Università, verso un nuovo accordo
Un incontro duro, dai toni aspri, ma chiarificatore. Scaduto da qualche tempo ormai il vecchio accordo triennale di programma tra l'Università di Bari e gli enti locali, è stato lo stesso ateneo barese a convocare ieri un incontro per fare il punto. Sostanzialmente sembra ribadita la volontà di proseguire per il consolidamento del polo jonico. Ma per tutti c'è da fare i conti con i tagli alle risorse finanziarie e alle disponibilità da mettere in campo. In una situazione di grande difficoltà, però, l'assessore regionale alla pubblica istruzione, Alba Sasso - ed è la prima volta che la Regione scende in campo - non manca di evidenziare che senza i precedenti accordi tra le varie istituzioni, il cammino sarebbe stato breve. Quello tarantino è, dunque, tra luci ed ombre, un buon esempio di sinergia. Certo, ora occorre dare una sterzata. "Occorre trovare una maniera più avanzata di organizzarsi e il passaggio da un accordo di programma ad un patto per le azioni di sostegno e sviluppo del polo jonico dà il senso del salto in avanti - dice -. Fondamentale, però, che il polo jonico abbia una sua specificità, evitando duplicazioni e sprechi". La testimonianza dell'assessore Sasso - che non promette risorse ma piuttosto indica nei distretti produttivi regionali la chiave di volta dell'offerta formativa nel suo complesso - in qualche modo ricuce lo scontro più marcato tra il rettore dell'Università di Bari, Corrado Petrocelli, ed il presidente della Provincia di Taranto, Gianni Florido. E' quest'ultimo a ricordare che le facoltà di Scienze Umane e Scienze della Salute messe in pista col vecchio accordo non sono state realizzate, che l'impegno di trasformare le lauree triennali in magistrali non è stato mantenuto, che un corso di laurea come Fisioterapia è stato sottratto a Taranto. Ma soprattutto - e qui Florido fa apertamente anche il suo "mea culpa" - "nella crisi più atroce per il tessile non siamo stati in grado di sfruttare opportunamente l'opportunità che avevamo con il corso di Scienze della Moda, anch'esso cancellato". Ma c'è anche un venire meno delle risorse. "Dobbiamo vedere come mantenere i livelli perchè capisco che l'università è in estrema difficoltà, ma lo siamo anche noi - puntualizza -. Le risorse che in qualche maniera troveremo dovranno essere assolutamente finalizzate alla qualificazione dell'esistente". Il prossimo, dunque, per Florido non potrà essere un accordo di grandi intenti, ma solo di quanto potrà essere realmente esigibile, un pò sul modello dell'accordo sul Politecnico di Bari, legato ad obiettivi più misurabili. Ma, soprattutto, - discorso che vale anche per il polo scientifico tecnologico Magna Grecia - è più che mai improcrastinabile "tirare dentro la grande impresa". La "difesa" del rettore Petrocelli tira in ballo i tagli annuali di 10 milioni di euro, i 17 milioni di Irap versati alla Regione, il piano di rientro che ha decurtato le spese del 50-60%. "In queste condizioni, la cosa più semplice sarebbe stata tagliare la sede di Taranto", commenta ricordando che la legge prevede garanzie ventennali da parte degli enti locali che vogliono sostenere un'offerta decentrata e che il proprio ateneo ha chiuso ovunque quei corsi che non potevano essere più tenuti in piedi pena una scarsa qualità degli studi. Intanto, Asl, Comune, Arpa, Camera di Commercio, Marina Militare confermano la propria disponibilità. Emerge anche la volontà di alcuni Comuni del Materano a stringere sinergie, consolidando così le ipotesi di collaborazione e di federazione con gli altri atenei. Ma esplode il nodo Cuj, il consorzio universitario. Dopo il recesso della Provincia e l'annuncio di simile percorso anche per il Comune di Taranto, il commissario prefettizio Carlo Sessa annuncia la convocazione dell'assemblea per la prossima settimana. "C'e da decidere se andare allo scioglimento o alla creazione di una Fondazione". Cosa, però, che implicherebbe risorse fresche in campo e imprese tirate dentro.
"In questo Paese il diritto allo studio è morto". Intervenendo ieri all'incontro convocato dall'Università di Bari, l'assessore regionale alla pubblica istruzione Alba Sasso riprende quello che è avvenuto nelle ultime ore nel Regno Unito dove l'aumento delle tasse universitarie e il ricorso al prestito d'onore ha scatenato la protesta studentesca. Diverso, invece, il caso della Germania che ha investito 15 miliardi di euro nella filiera della conoscenza, così come stan facendo tutti i Paesi emergenti, gli Usa, l'India, la Cina. "Sono in gioco due idee - dice l'assessore Sasso - : l'istruzione come costo da comprimere e l'istruzione come investimento". E in Italia? "A parte i tagli sul fondo intregrativo che ha ridotto per il 2010 da 146 a 92 miliardi di euro che riduce ancora a 26 miliardi per il 2011, nella legge di stabilità si ripristinerebbe un miliardo di euro per l'università che era stato sottratto negli anni passati e lo si destinerebbe anche qui ai prestiti d'onore, capovolgendo così il principio del diritto allo studio".
