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Rassegna Stampa 2010

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    Riferimento: Dopo i tagli, parola agli universitari tarantini

    Originariamente inviato da Plautus Visualizza il messaggio
    Lauree soppresse che suicidio!
    Dopo i tagli, parola agli universitari tarantini

    «A dire il vero - dice Luigi, al secondo anno di Giurisprudenza - non mi sembra una cattiva idea la chiusura di Maricoltura e di Scienze della moda. Sono due corsi di laurea poco frequentati per cui non vale la pena di continuare a disperdere risorse che invece si possono destinare ad altre discipline sicuramente più ambite».
    ma chi è questo Luigi?? ma si rende conto di quello che dice?? Lettere ha più di 200 iscritti all'anno, qualcosa di meno Maricoltura! non penso siano così poco frequentati!

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      Stefàno: «Disposti a sacrificarci per non perdere lauree»

      UNIVERSITÀ: IL SINDACO STEFÀNO ANNUNCIA CHE CHIEDERÀ UN INCONTRO AL RETTORE DI BARI, PETROCELLI
      «Disposti a sacrificarci per non perdere lauree»

      • «E’ mia intenzione incontrare il rettore Corrado Petrocelli per capire cosa il Comune può fare. Anche quando il Comune era in dissesto, noi abbiamo investito sull’Università impegnando anche soldi che non avevamo pur di essere all’avanguardia. Ora siamo disposti a sacrificarci ancora pur di continuare a garantire ai nostri giovani un’offerta formativa che già avevamo». E’ il sindaco di Taranto, Ezio Stefàno, a prendere posizione in tema di tagli all’Università. Nei giorni scorsi l’Ateneo barese ha deliberato la propria offerta formativa stabilendo che, in attuazione dei nuovi e più restrittivi parametri posti dal ministero in termini di requisiti minimi per poter continuare a tenere in piedi sedi decentrate come quella di Taranto appunto, i corsi su Taranto dovessero subire un ridimensionamento. A «pagare» sono stati i corsi di laurea in Lettere, Scienze e tecnologie della moda, Maricoltura. Per quest’ultimo corso è da precisare che il preside di Veterinaria, Bonavoglia, ha chiarito che si tratta di uno stop tecnico di un anno. Si tratta, in ogni caso, di una ulteriore perdita per Taranto che si era già vista «decurtare» negli anni passati alcune lauree dell’area sanitaria e che ha corso il rischio di perdere quest’anno anche i corsi di Infermieristica e Tecnici della prevenzione che la facoltà di Medicina aveva previsto in una certa fase di trasferire su altri poli didattici. Rischio poi fortunatamente scongiurato. Ma non è detta l’ultima parola. L’Ateneo deve rendere nota ufficialmente l’offerta formativa per il prossimo anno accademico una volta che il ministero avrà approvato la proposta deliberata. Non sembrano esserci, però, spazi alcuni di manovra o per rivedere la decisione. Ci sperano, tuttavia, gli enti locali. Il sindaco ribadisce la sua volontà di cercare un dialogo col rettore Petrocelli. E anticipa una disponibilità anche ad ulteriori sacrifici economici pur di «salvare» un pezzo di Università che si perde. E ci spera anche il Comitato per la qualità della vita che ieri sera ha organizzato in piazza della Vittoria un incontro con la cittadinanza all’insegna dell’appello «Svegliati Taranto» con l’obiettivo preciso di chiedere al rettore Petrocelli di rivedere la delibera del Senato accademico. L’Ateneo barese, dal canto suo, non manca di investire su Taranto - come ha deliberato nella seduta del consiglio di amministrazione del 25 maggio scorso - per effettuare lavori straordinari presso la facoltà di Economia, attrezzarsi di laboratori e strutture presso la facoltà di Scienze, garantire la vigilanza nelle proprie sedi.

      articolo di Maria Rosaria Gigante
      pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di domenica 20 Giugno 2010

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        Esami Maturità 2010

        Oggi c’è italiano
        via l’ultima notte prima degli esami

        • Count-down esaurito dopo una notte probabilmente insonne per i più. L’edizione 2010 degli esami di Stato comincia con un (finto?) giallo: una copia delle presunte tracce mandate on line su un sito studentesco ieri nelle ultime ore, il ministero della Pubblica istruzione che smentisce ogni cosa e dice «si tratta di invenzioni che si ripetono identiche ogni anno, prive di qualsiasi fondamento. L’ipotesi che il Miur stia cambiando le tracce in corsa è addirittura ridicola poiché i testi sono stati già imbustati e regolarmente sigillati». Il sito studentesco che insiste: «Non ce la faranno a cambiare le tracce, date una ripassata su questi argomenti». Una variante, insomma, ancor più agguerrita, del toto-tema di ogni anno.
        Sono 6183 gli studenti, tra interni e privatisti,alle prese da oggi negli istituti superiori (statali e paritari) della provincia con la prova di italiano agli esami di Stato. Tanti erano per lo meno gli alunni frequentanti l’ultimo anno, per cui coloro arrivati a svolgere le prove potrebbero essere un bel pò di meno. Se i dati campione e le proiezioni del ministero dovessero coincidere perfettamente con quelli locali, gli studenti non ammessi agli esami sarebbero il 5,7%, l’anno scorso furono il 4,8%, l’anno precedente ancora il 4,3% e nel 2006-7 il 3,9%. Come si vede, dunque, un trend in crescendo che preoccupa sempre più. A determinare quest’anno l’ulteriore impennata nel numero di studenti non ammessi sicuramente la necessità che gli studenti avessero riportato in ogni materia la sufficienza. Non era più sufficiente, dunque, una media del 6. Insomma, una scuola più rigida e che potrebbe esserlo anche di più in futuro. Il ministro Maria Stella Gelmini ha infatti annunciato che la terza prova sarà nazionale come per la prova Invalsi per gli esami di Stato di terza media.
        Per il resto tutto come da copione. Ieri si sono insediate le commissioni dove ci sono state le solite rinunce, non un fenomeno impossibile da gestire con le relative sostituzioni molte delle quali già effettuate. A Taranto sono 154 i presidenti di commissione nominati dal ministero dell'Istruzione per altrettante commissioni.
        L’esercito di studenti è quest’anno equamente distribuito tra istruzione liceale e istruzione tecnica. Nei licei, infatti - si parla di licei classici, scientifici, magistrale, linguistici -, gli alunni alle prese con gli esami di Stato sono 2348 (di cui 2268 nelle scuole statali, 80 nelle non statali). I privatisti sono 35. Istruzione tecnica: gli alunni interni sono 2330, di cui 1933 nelle scuole statali, 397 nelle scuole non statali. Ben 198 sono, invece, i privatisti.
        Istruzione professionale: gli alunni interni sono 980, di cui 969 nelle scuole statali e 11 nelle non statali. Ottanta sono, invece, i privatisti.
        Istruzione artistica: gli interni sono 209 (tutti in scuole statali) e 3 i privatisti.

