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Rassegna Stampa 2010

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    Riferimento: Rassegna Stampa 2010

    GLI ISTITUTI TECNICI - LA SPERIMENTAZIONE RIGUARDA ALCUNE CLASSI E ALCUNE MATERIE SCIENTIFICHE
    Discipline in inglese una novità al «Pacinotti»

    • Riforma degli indirizzi del superiore tra luci ed ombre. Questo il commento che giunge dalle stesse scuole interessate al cambiamento. «Al di là del riordino degli indirizzi degli istituti tecnici, professionali e degli stessi licei, il principio della riforma che apprezzo di più è la possibilità di procedere per progettazione didattica per competenze. In particolare nei tecnici e nei professionali, occorre definire le competenze in uscita degli studenti. Occorrono competenze che siano immediatamente spendibili sul mercato del lavoro, ma occorre anche quella formazione generale che consenta agli studenti di intraprendere gli studi universitari» afferma il preside del Pacinotti, Gennaro Esposito.
    Più che i licei, sono proprio gli istituti tecnici le scuole ad essere chiamate per primi a dare una risposta a ciò che la Confindustria indica come una emergenza italiana, vale a dire la mancanza in in Italia, appunto, di almeno 100 mila tecnici. Occorrono, dunque, tecnici. Come fare? Come formarli? La riforma prevede proprio per gli istituti tecnici più laboratori, più sinergia con il mondo del lavoro, più inglese. «Al Pacinotti quest’anno - dice il preside Esposito - abbiamo anticipato la realizzazione del progetto Clil (discipline insegnate in lingua inglese) costituendo una prima classe e due terze classi in cui alcune discipline scientifiche saranno insegnate in inglese. Le relazioni internazionali del nostro istituto ci hanno messo di fronte ad una realtà: questa è una metodologia che in Italia non abbiamo. Abbiamo, quindi, chiamato i genitori e illustrato loro questa opportunità di formare una prima con alunni che hanno una competenza più solida in inglese. Per le terze classi, abbiamo operato una scelta tra i nostri studenti che hanno già acquisito certificazioni linguistiche. Quanto ai docenti, partiti con una formazione iniziale personale, avranno l’opportunità di rinforzare le proprie competenze attraverso i progetti Pon. Ecco, la riforma offre l’occasione di richiamare i docenti alla necessità di un riposizionamento culturale delle discipline anche funzionale al nuovo monte ore delle discipline. La questione non va dunque vista da un punta di vista della riduzione del monte ore anche se, mi rendo conto, non si possono trascurare i risvolti occupazionali».
    Ma le novità quest’anno non sono solo per la riforma degli studi superiori. Tutti, in tutti gli ordini di scuola, dovranno anche fare i conti con un nuovo limite di giorni di assenza (50) ed una stretta sui crediti perché, per puntare al massimo della votazione in uscita, occorre almeno avere la media del 9.

    articolo di Maria Rosaria Gigante
    pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di mercoledì 15 Settembre 2010

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      «Scuola, non si recuperano i 500 posti tagliati»

      «Scuola, non si recuperano i 500 posti tagliati»
      La Cgil: ma ci sono problemi seri anche nelle segreterie

      • Avvio d’anno scolastico scaglionato nella provincia di Taranto. In molte scuole è già suonata la prima campanella, in tante altre sta per suonare. Ma ad accomunare tutti, invece, i disagi. «Non è ipotizzabile un anno scolastico sereno e senza problemi». Ad agitare il fronte sindacale non solo la questione precari ed i tagli degli organici, ma anche i conseguenti disagi vissuti nelle scuole. «Non basterà un salvaprecari a modificare la situazione» commenta la segretaria provinciale della Flc Cgil, Anna Santoro, che annuncia da ottobre scioperi della prima e dell’ultima ora di lezione, nonché azioni legali «volte a fare emergere le contraddizioni, le illegalità gli eccessi di questo ministero».
      «Sarà difficile recuperare i 500 posti istituzionali complessivi ridotti» dice Santoro. Rimarranno così inascoltate le richieste di più personale da parte delle scuole che «non possono mettere 32 bambini di scuola dell’infanzia perché con 32 bambini si fa sorveglianza non si sviluppa didattica; che non possono garantire una didattica efficace perché tutti gli studenti possano raggiungere livelli di apprendimento utili per il proprio opportuno collocamento sociale futuro; che non possono più garantire il diritto allo studio ai diversamente abili lì dove è motivato e richiesto un rapporto 1 a 1 pure dichiarato diritto dalla Corte Costituzionale; che non possono garantire sorveglianza e tutela; che non possono offrire un servizio di qualità anche perché i laboratori chiusi per mancanza di personale, docente e non docente».
      Ma nelle scuole sono in crisi anche le segreterie, soprattutto quelle con meno di 500 alunni a cui spettano solo 2 amministrativi. A queste situazioni che incidono direttamente sul funzionamento delle scuole, la segretaria della Flc Cgil, Santoro, aggiunge tutti quegli altri provvedimenti che colpiscono direttamente il personale in servizio e che comportano ulteriori disagi per i lavoratori stessi: «la manovra finanziaria 2010 che ha bloccato contratti, stipendi, progressione economica e di carriera, che è intervenuta impropriamente sulla previdenza con l’innalzamento dell’età pensionabile e l’allungamento della massima anzianità; il decreto legislativo 150/09 che interviene sui contenuti della contrattazione nazionale e integrativa, sul merito e il salario accessorio».
      Sulle difficoltà di funzionamento ed i disagi nella gestione in cui le scuole sono costrette ad operare insistono anche i dirigenti scolastici. Perché a complicare la situazione spesso non ci sono solo i tagli, ma anche la distribuzione del personale e, nella fattispecie la concentrazione in una singola scuola, di collaboratori con handicap e invalidità. Accade alla scuola media Andria di Massafra dove, invece di 5 collaboratori, ne sono stati inviati 4, praticamente tutti beneficiari di invalidità civili e legge 104. «Se si tratta di persone giustamente tutelate da leggi specifiche, come posso affidare loro un carico di lavoro che mi consenta di tenere aperti gli ingressi, assicurare la vigilanza su tutti i piani e in tutte le ale dell’edificio, assicurare la pulizia di tutte le aule e dei laboratori?» si chiede la dirigente scolastica Patrizia Capobianco. «Il paradosso - prosegue - è che mentre la Comunità europea va in una direzione garantendo la realizzazione di nuovi laboratori, la scuola va nella direzione opposta non garantendosi neppure la pulizia di questi locali».

      articolo di Maria Rosaria Gigante
      pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di giovedì 16 Settembre 2010

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        Ora il Pacinotti è più sicuro

        Ora il «Pacinotti» è più sicuro
        La Provincia spende un milione e 200mila euro per gli ascensori e gli impianti