articoli di Maria Rosaria Gigante
pubblicati su La Gazzetta del Mezzogiorno di venerdì 12 Novembre 2010
Università, verso un nuovo accordo
Ma il vero nodo restano i finanziamenti
Ma il vero nodo restano i finanziamenti
Un incontro duro, dai toni aspri, ma chiarificatore. Scaduto da qualche tempo ormai il vecchio accordo triennale di programma tra l'Università di Bari e gli enti locali, è stato lo stesso ateneo barese a convocare ieri un incontro per fare il punto. Sostanzialmente sembra ribadita la volontà di proseguire per il consolidamento del polo jonico. Ma per tutti c'è da fare i conti con i tagli alle risorse finanziarie e alle disponibilità da mettere in campo. In una situazione di grande difficoltà, però, l'assessore regionale alla pubblica istruzione, Alba Sasso - ed è la prima volta che la Regione scende in campo - non manca di evidenziare che senza i precedenti accordi tra le varie istituzioni, il cammino sarebbe stato breve. Quello tarantino è, dunque, tra luci ed ombre, un buon esempio di sinergia. Certo, ora occorre dare una sterzata. "Occorre trovare una maniera più avanzata di organizzarsi e il passaggio da un accordo di programma ad un patto per le azioni di sostegno e sviluppo del polo jonico dà il senso del salto in avanti - dice -. Fondamentale, però, che il polo jonico abbia una sua specificità, evitando duplicazioni e sprechi". La testimonianza dell'assessore Sasso - che non promette risorse ma piuttosto indica nei distretti produttivi regionali la chiave di volta dell'offerta formativa nel suo complesso - in qualche modo ricuce lo scontro più marcato tra il rettore dell'Università di Bari, Corrado Petrocelli, ed il presidente della Provincia di Taranto, Gianni Florido. E' quest'ultimo a ricordare che le facoltà di Scienze Umane e Scienze della Salute messe in pista col vecchio accordo non sono state realizzate, che l'impegno di trasformare le lauree triennali in magistrali non è stato mantenuto, che un corso di laurea come Fisioterapia è stato sottratto a Taranto. Ma soprattutto - e qui Florido fa apertamente anche il suo "mea culpa" - "nella crisi più atroce per il tessile non siamo stati in grado di sfruttare opportunamente l'opportunità che avevamo con il corso di Scienze della Moda, anch'esso cancellato". Ma c'è anche un venire meno delle risorse. "Dobbiamo vedere come mantenere i livelli perchè capisco che l'università è in estrema difficoltà, ma lo siamo anche noi - puntualizza -. Le risorse che in qualche maniera troveremo dovranno essere assolutamente finalizzate alla qualificazione dell'esistente". Il prossimo, dunque, per Florido non potrà essere un accordo di grandi intenti, ma solo di quanto potrà essere realmente esigibile, un pò sul modello dell'accordo sul Politecnico di Bari, legato ad obiettivi più misurabili. Ma, soprattutto, - discorso che vale anche per il polo scientifico tecnologico Magna Grecia - è più che mai improcrastinabile "tirare dentro la grande impresa". La "difesa" del rettore Petrocelli tira in ballo i tagli annuali di 10 milioni di euro, i 17 milioni di Irap versati alla Regione, il piano di rientro che ha decurtato le spese del 50-60%. "In queste condizioni, la cosa più semplice sarebbe stata tagliare la sede di Taranto", commenta ricordando che la legge prevede garanzie ventennali da parte degli enti locali che vogliono sostenere un'offerta decentrata e che il proprio ateneo ha chiuso ovunque quei corsi che non potevano essere più tenuti in piedi pena una scarsa qualità degli studi. Intanto, Asl, Comune, Arpa, Camera di Commercio, Marina Militare confermano la propria disponibilità. Emerge anche la volontà di alcuni Comuni del Materano a stringere sinergie, consolidando così le ipotesi di collaborazione e di federazione con gli altri atenei. Ma esplode il nodo Cuj, il consorzio universitario. Dopo il recesso della Provincia e l'annuncio di simile percorso anche per il Comune di Taranto, il commissario prefettizio Carlo Sessa annuncia la convocazione dell'assemblea per la prossima settimana. "C'e da decidere se andare allo scioglimento o alla creazione di una Fondazione". Cosa, però, che implicherebbe risorse fresche in campo e imprese tirate dentro.
IL COMMENTO DELL'ASSESSORE ALBA SASSO
"Ma il diritto allo studio in questo Paese è morto"
"Ma il diritto allo studio in questo Paese è morto"
"In questo Paese il diritto allo studio è morto". Intervenendo ieri all'incontro convocato dall'Università di Bari, l'assessore regionale alla pubblica istruzione Alba Sasso riprende quello che è avvenuto nelle ultime ore nel Regno Unito dove l'aumento delle tasse universitarie e il ricorso al prestito d'onore ha scatenato la protesta studentesca. Diverso, invece, il caso della Germania che ha investito 15 miliardi di euro nella filiera della conoscenza, così come stan facendo tutti i Paesi emergenti, gli Usa, l'India, la Cina. "Sono in gioco due idee - dice l'assessore Sasso - : l'istruzione come costo da comprimere e l'istruzione come investimento". E in Italia? "A parte i tagli sul fondo intregrativo che ha ridotto per il 2010 da 146 a 92 miliardi di euro che riduce ancora a 26 miliardi per il 2011, nella legge di stabilità si ripristinerebbe un miliardo di euro per l'università che era stato sottratto negli anni passati e lo si destinerebbe anche qui ai prestiti d'onore, capovolgendo così il principio del diritto allo studio".
articoli di Maria Rosaria Gigante
pubblicati su La Gazzetta del Mezzogiorno di venerdì 12 Novembre 2010
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