        articolo di Maria Rosaria Gigante
        pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di martedì 22 Giugno 2010

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          Fisicaro: la riforma della scuola privilegia solo il risparmio della spesa

          Fisicaro: la riforma della scuola privilegia solo il risparmio della spesa

          • «Le novità che hanno visto impegnato il mio assessorato insieme al dirigente del Settore Istruzione della Provincia, agli esponenti delle istituzioni regionali, oltre che ai dirigenti scolastici, sono state la razionalizzazione della rete scolastica e gli effetti della riforma Gelmini». Lo dice Emanuele Fisicaro, vice presidente della Provincia nel suo messaggio di saluto agli studenti e ai docenti alla vigilia della maturità. La riforma, sottolinea Fisicaro, «nelle valide intenzioni di attuare processi di riorganizzazione della scuola, ponendo un freno all’eccessiva polverizzazione degli indirizzi di studio, sembra tuttavia aver applicato criteri e parametri improntati ad una logica economica e di risparmio di spesa, piuttosto che all’ottimizzazione dei processi didattici ed educativi. L’altra grande emergenza del mondo della scuola - conclude Fisicaro - è costituita dall’edilizia scolastica che pone urgenze a cui è molto difficile dare risposte a causa dell’ingente fabbisogno monetario necessario da un lato e dei tagli dei fondi dall’altro».

          articolo pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di martedì 22 Giugno 2010

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            «Blocchiamo il taglio delle lauree»

            PARTE LA MOBILITAZIONE: OGGI INCONTRO CON FLORIDO E IL COMITATO QUALITÀ DELLA VITA CHIEDE CHE SI FACCIANO I CONSIGLI MONOTEMATICI DI COMUNE E PROVINCIA
            «Blocchiamo il taglio delle lauree»
            Cervellera: un incontro tra il rettore di Bari, i presidi delle facoltà interessate e la Regione


            • Una riunione urgente con il rettore dell’Università di Bari ed i presidi delle facoltà di Lettere, Medicina veterinaria e Scienze della formazione i cui corsi di laurea presenti a Taranto sono stati cancellati dal prossimo anno accademico (qualcuno con una sospensione annuale come nel caso di Maricoltura, che fa capo alla facoltà di Veterinaria).
            E’ il consigliere regionale Alfredo Cervellera (Sel), vice sindaco di Taranto sino a qualche mese fa, a chiedere all’assessore regionale alla Pubblica istruzione e Università, Alba Sasso, di sollecitare un incontro con i vertici dell’Ateneo. Si corre ai ripari dunque per cercare di arginare il taglio che verrà dal prossimo anno accademico. Una richiesta - spiega Cervellera - che «scaturisce dal fatto che tale decisione è stata assunta dal Senato Accademico in modo unilaterale, cioè senza il necessario coinvolgimento degli enti locali e degli studenti jonici». Intanto, dopo il sit-in di sabato sera in piazza della Vittoria - iniziativa il cui bilancio parla di un clima di profonda sfiducia -, il direttivo del Comitato per la Qualità della Vita chiede la convocazione dei Consigli provinciale e comunale e un confronto con Regione e ministero. Quest’oggi, però, è fissato un primo incontro con il presidente della Provincia, Florido, mentre una richiesta di incontro è stata inviata al prefetto Pagano.
            Nella sua lettera il consigliere Cervellera sintetizza così le questioni: «So bene - dice - quanta distruttiva sia la riforma imposta dal ministro della Pubblica istruzione, Gelmini, ma non si possono richiedere alla Regione Puglia e al territorio, tramite gli enti locali, risorse economiche, personale e sedi universitarie per mantenere il decentramento delle sedi da Bari, con la speranza mai sopita di avviare la nascita dell’Università autonoma di Taranto, e poi decidere autonomamente di cancellare questi sedi senza avere un minimo di confronto». Cervellera riepiloga gli sforzi degli enti locali pur di garantire l’Università a Taranto, esprimendo poi il proprio timore che il provvedimento indicato come provvisorio di chiusura tecnica di Maricoltura si trasformi, come spesso accade in Italia, in definitivo. Timori sono quindi espressi relativamente a voci di ulteriori tagli che potrebbero essere varati ad ottobre «sempre a seguito della scure della Gelmini decisa a trasferire sempre meno risorse agli atenei italiani e pugliesi». Confidando nella sensibilità sempre manifestata dal rettore Petrocelli per un confronto sereno su tali questioni, Cervellera rammenta anche all’assessore Sasso come «la Regione Puglia, in controtendenza con il Governo Berlusconi, con i suoi finanziamenti integrativi abbia attutito il colpo ricevuto dall’Università di Bari, per cui ha tutti i titoli per rivendicare una discussione alla luce del sole sulle sorti del decentramento universitario delle sedi a Taranto».
            Secondo il Comitato per la Qualità della Vita, «Il rischio vero è lo smantellamento dell'intero insediamento universitario dal momento che i tagli governativi non consentiranno più agli enti locali di stanziare risorse per cui forse resta solo un impegno della Regione e l'immediata nascita della Fondazione».

