annuncio

Comprimi
Ancora nessun annuncio.

Rassegna Stampa 2010

Comprimi
X
 
  • Filtro
  • Ora
  • Visualizza
Elimina tutto
nuovi messaggi

    Università, verso un nuovo accordo

    Università, verso un nuovo accordo
    Ma il vero nodo restano i finanziamenti

    Un incontro duro, dai toni aspri, ma chiarificatore. Scaduto da qualche tempo ormai il vecchio accordo triennale di programma tra l'Università di Bari e gli enti locali, è stato lo stesso ateneo barese a convocare ieri un incontro per fare il punto. Sostanzialmente sembra ribadita la volontà di proseguire per il consolidamento del polo jonico. Ma per tutti c'è da fare i conti con i tagli alle risorse finanziarie e alle disponibilità da mettere in campo. In una situazione di grande difficoltà, però, l'assessore regionale alla pubblica istruzione, Alba Sasso - ed è la prima volta che la Regione scende in campo - non manca di evidenziare che senza i precedenti accordi tra le varie istituzioni, il cammino sarebbe stato breve. Quello tarantino è, dunque, tra luci ed ombre, un buon esempio di sinergia. Certo, ora occorre dare una sterzata. "Occorre trovare una maniera più avanzata di organizzarsi e il passaggio da un accordo di programma ad un patto per le azioni di sostegno e sviluppo del polo jonico dà il senso del salto in avanti - dice -. Fondamentale, però, che il polo jonico abbia una sua specificità, evitando duplicazioni e sprechi". La testimonianza dell'assessore Sasso - che non promette risorse ma piuttosto indica nei distretti produttivi regionali la chiave di volta dell'offerta formativa nel suo complesso - in qualche modo ricuce lo scontro più marcato tra il rettore dell'Università di Bari, Corrado Petrocelli, ed il presidente della Provincia di Taranto, Gianni Florido. E' quest'ultimo a ricordare che le facoltà di Scienze Umane e Scienze della Salute messe in pista col vecchio accordo non sono state realizzate, che l'impegno di trasformare le lauree triennali in magistrali non è stato mantenuto, che un corso di laurea come Fisioterapia è stato sottratto a Taranto. Ma soprattutto - e qui Florido fa apertamente anche il suo "mea culpa" - "nella crisi più atroce per il tessile non siamo stati in grado di sfruttare opportunamente l'opportunità che avevamo con il corso di Scienze della Moda, anch'esso cancellato". Ma c'è anche un venire meno delle risorse. "Dobbiamo vedere come mantenere i livelli perchè capisco che l'università è in estrema difficoltà, ma lo siamo anche noi - puntualizza -. Le risorse che in qualche maniera troveremo dovranno essere assolutamente finalizzate alla qualificazione dell'esistente". Il prossimo, dunque, per Florido non potrà essere un accordo di grandi intenti, ma solo di quanto potrà essere realmente esigibile, un pò sul modello dell'accordo sul Politecnico di Bari, legato ad obiettivi più misurabili. Ma, soprattutto, - discorso che vale anche per il polo scientifico tecnologico Magna Grecia - è più che mai improcrastinabile "tirare dentro la grande impresa". La "difesa" del rettore Petrocelli tira in ballo i tagli annuali di 10 milioni di euro, i 17 milioni di Irap versati alla Regione, il piano di rientro che ha decurtato le spese del 50-60%. "In queste condizioni, la cosa più semplice sarebbe stata tagliare la sede di Taranto", commenta ricordando che la legge prevede garanzie ventennali da parte degli enti locali che vogliono sostenere un'offerta decentrata e che il proprio ateneo ha chiuso ovunque quei corsi che non potevano essere più tenuti in piedi pena una scarsa qualità degli studi. Intanto, Asl, Comune, Arpa, Camera di Commercio, Marina Militare confermano la propria disponibilità. Emerge anche la volontà di alcuni Comuni del Materano a stringere sinergie, consolidando così le ipotesi di collaborazione e di federazione con gli altri atenei. Ma esplode il nodo Cuj, il consorzio universitario. Dopo il recesso della Provincia e l'annuncio di simile percorso anche per il Comune di Taranto, il commissario prefettizio Carlo Sessa annuncia la convocazione dell'assemblea per la prossima settimana. "C'e da decidere se andare allo scioglimento o alla creazione di una Fondazione". Cosa, però, che implicherebbe risorse fresche in campo e imprese tirate dentro.


    IL COMMENTO DELL'ASSESSORE ALBA SASSO
    "Ma il diritto allo studio in questo Paese è morto"

    "In questo Paese il diritto allo studio è morto". Intervenendo ieri all'incontro convocato dall'Università di Bari, l'assessore regionale alla pubblica istruzione Alba Sasso riprende quello che è avvenuto nelle ultime ore nel Regno Unito dove l'aumento delle tasse universitarie e il ricorso al prestito d'onore ha scatenato la protesta studentesca. Diverso, invece, il caso della Germania che ha investito 15 miliardi di euro nella filiera della conoscenza, così come stan facendo tutti i Paesi emergenti, gli Usa, l'India, la Cina. "Sono in gioco due idee - dice l'assessore Sasso - : l'istruzione come costo da comprimere e l'istruzione come investimento". E in Italia? "A parte i tagli sul fondo intregrativo che ha ridotto per il 2010 da 146 a 92 miliardi di euro che riduce ancora a 26 miliardi per il 2011, nella legge di stabilità si ripristinerebbe un miliardo di euro per l'università che era stato sottratto negli anni passati e lo si destinerebbe anche qui ai prestiti d'onore, capovolgendo così il principio del diritto allo studio".


    articoli di Maria Rosaria Gigante
    pubblicati su La Gazzetta del Mezzogiorno di venerdì 12 Novembre 2010

    Commenta


      I (soliti) nodi da sciogliere

      Rilancio di Palazzo Uffici i tempi rimangono incerti
      Moccia (dirigente dei Lavori pubblici): attendiamo ancora il mutuo

      Tempi (ancora) incerti per la ristrutturazione di Palazzo degli uffici. A confermarlo è stato ieri, con un apprezzabile senso di realismo e con onestà intellettuale, il dirigente ai Lavori pubblici, Aniello Moccia. Il responsabile della direzione di via Plinio n. 75, insieme all'assessore Alfredo Spalluto (ieri era assente), era stato convocato a partecipare ad una riunione della commissione Garanzia e controllo. L'organismo, presieduto da Mario Laruccia (I Riformisti), ieri mattina, ha voluto fare il punto sul progetto della ristrutturazione e riqualificazione (anche a fini commerciali) dello storico immobile che domina piazza della Vittoria e che ospita il liceo "Archita". Il dirigente del Comune ha descritto la situazione "molto complessa che ho ereditato e che sto cercando di gestire nel migliore dei modi". Incalzato dalle domande - osservazioni dello stesso Laruccia oltre che di Mario Stante (Mjl) e Ciccio Voccoli (Rifondazione), Moccia ha descritto tutta la situazione dal punto di vista amministrativo. Il dirigente, inoltre, ha fornito ai consiglieri presenti anche un aggiornamento: "Proprio l'altroieri la Cassa Depositi e Prestiti precisa Moccia che dovrebbe erogare al Comune di Taranto un mutuo da 11-12 milioni di euro, necessario per assicurare la copertura finanziaria al progetto, ci ha chiesto di effettuare un ulteriore passaggio formale. Ovvero, serve che la giunta comunale approvi nuovamente il progetto considerato che, dalla prima stesura, sono passati sei anni e mezzo ormai". E' sempre Aniello Moccia a spiegare che "per ottenere il mutuo c'è bisogno del progetto definitivo e per avere questo è necessario disporre del cosiddetto atto aggiuntivo. Ma, a sua volta, l'atto aggiuntivo non si può sottoscrivere se non c'è la copertura finanziaria". E a questo punto, durante i lavori della commissione svoltisi a Palazzo Latagliata, il responsabile dei Lavori pubblici si lascia sfuggire una critica non tanto velata a chi ha precedentemente gestito la vicenda: "In genere non si fa un progetto simile senza aver prima individuato la copertura finanziaria". E la copertura la assicurano il mutuo e la Provincia garantendo la quota di finanziamento promessa già da anni (8.5 milioni di euro), di cui riferiamo in questa stessa pagina. E' ancora Moccia a precisare che "attendo che la Provincia formalizzi il suo impegno economico". Analogamente, anzi parallelamente, il dirigente dei Lavori pubblici del Comune di Taranto sta cercando di risolvere la questione con le Opere Pie "proponendo loro una bozza di contratto di usufrutto. Ma non abbiamo ottenuto ancora alcuna risposta". In questo contesto, i (neo) oppositori, Mario Stante e Ciccio Voccoli hanno gioco facile nel ricordare ironicamente la cerimonia in grande stile svoltasi alla vigilia dello scorso Natale con cui si annunciava la prossima riapertura del cantiere. In realtà, invece, non si può dire ancora con certezza quando riprenderanno i lavori.
      articolo di Fabio Venere