        • Dopo la palestra coperta e il restyling dell’auditorium, la messa in sicurezza degli impianti, in particolare quello elettrico e quello antincendio, e degli ascensori. Attenzione puntata alla sicurezza all’istituto tecnico Pacinotti che ha 1200 studenti. Gli interventi sono dell’Amministrazione provinciale che sta quindi continuando ad investire su questo istituto ingenti risorse per garantire la massima funzionalità degli ambienti, delle aule, dei laboratori. Le risorse destinate al completamento di questi ultimi lavori sono pari ad un milione e 200 mila euro. Per rendersi conto di come siano stati effettuati i lavori, ieri l’assessore provinciale ai Lavori pubblici, Costanzo Carrieri, ha effettuato un sopralluogo a scuola.
        «Abbiamo speso un milione e 200mila euro - ha spiegato l’assessore - per rifare tutti gli impianti nel rispetto delle norme di sicurezza in materia di edilizia scolastica. Investire nella scuola una parte considerevole dei fondi a nostra disposizione è una nostra scelta di campo che rivendichiamo con orgoglio. Per la Provincia di Taranto significa scommettere sul futuro dei nostri ragazzi e, quindi, sulle prospettive di sviluppo del nostro territorio. A fronte di questo impegno - ha aggiunto Carrieri - registriamo purtroppo alcune prese di posizione da parte del Governo nazionale che certo non aiutano gli enti locali. Si dice che la scuola rappresenta una priorità per il Sistema Paese ma poi, a conti fatti, registriamo tagli significativi ai trasferimenti. Dunque, sempre meno soldi a disposizione».
        Dal canto suo il preside del Pacinotti, Gennaro Esposito, non ha mancato di riconoscere l’attenzione che la Provincia sta destinando alla sua scuola. Ringraziando, dunque, per il livello degli interventi, il preside Esposito ha commentato: «Riconosco all’Amministrazione Florido di dedicare la massima attenzione alle esigenze delle scuole ioniche. Nel nostro caso, si tratta di un istituto che conta 1200 studenti e dunque sono numerosi i problemi da affrontare e risolvere. L’appello che mi sento di rivolgere è che si continui a lavorare in piena sinergia con l’auspicio di individuare le giuste soluzioni alle tante questioni sul tappeto». Per l’anno scolastico appena avviato, il Pacinotti ha infatti visto in notevole salita il trend relativo alle nuove iscrizioni. Sono state formate tre nuove classi in più facendo quindi anche aumentare il fabbisogno di aule, ma soprattutto - rileva il dirigente scolastico - si tratta di dare risposte, innovazione e qualità alla domanda.

        articolo di Maria Rosaria Gigante
        pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di sabato 18 Settembre 2010

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          Università, l’avvio slitta all’11 ottobre

          Università, l’avvio slitta all’11 ottobre
          La protesta dei ricercatori contro la riforma Gelmini

          • Slitta all’11 ottobre l’avvio solitamente programmato per i primi giorni di ottobre del nuovo anno accademico dei corsi di laurea dell’Università di Bari presente anche a Taranto con le tre facoltà di Giurisprudenza, Economia, Scienze ed i corsi di laurea della facoltà di Scienze della Formazione, Lettere, Veterinaria (gli anni successivi al primo di Scienze della Maricoltura) e Medicina (Scienze Infermieristiche, Prevenzione sui luoghi di lavoro).
          E’ la decisione assunta dal Senato accademico dell’ateneo barese a seguito della difficile situazione e della protesta dei ricercatori che si vedono penalizzati dal disegno di legge di riforma Gelmini. L’altro ieri, accogliendo la decisione dell’organo accademico e esprimendo solidarietà ai ricercatori, il consiglio della seconda facoltà di Economia, con sede a Taranto, ha deciso le operazioni necessarie per coprire il fabbisogno didattico del primo semestre e la maggior parte degli insegnamenti anche del secondo semestre. “Non ci saranno disagi di alcun tipo per i nostri studenti”, commenta infatti il preside della facoltà jonica di Economia, Bruno Notarnicola. Intanto, anche il Senato accademico, nel dare l’annuncio di questo leggero slittamento, ha inteso rassicurare gli studenti, che in numero crescente si sono iscritti quest’anno ai corsi di laurea dell’ateneo barese. “Nonostante i gravi disagi che il sistema universitario sta attraversando – dichiarano le autorità accademiche -, l’Università degli Studi di Bari continuerà ad impegnarsi per garantire la qualità e l’organizzazione del percorso formativo”.
          La situazione della facoltà di Economia a Taranto. Ad illustrare come si è proceduto per garantire la didattica, nonostante la protesta dei ricercatori ai quali la facoltà jonica esprime comunque la propria solidarietà, è il preside Notarnicola. “Grazie al senso di responsabilità dei nostri ricercatori, su 52 discipline insegnate riusciamo a garantire la quasi totale copertura –afferma -. Sono al momento tre le discipline in calendario nel secondo semestre su cui, se non ci saranno novità, saremo costretti a dichiarare la vacanza delle cattedre. Al momento, tuttavia, su 17 ricercatori, 13 hanno preso le loro discipline e per 5 è stato previsto lo spostamento delle materie”.
          A preoccupare gli organi accademici non solo la questione dei ricercatori, ma anche i continui e sistematici tagli delle risorse. Preoccupazioni sono espresse per il ritardo con cui è partito l’iter per la determinazione del fondo ordinario per le università per il 2010 e per il taglio complessivo del 3,72% alle risorse finanziarie rispetto all’anno precedente. Inoltre, nella nuova ripartizione delle risorse base di calcolo è il fondo ordinario del 2009 e non quello del 2008: il che significa ripartizione secondo criteri che vengono ritenuti “né equi né condivisi”. “Non si è preso atto – reclamano gli organici accademici - del cammino vituoso intrapreso dallo stesso ateneo barese in un processo complessivo di risanamento, razionalizzazione delle risorse e contenimento della spesa, revisione significativa dell’offerta formativa, incentivazione della ricerca, creazione di spin off e brevetti, assunzione di giovani ricercatori, rispetto dell’etica e della trasparenza, riforma del dottorato, riorganizzazione dei Dipartimenti”.

          articolo di Maria Rosaria Gigante
          pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di domenica 19 Settembre 2010

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            «Ora il Tavolo scuola e Università»

            LA SITUAZIONE DELL’ISTRUZIONE IL COMITATO PER LA QUALITÀ DELLA VITA SI RIVOLGE AGLI AMMINISTRATORI PROVINCIALI
            «Ora il Tavolo scuola e Università»
            Ci sono diversi problemi per quanto riguarda l’edilizia scolastica
            «E sull’Università noi dobbiamo proporre un progetto, non farcelo proporre»

            • Convocare subito il Tavolo istituzionale su scuola, Università, mercato, ma anche la consulta della scuola secondaria. L’invito è rivolto, a conclusione della seconda «Settimana della Conoscenza», dal Comitato per la qualità della vita, al presidente della Provincia, Gianni Florido, e all’assessore alla Pubblica istruzione, Emanuele Fisicaro. Perché convocare subito questi incontri? Il Comitato fà il punto della situazione ad oggi in tema di scadenze ed impegni per scuola ed Università. «Ormai - si legge nella lettera indirizzata a Florido e Fisicaro - le lezioni nelle varie scuole della realtà jonica sono iniziate, si sono svolte nell’Università le “prove d’accesso”, è prevista per l’11 ottobre 2010 l’avvio delle lezioni universitarie, siamo alla vigilia della scadenza dell’accordo con l’Università di Bari, è stata avviata alla Camera la discussione sulla Riforma universitaria e varie sono le iniziative delle Università nella filosofia della riforma (vedi federazioni)». Ancora: «si vanno stringendo i tempi per il cosiddetto dimensionamento scolastico e la conseguente razionalizzazione per ambiti territoriali dell’offerta formativa. C’ è da rilevare, inoltre, che con la fine del 2010 il commissario del Consorzio universitario jonico dovrà, d’intesa con i soci “residui”, decidere le sorti del Cuj e che quindi difficilmente potrà assumere impegni economici nell’ambito del nuovo accordo di programma».
            Capitolo scuola: il Comitato registra il numero di scuole date in reggenza (29), i pensionamenti dal prossimo 1° settembre dei dirigenti scolastici (40), le scuole con meno di 300 alunni (30), quelle con un numero fra 500 e 600 (19). E registra anche le criticità e le emergenze relative alle strutture. La conclusione: l’operazione dimensionamento che va fatta a mesi deve guardare a questi aspetti tenendo conto del riordino della scuola secondaria innestando il nuovo ordinamento sulla situazione di fatto.
            Capitolo Università: eccellenza articolata sulla ricerca o modesto lezionificio ed esamificio? C’è raccordo fra le 4 facoltà ed i corsi di laurea con la scuola, il territorio, le imprese e l’intero tessuto occupazionale? Quando saranno realmente fruibili strutture come Convento S Francesco, Palazzo Delli Ponti, Palazzo Amati, ospedale S Giovanni di Dio, via Deledda? Quesiti ai quali non si riesce ancora a dare una risposta concreta. «Urge definire un vero e proprio Progetto Taranto Universitaria con il coinvolgimento indispensabile della Regione e del ministero - insiste il Comitato -. Un Progetto che la realtà jonica deve proporre all’Università e non viceversa come sembra stia accadendo».

