De Gennaro (Giannone di Pulsano), Anna Laguardia (Prudenzano di Manduria), Gerardo magro (De Amicis di Taranto), Alessandra Sirsi (Bonsegna di Sava).
    Questi, invece, i dirigenti a cui sono state affidate in reggenza le scuole sottodimensionate: Preneste Anzolin (San Giovanni Bosco di Ginosa), Alessandro Calabrese (Grazia Deledda di Ginosa), Vita Maria Surico (Istituto superiore Marisa Bellisario di Ginosa), Vincenzo Calabrese (Leone di Ginosa Marina), Adele Quaranta (Istituto professionale per i Servizi sociali Alfonso Motolese di Martina Franca), Vito Giuseppe Leopardo (Istituto superiore Sforza di Palagiano), Elisabetta Scalera (scuola media Ugo De Carolis di Taranto), Gennaro Esposito (Galilei di Taranto).

    articoli di Maria Rosaria Gigante
    pubblicati su La Gazzetta del Mezzogiorno di Domenica 8 Settembre 2013

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  • Plautus
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    Politecnico e Università ora “respirano”

    Politecnico e Università ora “respirano”
    Nell’assestamento di bilancio, la Regione trova risorse per un milione e 800mila euro

    Nelle pieghe del bilancio regionale trovate le risorse per salvare il polo universitario di Taranto e non cadere nella mannaia del decreto Profumo che ha posto, sin dal prossimo anno accademico, criteri molto più rigidi per le sedi decentrate. Risorse pari a 1 milione e 800 mila euro consentiranno al Politecnico di Bari di assumere 21 tra docenti e ricercatori da destinare alla sede di Taranto. La restante somma, invece, servirà a coprire il fabbisogno di una decina tra docenti e ricercatori da assumere per la sede decentrata dell’Università di Bari. Erano stati questi i calcoli fatti dal rettore dell’Università, Corrado Petrocelli, e dal preside della ex facoltà di Ingegneria del Politecnico, Gregorio Andria. Con un emendamento a firma dei consiglieri regionali Michele Mazzarano (Pd) e Arnaldo Sala (Pdl), sottoscritto da tutti i consiglieri tarantini oltre che da Sergio Blasi del Pd e Ignazio Zullo del Pdl, la Giunta regionale ieri ha modificato l’articolo 16 del Disegno di Legge di assestamento e prima variazione di Bilancio innalzando a 4 milioni e 300 mila la
    destinazione di risorse verso le Università di Taranto e Foggia, di cui sostanzialmente 1 milione e 800 mila sono le risorse richieste per Taranto.
    “Negli anni della destrutturazione della Università pubblica e del tentativo di smantellamento delle sedi decentrate - ha dichiarato Mazzarano -, la Regione, con il contributo di tutti i consiglieri jonici, dimostra di avere a cuore l’Università di Taranto”. Per il consigliere regionale Anna Rita Lemma (Pd), è “un obiettivo costruito lungo tappe ben delineate, e progressivamente incasellate, nel mosaico oggi finalmente licenziato a favore del territorio tarantino”. Commenta infine Sala del Pdl: “Una grande vittoria di squadra: quando i tarantini si uniscono e, coesi, fanno squadra riescono ad ottenere importanti risultati”.

    articolo di Maria Rosaria Gigante
    pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di Giovedì 01 Agosto 2013

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  • Plautus
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    A Taranto ieri il primo discorso del nuovo rettore di Bari

    E gli studenti regalano a Uricchio un’altra festa
    A Taranto ieri il primo discorso da nuovo rettore di Bari
    “L’Università apra al territorio e cerchi il sostegno sociale”