            articolo di Maria Rosaria Gigante
            pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di martedì 22 Giugno 2010

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              Università: Stefano incontra Petrocelli

              IL CONFRONTO: STEFÀNO AFFRONTA CON PETROCELLI L’ANNUNCIATO TAGLIO DI TRE CORSI DI LAUREA
              «Non voglio doppioni dell’Università ma il territorio va valorizzato»
              Il sindaco incontra il rettore di Bari: il Comune ha già fatto molto

              • «Posso dire con grande convinzione d’aver trovato attenzione da parte del rettore e dei presidi per l’università di Taranto. Naturalmente siamo tutti convinti che creare doppioni non serve a nessuno, tanto meno agli studenti. Bisogna, invece, puntare alla specificità di quello che si fa, alla specializzazione ed alla valorizzazione delle vocazioni del territorio». Dopo la definizione dell’offerta formativa per il prossimo anno accademico che taglia su Taranto tre corsi di laurea - Maricoltura, Lettere e Scienze e tecnologie della moda -, il sindaco Ezio Stefàno ha incontrato ieri mattina i vertici dell’Ateneo barese.
              Sindaco, cosa ha detto al rettore?
              «Innanzi tutto che il Comune ha fatto più di quello che era previsto nel tentativo di far rimanere i giovani nella nostra città. Abbiamo stabilito di lavorare per la definizione entro ottobre di progetti concreti di valorizzazione per Taranto. Pensiamo, ad esempio, a borse di studio che non servano solo a parcheggiare un ricercatore per un anno, ma che portino risultati, che abbiano ricadute per il nostro futuro nella direzione, ad esempio, della maricoltura, della pescicoltura, della tutela dell’ambiente, delle prevenzione delle malattie. Noi dobbiamo fare in modo di trasformare ciò che è una grande sofferenza in grande opportunità. Abbiamo peraltro una occasione storica…»
              A cosa si riferisce?
              «C’è questa donazione al 50% al Comune ed al 50% alla Provincia da parte della famiglia Mastrocinque di un palazzo in via Pitagora. Si tratta di un budget consistente che potrà essere utilizzato per borse di studio che serviranno a dare risposte vere per la specializzazione dei nostri giovani. Insomma, le borse di studio devono essere finalizzate a creare lavoro ed opportunità di crescita».
              Nessun recupero, però, quanto meno per un corso, Maricoltura, che pure attiene alle vocazioni del territorio...
              «Ma il fermo in quel caso è temporaneo, il secondo e terzo anno rimangono. Dobbiamo, anzi, sempre più valorizzare quel settore. E fare cose di grande prestigio e creare la richiesta. Si tratta di mettere in moto una macchina che cammini da sé».
              Sarà utile forse lo strumento della Fondazione, ma come «liberarsi» del Consorzio? Chi lo fà?
              «Se si tratta di fare un passo indietro, noi lo facciamo. Affronteremo il problema, l’importante è raggiungere il traguardo, far funzionare le cose».

              articolo di Maria Rosaria Gigante
              pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di mercoledì 23 Giugno 2010

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                Palazzo degli Uffici: cantiere bloccato

                Palazzo degli Uffici: mutuo e progetto fanno slittare i lavori

                • Palazzo degli Uffici, spuntano nuovi ostacoli nella corsa alla ristrutturazione. A sei mesi dalla conferenza stampa (24 dicembre) che in pompa magna presentò l’accordo raggiunto con la Si.el. per far ripartire il cantiere, non solo i lavori non sono ripartiti ma sull’agenda non si può ancora scrivere neppure la data di ripresa dei lavori stessi. Già, ma tutto questo perché? Per quale ragione, nonostante l’intesa raggiunta, non possono ancora riprendere, dopo sei anni, gli interventi di ristrutturazione dell’immobile che ospita il liceo classico «Archita»? Inizialmente, si pensava che questo stop fosse legato al mancato, definitivo, nulla osta da parte della Sovrintendenza. Ma così, in realtà, non è. O meglio, non solo.
                I lavori non possono ripartire a causa della mancata richiesta alla Cassa Depositi e Prestiti (da parte del Comune di Taranto) della concessione del mutuo da 11 milioni di euro. Soldi, questi, necessari per coprire la quota che spetta a Palazzo di città. Ma, dal canto suo, l’Amministrazione comunale non può richiedere il mutuo alla Cassa perché non ha ancora approvato il bilancio consuntivo 2009. Non basta, infatti, come forse qualcuno pensava, aver varato il bilancio di previsione 2010. Per richiedere alla Cassa depositi e prestiti un mutuo serve il consuntivo che, per legge, in teoria, dovrebbe essere approvato entro il 30 giugno di ogni anno. Eppure, in realtà, il «sì» al consuntivo (non essendoci termini perentori) slitta quasi sempre a settembre.
                Ma non è questo l’unico problema. I lavori non possono iniziare ed il mutuo, di conseguenza, non si può richiedere se prima l’impresa aggiudicataria del progetto di finanza (la Siel, appunto) non presenta il progetto definitivo che, a sua volta, deve essere sottoposto ed avere il via libera del Comune e della Sovrintendenza. Poi, ancora, serve che ci sia il quadro economico che illustri i termini dell’intervento nell’immobile di piazza della Vittoria. Ma a quel punto, tutto sarebbe poi concluso? Sì, no. Forse.
                La triplice risposta a quest’inter rogativo non può che avere questo tono dubitativo perché deve far fronte a quel gigantesco meccanismo che va sotto il nome di burocrazia ed al fattore tempo. Già, il tempo. A stringere idealmente tra le mani le lancette dell’orologio ed a sfogliare impazientemente l’agenda sono gli amministratori della Provincia. E proprio alcuni rappresentanti della giunta Florido, in un incontro avuto l’altroieri con i colleghi di Palazzo di città, hanno dettato i tempi. Per la serie, se i lavori non iniziano entro il prossimo 30 ottobre saremo costretti a revocare la nostra disponibilità di 8.5 milioni di euro. Disponibilità garantita dalla Provincia perché, all’interno di Palazzo degli uffici, insiste il liceo Archita di cui, per legge, la competenza spetta a Palazzo del Governo.
                La giunta Florido, da tre anni, tiene bloccati 8.5 milioni di euro che ha, appunto, destinato al cofinanziamento della riqualificazione di Palazzo degli uffici ma può farlo, in base ad una delibera consiliare, sino al prossimo 30 ottobre. A meno che non intervenga un’altra delibera del Consiglio che faccia slittare questa data.