            articolo di Maria Rosaria Gigante
            pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di mercoledì 22 Settembre 2010

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              LA MAPPA DEGLI STUDENTI: raffronto dati 2010 > 2009

              Scuole superiori: chi sale e chi scende
              L’Aristosseno il più affollato, giù Archita e Quinto Ennio

              • Quanti gli studenti nelle scuole superiori? Quali i flussi della popolazione scolastica in quest’ordine di scuola? Insomma, quali le «performance» delle nostre scuole anche per effetto della riforma, e non solo per la denatalità che da qualche anno fa sentire la sua onda lunga anche in questa fascia di istruzione? Ma soprattutto quale trend c’è da attendersi anche in futuro? Riflessioni utili per la razionalizzazione della rete scolastica, uno degli impegni dei prossimi mesi.
              Ad offrire per ora i soli dati del numero di iscritti quest’anno, utili per le riflessioni che si imporranno, è Angelo Carrieri, presidente provinciale dell’Anp (Associazione nazionale presidi), nonché dirigente scolastico dell’istituto professionale Cabrini (indirizzi audiovisivo, commerciale, turistico, grafico pubblicitario e chimico biologico). Nessun commento per ora, se non «un contributo volto a conoscere - dice il preside Carrieri -, e conseguentemente analizzare, le dinamiche che conducono alle loro scelte gli alunni di terza media e le loro famiglie». Anche questo, tuttavia, nei prossimi mesi è un impegno che toccherà a nuove generazioni di studenti. Ma a rendere ancora più interessanti questi numeri è il loro confronto con il dato anche solo dell’anno precedente. Una doverosa integrazione, dunque.
              Dal confronto dei dati forniti dal preside Carrieri con i dati precedenti, emerge allora che la scuola più «affollata» è quest’anno il liceo Aristosseno, con 1476 alunni, di più rispetto ai 1395 dell’anno precedente. Per rimanere nell’ambito dei licei, al secondo posto quest’anno si colloca il liceo Archita con 1167 alunni, in consistente flessione rispetto all’anno precedente quando gli studenti furono 1266. In calo anche il liceo Quinto Ennio che passa dai 787 alunni dello scorso anno ai 695 di quest’anno. Licei scientifici, è quasi un testa a testa tra il Battaglini ed il Ferraris. Comunque mentre il Battaglini vede una piccola flessione (da 977 alunni dell’anno scorso ai 964 di quest’anno), il Ferraris ha una modesta crescita, da 892 dello scorso anno a 948 di quest’anno. Il pedagogico Vittorino Da Feltre passa anch’esso da 783 a 751 studenti. Infine, sempre tra i licei, l’artistico Lisippo passa dai 602 dell’anno precedente ai 543 di quest’anno.
              Istruzione tecnica. Scende da 1388 studenti dello scorso anno ai 1261 di quest’anno l’industriale Righi, pur restanto la scuola più «affollata» in questo settore. Al secondo posto è l’industriale Pacinotti, in crescita, passato da 1084 a 1150 alunni. Lieve crescita anche per il Maria Pia che passa da 1039 a 1061. Testa a testa tra le due scuole ad indirizzo commerciale: il Pitagora passa dai 559 dello scorso anno ai 536 studenti di quest’anno, in leggera perdita; così pure il Bachelet che passa da 552 studenti a 521. Leggera flessione anche l’istituto per geometri che passa da 489 studenti a 457. La perdita più netta è per l’istituto Falanto che passa dai 429 studenti dell’anno precedente ai 280 di quest’anno.
              Infine, l’istruzione professionale. Istituto più «affollato» è il Cabrini, con 1010 alunni, in crescita rispetto ai 942 alunni dell’anno precedente. Segue il Liside (servizi sociali, grafica), anch’esso in leggera crescita passando da 513 a 554 studenti, quest’anno. In flessione, invece, il Nitti (commerciale), che passa da 213 a 149 studenti.
              Su questi numeri la settimana prossima comincerà a ragionare l’apposito tavolo insediato dall’assessore provinciale alla Pubblica istruzione, Emanuele Fisicaro, per la razionalizzazione della rete scolastica. Una questione su cui anche l’assessore regionale Alba Sasso sembra voler accelerare.

              articolo di Maria Rosaria Gigante
              pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di domenica 26 Settembre 2010

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                Razionalizzazione della rete scolastica

                IL RIASSETTO: L’ASSESSORE REGIONALE ALBA SASSO HA FORNITO ALLE PROVINCE I NUMERI. FISICARO CONVOCA LA CONSULTA PER IL 6 OTTOBRE
                Tutte le scuole sotto la lente
                Verso la nuova mappa, gli istituti con meno di 5-600 alunni andranno accorpati

                • Razionalizzazione della rete scolastica: per avviare il processo l’assessore regionale alla Pubblica istruzione, Alba Sasso, ha fornito agli assessori provinciali i dati sul numero di studenti per ogni singola scuola. Riflettori in primo luogo puntati sulle scuole superiori su cui incide la recente riforma, destinata a far sentire ancor più i suoi effetti negli anni futuri. Gli assetti numerici delle singole scuole saranno intanto gli elementi su cui si comincerà a riflettere già nei prossimi giorni anche a Taranto. Si tratta di situazioni abbastanza delicate in quanto le scuole con un numero di studenti al di sotto delle 500-600 unità sono in qualche modo considerate border-line: andrebbero quindi accorpate ad altre scuole. Evidente che qui si consumano non poche frizioni tra le stesse scuole. Il prossimo 6 ottobre è dunque convocata la Consulta istituita dall’assessore provinciale Emanuele Fisicaro. Il quale nei giorni scorsi ha riportato ai componenti la Consulta gli stessi dati resi noti dall’assessore Sasso. Dati in parte anticipati ieri (la popolazione scolastica del capoluogo) ed oggi completati da quelli relativi alle scuole della provincia.
                «Non si faccia solo un’operazione ragionieristica, ma la razionalizzazione della rete sia l’occasione per una più equa distribuzione dell’offerta formativa sul territorio», dice il presidente del Comitato per la qualità della vita, Carmine Carlucci, chiamato a far parte della Consulta provinciale. Il quale, insediando ieri un gruppo di lavoro, ha anche rivolto un appello ai dirigenti scolastici: «Accompagnate questa difficile situazione consapevoli che razionalizzando con responsabilità si contribuisce a qualificare la scuola».
                Ma ecco la situazione delle scuole in provincia (in genere presenti più indirizzi) con un raffronto in termini di popolazione scolastica tra lo scorso anno e quest’anno: a Manduria il De Santis passa da 1207 a 1158, l’Einaudi da 794 a 788; a Martina, il Da Vinci passa da 874 a 813, il Majorana da 689 a 719, il Motolese da 418 a 493, il Tito Livio da 1477 a 1453; a Massafra, l’Amaldi da 455 a 471, il De Ruggieri da 897 a 870, il Mondelli da 442 a 575; a Mottola, l’Einstein da 977 a 981; a Palagiano, lo Sforza da 401 a 478; a Sava, il Del Prete da 777 a 749 e il Falcone da 709 a 609; a Castellaneta, il Perrone da 1059 a 1052, l’Orazio Flacco da 835 a 798; a Crispiano, l’istituto Alberghiero da 722 a 720; a Ginosa il Bellisario da 642 a 584; a Grottaglie, il Calò da 386 a 361, il Don Milani da 768 a 711, il Moscati da 1269 a 1301; a Laterza, il Vico da 762 a 792; a Leporano, il Mediterraneo da 892 a 983.