      DA QUASI TRE ANNI L'AMMINISTRAZIONE HA STANZIATO LA SOMMA NECESSARIA
      La Provincia darà i soldi al Comune ma pagherà in otto rate da un milione
      L'ipotesi è allo studio della giunta che intanto conferma l'impegno

      La Provincia di Taranto conferma il suo impegno per la ristrutturazione e riqualificazione di Palazzo degli Uffici. Ma, ed è questa l'indiscrezione che trapelava ieri in ambienti vicini a Palazzo del Governo, la giunta Florido potrebbe presto formalizzare il suo impegno apportando, però, alcune rilevanti modifiche nelle modalità di pagamento in favore del Comune di Taranto e di conseguenza del consorzio Aeders titolare delle quote della società "Palazzo degli uffici srl". Per essere più chiari, la giunta Florido conferma (anzi, confermerà con un atto amministrativo) la sua volontà di contribuire alla ristrutturazione e riqualificazione del palazzo che ospita il liceo classico "Archita" ma starebbe per definire alcune novità nelle forme di pagamento. Va, inoltre, ricordato che la Provincia da oltre tre anni ha bloccato nel proprio bilancio l'ingente cifra di 8.5 milioni di euro. Soldi che l'Amministrazione provinciale ha dovuto congelare proprio perchè destinati alla ristrutturazione dell'immobile non potendoli, dunque, utilizzare per altre attività. Ed allora, un pò per questo motivo ed un pò per altri legati alla tenuta dei conti, la giunta Florido starebbe valutando l'ipotesi di pagare la somma dovuta in otto rate da un milione di euro l'una. Ma pare addirittura che il primo pagamento, ovvero la prima rata, potrebbe essere onorata solo alla conclusione dei lavori. E, quindi, non all'apertura del cantiere ma alla sua chiusura. E, quindi, potenzialmente, in un arco di tempo che oscilla tra il 2014 ed il 2015. Da lì, secondo quest'indiscrezione, inizierebbero i pagamenti che terminerebbero dopo, appunto, otto anni. Ovvero, dopo otto rate. Se quest'ipotesi dovesse essere confermata e dovesse poi essere formalizzata nella risposta che la Provincia fornirà a breve al Comune di Taranto, cosa potrebbe mai accadere? Il consorzio titolare della società progetto "Palazzo degli Uffici srl" accetterà le nuove modalità di pagamento previste dalla Provincia? E se non dovesse farlo, questo potrebbe far saltare gli accordi sinora sottoscritti? Potrebbe compromettere quanto deciso sinora? E, in questo caso (negativo), a quel punto, il Comune di Taranto dovrebbe rivedere le superfici sinora assegnate alla scuola ed alle attività commerciali previste nel progetto iniziale.
      articolo di Fabio Venere



      IL COMITATO DEI GENITORI SI E' RECATO IERI IN PROVINCIA PER CHIEDERE UNA SOLUZIONE
      Ferraris e Maria Pia, si lavora ad un accordo per le nuove aule del liceo
      Carrieri: confidiamo nel buon senso, i presidi convocati per il 23

      L'accordo ci sarà, prevarrà il buon senso. Dopo mesi di trattative e tentativi più disparati, sono decisamente improntate all'ottimismo le dichiarazioni rilasciate ieri al termine di un incontro tra il presidente della Provincia, Gianni Florido, l'assessore provinciale ai Lavori pubblici, Costanzo Carrieri, e i componenti del Comitato dei genitori degli studenti del liceo scientifico Ferraris recentemente costituitosi. Il problema, affrontato già in estate, riguarda l'utilizzo di un certo numero di aule nel vicino plesso di Santa Teresa, in uso da anni all'istituto Maria Pia. Il problema, insomma, è in termini di coabitazione tra le due scuole, cosa per la quale la Provincia ha realizzato i lavori di separazione degli spazi. Il Ferraris, infatti, ha bisogno di 4 aule, ma al momento quelle effettivamente usate sono due. La mancata soluzione definitiva del problema in tutti questi mesi sta ripercuotendosi negativamente sulla qualità delle lezioni ai ragazzi. Tanto almeno denunciavano nei giorni scorsi i genitori che, proprio per risolvere una questione che in qualche modo viene ribaltata sui dirigenti scolastici delle due scuole, hanno coinvolto in prima persona gli amministratori della Provincia, responsabile per competenza sulle scuole di istruzione superiore. Ieri, concluso l'incontro, è stato l'assessore Carrieri a dirsi certo che "l'accordo tra l'istituto Maria Pia ed il liceo Ferraris per una ottimale gestione degli spazi disponibili si farà". Poi, ha aggiunto: "Il nostro sforzo è orientato ad ottenere la disponibilità del dirigente scolastico del Maria Pia, Aiello, affinchè due delle aule attualmente frequentate dai suoi studenti siano messe a disposizione del liceo. Sono convinto che ancora una volta il professor Aiello ci darà una mano per risolvere il problema". La sollecitazione rivolta dai genitori pare, insomma, esser stata definitivamente colta. "Con i genitori che a giusta ragione chiedono chiarezza - ha dichiarato ancora Carrieri - abbiamo condiviso il percorso da intraprendere per mettere la parola fine a questa vicenda. All'inizio della prossima settimana, probabilmente martedì 23, convocheremo i due dirigenti scolastici, Aiello e Dal Bosco, per firmare un accordo. Peraltro, abbiamo già comunicato alla delegazione dei genitori che la Provincia, proprio in queste settimane, sta perfezionando l'avviso pubblico finalizzato alla ricerca di un immobile da ristrutturare e mettere a disposizione del liceo Ferraris".
      articolo di Maria Rosaria Gigante


      articoli pubblicati su La Gazzetta del Mezzogiorno di giovedì 18 Novembre 2010

      Commenta


        Riferimento: Rassegna Stampa 2010

        La protesta degli studenti in piazza della Vittoria e sotto la Prefettura
        «Vogliamo strutture adeguate e diritto allo studio per tutti»

        Non ha raggiunto i picchi di adesione delle altre città italiane ma anche a Taranto ieri mattina si è celebrata la giornata mondiale del diritto allo studio. A portare sotto la Prefettura un centinaio di studenti di ogni ordine e grado alcuni sindacati studenteschi attivi soprattutto nel Polo universitario ionico.
        I ragazzi hanno chiesto maggiore attenzione ai temi dell'istruzione, in particolar modo strutture scolastiche più adeguate, garanzie sul diritto allo studio per tutti gli studenti e un sistema sociale che possa aiutare gli allievi più disagiati. «Oggi (ieri per chi legge, ndr.) commemoriamo gli studenti greci e cecoslovacchi – ha spiegato la responsabile organizzativa dell'associazione “Link” Daisy Petrelli - che negli anni '70 persero la vita per difendere il loro diritto allo studio. Oggi dobbiamo seguire il loro esempio di tenacia e rivendicare i nostri diritti di universitari». Studentessa della facoltà di Lettere, Daisy è scesa in piazza per «discutere dei diritti che spesso vengono calpestati e per proporre una riforma che parta da noi studenti. Vogliamo far conoscere a ragazzi e genitori una nuova concezione dello studente. Siamo persone in formazione che dovrebbero essere maggiormente tutelate dalle istituzioni».
        La riduzione degli investimenti nell'istruzione da parte dello Stato e la consequenziale diminuzione di contributi da parte di Comune e Provincia fanno temere per gli studenti un futuro particolarmente difficile. «Probabilmente tra qualche anno – ha ipotizzato Remo Pezzuto – molte strutture del Polo ionico dovranno chiudere per la progressiva mancanza di risorse . In questi giorni si sta parlando di “esempio Rimini” ( facoltà autonome dall'ateneo bolognese e diversificazione dell'offerta formativa in base alle esigenze locali) da applicare alla nostra università, saremmo felici per questo nuovo modello di sviluppo perchè vedo in molti miei colleghi la sfiducia nel futuro. Vogliamo un'università che non sia solo la porta d'ingresso per lavorare nell'Ilva o nella Marina. Il Polo ionico deve essere un luogo di cultura e formazione del sapere umano». Gli studenti universitari plaudono alla decisione di trasferire parte delle facoltà ioniche nell'ex caserma Rossarol, in città vecchia. A gennaio ci dovrebbe essere il trasferimento di Giurisprudenza, Lettere e Scienze della Formazione. «Noi studenti di via Acton – ha ammesso Greta – non vediamo l'ora di andare nella nuova sede universitaria perchè ci sarà più spazio per tutti e saremo in una struttura idonea. Inoltre le ricadute sull'economia della zona saranno notevoli. La città vecchia diventerà il nuovo cuore pulsante della città».
        Per gli studenti liceali la situazione sembra essere peggiore. Edifici antichi, manutenzione insufficiente e mancanze di aule sono problemi comuni alle scuole della provincia ionica. «Gli studenti dell'Archita – ha asserito Fabrizio Camera della Federazione degli Studenti - aspettano da anni una scuola ristrutturata e agibile, ma questo ancora non avviene. Anche il Maria Pia, il Bachelet e l ' Archimede hanno problemi strutturali e di sicurezza. Chiediamo alla Provincia di fare un Tavolo unitario con il Comune e gli allievi per risolvere il problema». All' ingresso di Palazzo del Governo hanno manifestato anche gli studenti dell'Archimede. Il settore moda dell'istituto professionale richiede una sede idonea allo studio e all'attività pratica. «Ci sentiamo abbandonati – spiega una rappresentante degli studenti – perchè ci hanno detto che da tre anni vengono inviate lettere e fax alla Provincia senza avere mai risposta. Non entreremo in aula fin quando non avremo risposte certe».
        L'altra faccia della medaglia è rappresentata dagli studenti che non hanno manifestato. «Non ho scioperato – ha detto Federico Perrini - perchè non condivido le ragioni di fondo. Nella sede di Economia non ho notato gli stessi problemi che sussistono nelle altre sedi, anche se alcuni servizi rispetto al passato sono diminuiti». Valerio La Gioia, anche lui studente di Economia, ha ammesso di non aver saputo nulla della manifestazione. «Non frequento l'auletta riservata ai sindacati universitari. All'esterno di questa non ho notato un grande coinvolgimento da parte degli studenti. Il clima di protesta, almeno nella sede di Economia, non si è percepito».
        articolo di Luca Caretta