                Nella sede del liceo classico troveranno posto anche dei negozi e gallerie

                Ma quali sono i punti centrali della (pre) intesa? Allora, subito le cifre: gli enti locali (Comune e Provincia di Taranto) dovranno contribuire alla realizzazione dell’opera per circa 18 milioni di euro. La somma rimanente (15) sarà coperta dall’impresa che poi sfrutterà economicamente anche gli utili derivanti dalla gestione delle aree presenti all’interno del commerciali. Aree che avranno soprattutto una destinazione commerciale. L’accordo raggiunto ieri mattina, inoltre, prevede un... ritorno alle origini sia per la durata del contratto di gestione che per quel che riguarda l’attribuzione delle superfici da assegnare a Comune, Provincia e Siel. Per essere più chiari, infatti, si torna a quanto stabiliva l’originaria convenzione d’uso mentre vengono così respinte le modifiche che la Siel aveva successivamente chiesto per potersi sedere nuovamente al tavolo delle trattative. Ed allora, la durata del contratto ritorna ad essere pari a 36 anni e non più, quindi, a 44 così come la società concessionaria aveva richiesto mentre le superfici vengono così attribuite: 2.870 metri quadrati al Comune; 6.500 al liceo classico «Archita» (e, quindi, alla Provincia competente per legge alla manutenzione degli istituti scolastici superiori). La superficie che resta a disposizione (circa 9mila-10mila metri quadrati) sarà, invece, a disposizione della Siel. Lì, in pratica, verranno sistemate le attività commerciali e culturali anche se la stessa società concessionaria si è ieri impegnata a non aprire le porte del palazzo ad attività che siano in palese contrasto con la storia di questo prestigioso immobile.

                articoli di Fabio Venere
                pubblicati su La Gazzetta del Mezzogiorno di giovedì 24 Giugno 2010

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                  Scatta la protesta dei ricercatori e Ingegneria va in crisi

                  BLOCCATI ESAMI DI PROFITTO E SEDUTE DI LAUREA
                  Scatta la protesta dei ricercatori e Ingegneria va in crisi

                  • Università sempre più nella bufera. Protestano gli studenti del LinkUdu che hanno tenuto un’assemblea a Giurisprudenza ed ora annunciano la predisposizione di una piattaforma in cui mettono tutto: dai tagli dei finanziamenti che stanno mettendo in ginocchio l’offerta e la ricerca ai tagli dei corsi di laurea a Taranto (Lettere, Maricoltura e Scienze della moda) determinati dai nuovi più restrittivi criteri per le sedi decentrate per finire con l’aumento delle tasse sia dell’Università che del Politecnico. Protesta l’associazionismo: il Comitato per la qualità della vita chiede la disdetta dell’accordo di programma siglato tra enti locali ed Ateneo barese. E protestano i ricercatori a tempo indeterminato, categoria ad esaurimento, astenendosi dalle attività - insegnamenti affidati in supplenza non obbligatori - che non rientrano nel carico didattico istituzionale e dalle ore di assistenza che sono tenuti a fare e che già si traducono in attività didattica vera e propria. Ma soprattutto minacciano di continuare a farlo anche il prossimo anno accademico paralizzando così la didattica. Insomma, un altro colpo all’offerta formativa a Taranto che si mantiene prevalentemente grazie ai ricercatori. Ma dai tagli ai finanziamenti e alla ricerca al blocco del turn over e degli scatti di anzianità per finire all’intera riforma prevista per l’Università, è l’intero mondo accademico - dice il preside di Ingegneria II, Gregorio Andria - a provare grossi disagi. Intanto, proprio la facoltà di Ingegneria a Taranto è quella che al momento pare maggiormente coinvolta dalla protesta dei ricercatori con esami di profitto e sedute di laurea bloccate. Quindici su 22 (circa il 70%) - spiega Guido Maione che sta tenendo il coordinamento dei ricercatori tarantini - sono coloro che al momento hanno aderito alla sospensione sino al 15 luglio delle attività extra ed ora chiedono sostegno anche al Senato accademico che si riunisce proprio quest’o ggi. Tra i punti all’ordine del giorno dell’organo di governo proprio la protesta dei ricercatori e l’approvazione dell’offerta formativa per il prossimo anno accademico che prevede per la facoltà tarantina una ulteriore rimodulazione.

                  articolo di Maria Rosaria Gigante
                  pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di venerdì 25 Giugno 2010