                articolo di Maria Rosaria Gigante
                pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di martedì 28 Settembre 2010

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                  Università, l’accordo è prossimo alla scadenza

                  IL FUTURO DELL’ISTRUZIONE: IRRISOLTO ANCHE IL NODO DEL CONSORZIO UNIVERSITARIO. QUALE IMPATTO AVRÀ SULLE FACOLTÀ IL DECRETO GELMINI?
                  Università, l’accordo è prossimo alla scadenza
                  Nessuna trattativa ancora avviata con l’Ateneo di Bari. Si attende il Tavolo della Provincia

                  • «Il ruolo del patrimonio culturale nella rinnovata politica europea del turismo»: con un incontro su questo tema che ieri sera presso l’istituto Cabrini, il Comitato per la qualità della vita, la Città dei Mestieri, il Mfe (Movimento federativo europeo), l’Istituto del turismo internazionale della Provincia, con il patrocinio dell’assessorato provinciale al Turismo, hanno celebrato la Giornata europea del turismo. Si è discusso della possibilità di utilizzare fondi comunitari per realizzare progetti nel campo dei beni culturali. Ma l’incontro è stato anche occasione per evidenziare ancora una volta l’assenza del corso di laurea in Scienze dei Beni culturali dal convegno della Magna Grecia e da ogni contesto culturale cittadino. Un’occasione, insomma, per rimarcare la frattura tra Università e città.
                  Ma non è la sola considerazione che addensa preoccupazioni sulla realtà universitaria a Taranto. Ad ottobre, infatti, è in scadenza l’accordo triennale tra Ateneo di Bari ed enti locali. Al momento, però, almeno ufficialmente non paiono essere in corso trattative di alcun tipo. Si è in attesa della convocazione da parte della Provincia di un Tavolo istituzionale sull’Università dove discutere non solo del rinnovo dell’accordo, ma anche del definitivo smantellamento del Consorzio universitario jonico. Una questione da anni sul tappeto, ma di fatto mai risolta nell’intenzione di dar vita ad una Fondazione. Operazione ardua a cui non si è riusciti a dare concretezza.
                  Intanto, è stato emanato nei giorni scorsi l’atteso decreto Gelmini sui requisiti dei corsi di laurea e delle facoltà. Sarà interessante vedere quali ripercussioni tale decreto avrà anche nella realtà jonica e come l’attuale offerta potrà essere riarticolata.
                  Infine i disagi per gli studenti universitari. Non mancano anche quest’anno. Chiusa la mensa universitaria presso la facoltà di Economia, gli studenti dovrebbero utilizzare le convenzioni che l’Adisu ha stipulato con il Centro commerciale Ipercoop. Evidenti i disagi legati alla mobilità per chi da via Ancona (dove ha sede Economia) o via Acton (Giursprudenza e Beni culturali) dovrà spostarsi al quartiere Paolo VI dove, invece, con il recente accordo con Ipercoop, sembrava essere in qualche modo superato il problema della mancanza di una mensa per gli studenti di Ingegneria e della facoltà di Scienze.

                  articolo di Maria Rosaria Gigante
                  pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di martedì 28 Settembre 2010

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                    Polo scientifico-tecnologico

                    «Polo scientifico-tecnologico imprese ed enti investano»
                    L’appello di Politecnico e Università di Bari. «L’ambiente è la priorità»


                    • Voglia di crescere, di uscire dallo steccato delle idee e del progetto di base per promuovere lo sviluppo, avere una ricaduta concreta sul territorio, e quindi incidere sul futuro e proiettarsi sul mercato globale. Vuole marciare verso una concreta realizzazione il Polo scientifico tecnologico Magna Grecia che venerdì sera, presso l’auditorium della Space Software Italia, ha messo insieme i primi attori di questo processo e coloro che almeno in una fase più avanzata occorre coinvolgere. Ne è nata una lunga maratona, un confronto serrato tra la componente accademica (alla base del progetto), gli enti locali (Comune, Provincia e soprattutto Regione), gli imprenditori. Ma, in una fase in cui si rende necessaria la svolta, con i tanto auspicati finanziamenti -, fruttuoso anche il confronto con le esperienze più avanzate sul territorio nazionale.
                    Insomma, il Polo deve crescere. Posta la sfida, c’è però soprattutto bisogno di uno sforzo di sintonizzazione. A premere sul piede dell’acceleratore è il mondo accademico che si dice pronto a raccogliere la sfida lanciata, ma occorre che in campo scendano decisi gli enti locali e la pubblica amministrazione da una parte, gli imprenditori dall’altra.
                    In prima linea direttamente i due rettori dell’Università di Bari, Corrado Petrocelli, e del Politecnico di Bari, Nicola Costantino. «Non siamo per la competizione sleale, vogliamo evitare le duplicazioni e mettere insieme sinergie ed eccellenze. Il nostro obiettivo - dice Petrocelli - è evitare che gli studenti emigrino e, se ce la facciamo, attrarre studenti da altre regioni e fare in modo con le imprese che non vadano via dopo». Poi spiega la paternità dell’idea di Polo scientifico tecnologico («è del Politecnico, lì corroborata ed irrobustita per le loro specificità»), il connubio con l’Università che ha dato vita ad un Centro di educazione ambientale, la spinta con l’inserimento nella progettualità di Area vasta. «Ora occorrono gli investimenti» afferma Petrocelli. Al suo fianco, il rettore Costantino insiste nell’indicare in industria, enti locali e pubblica amministrazione gli altri attori necessari. «Chiediamo al mondo imprenditoriale di dare il proprio contributo. Noi siamo pronti a fare la nostra parte».
                    Un concetto ripreso anche dal professor Angelo Tursi, coinvolto con l’architetto Enzo La Gioia, nella progettazione del Polo in Area vasta. Mancano la pubblica amministrazione e l’industria, dice Tursi non senza accennare al timore forse avvertito da quest’ultima che questo progetto comporti maggiori attenzioni e controlli. Sì, perché il settore di intervento al quale si è pensato in questa prima fase progettuale è proprio l’ambiente. Il direttore generale dell’Arpa, Giorgio Assennato, ribadisce anche qui la sua convinzione che «le questioni ambientali verrebbero risolte» ed indica nei piani industriali delle bonifiche di numerosi siti l’elemento preponderante di ogni intervento.
                    Cinquecentomila siti inquinati da bonificare nell’area euromediterranea, di cui 6 mila solo in Puglia, e molti a Taranto, è il dato che fornisce il preside della facoltà di Giurisprudenza di Taranto, Antonio Uricchio. Occorre una sfida tecnologica, dunque, ed a mettere a disposizione tutto il suo know how è la Space Software Italia. Sabino Cacucci, responsabile marketing, scommette sulla Ssi, pronta a progettare la strumentazione necessaria a realizzare un monitoraggio integrato ambientale. Pronta anche l’Asl: il direttore dello Spesal, Cosimo Scarnera, offre la disponibilità di dati e studi epidemiologici. «Il Polo - sottolinea Nicola Cardellicchio del Cnr Taranto - non è solo scientifico, ma anche socio-economico e di sviluppo, politico».