        L'accordo economico è scaduto
        L'assessore Mancarelli tranquillizza
        Nel giorno della protesta studentesca la Provincia annuncia che riprenderà le trattative economiche con l'università di Bari per monetizzare il sostegno da investire nei prossimi tre anni. L'accordo economico scaduto nei giorni scorsi sarà rimodulato in base ai nuovi tagli imposti dal ministro delle Finanze Giulio Tremonti. «L'impegno – ha dichiarato ieri mattina l'assessore provinciale al Bilancio Giampiero Mancarelli - continua ad esserci, nonostante sia scaduto l'accordo triennale sulle risorse tra la Provincia e l'università. Negli anni passati ci siamo impegnati per garantire servizi e standard qualitativamente alti. Avevamo destinato al Polo universitario ionico oltre un milione di euro e dipendenti del nostro ente, come i lavoratori di Taranto Isolaverde che garantivano la pulizia e il servizio di portierato. Nelle scorse settimane, però, Tremonti ha tagliato i fondi alle Province. Nel 2011 ci saranno 5 milioni di euro in meno e nei due anni a seguire il taglio arriverà a quasi 8 milioni di euro». Il futuro riserva ristrettezze economiche per tutti, ma l'assessore cerca di essere ottimista. «Non sappiamo con certezza – ha continuato - in che ambiti saranno fatti i tagli. Garantiamo la collaborazione con il Polo ionico ma, ad oggi, non conosciamo il valore dell'impegno economico che potremo assumerci». Probabilmente nei prossimi giorni potrebbe essere modulato un contratto annuale (rispetto al passato di durata triennale) che risponda alle esigenze economiche dell'università e che non sia troppo oneroso per le finanze dell'ente di via Anfiteatro. «Adesso – ha frenato l'assessore provinciale - è impossibile stabilire che tipo di accordo sarà preso. Gli aspetti tecnici saranno valutati in una riunione apposita tra il Rettore e il presidente della Provincia Gianni Florido». L'ente di via Anfiteatro vuole continuare ad essere un partner privilegiato dell'ateneo barese e chiede che l'offerta formativa sia rilanciata nonostante il momento di sofferenza economica. «L'università – ha chiosato Mancarelli - rappresenta il futuro della città e chiediamo che si sviluppi il cosiddetto modello Rimini, un Polo universitario più vicino alla realtà produttiva e ambientale della provincia. Gli studenti ionici sono tanti e vorremmo che si formassero per diventare la classe dirigente del futuro. Nei prossimi anni vorrei parlare più di “modello Taranto” che di “esempio Rimini”».
        articolo di Luca Caretta



        Problema aule, vicino l’accordo tra Maria Pia e Ferraris

        «Prevarrà il buon senso: l’accordo tra l’istituto Maria Pia ed il liceo Ferraris per una ottimale gestione degli spazi disponibili si farà». A sostenerlo è l’assessore provinciale ai Lavori pubblici, Costanzo Carrieri, che ieri mattina, insieme al presidente della Provincia di Taranto, Gianni Florido, ha incontrato una delegazione dei genitori degli studenti del Ferraris. «Com’è noto – aggiunge Carrieri – il Ferraris avrebbe bisogno di quattro aule mentre al momento quelle effettivamente utilizzate sono soltanto due. Considerato che le due scuole in questione sono ospitate nello stesso stabile, nel plesso Santa Teresa, il nostro sforzo è orientato ad ottenere la disponibilità del dirigente scolastico del Maria Pia, Aiello, affinché due delle aule attualmente frequentate dai suoi studenti siano messe a disposizione del liceo. Sono convinto - sottolinea Carrieri - che ancora una volta il professor Aiello ci darà una mano per risolvere il problema. Con i genitori che a giusta ragione chiedono chiarezza abbiamo condiviso il percorso da intraprendere per mettere la parola fine a questa vicenda. All’inizio della prossima settimana, probabilmente per la giornata di martedì 23, convocheremo i due dirigenti scolastici, Aiello e Dal Bosco, per firmare un accordo. Peraltro, - conclude l'assessore ai Lavori pubblici - questa mattina abbiamo comunicato alla delegazione dei genitori che la Provincia proprio in queste settimane sta perfezionando l’avviso pubblico finalizzato alla ricerca di un immobile da ristrutturare e mettere a disposizione del liceo Ferraris».


        articoli pubblicati sul Corriere del Giorno di giovedì 18 Novembre 2010

        Commenta


          Riferimento: Rassegna Stampa 2010

          Gli atenei al ballo del mattone
          Nonostante i tempi di ristrettezze economiche e i bilanci in rosso, al via il piano edilizia
          Da Bari a Napoli, da Foggia a Palermo, l'obiettivo è migliorare gli spazi per gli studenti


          Le università del Sud si rifanno il look. Nonostante i tempi di ristrettezze economiche e i bilanci in rosso, gli Atenei cercano di migliorare gli spazi frequentati dagli universitari. Offrendo servizi più efficienti e strutture più moderne.

          In Puglia
          E' il caso, ad esempio, dell'Ateneo Aldo Moro di Bari: per i prossimi tre anni è prevista una spesa di 195 milioni di euro in interventi di ristrutturazione e di manutenzione ordinaria e straordinaria. Ma non solo. Nei programmi dell'Università spiccano le costruzioni di nuove sedi come quella per Scienze della Formazione nel palazzo dell'ex Enel, per la facoltà di Agraria e di Scienze Biotecnologiche. L'elenco si allunga con lavori legati a una nuova pavimentazione a Matematica e interventi di riqualificazione energetica delle coperture con impianti fotovoltaici. Per il 2013 sono stati infine inseriti interventi di realizzazione di un nuovo ortobotanico, la ristrutturazione di Ortopedia e la costruzione di impianti sportivi.
          Anche il Politecnico di Bari ha inserito nel piano strategico una serie di azioni. Il più importante intervento riguarda la costruzione del primo student center per gli universitari, al costo di un milione e 300mila euro. Il centro servizi si svilupperà su una superficie di 650 metri quadri: al suo interno una grande aula multimediale, un punto informazioni dove poter ritirare statini e moduli, un'area come centro di aggregazione, un ambulatorio.
          L'idea è nata nell'ambito di un laboratorio condotto da Lorenzo Netti, docente di disegno e composizione architettonica del corso di ingegneria edile-architettura. E non è un caso che a firmare il progetto sia lo stesso Netti con il contributo di nove laureandi. Sulla facciata sarà ben evidente la scritta "Poliba student center", una sorta di richiamo al luogo di formazione nel quale sta per sorgere. Lo spazio sarà occupato da un ampio salone a pianta libera con tavoli per lo studio, un blocco di servizi igienici, una zona ristoro con distributori automatici di bevande e snack. Al piano terra ci saranno un ambulatorio e una stanza per le donazioni di sangue gestite dalla Croce rossa. Nei progetti del Politecnico anche la riqualificazione energetica e nuovi impianti di condizionamento, oltre alla ristrutturazione di alcune aule, che versano in cattive condizioni. Per una spesa complessiva di 6 milioni di euro.
          Restando in Puglia, anche a Foggia non mancano le riqualificazioni. E' il caso dei lavori di recupero edilizio, di adeguamento sismico ed impiantistico dell'istituto Maria Cristina di Savoia, che sarà utilizzato come residenza studentesca. L'importo complessivo in questo caso è di quasi quattro milioni di euro.