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                    Mottola, il nuovo liceo non azzera il «conto» della vecchia sede

                    Mottola, il nuovo liceo non azzera il «conto» della vecchia sede

                    • MOTTOLA . Fino al 29 ottobre dell’anno scorso il liceo scientifico «Einstein» di Mottola è stato ubicato in una palazzina in via De Gasperi per oltre 15 anni. Una struttura di due piani di proprietà privata, il cui fitto pagato dall’Amministrazione provinciale è 120mila euro all’anno. Dal 30 ottobre sono stati aperti i cancelli del nuovo plesso realizzato dalla Provincia, ritenuto fra le scuole più belle realizzate negli ultimi anni in tutto il Sud. Ci sono voluti otto anni prima di vedere il nuovo liceo i cui lavori sono cominciati nel 2006. Anni nei quali la Provincia ha pagato sia gli interessi sul mutuo da 2 miliardi e mezzo sia il fitto al proprietario della palazzina. In tutto questo tempo gli studenti hanno fruito di una palazzina che col tempo è divenuta una struttura indecente per lo stato in cui è stata ridotta. Per tali motivi il proprietario, all’atto del verbale di consegna, o meglio di restituzione da parte degli organi tecnici della Provincia, ha preteso un risarcimento di circa 220mila euro per i danni quantificati. Una somma che in tanti ritengono eccessiva, tenuto conto che, stando alle indiscrezioni, pare che la consegna sia stata effettuata in pieno accordo, pattuendo la liquidazione di una somma quale mancato preavviso per il rilascio dell’immobile. La struttura quando venne concessa dal proprietario all’Amministrazione provinciale era nuova ed ultimata da giorni. Oggi è in uno stato molto precario e indecente, con i muretti dei balconi rotti, muri scalcinati, pilastri con l’anima in ferro in bell’evidenza. Secondo l’assessore provinciale, Franco Gentile, se tutto ciò fosse vero bisognerebbe valutare molti aspetti, pur ritenendo la quantificazione dell’indennizzo un pò eccessiva.
                    Una situazione definitiva incresciosa dallo stesso Gentile in particolare perché i dirigenti scolastici sono abituati a considerare le istituzioni «come una mucca da mungere a cui bisogna rivolgersi soltanto quando c’è bisogno di risolvere i problemi strutturali». Per questo l’assessore Gentile invita i dirigenti scolastici ad avere più riguardo effettuando maggiori controlli sulla tenuta delle strutture scolastiche. Di identica opinione è il sindaco Giovanni Quero che però ha parlato in maniera generale, senza voler entrare nel merito della vicenda. «E’ un problema, quello della manutenzione, che si amplifica con l’aumento dell’età scolastica degli alunni. I bambini - dice Quero - non creano problemi a differenza dei ragazzi delle scuole medie e superiori. Sull’indennizzo al proprietario dell’immobile dell’ex liceo, il privato dice che si tratta di una conseguenza dello scarso controllo da parte dei dirigenti scolastici sul comportamento degli studenti. In particolare penso che bisognerebbe anche responsabilizzare maggiormente il personale non docente».


                    articolo di Francesco Francavilla
                    pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di domenica 27 Giugno 2010

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                      Fitti in nero agli studenti universitari

                      IL SEGRETARIO PROVINCIALE DEL SUNIA: MILLE POSTI LETTO FITTATI. TUTTI IN «NERO»
                      «Per gli studenti universitari la legge è sempre violata»

                      • «Sì, c’è una fortissima evasione nel settore delle locazioni immobiliari ma vi invito a non guardare solo alla mancate registrazione dei contratti ma, più in generale, alle 12.933 case sfitte che insistono a Taranto. Ecco, tra queste, ci saranno pure 2-3mila ruderi ma negli altri 9mila appartamenti penso che si nasconda molta evasione». Ad esprimersi in questi termini è Francesco Tomaselli, segretario provinciale del Sunia (sindacato nazionale inquilini assegnatari).
                      Tomaselli, a Taranto, il cartello «fittasi» è dipinto dal... nero dei contratti non registrati. Può fare qualche esempio per illustrare meglio questo fenomeno?
                      «Lo scorso anno, sottoscrivemmo un accordo con il Comune di Taranto e, in particolare, con l’ufficio Diritto allo studio relativamente alle case date in fitto agli studenti fuori sede. Ecco, a Taranto, abbiamo circa mille studenti provenienti da Calabria, Basilicata e da altri comuni pugliesi. Quell’accordo cercava di regolamentare un mercato che penalizza troppo i giovani e le loro famiglie. Sa quanti contratti sono stati registrati per i fuori sede? Nessuno. Se poi, si considera che qui per un posto letto si pagano 250 euro ed a Milano 350 allora si comprende bene il volume degli introiti di questo segmento del mercato immobiliare».
                      Cosa pensa della proposta di istituire la «cedolare secca»?
                      «Sono favorevole ma purché ci si riferisca ai contratti concordati e non a quelli del canone libero».
                      Perché c’è, secondo lei, così tanto di evasione ?
                      «È un problema culturale. Una larga fetta di proprietari non registra i contratti di locazione proprio perché vuole scavalcare le leggi. Basti pensare che i contratti concordati sono ancora troppo pochi».
                      Cosa servirebbe?
                      «Bisognerebbe aumentare l’offerta abitativa e poi intensificare l’azione di controllo da parte dell’Agenzia delle Entrate che può consultare i dati dell’Agenzia del Territorio».
                      A Taranto, l’emergenza casa resta gravissima. Come la sta affrontando il Comune?
                      «Con strumenti non appropriati e poco incisivi. Bisognerebbe sfruttare maggiormente il sostegno che la Regione Puglia, attraverso l’assessore all’Urbanistica, Angela Barbanente, ci offre per uscire da quest’emergenza che, a me pare, un pò sottovalutata dall’opinione pubblica».