    Il giorno dopo la sua elezione a nuovo Rettore che per sei anni dal prossimo anno accademico, da novembre, reggerà le sorti dell’Università di Bari, il professor Antonio Felice Uricchio è a Taranto, nell’ex caserma Rossarol, oggi sede dei corsi di laurea in Giurisprudenza, Lettere e Scienze della Formazione. Nel suo ruolo di direttore del Dipartimento jonico in Sistemi giuridici economici, è qui alla lezione inaugurale della seconda edizione del corso «Donne, politica ed istituzioni» (finanziato dalla Ue). Più tardi sarà regolarmente presente a far sostenere gli esami agli studenti del suo corso ad Economia. Ma l’accoglienza e i festeggiamenti tributatigli sono frizzanti e contagiano l’atmosfera.
    Sulla scia di quello che è avvenuto la sera prima anche fuori dall’Ateneo, per strada a Bari, studenti, docenti e personale tutto del Polo universitario jonico, ma anche tanti amici, sono presenti all’ex Rossarol per salutarlo e fargli gli auguri con affetto. Mentre il prof. Uricchio percorre via Duomo, prima di infilarsi nel portone d’accesso alla Rossarol, non manca il coro degli studenti: «Sei uno di noi...». Ma anche all’interno del chiostro, è un tripudio di applausi e striscioni. Poi, portato giù lo striscione appeso al cornicione dell’atrio interno, un folto gruppo di studenti si fa fotografare: «Antonio 6 Magnifico». Con chiara allusione alla modalità con cui formalmente dal prossimo 1° novembre dovranno rivolgersi a lui, rettore magnifico appunto. Intanto, proprio il calore di queste ore paiono essere la cifra di un successo costruito con impegno nel corso degli anni, intessuto con una fitta rete di relazioni e rapporti umani con le persone e con le istituzioni.
    In sostanza, un rapporto di fiducia tradottosi - come è scritto su un altro cartellone che campeggia nel centro dell’atrio della Rossarol - in «866 sì» (tanti, infatti, sono stati i voti conquistati) di consenso interno giunto dal 57% degli elettori. Così, con naturalezza, la lezione inaugurale del secondo corso «Donne, politica ed istituzioni» si trasforma in occasione in cui, a solo poche ore di distanza dal responso dell’urna, Uricchio tiene il suo primo discorso da rettore.
    Parte proprio dalle perplessità iniziali su una candidatura che giungeva dal Dipartimento più giovane (quello jonico appunto). «Ma ho sempre detto che il rettore deve essere di tutti e che i consensi non devono conoscere steccati - dice Uricchio -. Se si propongono idee, progetti, modelli, il consenso può venire da tutte le aree. E così è stato. Questo risultato è un successo incredibile che va al di là delle più rosee aspettative, giunto da tutte le aree e indipendentemente dalla presenza di candidati ideali ritenuti preferiti. Certo - aggiunge Uricchio -, io porto con me lo zoccolo duro della sede di Taranto diventato un modello di progetto. Un modello che ha raccolto una condivisione sociale che alcuni hanno anche criticato ritenendo che u n’Università non debba giovarsi del sostegno sociale. Io dico, invece, che il sostegno sociale è persino più importante di quello degli aventi diritto al voto perché u n’Università deve vivere nel territorio. Ed allora, il consenso sociale supporta il consenso interno. Un’Università che si apre al territorio e promuove se stessa: ecco questa è la nostra idea di Università che qui a Taranto abbiamo sperimentato e per la quale abbiamo lavorato con tutti».
    Ma nel «Modello-Taranto» c’è spazio, soprattutto, per una Università «innervata da valori forti». Ad Uricchio piace infatti rammentare la decisione di dare nomi e non numeri alle aule della sede della Rossarol, nomi che richiamano valori forti come la legalità, la tutela del lavoro, la tutela ambientale. «La nostra - dice Uricchio - è una sede che promuove valori, in primo luogo quello che è nel nostro Dna, la legalità. Da qui nasce un modello di Università aperta al dialogo, che promuove se stessa, guarda allo sviluppo del territorio, promuove occupazione. Per noi, ricerca e didattica hanno senso solo se proiettate nel contesto in cui ci troviamo. Questo - conclude - è stato il modello condiviso, il senso della campagna elettorale. La cosa bella generata è l’entusiasmo vissuto ancora oggi, un entusiasmo venuto, soprattutto, dai giovani».



    “Lascio il ruolo di direttore ma a Taranto insegnerò”
    Uricchio: il deficit si è ridotto, adesso faremo nuovi sforzi
    Il polo tarantino può crescere ma serve l’impegno locale

    “Il futuro mi interessa, è lì che intendo passare i prossimi anni”. Antonio Uricchio prende in prestito una citazione per focalizzare il senso del suo impegno dei prossimi sei anni nel ruolo di rettore (appena eletto) dell’Ateneo di Bari. Un rettore che giunge dalla sede decentrata, giovane e bistrattata, di Taranto. Sede che riceve così anche un riconoscimento indiretto.

    Ma ora che succede, professore? Va via da Taranto?
    “No, non lascio Taranto. Certo, il ruolo di direttore di dipartimento sarà incompatibile col ruolo di rettore. Ma continuerò ad insegnare qui.”