          In Basilicata
          In Basilicata spicca la realizzazione di una biblioteca interfacoltà con aule polifunzionali e servizi nel Campus per un importo di 6 milioni e mezzo di euro.

          In Campania
          Interventi consistenti anche in Campania, alla Federico II. Dove per il 2010 è stata prevista una spesa di circa 29 milioni di euro e per il 2011 altri 38 milioni di euro per un totale in tre anni (fino al 2012) di 76 milioni di euro. Tra i lavori in programma nuovi edifici per gli studenti la cui realizzazione è stata inserita nel piano del 2011.

          In Sicilia
          E infine in Sicilia. Nel piano strategico dell'università di Palermo sono stati inseriti progetti come il complesso dell'ex Consorzio Agrario, l'ex convento di S.Antonino, il restauro dell'antica sede della manifattura tabacchi del complesso dello Steri, il centro grandi apparecchiature di via Marini, la ristrutturazione del Policlinico, il riuso del quarto piano della facoltà di Ingegneria, l'ampliamento della facoltà di Economia e delle segreterie.


          articolo di Samantha Dell'Edera
          pubblicato su Mezzogiorno Economia (supplemento del Corriere della Sera) di lunedì 15 novembre 2010

          Commenta


            Riferimento: Rassegna Stampa 2010

            Rischia di sparire l'istituto Nitti?
            Riassetto, domani la proposta della Provincia

            E' slittata di qualche giorno, ma ora il termine scade improrogabilmente domani, 25 novembre, la consegna della proposta di razionalizzazione delle rete scolastica alla Regione Puglia da parte della Provincia che ha anche il compito di raccogliere le richieste dei Comuni per quanto riguarda le scuole dell'obbligo. Ma a poche ore dalla scadenza la proposta complessiva pare subire ancora qualche aggiustamento. Bocca cucita, intanto, da parte dell'assessore provinciale alla Pubblica istruzione, Emanuele Fisicaro, che ieri è stato a Bari ad incontrare i funzionari dell'Ufficio scolastico regionale a cui ha chiesto alcuni chiarimenti in merito alle linee guida emesse proprio dall'Ufficio scolastico. Con tutta probabilità, Fisicaro sta cercando di conciliare un pò tutte le istanze sino alla fine, giungendo ad un compromesso tra la proposta formulata dall'apposita Consulta insediata già nei mesi passati, composta essenzialmente da dirigenti scolastici, e le osservazioni, molto critiche, mosse invece dai sindacati della scuola. Insomma, se da una parte la Consulta di tecnici sarebbe stata più ossequiosa dei paletti posti dalle leggi in vigore e soprattutto dei numeri oltre i quali non si può derogare, i sindacati avrebbero messo sull'altro piatto della bilancia i problemi occupazionali conseguenti ad un certo numero di soppressioni di scuole sottodimensionate. Evidente che un certo numero di dirigenze verrebbero ad essere perse se ci si attiene rigidamente al criterio minimo di 500 alunni o 300 in caso di scuole con particolari problemi. E questa sembra una condizione che la Provincia vorrebbe scongiurare pur dovendo attuare i criteri imposti dalle norme e dovendo anche attenersi all'esigenza di contenere la spesa pubblica. I chiarimenti chiesti a Bari potrebbero, ad esempio, aver strappato qualche promessa in tema di dirigenze da recuperarsi con i nuovi centri di educazione per gli adulti, utili a bilanciare gli assetti complessivi. “C'è la soppressione di un istituto e la fusione di altre scuole, ma ci potrebbe anche essere a Taranto un nuovo corso di studi superiori”, si è spinto a dire Fisicaro all'uscita ieri dall'Ufficio regionale. Stando, tuttavia, ad alcune indiscrezioni trapelate in passato e calibrate sui numeri degli studenti che non sono cosa ignota, la soppressione potrebbe essere quella dell'istituto professionale Nitti, di gran lunga sottodimensionato. La scuola, che non sparisce come offerta formativa sul territorio, potrebbe essere accorpata all'istituto professionale Archimede. Fisicaro rinvia tutto alle prossime ore quando, dopo l'ultimo passaggio quest'oggi in Consulta, sarà pronta la delibera che andrà venerdì mattina al vaglio del Consiglio provinciale prima di essere trasmessa alla Regione. La scadenza della razionalizzazione che ogni anno tiene col fiato sospeso quelle scuole che si mantengono appena in piedi quest'anno ha assunto prospettive diverse anche perché ha dovuto fare i conti con la riforma degli studi superiori che si porta a compimento. Utile, oltre che necessario, equilibrare l'offerta d'istruzione superiore sul territorio, ma anche dimensionare bene gli istituti in modo da non avere scuole che scoppiano da una parte, alla perenne ricerca di aule, ed altre che, invece, si affannano per restare in piedi e magari hanno spazi che restano chiusi.


            IERI L'INCONTRO TRA I PRESIDI, I GENITORI E L'ASSESSORE PROVINCIALE AI LAVORI PUBBLICI CHE HA PERMESSO DI RISOLVERE L'EMERGENZA DEL LICEO
            Il Ferraris avrà quattro aule in più
            Plesso Costa: resta all'Archimede o ospiterà i Vigili urbani? Venerdì c'è un incontro

            Scuole, due le emergenze sotto i riflettori. Una si dice finalmente risolta, dopo mesi di trattative. L'altra continua ad essere un nodo mai sciolto, dopo anni in questo caso di tentativi andati a vuoto. I toni positivi, che confermano l'ottimismo dei giorni scorsi, sono riservati alla vicenda Ferraris-Maria Pia. Quattro le aule di cui il Ferraris aveva bisogno, proprio quelle quattro aule che, reperite nella vicina sede dell'istituto Santa Teresa in uso invece all'istituto Maria Pia, sono state l'oggetto di un vero e proprio braccio di ferro in questi mesi. “Il problema è stato risolto” è tornato a dire ieri l'assessore provinciale ai Lavori pubblici, Costanzo Carrieri, il quale ha incontrato i due dirigenti scolastici interessati, Dal Bosco per il Ferraris e Aiello per il Maria Pia, e una delegazione dei genitori degli studenti. “In realtà spiega ancora l'esponente della giunta provinciale avevamo in mano già un accordo di massima per cui questa mattina (ieri - ndr) è bastato sedersi attorno ad un tavolo per risolvere il problema. Quattro aule del plesso scolastico Santa Teresa di Taranto passeranno nella disponibilità del liceo Ferraris. Ancora una volta, è prevalso il buon senso per risolvere un'annosa questione che rischiava di compromettere il regolare svolgimento delle lezioni. Voglio perciò ringraziare i due presidi e gli stessi genitori degli studenti per l'alto senso di responsabilità dimostrato in questa circostanza”. Poi, proprio in sintonia con tema della razionalizzazione della rete scolastica, Carrieri ha aggiunto: “Per evitare il ripetersi di simili situazioni, avvieremo presto una verifica circa l'effettivo dimensionamento degli istituti scolastici di nostra competenza in relazione alle reali esigenze della popolazione studentesca. Tutti sanno che stiamo attraversando un periodo davvero critico dal punto di vista finanziario: le risorse scarseggiano ma questo non può e non deve rappresentare un alibi. La parola d'ordine è razionalizzare gli interventi sulla base di un'attenta programmazione. Come da più parti ci viene riconosciuto, all'edilizia scolastica abbiamo dedicato in questi anni la massima attenzione con cospicui investimenti per costruire nuove scuole e procedere alla manutenzione ordinaria e straordinaria di quelle esistenti. Quella dell'Amministrazione provinciale è, insomma, una scelta di campo ben precisa nell'interesse dei nostri ragazzi e delle future generazioni”. Richiederà, invece, una convergenza con il Comune e la Provincia la soluzione dell'emergenza degli studenti dell'istituto professionale Archimede. In realtà, ad essere in grande difficoltà sono gli studenti degli indirizzi di studio ubicati nel plesso Costa, di proprietà del Comune di Taranto che intende trasferirvi il Comando dei Vigili urbani. Da sempre utilizzato come plesso scolastico, il plesso ospita attualmente ed in modo precario gli studenti dell'Archimede. Per trovare una convergenza tra Comune e Provincia, è stato comunque fissato un incontro per venerdì prossimo tra gli studenti, il sindaco Ezio Stefàno e i due assessori ai Lavori pubblici del Comune, Alfredo Spalluto e della Provincia, Carrieri.

            articoli di Maria Rosaria Gigante
            pubblicati su La Gazzetta del Mezzogiorno di mercoledì 24 Novembre 2010

            Commenta


              Istruzione, la Provincia svela i cambiamenti in arrivo

              Istruzione, la Provincia svela i cambiamenti in arrivo
              Ci saranno due Centri di educazione per gli adulti, un polo di formazione e un istituto tecnico a indirizzo turistico