                      articolo di Fabio Venere
                      pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di domenica 4 Luglio 2010

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                        Provincia: 3 milioni di euro per lavori nelle scuole

                        Provincia, 3 milioni di euro per lavori nelle scuole
                        L’assessore Carrieri: abbiamo ereditato una situazione difficile

                        • Scuole come cantieri nelle prossime settimane. Boccata d’ossigeno per alcune delle questioni più difficili in tema di edilizia scolastica delle scuole superiori. E’ la Provincia di Taranto a mettere in campo un complessivo piano di interventi - lavori ed opere già appaltati - per una spesa complessiva di 2.138.000 euro. A cui ci sono da aggiungere altri interventi nell’ambito del «Piano straordinario finalizzato alla messa in sicurezza e alla prevenzione e riduzione del rischio connesso alla vulnerabilità degli elementi, anche non strutturali, degli edifici scolastici». Interventi, questi ultimi, approvati dal Cipe il 13 maggio scorso e che attendono la pubblicazione sul bollettino ufficiale, nonché la conseguente stipula delle convenzioni per poter partire con le progettazioni. Un altro pacchetto pari a 780.000 euro di interventi che porta complessivamente, con il primo piano di lavori, a circa 3 milioni di euro l’impegno della Provincia nel campo dell’edilizia scolastica. Il tutto a dimostrazione - dice l’assessore provinciale ai Lavori pubblici, Costanzo Carrieri - di quanto l’ente locale ponga al centro della sua azione di governo la scuola, i giovani, il loro futuro. Non solo. La Provincia sostiene la battaglia, che è anche dell’Upi, per un «Piano straordinario per l’ammodernamento e la messa in sicurezza delle infrastrutture scolastiche».
                        Le richieste: un piano straordinario per la messa in sicurezza delle infrastrutture scolastiche con uno stanziamento di 1 miliardo di euro all’anno per i prossimi tre anni; l’esclusione degli interventi sull’edilizia scolastica dai vincoli del patto di stabilità sia in termini di competenza che di cassa e, per accelerare i tempi di esecuzione delle opere, l’affidamento ai sindaci e ai presidenti di provincia poteri straordinari. Richieste che prendono le mosse dalla considerazione delle difficoltà ricadute sulle Province con la legge 23 del ’96 (che affidava loro le competenze in materia di istituti superiori) proprio mentre tra gli anni ’70 e ’90 le scuole conoscevano una grande espansione e di contro si assottigliavano le risorse destinate proprio all’edilizia scolastica. Tutto questo ha determinato situazioni sempre più precarie. Eppure, nonostante queste difficoltà, rammenta Carrieri, la Provincia ha sempre investito sull’edilizia scolastica come ora continua a fare.

                        Questi, intanto, i lavori che partono a breve nell’ambito del primo piano: manutenzione su tutte le scuole per 335 mila euro, al Vittorino (100 mila), al Majorana di Martina (1 milione), sugli impianti elettrici di tutte le scuole (100 mila), sugli impianti elettrici delle officine dell’Archimede (80 mila), sui solai interni dell’Aristosseno (200 mila), al Mediterraneo di Maruggio (150 mila), sulle facciate del Battaglini (20 mila), sugli infissi del Cabrini (53 mila).

                        Nel piano straordinario per la sicurezza, previsti, invece, lavori all’Archimede (250 mila), Maria Pia (20 mila), De Santis di Manduria (120 mila), Da Vinci di Martina (50 mila), Motolese di Martina (130 mila), Tito Livio di Martina (120.000 euro), Mediterraneo di Maruggio (90 mila).

                        Un capitolo a parte, invece, riguarda l’immobile ex Frisini per il quale, risolta una controversia legale che lo riguardava, sono disponibili 1.200.000 euro. Ma, trattandosi di un immobile in muratura, occorrerebbero risorse ben più impegnative sul modello di quanto disposto per il liceo Archita. «Prima di avventurarci in questa storia - dice Carrieri - vogliamo riflettere».

                        articolo di Maria Rosaria Gigante
                        pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di giovedì 8 Luglio 2010

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                          Riferimento: Rassegna Stampa 2010

                          Un errore cancella un altro corso di laurea
                          Università, temuto il trasferimento di tecnico della prevenzione ma poi l’Ateneo ha chiarito