                    IL DIBATTITO - L’ASSESSORE PELILLO INVITA IL PRESIDE DI GIURISPRUDENZA URICCHIO A SCIOGLIERE IL NODO
                    Meglio la Fondazione o l’ente di ricerca?
                    Primo confronto sul modello di gestione
                    Florido (Provincia): ma bisogna coinvolgere la grande industria

                    • Quale dovrà essere la natura giuridica del soggetto promotore del Polo scientifico tecnologico Magna Grecia? Una Fondazione come ipotizzato all’inizio? Un ente di ricerca, di difficile attuazione oggi però, come l’Area Science Park di Trieste, il più grande parco scientifico tecnologico d’Italia? O altro ancora? L’assessore regionale al Bilancio, Michele Pelillo, affida al preside di Giurisprudenza, Antonio Uricchio, lo scioglimento del nodo altrettanto delicato della governance del Polo. La governance è anche una delle questioni sui cui chiede un chiarimento anche il presidente della Provincia, Giovanni Florido. Secondo il quale andrebbero tirati dentro i soggetti più diversi, in primo luogo i sindacati. Inoltre, perentorio sul fatto che il Polo non possa essere un doppione di ciò che Università e Politecnico fanno cioè la ricerca («oggi c’è una ricerca applicata su questo territorio»), Florido si chiede: «Di cosa stiamo parlando se il Polo scientifico tecnologico non recupera un rapporto di coinvolgimento della grande industria?»

                    Gli industriali. Il presidente della Confindustria Taranto, Luigi Sportelli, testimonia gli sforzi ed i tanti incontri per far convergere produzione e innovazione. Cita i distretti produttivi in cui la Confindustria ha un ruolo direttivo. Tra tutti il Dipar, Distretto produttivo regionale dell’ambiente e del riutilizzo. Il suo presidente Lorenzo Ferrara spiega come circa 200 aziende pugliesi, enti pubblici, Università ed enti di ricerca pugliesi siano insieme per produrre sviluppo in tema ambientale. Quale, dunque, il ruolo del Dipar nel Polo scientifico tecnologico?

                    «Occorre avere una idea di base e la vostra è ottima», dice Giancarlo Micchelone, presidente dell’Area Science Park di Trieste, a chi sta progettando il Polo Magna Grecia. Insieme a Paolo Cattapan, amministratore delegato della Innovation Factory Basilicata Innovazione, i due manager - in un tandem sincronizzato di idee e prassi - spiegano cosa sono il polo friulano e quello lucano, la loro origine come consorzio, le crisi attraversate. Spiegano come le crisi abbiano costituito la svolta, i risultati quindi ottenuti in termini di occupazione e crescita, che è poi il vero ritorno economico sul territorio. Esperienze diverse, ma utili a capire quanto la metodologia sia lo strumento di maggiore specificità. «Avete l’idea - dicono - e su questa dovete costruire la valorizzazione del territorio e delle tecnologie che devono essere trasversali. Non c’è una sola innovazione e l’innovazione non è per tuttele aziende».


                    IL DIBATTITO - LA REGIONE ANNUNCIA: «POSSONO ESSERCI OPPORTUNITÀ NEL GIRO DI QUALCHE MESE
                    «Fondi europei da riprogrammare cogliamo adesso l’opportunità»
                    Pelillo lancia l’idea dell’ex Cisi per la sede in cui ubicare il Polo

                    • Finanziamenti e contenitore necessario per sviluppare le attività: due nodi essenziali sui cui è l’assessore regionale al Bilancio, Michele Pelillo, a dimostrare di voler tenere il passo con l’accelerazione che gli accademici intendono dare al Polo scientifico tecnologico Magna Grecia. Intanto, Pelillo rammenta che è stata proprio la Regione a scegliere di inserire questo progetto di Polo scientifico tecnologico in Area vasta. Ricorda pure che va completata la variante urbanistica e sollecita una fase più spinta della progettazione, quindi la definizione di un piano finanziario dello start-up. Perché, dice Pelillo a proposito dei finanziamenti più volte sollecitati da chi ha portato sin qui la progettazione, «siamo alla vigilia della riprogrammazione dei Fas, dei Por Fesr e l’opportunità può arrivare nel giro di qualche mese. Dobbiamo essere pronti». Pelillo non ripete però il timore che il giorno prima aveva espresso all’assemblea di Confidustria dove aveva sostenuto che, se non cambiano le regole del patto di stabilità, c’è il rischio concreto per la Regione di perdere l’opportunità degli aiuti comunitari. Ma è sul tema del contenitore che l’accelerazione pare massima. «Non voglio essere frainteso - dice Pelillo -. So bene quanto le imprese edili abbiano bisogno di lavorare, ma se vogliamo far presto almeno in fase di avvio si potrebbe pensare di utilizzare la struttura dell’ex Cisi, contenitore quasi vuoto, per la quale la Regione, che è ente proprietario, ha finanziato mesi addietro alla società di gestione Puglia Sviluppo i lavori di manutenzione straordinaria. Bisognerebbe coinvolgere il direttore di Puglia Sviluppo, Raffaele Bagnardi».
                    «Va bene, sono disponibile al dialogo, creiamo un percorso. Anzi, dirò di più: siamo proprio nella fase di avvio dei lavori, facciamo in tempo ad orientare gli interventi programmati in questa direzione. Certo, dovrò far approvare il tutto dagli organi preposti, ma se questa idea nasce dalla Regione della quale la nostra società per azione è agenzia di sviluppo, la cosa non potrà che andar liscia», fa sapere a distanza, interpellato dalla «Gazzetta», lo stesso Raffaele Bagnardi.
                    Incubatore attivo ed in fase di rilancio, con circa 25 aziende nel campo industriale, manifatturiero e dei servizi all’industria, capannoni-laboratori industriali già assegnati, luogo anche destinato alla realizzazione di un nuovo spin-off in fase di regolamentazione, per un’intuizione nata per caso l’altra sera - pensata però anche da qualcun altro - l’ex Cisi potrebbe insomma mettere insieme anche la sfida del Polo scientifico tecnologico.


                    articoli di Maria Rosaria Gigante
                    pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di domenica 3 Ottobre 2010

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                      Riferimento: Rassegna Stampa 2010

                      Alle matricole di Economia il benvenuto del rettore
                      E la protesta dei ricercatori fa slittare di alcuni mesi le attività didattiche