              Due Cpia (Centri di educazione per gli adulti), un istituto tecnico ad indirizzo turistico, un polo di alta formazione e ricerca in raccordo con il mondo del lavoro e delle istituzioni di formazione universitaria, la verticalizzazione di un istituto tecnico con una scuola media. Sono le novità contenute nel piano di razionalizzazione della rete scolastica che la Consulta composta da tecnici, prevalentemente dirigenti scolastici, insediata dalla Provincia ha varato in questi ultimi giorni. Ieri è stato l'assessore provinciale alla Pubblica istruzione, Emanuele Fisicaro, a illustrare le novità e a ribadire i criteri adottatati nella pianificazione della rete scolastica. Ma il piano - che dovrà contenere soppressioni, fusioni o accorpamenti - è ancora top-secret nell'evidente tentativo di blindare l'operazione finale di stesura della delibera che andrà in giunta tra venerdì e lunedì prossimo per poi passare all'esame della Regione. Blindare, dunque, per non esporsi a pressioni di qualche tipo. Un punto sul quale l'assessore Fisicaro glissa per puntare, invece, i riflettori sulle novità che la Provincia di Taranto propone per il prossimo anno scolastico. In primo luogo i Cpia, Centri di educazione per gli adulti. Non saranno più all'interno delle scuole, come accade oggi, ma vere e proprie istituzioni scolastiche a se stanti. Un Centro sorgerà nel capoluogo per soddisfare le esigenze dell'area orientale della provincia, l'altro a Massafra a soddisfare, invece, il fabbisogno educativo dal versante occidentale. Si tratterà di due vere e proprie istituzioni scolastiche autonome con propria dirigenza. Il che servirà anche a bilanciare il numero di dirigenze a rischio con l'operazione di soppressione delle scuole cosiddette sottodimensionate. Si amplia l'offerta formativa e si guarda con particolare interesse al settore turistico. Nella futura programmazione 2011-13, la Consulta propone l'istituzione di almeno un istituto tecnico superiore nel rispetto delle vocazioni socio-economiche del territorio, con particolare riferimento all'esigenza di sviluppo turistico. Novità interessante è il polo di alta formazione e ricerca che comprenderà corsi di formazione tecnica superiore, corsi di specializzazione superiore e di ricerca in raccordo con l'Università. In buona sostanza, quel segmento tra istruzione superiore e Università fortemente richiesto dal mondo del lavoro e solo sporadicamente sviluppato sul territorio. Il riassetto della rete scolastica seguirà fondamentalmente le linee poste dalla deliberazione di giunta regionale n. 2227 del 19 ottobre scorso: scuole dimensionate intorno a 900 alunni per una maggiore funzionalità, stabilità almeno quinquennale delle istituzioni, salvaguardia delle specificità di alcuni indirizzi di studio (ad esempio quello artistico e quello agrario) su base territoriale, evitare l'accorpamento di scuole secondarie superiori con percorsi formativi differenziati (percorsi liceali, percorsi tecnici e percorsi professionali). E ancora: istituti comprensivi per le scuole dell'infanzia, primaria e secondaria di primo grado preferibilmente nei piccoli comuni e nei quartieri che hanno una specificità territoriale, sperimentazione di scuole verticali comprensive della secondaria di primo e secondo grado.


              articolo di Maria Rosaria Gigante
              pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di giovedì 25 Novembre 2010

              Commenta


                “Istituto Archimede”: siamo al braccio di ferro

                “Istituto Archimede”: siamo al braccio di ferro
                Il Comune insiste nella decisione di portare lì il comando dei vigili urbani

                Archimede, nessuna soluzione in vista. Non ha sortito alcun effetto ieri mattina l'incontro voluto dall'assessore provinciale alla pubblica istruzione, Emanuele Fisicaro, tra Provincia e Comune. Non funziona il tentativo che, presente anche l'assessore provinciale ai lavori pubblici, Costanzo Carrieri, si vorrebbe esperire con il Comune. Il nodo riguarda, infatti, non la sede centrale dell'istituto professionale Archimede in via Trasimeno, ma la succursale ubicata nel plesso Costa, di proprietà comunale. Il Comune insiste nella propria decisione di portare lì il Comando dei Vigili Urbani. Ieri a ribadire questa posizione è stato l'assessore comunale Luciano Pierri al posto dell'assessore ai lavori pubblici, Alfredo Spalluto. Apparentemente ci si mette anche un disguido d'orario a mandare all'aria l'incontro tra componente scolastica ed esponente comunale. La dirigente scolastica Rosa D'Onofrio, genitori e studenti finiscono solo con l'avere un confronto con gli amministratori provinciali. Ma la storia appare ormai cristallizzata da tempo. A preoccupare ancor di più è il fatto che si avvicini inesorabilmente la scadenza dello sfratto per le classi dell'Archimede. A sua volta, la Provincia sostiene di non aver altra soluzione per le classi del plesso Costa. Insomma, un braccio di ferro che non dà certo alcuna serenità a chi deve portare avanti un discorso educativo e didattico con le giovani generazioni. Eppure già in passato il problema era stato posto all'attenzione degli organi competenti. A rappresentare e a ribadire tali ragioni sono ovviamente la preside D'Onofrio insieme a genitori e studenti, ora da qualche settimana anche in stato di agitazione. La storia non sembra essersi spostata di una virgola e il tempo stringe per tutti. Gli studenti, ma ovviamente anche dirigente e docenti, sono dunque vivamente preoccupati che non si possa neppure completare l'anno scolastico in quella sede. Una sede peraltro solo parzialmente utilizzata dall'Archimede che, in passato, aveva ottenuto di aggiungere altre 5 classi alle 11 che vi erano già ubicate. Non erano mancati ulteriori disagi lo scorso anno a causa di caldaie ed impianti di riscaldamento che non funzionavano ed avevano fatto patire il freddo. Le condizioni sono nel frattempo peggiorate. Lo sa bene l'assessore Carrieri che parla esplicitamente di mancanza di condizioni igienico-sanitarie e di condizioni di sicurezza, con infissi che andrebbero ripristinati e pulizia straordinaria dei locali che andrebbe assicurata. Il che significa che è anche necessario ed impellente effettuare lavori di adeguamento che, però, la Provincia si dice pronta a fare solo se si riuscisse a strappare una qualche disponibilità da parte dell'amministrazione comunale. “Occorre una concertazione tra Comune e Provincia per dare una soluzione a questa emergenza”, sollecita ora Carrieri. Ma chi è che non vuol sentire?

                articolo di Maria Rosaria Gigante
                pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di sabato 27 Novembre 2010

                Commenta


                  Palazzo degli Uffici

                  Palazzo degli Uffici: approvato il progetto
                  Un passaggio formale che serve per avere il mutuo

                  Approvato nuovamente il progetto per la ristrutturazione di Palazzo degli Uffici. La Cassa Depositi e Prestiti, considerato che la proposta originaria è ormai datata (2004), ha chiesto alla giunta Stefàno di formalizzare nuovamente il suo “sì” a quest'opera ancora incompiuta. Il passaggio formale è necessario per avviare le pratiche per far sì che la “Cassa” conceda al Comune di Taranto un mutuo da 11 milioni di euro necessario per finanziare la ristrutturazione e riqualificazione dell'immobile. A questa cifra, una volta ottenuta, si dovrà aggiungere la “dote” proveniente dalla Provincia (8.5 milioni). Soldi che, però, la giunta Florido sarebbe disposta ad erogare a rate per i prossimi otto anni. Per la serie, un milione all'anno. A questo punto, entro quindici giorni, il Comune e il consorzio Aeders (nuovo titolare delle quote della società Palazzo degli Uffici srl) dovranno firmare la convenzione d'uso. Successivamente, bisognerà definire il rapporto con la Provincia e risolvere il contenzioso con le Opere Pie usufruttuarie di una parte dell'immobile. Se tutti questi passaggi dovessero essere compiuti, tra gennaio e febbraio 2011, finalmente, dovrebbe riaprirsi il cantiere. Ma, in sintesi, cosa prevede il progetto? Esercizi commerciali, sale per discutere di arte, libri e cultura per far rinascere Palazzo degli Uffici. Questo prevedeva il bando di gara per “la concessione di lavori pubblici, gestione funzionale ed economica del Palazzo degli Uffici”.
                  In buona sostanza, l'Amministrazione comunale aveva chiamato a raccolta i privati per ristrutturare lo storico immobile che domina piazza della Vittoria. Come moneta di scambio per questo massiccio intervento finanziario, i privati potrebbero incassare gli oneri derivanti dalla gestione dei servizi annessi e delle attività commerciali che lì saranno sistemate. Il 13 settembre del 2002, la giunta Di Bello approvò il progetto preliminare dei lavori di restauro, recupero ed adeguamento funzionale e tecnologico di Palazzo degli Uffici, con un investimento minimo previsto di 30 milioni 987mila euro. L'intervento di ristrutturazione dell'edificio era inserito, del resto, nel programma triennale 2002-2004. Il concessionario (Romagnoli prima, Pisa Costruzioni, Siel ed infine consorzio Aeders) poteva esercitare il diritto di gestire e sfruttare economicamente tutti i lavori realizzati. L'impresa costruttrice dovrà rispettare alcuni punti fermi. Ovvero: mantenimento dei volumi esistenti dell'edificio senza nessun aumento - si legge nell'originario bando di gara - salvo quelli strettamente necessari per volumi tecnici da realizzare al piano terrazza e che non comportino alterazioni delle linee architettoniche dell'edificio. Sarà possibile realizzare la copertura delle corti interne con materiali trasparenti su apposita struttura portante. Ed ancora: mantenimento delle linee architettoniche dei prospetti esterni, mantenimento delle linee architettoniche dei prospetti interni fatta salva la realizzazione di nuove aperture per la realizzazione dei percorsi interni di uso pubblico dell'edificio quali la galleria, le corti interne per creare un percorso continuo tra corso Umberto e via D'Aquino.