                          • Ufficializzata ieri sul proprio sito web l’offerta formativa dell’Università di Bari anche su Taranto. E’ confermata la cancellazione di tre corsi di laurea rispetto allo scorso anno accademico, ma per qualche ora si è temuto che ci fosse stato un ulteriore scippo. Il nuovo «scippo» avrebbe riguardato il corso di laurea dell’area sanitaria in «Tecniche della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro», che risultava essere stato trasferito a Brindisi. Memori del rischio trasferimento per i corsi sanitari rimasti a Taranto, rischio sventato solo qualche settimana fa, si è davvero temuto il peggio. E qualcuno ha parlato di un vero e proprio giallo. Poi, tra qualche ulteriore imbarazzo accademico e le conferme di un impegno che invece continua, quello che era apparso uno «scippo» si è trasformato in un errore, a cui appunto già nella mattinata di ieri l’Ateneo ha messo riparo, «riportando» il corso nella sua sede naturale, Taranto. Nel suo complesso, tuttavia, per effetto dei vincoli imposti dalle ultime norme in tema di requisiti necessari più restrittivi del passato e necessari per mantere in piedi le sedi decentrate, l’offerta formativa dell’ateneo barese è andata anno dopo anno impoverendosi sempre più.
                          Cosa ci sarà il prossimo anno? Ci saranno, intanto, le tre facoltà di Economia, Giurisprudenza e Scienze matematiche, fisiche e naturali.
                          Ad Economia ci sarà la laurea triennale in Economia e amministrazione delle aziende, nonché la laurea magistrale in Strategie d’impresa e management.
                          A Giurisprudenza le lauree triennali in Operatore dei servizi giuridici, nonché in Scienza e gestione delle attività marittime (corso interfacoltà con Scienze), ed ancora la laurea magistrale a ciclo unico in Giurisprudenza.
                          A Scienze le lauree triennali in Informatica e comunicazione digitale, Scienze ambientali e Scienza e gestione attività marittime (con Giurisprudenza).
                          Dipendenti dalla facoltà di Medicina di Bari, invece, ci sono Infermieristica e Tecniche della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro.
                          Dipendenti dalla facoltà di Scienze della formazione, ci saranno i corsi delle lauree triennali in Scienze della comunicazione nelle organizzazione e Scienze dell’educazione e dell’animazione socio-culturale.
                          Infine, dipendente dalla facoltà di Lettere e Filosofia di Bari, ci sarà la laurea triennale in Scienze dei beni culturali per il Turismo.
                          Che cosa è stato tagliato rispetto allo scorso anno? Scienze della Maricoltura, Acquacoltura e igiene dei prodotti ittici, afferente la facoltà di Medicina Veterinaria, nonché Lettere (afferente l’omonima facoltà) e Scienze della moda (afferente la facoltà di Scienze della formazione), la specialistica in Scienze ambientali. Una cancellazione - in particolare quella di Maricoltura - che, è stato più volte spiegato dai vertici accademici, è solo una «pausa tecnica» di un anno, il tempo necessario a consentire e organizzare al meglio il corso di laurea ai sensi delle nuove disposizioni governative. Viene, comunque, sempre garantita per gli studenti già iscritti agli anni successivi dei corsi di laurea per ora cancellati la prosecuzione degli studi fino al conseguimento del titolo.
                          Intanto, la situazione generale del sistema formativo nel territorio ionico, tra riforme e ridefinizione dell’offerta, tra tagli unilaterali operati per il 2010-2011 su Taranto dall’Università di Bari e prossima riforma dell’Università, tra riorganizzazione della formazione professionale e opportunità reali di lavoro per i giovani nel nostro territorio, sarà oggetto di una conferenza stampa convocata per domani dal segretario della Cisl, Daniela Fumarola, e dal presidente del Comitato per la qualità della Vita, Carmine Carlucci, che annunceranno un forum programmato per lunedì 12 luglio sul tema «Scuola, Università, Mercato: domande e offerta di istruzione e di formazione». All’iniziativa prenderà parte la Provincia di Taranto. Intanto, ieri, proprio il presidente del Comitato, Carlucci, nel commentare l’errore poi cancellato dall’Ateneo, ha annunciato che «questo incidente di percorso non potrà non essere oggetto di riflessione» negli eventi in calendario nei prossimi giorni.

                          articolo di Maria Rosaria Gigante
                          pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di giovedì 8 Luglio 2010

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                            Convenzione quadro tra Ilva e Politecnico di Bari

                            Politecnico e Ilva alleati per una fabbrica «ecosostenibile»

                            • Colmati, con la convenzione quadro stipulata ieri tra Ilva e Politecnico di Bari (seconda Facoltà di Ingegneria di Taranto), qualche anno di ritardo e la mancanza di collaborazione tra la più grossa realtà industriale pugliese - nel frattempo impegnata con l’Università del Salento, altre facoltà di Ingegneria italiane, nonché con istituti universitari europei - e un Politecnico, quello di Bari appunto, che vanta laboratori di ricerca all’avanguardia a livello internazionale e, proprio in campo siderurgico, collaborazioni con la Cina. E’ una convenzione che non poteva non trovare nei temi ambientali, strategici sul territorio, un punto di particolare sinergia.
                            «Poniamo il raggiungimento delle migliori condizioni di ecosostenibilità al primo posto della nostra politica aziendale. E’ ovvio che parte della ricerca coinvolgerà proprio questo aspetto al fine di raggiungere livelli sempre più ecocompatibili tra processo produttivo e contesto sociale. E’ un percorso estremamente delicato perché noi ambiamo a definire le migliori tecnologie e, questo, si può raggiungere solo e soltando ricorrendo alla ricerca», dice l’ing. Giancarlo Quaranta, responsabile delle relazioni internazionali e politiche di ricerca del Gruppo Riva. «Negli ultimi 10-15 anni - afferma a sua volta il rettore del Politecnico di Bari, Nicola Costantino -, la nostra maniera di fare ricerca è molto cambiata nel senso che la sostenibilità ambientale non è più un ambito di nicchia, ma un paradigma concettuale e di riferimento per tutte le nostre attività. Da noi c’è una grossa sensibilità che trasmettiamo ai nostri studenti, peraltro, devo dire, già particolarmente attenti a questi temi. Anche da questo mi attendo risultati positivi».
                            Programmi di ricerca finalizzati all’applicazione dei risultati, diffusione e trasferimento di tecnologie, scambio di conoscenze attraverso la realizzazione di banche dati, investimenti di maggiori risorse nell’innovazione tecnologica sia da parte pubblica che da parte del sistema produttivo, partecipazione a programmi comunitari, alta formazione, tironicini: in estrema sintesi, è quanto d’ora in avanti si potrà progettare insieme. Una postilla chiosa: « L’Ilva si riserva di supportare la formazione accademica facendo ricorso all’istituzione di borse di dottorato e/o assegni di ricerca per giovani laureati e premi di laurea per le migliori tesi su temi concordati con il Politecnico».
                            E l’ing. Quaranta a chiarire ulteriormente: «La nostra finalità è quella di dare un valido sicuro apporto allo sviluppo tecnologico da applicare all’interno dello stabilimento, ma allo stesso tempo rappresentare l’opportunità di crescita per gli studenti pugliesi altrimenti destinati all’emigrazione intellettuale». L’accordo con il Politecnico non rimensiona le collaborazioni in corso tra Ilva ed altre realtà accademiche: «Intendiamo creare sinergia e utilizzare al meglio le specifiche competenze di ogni struttura universitaria - aggiunge Quaranta -. Per cui Lecce potrà essere eccellente per determinati settori, così come Taranto o Bari lo potranno essere in altro. Poiché il nostro contesto produttivo abbraccia tutte le branche di Ingegneria in modo abbastanza profondo e intenso, questo dà l’opportunità agli istituti universitari di misurarsi con reali problemi che chiedono reali contromisure».
                            Un accordo propedeutico magari ad un corso di laurea in Ingegneria siderurgica? Replica il rettore Costantino: «Ci abbiamo già pensato e l’avremmo già fatto se non stessimo vivendo un momento terribile per l’Università pubblica italiana con l’innalzamento dei requisiti minimi per aprire un nuovo corso di laurea e il taglio dei finanziamenti che ci costringe a non rimpiazzare i docenti che vanno in pensione. Se non avessimo questi problemi, l’avremmo già fatto. Stiamo, comunque, pensando ad una attività post lauream, un master, sicuramente attività e dottorati di ricerca in siderurgia».