                      Accetta anche quest'anno di dare il benvenuto alle matricole tarantine il rettore dell'Università di Bari, Corrado Petrocelli, invitato nella seconda facoltà di Economia dagli studenti di Taranto Universitaria. Ma quest'anno l'avvio posticipato delle lezioni nella maggior parte degli Atenei italiani ha fatto coincidere nella stessa data (ieri) la riapertura delle facoltà per cui la presenza a Taranto del rettore è suonata come una conferma dell'attenzione al polo jonico e della volontà del suo consolidamento al di là delle difficoltà contingenti. Intanto, la protesta dei ricercatori contro il disegno di legge Gelmini, che giunge il prossimo 14 ottobre allo sprint finale a Montecitorio, ha creato a Taranto situazioni a macchia di leopardo nella maggior parte dei corsi e delle facoltà. Non sono molti gli insegnamenti «saltati» per l'indisponibilità dei ricercatori ad accettare insegnamenti oltre il proprio carico di lavoro, ma ci sono. Su Taranto, più che far saltare gli insegnamenti e dichiararne la loro vacanza, si è optato in parecchi casi per uno slittamento delle attività didattiche al secondo semestre. Slittamento che comporterà, comunque, disagi agli studenti, ma che costituisce il male minore in quanto consente al polo jonico, sede decentrata, di sopravvivere. L'approvazione del disegno di legge, se avverrà con gli emendamenti deliberati dalla Commissione cultura che sembrano aver accolto parte delle modifiche richieste dai ricercatori, potrebbe far rientrare le proteste e finalmente dare il via libera ad un certo numero di posti di professori associati e a quei finanziamenti che ricompenserebbero le Università dei tagli subìti. Questo, almeno, l'auspicio anche nelle aule universitarie del polo jonico. Quest'oggi, comunque, su decisione del rettore Petrocelli, ci saranno assemblee in tutte le facoltà (a Giurisprudenza dalle ore 10 alle 13,30, con conseguente sospensione delle attività didattiche). Docenti, ricercatori, studenti, personale amministrativo discuteranno e redigeranno un proprio documento sul ddl Gelmini da trasmettere al Senato accademico che ha aggiornato la sua seduta odierna a nuova data. Nelle assemblee odierne, anche gli studenti del Link proporranno una loro «riforma» basata sulla distribuzione della didattica, dei servizi, della ricerca. Ieri, intanto, è partito il servizio bus navetta dalle sedi universitarie dei quartieri Tamburi (Scienze della comunicazione e Scienze infermieristiche) e Paolo VI (Scienze naturali, fisiche e matematiche, nonché Ingegneria del Politecnico) verso il centro commerciale Ipercoop dove, grazie alla convenzione stipulata con l'Adisu, gli studenti potranno utilizzare in convenzione i servizi di ristorazione lì presenti in sostituzione della mensa. Ma nel primo giorno di lezioni, forse anche a causa del mal tempo, è stato un flop. Nessuno studente ha utilizzato il servizio che, in fase sperimentale, per un mese partirà ogni giorno dalla sede di Scienze della formazione in via Deledda alle 12,45 (per la sola giornata di lunedì alle 13,30) con fermata davanti alle sedi di Scienze e del Politecnico. Rientro dal capolinea dell'Ipercoop alle 14,45 (solo il lunedì alle 15,30). Confermata dall'Amat, con l'aggiunta di una partenza da Talsano alle 7,15, anche la navetta diretta che fa tappa in viale Magna Grecia e porta alle sedi universitarie dei Tamburi e di Paolo VI. Infine, dopo la Provincia, anche il Comune si tira fuori dal Cuj. Con una recente delibera di giunta, che andrà ora in Consiglio, il Comune dice l'assessore Paolo Ciocia considera chiusa l'esperienza del Cuj (deliberati gli ultimi finanziamenti) per propendere sempre più decisamente per la Fondazione.

                      articolo di Maria Rosaria Gigante
                      pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di martedì 12 Ottobre 2010

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                        Riferimento: Rassegna Stampa 2010

                        «Una consulta di presidi ci aiuterà nelle scelte di riassetto delle scuole»
                        Fisicaro: stiamo lavorando al piano
                        La scadenza: il piano dovrà essere presentato entro il 20 aprile e la Provincia lavora su un orizzonte di 5 anni



                        Assessore Emanuele Fisicaro (Pubblica istruzione e Università alla Provincia), la Regione ha appena varato le linee guida per il riassetto delle scuole prevedendo diversi livelli di governo ed attribuendo alla Provincia la competenza in materia di programmazione e coordinamento e chiedendo l'adozione di programmi annuali. Alla luce delle nuove regole, cosa si prevede a Taranto? Quali scuole accorperete? Quali « salverete»?
                        «Dobbiamo presentare il piano entro il 20 novembre ma ci stiamo lavorando da aprile. Nessuna anticipazione, però. E, soprattutto, non ci si attenda alcun calcolo matematico. Inoltre, vale la pena di chiarire che non è uscita dalla Provincia una bozza fatta circolare nelle settimane passate in cui si evidenziavano alcuni numeri relativi alla popolazione scolastica e, sulla base di quelli, si cominciava a dire quali scuole sarebbero state soppresse o meno. Lo chiarisco una volta per tutte: non c'è ancora alcuna bozza».

                        Qualche previsione, però, forse sì? La Regione del resto ha fissato dei paletti…
                        «Guardi, da aprile ho insediato una consulta composta da una decina di dirigenti scolastici delle scuole superiori, individati sulla base dell'anzianità e dell'esperienza, senza coloriture politiche. Voglio che le proposte che emergeranno siano condivise sul piano tecnico, a costo di limitare il mio potere discrezionale. Quindi, nei giorni scorsi ho chiesto alle scuole di fornirmi i dati precisi sulla popolazione scolastica, sulle frequenze irregolari, sugli alunni che si ritirano, sui flussi verso altre scuole. I primi dati devono confluire entro mercoledì prossimo. Giovedì li consegno alla consulta dei dirigenti. Chiedo un monitoraggio aggiornato della situazione ed, infatti, questa verifica dovrà essere mensile, altrimenti quale programmazione seria possiamo fare? Dobbiamo, quindi, predisporre un piano in maniera dettagliata e con scelte consapevoli, in modo che poi la Regione, che dovrà alla fine deliberare, abbia una situazione chiara. Però, quello che intendo contribuire a impostare è un modello, un progetto chiaro di riassetto di qui a cinque anni».

                        Ed i paletti posti con i criteri che stabiliscono siano accorpate le scuole al di sotto dei 300 alunni e sdoppiate quelle con più di 900? «Ritengo che occorre tener conto di certe realtà sociali e della funzione sociale che certe istiutuzioni scolastiche svolgono in taluni quartieri, in talune realtà. A costo di scontrarmi con le altre istituzioni, come si può pensare di eliminare l'autonomia scolastica di alcune scuole?»

                        E come la mette con la scuola dell'obbligo di competenza dei Comuni?
                        «Domani partirà la convocazione degli assessori comunali sempre per giovedì prossimo. Da loro voglio sapere come stanno le cose nei singoli Comuni. Chiederò un lavoro serio ed intelligente perché in qualche modo la scuola superiore viene “foraggiata” dalla scuola dell'obbligo. Voglio sapere come vogliono razionalizzare loro in funzione della scuola superiore».

                        Tornando al monitoraggio delle scuole superiori che ha da poco varato, ritiene che questo compito rientri nelle sue competenze?
                        «I dati forniti dagli uffici competenti sono insufficienti a varare un riassetto del territorio adeguato. Ho necessità, invece, di avere un quadro chiaro. Inoltre, ci sono le norme a consentirmi questo. Abbiamo bisogno di conoscere i flussi nelle scuole anche per poter indirizzare verso i Por contro la dispersione le scuole che sono nelle reali condizioni di aderire a questi progetti, altrimenti i Por diventano una semplice integrazione di stipendio a prescindere dalle finalità».



                        articolo di Maria Rosaria Gigante
                        pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di domenica 24 Ottobre 2010

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                          Lettere e Beni Culturali: "In queste condizioni non si può studiare"

                          "In queste condizioni non si può studiare"
                          Gli iscritti a Lettere e a Beni culturali lanciano l'sos alla preside