    Il primo problema che dovrà affrontare sarà quello del deficit di bilancio dell’Ateneo nel suo complesso?
    “Intanto, non è un problema nuovo questo. Intendo dire che siamo nel pieno del piano di rientro e che da 70 milioni di euro, il deficit si è ridotto a poco più di 20 milioni. Oltre al risanamento, stiamo portando avanti un forte rilancio della nostra Università che deve diventare sempre più attrattiva e acquisire maggiori risorse”.

    Ecco, cosa intende fare?
    “Occorre muoversi su più piani, cercando di acquisire sia fondi europei che fondi nazionali, incidendo sui criteri di riparto del Fondo di finanziamento ordinario delle Università che vede fortemente penalizzate le Università meridionali, mirando a fondi finalizzati a progetti specifici. Ed ancora, occorre sburocratizzare, dialogare col sistema produttivo ed occorre ottimizzare la spesa...”.

    Insomma, un arduo compito...
    “Si, ma sono fiducioso. D’altro canto l’Università di Bari non è in default, non ha indebitamenti esterni e, come già detto, il deficit si è ridotto negli ultimi anni. Sicuramente, attraverso una corretta gestione economico-finanziaria, ma anche una gestione del patrimonio immobiliare, il problema può essere affrontato”.

    C’è poi chi vede proprio le sedi decentrate, come quella jonica, appunto, un ulteriore problema da razionalizzare...
    “Il polo di Taranto non è un problema, ma una risorsa. Lo è stata in questi anni di forte azione sul territorio e nel corso dei quali il numero degli iscritti è cresciuto. Il polo jonico può crescere ancora, ma occorre che non siamo lasciati soli. Abbiamo bisogno di essere sostenuti e di avere l’attenzione degli enti locali”.

    C’è, però, un accordo di programma...
    “Inattuato e che deve essere mantenuto, lo so. È un impegno”.

    Può giovare alla causa sostenere l’idea di una Fondazione che sostituisca il Consorzio universitario jonico, ormai inattivo da anni?
    “È una cosa da discutere con gli enti territoriali. L’accordo di programma non esclude che si vada verso l’istituzione di enti che promuovano il superamento della fase di stallo del Cuj. Ma ancora una volta, occorre che non siamo lasciati soli”.

    Qual è il sogno che ha nel cassetto e che ora è pronto a tirare fuori?
    “È scritto nel programma, è in tutte quelle speranze di futuro a favore dei nostri giovani. Quello che mi piacerebbe realizzare è una Università più giovane e più nuova che sappia guardare lontano. Per farlo, occorre che si sia in grado di offrire non solo speranza, ma anche certezze. È da qui che dobbiamo partire”.

    articoli di Maria Rosaria Gigante
    pubblicati su La Gazzetta del Mezzogiorno di Sabato 6 Luglio 2013

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  • Plautus
    ha risposto
    Roma ferma il nuovo corso di laurea a Taranto

    Roma ferma il nuovo corso di laurea a Taranto
    “In Scienze dell’amministrazione e comunicazione troppe materie giuridiche”