                  articolo di Fabio Venere
                  pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di martedì 30 Novembre 2010

                  Commenta


                    “Fermate questa riforma”: gli universitari vanno in strada

                    “Fermate questa riforma”
                    gli universitari vanno in strada

                    Sedi di studio occupate, striscioni esposti, corteo e blocco del ponte girevole

                    La protesta degli universitari dilaga in tutta Italia ed arriva anche a Taranto. Non ci sono tetti da conquistare nel capoluogo jonico, ma gli striscioni pendono ugualmente dai terrazzi e sulle pareti esterne delle sedi universitarie. Poi, poco prima di mezzogiorno, il luogo simbolo della città - il ponte girevole - viene espugnato per una buona mezzora. Come è accaduto tante volte per numerose altre proteste, anche questa volta si decide di bloccare. Ma è la prima volta che il ponte viene invaso dagli studenti universitari. Questa volta il blocco del ponte fa il paio sinistro col blocco che gli studenti temono che la riforma universitaria faccia del loro futuro. E' un tam tam che si ripercuote per l'intera città per una buona mezza mattinata con blocchi del traffico nelle arterie cittadine che gli studenti percorrono in cortei spontanei in partenza dalla facoltà joniche. Non sono certo le folle che le tv mostrano nelle altre città italiane, ma, non fosse altro per i disagi provocati al traffico cittadino anche in questa occasione, Taranto, lagnona, si scopre alla fine città universitaria. Non solo il ponte girevole. La protesta degli studenti organizzata da Link Taranto aveva invaso già nelle prime ore del mattino anche le aule universitarie delle sedi di via Acton - Giurisprudenza e Lettere - e del quartiere Paolo VI, dove hanno sede Scienze naturali, matematiche e fisiche, e - su iniziativa del Csj - anche Ingegneria. In quest'ultima facoltà, è anche la presidenza ad essere occupata per qualche ora. Banchi e sedie spostati fuori a rendere visibile la protesta. Ma c'è anche chi decide di continuare a far lezione. Comportamenti e punti di vista ugualmente rispettabili, fanno sapere gli studenti del Csj, l'associazione che ad Ingegneria ha i maggiori consensi tra gli studenti. Poi qui si sceglie il tono dello standby. Gli studenti decideranno in queste ore sulla scorta di ciò che accadrà alla Camera - che in serata ha comunque approvato la riforma - se inasprire la protesta o scegliere altre forme di manifestazione. “Tutto dovrà restare in toni pacifici”, insistono. Intanto, nella vicina sede della facoltà di Scienze, gli studenti appendono il loro striscione: “Voglio ciò che mi spetta, lo voglio perché è mio”. Quasi a voler caratterizzare e declinare gli slogan secondo la diverse identità, dalle pareti esterne della sede dei corsi di laurea della facoltà di Scienze della Formazione, un altro striscione afferma: “Il frastuono della conoscenza contro il silenzio dell'ignoranza”. A Giurisprudenza, la declinazione è ancora più forte: “Delitto al diritto allo studio, no al ddl Gelmini”. Qui, dopo aver occupato la sede che ospita Giurisprudenza e Lettere, gli studenti si fermano in assemblea nel piazzale esterno a discutere di una riforma che a loro non piace anche perché temono comporti ulteriori rischi per sedi come quella di Taranto. Quindi un corteo spontaneo parte da via Acton e si snoda lungo le arterie cittadine che portano al ponte dove gli studenti di Giurisprudenza e Lettere si incontrano con quelli che vengono da Scienze ed Ingegneria. Un incontro che assume un tono aspro quando nei momenti convulsi del blocco stradale ad essere coivolta è anche l'auto dell'on. Giancarlo Cito, ex sindaco. Ne nasce qualche scontro inevitabile con riverberi di natura politica e qualche studente malmenato. Poi gli studenti piegano verso Palazzo di Città dove è in corso il Consiglio comunale. Cercano solidarietà. A riceverli sono gli assessori comunali Ciocia, Romeo, Pennuzzi. Gli studenti chiedono che il Consiglio comunale approvi un ordine del giorno di netta condanna del ddl Gelmini e di impegno a parlare del polo universitario jonico con le istituzioni. Nel pomeriggio i ragazzi tornano a “incassare” la solidarietà degli amministratori comunali mentre alla Camera il dibattito va articolandosi affannosamente. In serata, mentre la riforma viaggia verso l'approvazione definitiva, gli studenti si ritrovano in assemblea a Lettere. A ribadire le ragioni della loro protesta e la speranza che il loro futuro non venga bloccato. “Un'Università diversa non solo è possibile ma è anche necessaria - affermano - . Un'Università libera e indipendente dove non ci si sottometta a logiche di mercato, dove la cultura sia bene comune, dove si focalizzi l'attenzione sulle passioni, sulle inclinazioni degli studenti puntando sia nel campo della ricerca che in quello della qualità didattica. La manifestazione di questa mattina (ieri ndr) - proseguono - rappresenta un segnale di discontinuità per una città che ogni anno perde migliaia di giovani intelligenze. Si è dimostrato che a Taranto c'è una presenza studentesca che rivendica con forza che vengano riconosciute le sue esigenze e i suoi diritti. Taranto ha bisogno dell'Università e degli studenti perchè non esiste città che possa costruire il suo futuro senza una forte presenza giovanile attiva”.


                    articolo di Maria Rosaria Gigante
                    pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di mercoledì 01 Dicembre 2010

                    Commenta


                      Serpeggia una paura: “La riforma Gelmini ci toglierà Facoltà?”

                      Serpeggia una paura: “La riforma Gelmini ci toglierà Facoltà?”

                      All'indomani dell'approvazione alla Camera della riforma dell'Università targata Gelmini, gli studenti universitari tarantini organizzati dal Link Taranto continuano la loro mobilitazione. Dopo aver occupato per una mezzora anche il ponte girevole martedì mattina, ieri hanno conservato l'occupazione della facoltà di Giurisprudenza con annesso corso di laurea di Lettere. Qui, in assemblea, presenti anche i docenti, analizzano passo per passo il ddl approvato. Ed è sempre qui che - in attesa del passaggio della riforma in terza lettura al Senato il 9 novembre - riscaldano i motori tessendo le fila con gli studenti delle altre facoltà, compresi quelli di Ingegneria che il giorno prima avevano temporaneamente occupato anche la loro sede. Troppe per gli studenti le criticità e i lati negativi del testo approvato. Forse un pochino più cauti i docenti. Ma per tutti, almeno in riferimento alla realtà locale, il rischio maggiore è insito in quella norma della riforma che limita a 12 il numero di facoltà per Ateneo. Come dire, dunque, che se il testo della riforma rimarrà quello approvato l'altro ieri l'Ateneo barese dovrà sacrificare 3 delle sue 15 facoltà. E nessuno nasconde il timore che a dover essere sacrificate possano essere le tre ultime nate, le più giovani e per certi versi “più fragili” . Quindi, quelle istituite negli ultimi anni a Taranto: le seconde facoltà di Giurisprudenza, Economia, Scienze matematiche, fisiche e naturali. “Certo, tra gli elementi di maggiore criticità emersi c'è questo del limite al numero di facoltà per Ateneo, una norma che sembra non tener conto degli Atenei più piccoli e quelli con una più solida tradizione come quello barese che propone un'ampia offerta formativa ai suoi studenti, compresa l'articolazione su Taranto”, dice il preside della facoltà di Giurisprudenza, Antonio Uricchio, che ieri ha partecipato all'assemblea degli studenti. “Certo, un pò di preoccupazione esiste - aggiunge -, ma intendiamo difendere le ultime facoltà che hanno peraltro mostrato vivacità, vitalità ed una crescita costante nelle iscrizioni. Ulteriori criticità della riforma? Sì, ad esempio, la maggiore precarizzazione dei ricercatori, la riorganizzazione del Senato accademico e del consiglio d'amministrazione. Le positività? Sì, anche. Coincidono, per la verità, con quelle problematiche rispetto alle quali l'Ateneo barese ha cominciato a muoversi già da tempo con l'emanazione di un Codice etico, la valorizzazione dei meriti, la distribuzione delle risorse, il maggior rigore dal punto di vista finanziario, la riorganizzazione dei dipartimenti”. Ma dagli studenti giunge il netto dissenso al testo approvato. “Non è possibile che il ministro e il Governo continuino ad ignorare la voce di noi studenti”, affermano, chiedendo invece una riforma quanto più condivisa possibile. Non solo protesta e critica. Gli studenti vogliono proporre e contruibuire a costruire un'Uni versità libera e indipendente. E' in quest'ottica che hanno già insediato a Taranto gruppi di lavoro su temi come welfare e diritto allo studio, tanto a livello locale quanto a livello nazionale, da presentare alle amministrazioni sotto forma di proposte. “In più - si legge in una nota del Link - si sta costruendo una piattaforma di mobilitazione di tutto il comparto della conoscenza per il giorno 9 novembre”. Quanto all'odg approvato dal Consiglio comunale, gli universitari tarantini accolgono con soddisfazione la solidarietà loro espressa e la totale critica alla riforma Gelmini. Sono, invece, perplessi circa la “parziale condanna all'aggressione subita da studentesse e studenti da parte dell'on. Cito”. Oggi, intanto, la mobilitazione prende i connotati di Giornata dell'Arte. Si discuterà dell'importanza della conoscenza, dell'educazione e della cultura con letture di poesie e di libri, estemporanee d'arte, mostre fotografiche e di quadri.