                          Lezioni che ancora non cominciano per la carenza di docenti e nonostante il rinvio dell'avvio ritardato del nuovo anno accademico all'11 ottobre scorso. Ma anche spazi carenti ed angusti in cui fare lezione - anche ora che i docenti non ci sono tutti - è pressocché impossibile. Non possono più tollerare questa situazione gli studenti del corso di laurea in Beni culturali e di Lettere (non del primo anno, però, che quest'anno non è partito) della facoltà di Lettere di Bari, corso decentrato a Taranto presso la sede di via Acton. La stessa condivisa con la facoltà di Giurisprudenza. Forse ancora per poco. Infatti, anche Beni culturali e Lettere - circa 400 studenti - dovrebbero prima o poi essere trasferiti nella sede dell'ex Rossarol nella Città vecchia. Ma sono proprio le voci che da tempo si rincorrono circa questo pluririnviato trasferimento a generare sempre più tensione tra gli studenti. "Le informazioni che ci giungono sono sempre più confuse" lamentano gli studenti che proprio per fare chiarezza sulle diverse questioni ieri, su iniziativa dell'associazione studentesca Link, hanno chiesto ed ottenuto di incontrare la preside della facoltà di Lettere di Bari, Grazia Distaso. A cui hanno presentato un documento che evidenzia tutte queste carenze, documento redatto in assemblea lunedì scorso. Lezioni ancora non partite. Lo stato di agitazione dei ricercatori e la difficoltà ad assicurare i docenti necessari a Taranto sta facendo slittare buona parte degli insegnamenti e, quindi, anche degli esami previsti nel primo semestre al secondo. Comprensibili i disagi che questi rinvii comporteranno per gli studenti che dovranno caricarsi un maggior numero di esami nella seconda parte dell'anno. Tutto ciò comporterà un grosso problema soprattutto per gli studenti che devono cumulare un certo numero di crediti entro agosto per poter poi chiedere le borse di studio. "Un problema questo del mancato inizio di parecchie lezioni - dice Daisy Petrelli, rappresentante del Link - su cui la preside Distaso ha assicurato il suo interessamento tra i docenti della facoltà di Bari". Ma è chiaramente sui problemi strutturali che è ancor più difficile intervenire. Data probabile per il trasferimento in Città vecchia sarebbe stata, secondo indicazioni fornite nei mesi scorsi dal Comune, quella di fine dicembre. Ma si rincorrono voci non troppo tranquillizzanti. In ogni caso, sarà probabilmente anche questo uno dei nodi che dovrà essere definitivamente sciolto nel corso di un incontro preannunciato dalla preside Distaso per il prossimo 11 novembre tra le istituzioni locali e quelle accademiche. Si tratta, infatti, di ridiscutere gli impegni che dovranno essere contenuti nel nuovo accordo di programma che attende di essere definito. Al momento pare, dunque, del tutto superfluo avviare un qualsiasi intervento nella sede di via Acton dove gli studenti sono costretti a far lezione in due sole aule, naturalmente senza alcun laboratorio, e a chiedere la "cortesia" alla facoltà di Giurisprudenza, più affollata, di qualche spazio libero da utilizzare per fare lezione.



                          Quale futuro può esserci per l'Università?
                          Lunedì si confrontano rappresentanti del mondo imprenditoriale e accademico

                          "Università a Taranto tra delusioni ed attese": è questo il tema del convegno che si terrà nella Cittadella delle imprese lunedì prossimo partire dalle 17. L'iniziativa è organizzata dal Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Taranto e da Federmanager Taranto. L'iniziativa prevede un incontro tra gli esponenti del mondo imprenditoriale ed accademico - ci saranno tra l'altro il rettore dell'Università di Bari, Corrado Petrocelli, ed il preside della facoltà di Ingegneria di Taranto del Politecnico di Bari, Gregorio Andria - "con l'obiettivo di riflettere - si legge in una nota - sulle possibili opportunità di collaborazione e sul ruolo strategico della formazione universitaria per lo sviluppo economico e sociale della provincia di Taranto". Forti sono infatti le aspettative del territorio verso un sistema universitario, quello jonico, chiamato a sostenere la ripresa economica di una comunità che vive ancora pesantemente gli effetti perduranti di una crisi mondiale. Dopo i saluti del presidente di Confindustria Taranto, Luigi Sportelli, e la relazione introduttiva di Domenico Amalfitano, promotore, al tempo del suo impegno in Parlamento, di importanti spinte legislative per la realizzazione dell'Università a Taranto, e oggi direttore del Centro di cultura per lo sviluppo dell'Università Cattolica del Sacro Cuore, è prevista una tavola rotonda. A moderarla sarà Monica Caradonna, direttore di "Wemag". A confrontarsi saranno Paolo Campagna, presidente del Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Taranto, Giuseppe Insolera, componente del consiglio direttivo di Federmanager Puglia, Giancarlo Quaranta, responsabile Affari internazionali Ilva, il rettore Petrocelli ed il preside Andria.

                          articoli di Maria Rosaria Gigante
                          pubblicati su La Gazzetta del Mezzogiorno di sabato 6 Novembre 2010

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                            Confindustria e Federmanager chiedono qualità

                            "L'Università riparte pensando al territorio"
                            Confindustria e Federmanager chiedono qualità
                            Il mondo accademico: il bilancio non ci delude

                            E' un confronto intenso e complesso ma si torna a parlare a Taranto di Università ed il dibattito pare riprendere improvvisamente quota. L'occasione viene da un incontro voluto dal Gruppo dei Giovani Imprenditori di Confindustria Taranto e Federmanager Puglia a cui sono invitati a partecipare Domenico Amalfitano, che a metà anni '80 in qualità di sottosegretario alla Pubblica istruzione contribuì a portare l'istruzione superiore a Taranto, nonché il rettore dell'Università di Bari, Corrado Petrocelli, il preside della seconda facoltà di Ingegneria del Politecnico di Bari a Taranto, Gregorio Andria. Dalla parte degli imprenditori ci sono il presidente di Confindustria Taranto, Luigi Sportelli, e il presidente dei Giovani industriali, Paolo Campagna. Per la Federmanager Giuseppe Insolera e il responsabile Affari internazionali dell'Ilva Giancarlo Quaranta. Il dibattito - moderato da Monica Caradonna, direttore Wemag - prende corpo ed il tema sembra spostarsi da un titolo che allude a "delusioni ed attese" ad un piano in cui più concretamente si parla di "certezze e prospettive". Ci sono le tante numerose criticità dell'oggi, anche retaggio del passato, ma è evidente che non si parte da zero. Ripartire, dunque, probabilmente da un punto mai sciolto di ieri e che oggi si ripropone con grande attualità: se qui cioè ha più senso parlare di Università generalista con un'offerta formativa allargata che peraltro non si è più in grado di garantire, o se non sia più conveniente per il territorio e le sue prospettive di sviluppo puntare alle specificità come a loro volta sembrano già indicare la scelta in Area vasta del polo scientifico tecnologico Magna Grecia e la strada della federazione di un gruppo di Atenei meridionali già intrapresa dall'Università di Bari. In questo contesto gli imprenditori, dice Sportelli, scommettono sull'innovazione, mentre ritengono, sostiene Campagna (Giovani Imprenditori), che "l'idea dell'Università sotto casa non sia più sostenibile". Qualità, dunque, ma è "fondamentale - dice Insolera (Federmanager) - che il territorio possa avere il suo bacino di qualità". Quindi, rivolto, a Petrocelli e Andria, chiede di sapere se il sistema della formazione superiore a Taranto ha le potenzialità per garantire e gestire nel tempo risorse di alta qualità, rapporti con le aziende, il follow up della propria attività sul territorio. Da parte loro gli accademici ricordano che la loro mission è ricerca e formazione, che l'Università insegna metodo critico, capacità di dare soluzioni a problemi complessi, che in Italia ciò che manca è caso mai un livello intermedio di alta professionalità, ed ancora che una certa domanda di formazione specifica viene già garantita attraverso i master o altre occasioni di formazione. "Delusioni? E di chi? Noi non siamo per niente delusi" dice Andria. "Come si fa a dire delusione?" incalza Petrocelli . Ma è Taranto il cuore del problema. Amalfitano ripercorre le tappe che portarono, nell'ambito di quelli che all'epoca erano i piani quadriennali, alle scelte di indirizzi in ambito ambientale, biologico, ingegneristico, nonché all'ulteriore scelta della gemmazione da Bari. Poi - racconta non senza ribadire la sua contrarietà, cosa per la quale venne accusato, ad una Università di Taranto - "venne la possibilità per i rettori di creare altri corsi di laurea e a Taranto, presi dalla voglia di espansionismo e di una Università autonoma, perdemmo la specificità e allargammo l'offerta formativa". Da cosa ripartire oggi? Per Amalfitano sicuramente dalla recente intesa di federazione lanciata dall'Ateneo barese, nonché, in sostituzione del Cuj, da una fondazione di tipo comunitario. Annuncia, quindi, di volersi spendere su un'ulteriore idea in grado "di raccordare internazionalità e agevolare il percorso formativo". L'appello finale è di Petrocelli. Alla politica, però. "Che non divida - dice - quello che noi stiamo cercando di unire".