                            articolo di Maria Rosaria Gigante
                            pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di giovedì 15 Luglio 2010

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                              Costantino: «La protesta dei ricercatori colpirà l’offerta formativa»

                              PARLA IL RETTORE DEL POLITECNICO DI BARI, COSTANTINO
                              «La protesta dei ricercatori colpirà l’offerta formativa»

                              • «Se il governo si ostina in una manovra che non esito a definire dissennata, la protesta dei ricercatori porterà ad una riduzione dell’offerta formativa in tutta Italia. Forse l’opinione pubblica non se ne è resa conto, ma questa manovra finanziaria sui nostri ricercatori comporterà una mancata retribuzione superiore ai 120mila euro complessivi nella loro carriera. Una manovra finanziaria, voglio essere demagogico, che non toglie un euro a Briatore e ne toglie 120mila ad un ricercatore che guadagna il favoloso stipendio di 1.200 euro al mese, non può che apparire punitiva».
                              Il rettore del Politecnico di Bari, Nicola Costantino, è sicuramente preoccupato per i risvolti che avrà la protesta dei ricercatori, ma esclude che questa possa finire col penalizzare sedi decentrate come Taranto. Il carico didattico sui ricercatori che minacciano appunto di non accettare più gli incarichi che consentono di mantenere in piedi gran parte dell’offerta formativa è praticamente omogeno - al 40% - tra Bari e Taranto. «No, non c’è una situazione più grave qui - dice il rettore -, la situazione è grave dappertutto».

                              articolo di Maria Rosaria Gigante
                              pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di giovedì 15 Luglio 2010

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                                La Provincia disdetterà l’accordo di programma triennale con l’Università di Bari

                                E la Provincia disdetta l’accordo con l’Università di Bari

                                • La Provincia disdetterà l’accordo di programma triennale con l’Università di Bari, giunto peraltro quasi ormai a scadenza. «Il rapporto tra Taranto e l’Università deve fondarsi sulla responsabilità reciproca. Così finora non è stato. Farò partire, tra qualche giorno, la lettera di disdetta della convenzione Provincia-Università perché i contenuti sono stati traditi». Lo annuncia il presidente della Provincia, Gianni Florido, nel forum sul tema «Scuola, Università, Mercato: domande e offerta di istruzione e di formazione» promosso da Cisl, Provincia di Taranto e Comitato per la Qualità della Vita. Al centro della decisione della Provincia il ridimensionamento da parte dell’Università di Bari dell’offerta formativa del prossimo anno a Taranto con la cancellazione dei corsi di laurea in Maricoltura, Lettere e culture del territorio, Scienze e tecnologia della moda e la laurea specialistica in Scienze ambientali. Tagli di corsi di laurea a loro volta imposti dai più rigidi criteri e parametri previsti dalla legge Gelmini per tenere in piedi un corso di laurea, specie se decentrato.
                                Il venir meno di una quota dell’offerta formativa su Taranto è evidentemente un risultato troppo negativo per la Provincia che, in virtù di quell’accordo che doveva invece garantire il consolidamento del polo universitario jonico, investe due milioni di euro l’anno. Non è, però, evidentemente la fine dei rapporti con l’Università, ma appare quanto mai più che urgente, in fase di rinnovo, riscrivere i contenuti. Il presidente Florido accoglie anche la proposta della Cisl e del Comitato per la Qualità della Vita di istituire un tavolo per elaborare proposte precise e giungere alla costituzione di una Fondazione al posto del già superato Consorzio universitario jonico, ormai in fase di dismissione.
                                Ma i tagli nell’offerta formativa accademica - alla stregua della carenza di servizi e di una serie di altre precarietà - preoccupano anche gli studenti del Link Udu. Che temono che in futuro i tagli siano ancora più feroci a discapito dei 6mila studenti tarantini, di cui 900 fuori sede. «Occorre - afferma Link Udu - ricercare e istaurare nel Polo jonico una propria proposta formativa, anche differenziata, alternativa e specializzante rispetto a quella di Bari, con dei corsi di laurea e una didattica di qualità, che renda questi dei poli d’eccellenza, che creino una opportunità di sviluppo culturale, economica e occupazionale per gli studenti e la città, dando così un senso maggiore alla presenza dell’Università nel territorio tarantino».

                                articolo di Maria Rosaria Gigante
                                pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di giovedì 15 Luglio 2010

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