                      articolo di Maria Rosaria Gigante
                      pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di giovedì 02 Dicembre 2010

                      Commenta


                        Liceo Archita occupato

                        Liceo Archita occupato e da oggi è autogestione
                        Si allarga anche alle superiori il dissenso contro la riforma Gelmini

                        La protesta degli universitari contagia anche gli studenti delle scuole superiori. Obiettivo comune: dire no alla riforma Gelmini appena passata alla Camera ed in attesa dell'ultimo passaggio al Senato. I primi a scendere in campo nel capoluogo sono gli studenti del liceo Archita. Lo hanno deciso ieri mattina con una sorta di referendum in cui hanno messo ai voti la forma di protesta da far partire. Dovevano scegliere tra occupazione, assemblea permanente e autogestione. Alla fine hanno deciso una forma mista. Il via ieri notte con un’occupazione simbolica da parte di una trentina di studenti della sede centrale in piazza Archita appunto. Da quest’oggi, invece, si torna nelle proprie aule in altrettante assemblee permanenti. Poi nei giorni successivi passeranno a fare le prime due ore di lezione, nelle ore successive si procederà con l'autogestione. Almeno stando a quel che affermano, gli studenti hanno essenzialmente voglia di discutere. “Non vogliamo occupare solo per occupare, vogliamo conoscere a fondo le questioni sul tappeto. Per questo - dice uno dei loro portavoce, Stefano De Baggis -, chiediamo ai docenti di essere al nostro fianco e di aiutarci ad analizzare. Noi cerchiamo chiarezza, non vogliamo il caos”. Gli studenti sperano quindi che il vento della loro azione giunga e coinvolga anche i compagni delle altre scuole. Difficile dire quanto durerà, però si pongono un obiettivo: arrivare almeno il 14 dicembre, data ultima per l'approvazione al Senato. Anche se, attraverso i social network con cui queste proteste si legano sempre più intimamente, l’auspicio di chi protesta è quello di riuscire a protestare quel giorno proprio sotto Palazzo Madama. Nessuna sigla associativa, nessuna etichetta sulla loro protesta, nessuna appartenenza politica, giurano. L’unico dialogo, ma senza confondersi con essi, è con gli studenti universitari del Link che stanno tenendo in piedi la protesta nelle facoltà. “Gli studenti si sono svegliati scrivono in una nota diffusa via mail alle redazioni. Gli studenti del liceo Archita hanno deciso di rompere il muro del silenzio che da troppo tempo opprime questa città. In risposta all’approvazione del ddl Gelmini del 30 novembre, in risposta ai movimenti che da settimane ormai infiammano tutta Italia, in risposta alle cariche della Polizia e alla repressione attuata dal Governo, gli studenti del liceo Archita di Taranto si sono astenuti arbitrariamente dalle lezioni, dopo una notte di assemblea permanente all'interno dell'istituto, da domani (quest’oggi ndr) partirà l'auto gestione a tempo indeterminato”. Poi, l'invito rivolto anche alle altre scuole: “Auspichiamo che in reazione alla nostra protesta anche le altre scuole presenti sul territorio jonico si ribellino dando vita ad un movimento studentesco reale in grado di far sentire la propria voce”. In chiusura, le parole - vere o suggerite che siano - rivelano tutto l'idealismo della loro età: “Negli occhi quello sguardo di chi non vuol mollare, nel cuore la speranza di un giorno migliore”.

                        articolo di Maria Rosaria Gigante
                        pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di venerdì 03 Dicembre 2010

                        Commenta


                          Riferimento: Rassegna Stampa 2010

                          L'APPELLO DI LINK: CHIEDIAMO SINDACATI DI VENIRE A DISCUTERE CON NOI
                          “Nelle assemblee vogliamo discutere la nostra idea di Università”
                          Nella Facoltà di Giurisprudenza terzo giorno di occupazione

                          Terzo giorno di occupazione ieri presso la Facoltà di Giurisprudenza in via Acton. “Stiamo analizzando la riforma dell'Università nei gruppi di lavoro che abbiamo insediato. Discutiamo parallelamente di welfare, diritto allo studio, spazi, didattica. Stiamo procedendo con una analisi locale e una nazionale. Vogliamo contribuire a costruire la nostra idea di polo jonico e di Università italiana. Non intendiamo solo protestare, noi stiamo elaborando proposte di costruzione di un’altra università libera e indipendente” dicono gli studenti universitari organizzati dal Link. “Stiamo anche cercando di allargare la protesta alle altre facoltà. Invitiamo i nostri colleghi a venire qui a discutere - dicono dalle aule di Giurisprudenza -. Lanciamo la nostra Facoltà come centro di aggregazione delle forze studentesche del polo jonico”. I dibattiti, le assemblee, le discussioni in corso vedono in prima linea anche docenti e ricercatori, l'altro anello debole del sistema. Gli studenti vogliono, però, anche aprirsi all'esterno: “Abbiamo chiesto ai rappresentanti delle forze sindacali di venire a discutere nelle nostre assemblee”. Di fatto, non è solo l’articolato della legge appena approvato alla Camera ad essere sotto i riflettori. “Riteniamo importante - dice il loro portavoce Remo Pezzuto - intrecciare i temi dei saperi con quelli del lavoro. Per questo, tra i primi argomenti discussi con un riflesso esterno e, soprattutto, locale, c'è quello dei somministrati Ilva”. A questi lavoratori, gli studenti avevano già espresso la loro solidarietà nei giorni scorsi. “Il mondo studentesco e della conoscenza - affermano ancora - non può non fare rete con gli operai e i precari e unirsi alle loro lotte e rivendicazioni, contro quella condizione di insicurezza che deriva da una mancanza di continuità del rapporto lavorativo e di incertezza del futuro e di un reddito adeguato su cui poter contare per pianificare la propria vita presente e futura”. Far sentire la propria voce, essere coinvolti nelle scelte per l'Università. E' quello che chiede il mondo universitario. Non solo gli studenti, ma anche i docenti. Molti dei quali nei giorni scorsi a Bari sono scesi a manifestare in piazza con gli studenti. Anche a Taranto non è mancato il loro contributo, soprattutto ad illustrazione della norma che, riducendo a 12 il numero massimo di facoltà per Ateneo, rischia di travolgere l'offerta formativa nel capoluogo jonico di un Ateneo - quello barese - che conta 15 facoltà.