                            Si mette in cantiere il nuovo accordo di programma
                            L'università promuove un incontro per giovedì

                            Patto per le azioni di sostegno e sviluppo del Polo universitario jonico. Con questo obiettivo l'Ateneo di Bari ha organizzato per giovedì 11 novembre un incontro a Taranto con i partner istituzionali locali per avviare il confronto sul nuovo accordo di programma alla scadenza, ormai ampiamente avvenuta, del vecchio accordo triennale. "E' necessario definire nuove strategie per venire incontro alle esigenze degli studenti e del territorio jonico attraverso un rinnovato impegno che si traduca in un nuovo Patto per sostenere lo sviluppo" si legge nella nota che ricorda come la presenza dell'Università in terra jonica sia stata resa possibile "grazie ai vari accordi di programma" stipulati negli scorsi trienni (2002-2004; 2005-2007; 2008-2010). Attraverso questi accordi, gli enti (Provincia, Comune, Asl, Camera di Commercio, Marina Militare, Consorzio Universitario Jonico e Arpa) si sono impegnati congiuntamente con investimenti in risorse finanziarie, logisticostrutturale e risorse umane".

                            articoli di Maria Rosaria Gigante
                            pubblicati su La Gazzetta del Mezzogiorno di martedì 9 Novembre 2010

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                              Ferraris ancora senza le 6 aule

                              "La Provincia ci ha illusi: Ferraris ancora senza le 6 aule"

                              Tutte le iniziative cadute nel vuoto comprese quelle più eclatanti come le lezioni all'aperto in piazza Immacolata in agosto. Ma dopo mesi di proteste, soluzioni tentate, discussioni, mediazioni, decisioni prese e poi sospese, lavori avviati e chi più ne ha più ne metta, il liceo scientifico Ferraris è ancora senza le sei aule di cui avrebbe bisogno. Ed ora i genitori sono in stato di agitazione "pronti anche ad assumere tutte le iniziative opportune alla gravità della situazione", scrive in qualità di responsabile del Comitato, Beatrice Armienti.
                              La questione ha inizio in estate quando, in base alla necessità di sei nuove aule, si lavora sull'ipotesi di recuperare gli spazi necessari nel vicino plesso Santa Teresa, utilizzato però dall'istituto Maria Pia. Si cerca un accordo, ma il risultato della protesta a distanza di mesi lascia intuire che l'ipotesi non ha funzionato.
                              La precaria situazione logistica in cui si trovano a fare lezione alcune classi del Ferraris si ripercuote ormai negativamente sulla qualità degli apprendimenti dei ragazzi "costretti a sopportare uno stato di disagio che mette in pericolo, se continuerà sino alla fine dell'anno in corso, gli stessi risultati dello scrutinio finale", lamentano i genitori. Secondo i quali gli impegni assunti dalla Provincia non sono stati mantenuti. "Tutti i colloqui interlocutori avuti con gli assessori della Provincia si sono rivelati inutili perchè hanno prodotto soltanto dilazioni in termini di tempo e non assunzioni di responsabilità precise - denuncia il Comitato dei genitori -. Anche la soluzione adottata nel mese di ottobre e fatta pervenire come ultimatum al Ferraris in ordine all'assegnazione di 4 + 2 classi nel plesso di Santa Teresa, non si è concretizzata a fronte delle resistenze che improvvisamente e inopinatamente sono sorte in forma di ostacoli insormontabili". Ed ancora, per i genitori "non è più possibile procrastinare il problema con soluzioni più o meno pasticciate (altra sede lontana da quelle al presente in utilizzo), o con ipotesi utopistiche rivolte al futuro". "Le decisioni rispetto all'assegnazione delle aule non possono essere demandate ad altri se non alla Provincia", incalzano i genitori. Né "può essere inserita, a livello di alibi, la contrapposizione tra scuole e dirigenti scolastici".
                              Intanto, l'assessore provinciale alla Pubblica istruzione, Emanuele Fisicaro, a cui è subentrato per l'esecuzione degli interventi a Santa Teresa l'assessore ai Lavori pubblici, Costanzo Carrieri, ribadisce la sua posizione: "La Provincia - dice - ha adempiuto a quanto di sua competenza".

                              articolo di Maria Rosaria Gigante
                              pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di giovedì 11 Novembre 2010

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                                Gelmini nomina Silvestri per vigilare sui conti dell'Ateneo

                                Un massafrese per l'Università
                                Gelmini nomina Silvestri per vigilare sui conti dell'Ateneo in rosso per 52 milioni di euro

                                E' di Massafra il garante inviato dal ministro dell'Istruzione, Maristella Gelmini, per vigilare sui conti in rosso (52 milioni di euro) dell'Università di Bari. La nomina di Giuseppe Silvestri, 70 anni, è stata ratificata nei giorni scorsi dal consiglio di amministrazione dell'Ateneo barese dopo una serie di consultazioni tra il rettore Corrado Petrocelli e il dicastero di viale Trastevere. Sarebbe questa la soluzione per cominciare un percorso che sembrava interrotto ormai da diverso tempo. La scelta sarebbe ricaduta su Silvestri per una serie di ragioni: prima di tutto perchè è un uomo con molta esperienza (ha lavorato per anni al fianco di Letizia Moratti e, ora, con la Gelmini) ma soprattutto perchè è legato al territorio e gode di gradimento bipartisan; secondo, perchè Silvestri che è nel gabinetto del ministro conosce alla perfezione la situazione dell'Università di Bari e di altre realtà pugliesi; terzo, perchè in quanto uomo di fiducia del ministro, rappresenta una sorta di garante e di cerniera tra il ministero e la stessa Università sulle quali aleggiava lo spettro del commissariamento. Il percorso per arrivare alla nomina del nuovo revisore, sarebbe stato in qualche modo sollecitato dallo stesso rettore Petrocelli alle prese con un deficit da capogiro, figlio di un passato non troppo lontano, per il quale è stato costretto a ricorrere a una cura dimagrante con tagli di costi e aumenti di tasse. Silvestri, insomma, non rappresenta affatto un "commissario" ma, al contrario, il giusto punto di equilibrio, una sorta di fideiussore per l'apertura di una linea di credito da Roma. Le notizie economiche di questi anni, relative a una politica di assunzioni troppo "facili" nell'Ateneo sconvolto dalle vicende di Parentopoli, ha determinato infatti una serie di riserve nei confronti dell'istituzione barese considerata una idrovora, con conseguenti "chiusure" di ogni tipo per questioni di carattere economico. Poichè Petrocelli ha avviato un sano percorso di risanamento dei conti dell'Ateneo, non è da escludere che sia stato proprio lui a sollecitare al ministero la nomina di una persona competente e, al tempo stesso, che godesse di piena fiducia ministeriale per poter avviare scelte condivise. A giorni Silvestri si insedierà nel cda e inizierà a lavorare soprattutto con la diplomazia per riaccreditare l'Università e concederle un "fido" istituzionale. In questo periodo di tagli e riduzioni a livello centrale, sarà davvero difficile riconquistare posizione. Silvestri, comunque, conserverà il suoi incarico al ministero.

                                articolo pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di giovedì 11 Novembre 2010

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