    Ci sono carenze nel processo di progettazione e costruzione del nuovo corso di laurea interclasse in «Scienze dell’amministrazione e comunicazione nelle organizzazioni» con cui il Dipartimento jonico in Sistemi giuridici ed economici e quello barese in Scienze della formazione avevano tentato per il prossimo anno accademico di salvare qualcosa della vecchia offerta formativa in Scienze della comunicazione e dell’animazione socio-culturale (già Scienze della comunicazione). Su indicazione negativa dell’Anvur (l’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca), il ministero della Pubblica istruzione e Università non ha accreditato il nuovo corso di studi. Il decreto «taglia-sedi» dell’ex ministro Francesco Profumo (decreto 47 del 30 gennaio 2013) ha penalizzato così il polo jonico e «censurato » la novità. Per il resto, invece, l’intero pacchetto dell’offerta formativa proposta dall’Ateneo barese è stato mantenuto.
    La «tegola» cade nel bel mezzo delle procedure per l’elezione del nuovo rettore alla cui carica è candidato il direttore del Dipartimento jonico in Sistemi giuridici ed economici, Antonio Uricchio, risultato il più suffragato al primo turno (ieri e oggi c’è il secondo turno). «Sicuramente una valutazione ingenerosa, c’è delusione, è inevitabile, ma prendiamo atto e vedremo ciò che sarà possibile fare » commenta Uricchio che preferisce guardare, piuttosto, al complesso dell’offerta approvata ed accreditata - e non solo su Taranto - facendo tirare un sospiro di sollievo rispetto ai timori generati dalle richieste stringenti del decreto Profumo. «Ne ho parlato col rettore Corrado Petrocelli - dice Uricchio riferendosi all’accreditamento negato -. Decideremo il da farsi al più presto. Sicuramente produrremo una nostra memoria e, comunque, se ci avessero chiesto chiarimenti in ordine alle osservazioni mosse, avremmo fornito ogni informazione utile. Comunque, non è pregiudicato nulla. Nella peggiore delle ipotesi, riproporremo il prossimo anno quel corso di laurea magari tenendo conto delle osservazioni fatte».
    Intanto, quanto al profilo individuato per le competenze previste a conclusione del ciclo di studi, Uricchio precisa: «Sostanzialmente ci si contesta una prevalenza di materie giuridiche, ma credevamo di aver individuato una soluzione valida tenendo conto proprio di quelle che sono le competenze richieste dal mondo del lavoro. Per questo i profili professionali esprimono competenze volutamente distinte in funzione del percorso a ipsilon rovesciata in cui al terzo anno i corsisti possono seguire indirizzi giuridico amministrativi iscrivendosi alla magistrale in Giurisprudenza o a quella di Scienze della comunicazione ». Ma anche le altre osservazioni mosse, come l’inadeguatezza della strutture se dovessero esserci molte immatricolazioni, lasciano perplessi: «La sede che ospiterà il corso (il convento San Francesco-ex Rossarol in Città vecchia) è una delle più belle e importanti d'Italia - replica Uricchio -, certamente in grado di ospitare il numero degli studenti che potrebbe iscriversi. Inoltre siamo in attesa della realizzazione di alcuni piccoli lavori da parte del Comune che ci consentiranno di avere qualche locale in più». Quanto poi alla mancanza di indicazione del referente del corso di studi, la replica è fin troppo scontata: «Il coordinatore del corso va eletto dopo che il corso viene attivato e trattandosi di un corso di nuova attivazione, le elezioni non potevano celebrarsi prima».
    A mitigare in qualche modo la delusione di ieri, la pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione Puglia (numero 77 del 6 giugno scorso) del progetto “Formazione manageriale e accompagnamento consulenziale” promosso da Confindustria Taranto con il Dipartimento jonico.


    COME L’ANVUR MOTIVA IL SUO NO
    “Non è sufficientemente chiara la relazione tra offerta e domanda di formazione”
    Ma cosa dice l’Anvur in merito al corso di studi in “Scienza dell’amministrazione e comunicazione nelle organizzazioni” (corso interclasse, L-16 Scienze dell’amministrazione e dell’organizzazione; L-20 Scienze della Comunicazione)? Così, sintetizzando punti di forza e debolezza, opportunità e rischi rilevati, si pronuncia il presidente dell’Anvur, professor Stefano Fantoni: “La relazione tra offerta e domanda di formazione non è espressa con sufficiente chiarezza. Le due figure professionali non sono definite in modo preciso e risultano essere sostanzialmente molto simili”. Ed ancora: “Le tre aree di apprendimento sono l’aggregato degli insegnamenti che ad esse sono associati e quindi non permettono di cogliere il significato dei descrittori di Dublino (i profili accademici in funzione degli sbocchi occupazionali - ndr). Le strutture dedicate non risultano adeguate se il corso di studi dovesse attrarre un elevato numero di immatricolati (comunque inferiore al massimo sostenibile)”. Infine: “Manca l’indicazione del referente del corso di studi”.
    Non mancano indicazioni e raccomandazioni nell’ipotesi di una ripresentazione di un’analoga proposta in un successivo anno accademico ai fini di un futuro accreditamento. “Si raccomanda alla struttura proponente - si legge nella scheda - anzitutto di approfondire la riflessione ed il dialogo con gli interlocutori in modo da perfezionare un progetto che sia effettivamente sostenibile e che dimostri una maggiore aderenza alla domanda di formazione”. Ed ancora, “si consiglia - si legge ancora - di delineare meglio le aree di apprendimento e di definire in modo più preciso le funzioni e le competenze delle figure professionali che il corso di studi intende formare”.
    Accreditati, infine, tutti gli altri corsi di laurea già esistenti: Scienze dei Beni Culturali per il turismo, Economia e amministrazione per le aziende, Scienze e gestione delle attività marittime (d’intesa con la Marina Militare), Informatica e comunicazione digitale, Scienze ambientali, Infermieristica, Fisioterapia, Giurisprudenza, Strategia d’impresa e management. L’offerta formativa a Taranto si completa con i corsi nell’area ingegneristica erogati dal Politecnico di Bari.

    articoli di Maria Rosaria Gigante
    pubblicati su La Gazzetta del Mezzogiorno di Giovedì 27 Giugno 2013

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