                          articolo di Maria Rosaria Gigante
                          pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di venerdì 03 Dicembre 2010

                          Commenta


                            Occupato anche l'Archita

                            Occupato anche l'Archita, da oggi è autogestione

                            “…Un solo interesse, gli studenti!”. È questo lo slogan degli studenti di Taranto Universitaria i quali in una nota spiegano i motivi per i quali, contrariamente ai colleghi di altre facoltà, non hanno occupato la facoltà di Economia. «In questi mesi, - scrovono Marcello Murgia del Comitato direttivo e Alessandro Tarantino e Gianluca Campanelli consiglieri di facoltà - ci sono state legittime proteste nel paese e nelle varie sedi della comunità accademica tarantina, nate successivamente all’intenzione del Governo di legiferare una riforma del sistema universitario». Riforma della quale i rappresentanti di Taranto Universitaria non condividono il punto relativo ai concorsi per i docenti «poiché così strutturati non risolvono il fenomeno della baronia» così come sottolineano che «tale legge non abbia previsto significativi investimenti finanziari, prioritari per renderla più completa sotto tutti i punti di vista. Temi meritevoli di attenzione e soprattutto di discussione, che hanno bisogno di essere trattati senza la necessità di protestare in modo estremo, evitando di conseguenza la strumentalizzazione da parte dei vari movimenti politici e dei baroni. Tante volte in passato non abbiamo condiviso l’operato delle altre rappresentanze studentesche che trascuravano gli interessi degli studenti nelle Facoltà, poiché volevano solo fare politica compiacendo i sindacati e i partiti di turno. Quindi - concludono - speriamo che si possa discutere di tali problematiche all’interno degli organi accademici preposti».
                            Chi, invece, ha deciso di occupare il proprio istituto sono stati gli studenti del liceo Archita che hanno deciso «di rompere il muro del silenzio che da troppo tempo opprime questa città. In risposta all’approvazione del Ddl Gelmini del 30/11/2010, in risposta ai movimenti che da settimane ormai infiammano tutta Italia, in risposta alle cariche della polizia e alla repressione attuata dal governo», gli studenti del liceo Archita di Taranto si sono astenuti arbitrariamente dalle lezioni, «dopo una notte di assemblea permanente all’interno dell’istituto. Da oggi partirà l’autogestione a tempo indeterminato. Ci auspichiamo - conclude la nota degli studenti dell'Archita - che in reazione alla nostra protesta anche le altre scuole presenti sul territorio jonico si ribellino dando vita ad un movimento studentesco reale in grado di far sentire la propria voce».

                            articolo pubblicato su Corriere del Giorno di venerdì 03 Dicembre 2010

                            Commenta


                              Studenti, la protesta si allarga a macchia d'olio

                              Studenti, la protesta si allarga a macchia d'olio
                              Sono occupate da ieri anche le aule dell'istituto “Righi”

                              Si allarga la protesta degli studenti. Agli universitari, che hanno occupato alcune aule della sede della facoltà di Giurisprudenza, ed agli studenti medi del liceo Archita, che hanno occupato la sede centrale e ora sono in assemblea permanente, si sono uniti gli studenti dell'istituto Righi dove da ieri è scattata l'occupazione anche di questo istituto. Ed anche a Giurisprudenza, in qualche modo centro di coordinamento della protesta studentsca, ieri si sono aggiunti gli studenti di Scienze Infermieristiche e della II facoltà di Ingegneria. Tutti convocati ora - universitari e studenti medi - per una assemblea generale il prossimo 6 dicembre, lunedì. Sale il fermento degli studenti. L'obiettivo rimane quello di azzerare la riforma Gelmini approvata l'altro ieri alla Camera e in discussione il prossimo 14 dicembre al Senato, subito dopo il dibattito e le votazioni sulla fiducia al governo. Al Righi, intanto, uniscono ai problemi generali della scuola e dell'università italiana, anche “problematiche interne alla scuola”. “Gli studenti - si legge in un documento inviato alla stampa - hanno aderito in massa alla protesta nonostante atti intimidatori da parte della presidenza e di alcuni singoli docenti. Ci teniamo a precisare - proseguono gli studenti - che questa è un’occupazione pacifica che non mira in alcun modo a creare disordini fini a se stessi. Il nostro unico obiettivo è quello di dimostrare ancora una volta che il popolo italiano non è indifferente agli abusi di qualsiasi governo. Ricordiamo che lo Stato italiano è formato prima di tutto da noi cittadini e dopo dai parlamentari, e che l'Italia è sempre pronta a combattere per la democrazia, democrazia che non vediamo nell'imposizione obbligata di questo gigantesco taglio che è la riforma Gelmini”. La protesta in questo istituto continuerà con assemblee quotidiane ed iniziative culturali. Solidarietà dal liceo Archita. L'altro ieri, i liceali avevano auspicato che la protesta coinvolgesse anche altri istituti. Ora, dopo l'adesione del Righi, tornano ad auspicare che le reazioni studentesche si protraggano almeno fino al 14 dicembre. A Giurisprudenza, intanto, ieri pomeriggio assemblea con gli esponenti della Flc della Cgil mentre è in corso di stesura definitiva la piattaforma rivendicativa da portare nelle sedi locali ed in quelle nazionali. Calendarizzati anche i temi da affrontare nei prossimi giorni: acqua, i beni comuni, i rifiuti, lunedì prossimo; il lavoro e la diversa tipologia, intellettuale e materiale il prossimo martedì; l'ambiente giovedì; la riappropriazione degli spazi all’interno della città ed il valore dell’aggregazione studentesca e giovanile venerdì prossimo. In via di organzzazione anche alcuni flash mob che saranno comunicati solo in prossimità degli eventi. “Stiamo cercando di unire tutti i movimenti studenteschi nelle sedi universitarie e nelle scuole - dice il portavoce di Link, Remo Pezzuto -. Ci auguriamo di creare un grande movimento nell’assemblea di lunedì prossimo”.

                              articolo di Maria Rosaria Gigante
                              pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di sabato 04 Dicembre 2010

                              Commenta


                                L'Archita passa all'autogestione

                                L'Archita passa all'autogestione
                                Scuole in subbuglio, si pensa a una manifestazione comune nei prossimi giorni

                                Prosegue la mobilitazione degli studenti tarantini. In alcune scuole, in particolare il liceo Archita e l'istituto Righi, e nelle facoltà, in particolare a Giurisprudenza. L'obiettivo comune rimane quello di cancellare la riforma universitaria approvata nei giorni scorsi alla Camera e chiamata nei prossimi giorni al passaggio finale al Senato. Ieri intanto gli studenti dell'Archita sono passati all'autogestione a tempo indeterminato. E, dopo l'occupazione del Righi dell'altro ieri, tutti i rappresentanti d'istituto si sono incontrati per organizzare un evento comune per i prossimi giorni. “Questa é la risposta degli studenti medi tarantini sempre più determinati a mostrare di non essere meri burattini nelle mani di chi pensa di poter giocare impunemente con il futuro di una intera generazione perché noi lo difenderemo ad ogni costo”, fanno sapere gli studenti dell'Archita .
                                La solidarietà. La Cgil di Taranto esprime piena solidarietà e sostegno al movimento studentesco. “La protesta studentesca si legge in una nota a firma della segretaria della Flc Cgil, Anna Santoro cade nel momento in cui la Cgil di Taranto, insieme alle altre organizzazioni confederali, é impegnata nel confronto con Comune, Provincia, Università e altri livelli istituzionali e non, per consolidare il Polo universitario jonico e permettere alle ragazze e ai ragazzi di questa città di poter usufruire di un’offerta formativa adeguata ai bisogni e agli interessi del territorio assicurando così un futuro alle giovani generazioni”. Contro il rischio che la riforma riservi un colpo mortale al sofferente Polo universitario tarantino, scendono in campo anche i Giovani democratici di terra jonica in collaborazione con l’associazione studentesca Run, Rete universitaria nazionale. “Crediamo - sostengono Paolantonio Palumbo, responsabile Università dei Gd della provincia di Taranto, e Giampiero Baldari, referente di Run nella sede distaccata dell'Ateneo jonico - che sia di vitale importanza impedire che questo disegno di legge venga approvato. Bisogna che i giovani sappiano cosa comporta tale riforma e quali sono le conseguenze a cui si andrebbe incontro qualora l'iter legislativo si compiesse del tutto. Il ddl Gelmini non risolve nessuno dei problemi della generazione degli studenti italiani. E' un disegno conservatore e in buona parte dannoso, e per di più non ha alcuna copertura finanziaria. Inoltre costituisce la chiara espressione di una visione fortemente verticistica degli Atenei a discapito e danno della democrazia e della autonomia di essi. I Giovani democratici per primi - conclude la nota - sono consapevoli che una riforma dell'Università, in molti casi ancora in mano a corporazioni, vada fatta perché i problemi sono molti soprattutto in relazione alle Università gemmate come quella del capoluogo ionico. Ma non in questa maniera e non a questo prezzo, ovvero dando un colpo mortale alla ricerca”. Anche lo Slai esprime il suo appoggio e solidarietà di lotta con gli studenti del Righi, come con quelli delle facoltà e delle altre scuole occupate. “A Taranto come in tutta Italia - si legge in una nota - alla determinazione degli studenti si risponde con la repressione, militarizzazione delle città, provocazioni di “onorevoli” fascisti in libera uscita. Tutto questo però non ferma, semmai alimenta la lotta contro la distruzione dell'Università pubblica”.

                                articolo di Maria Rosaria Gigante
                                pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di domenica 05 Dicembre 2010

                                Commenta

                                Sto operando...
                                X