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TARANTO AMBIENTE....DAVVERO CI SONO SEGNI DI SVOLTA?

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    TARANTO AMBIENTE....DAVVERO CI SONO SEGNI DI SVOLTA?

    leggete questo articolo del TarantoSera...

    TARANTO - Con l’attivazione dell’impianto ad urea le emissioni di diossina sono state abbattute del 75%. Mentre, dal 2005 al 2008, il numero degli infortuni sul lavoro si è ridotto del 48% e, parallelamente, l’indice di gravità è sceso nella misura del 39%.Sono solo due dei parametri estrapolati dal dettagliato “Rapporto ambiente e sicurezza 2009” dell’Ilva presentato stamattina dai vertici del gruppo Riva.Da un lato il livello di sostenibilità ambientale. Dall’altro le condizioni di sicurezza all’interno dello stabilimento che si staglia il rione Tamburi e Statte. Sono stati snocciolati i dati – una fotografia degli interventi e degli investimenti fatti nei 15 anni di gestione privata. C’erano, tra gli altri, il patron Emilio Riva, i rappresentanti degli enti locali, il sindaco Stefàno, il presidente Florido, per la Regione, l’assessore Losappio e il direttore dell’Arpa, Giorgio Assennato. E’ stata l’occasione anche per alcune riflessioni. Nelle conclusioni del Rapporto viene espressa la consapevolezza della costante evoluzione della sensibilità per i temi ambientali e l’attenzione per la sicurezza da parte delle istituzioni e della società civile: “il nostro impegno sta crescendo di conseguenza, ma è necessario un reale spirito di collaborazione più efficace e lontano dalla vis polemica che anima il dibattito oggi a Taranto”.A parlare i dati mostrati alla stampa. “A Taranto il gruppo Riva ha concentrato più dell’80% degli investimenti realizzati in Italia e in Europa. Dal 1995 al 2008 sono stati investiti 3,8 miliardi di euro, di questi 907,5 milioni per la tutela dell’ambiente”. 472 milioni di euro è l’importo complessivo del piano di interventi Bat (2004 – 2009): l’85% già spesi alla fine del 2008.Un capitolo sul quale si è concentrata l’attenzione è quello delle emissioni in atmosfera: “fin dai primi anni dopo la privatizzazione l’Ilva ha intrapreso importanti interventi per migliorare l’ecosostenibilità degli impianti”. I risultati: riduzione del 60/70% della concentrazione di polveri nei fumi dell’agglomerato; riduzione di oltre l’80% delle emissioni di ossidi di zolfo. Le emissioni convogliate di polveri in cokeria ha fatto registrare un -60% e gli interventi di miglioramento realizzati hanno permesso di ridurre le emissioni diffuse in cokeria: le polveri sono state abbattute del 62%, il benzene del 27 e l’Ipa del 45%. L’attenzione è stata concentrata anche sui parchi minerali per ridurre le emissioni diffuse di polveri con la copertura di tutte le linee nastro, sistemi di protezione per ridurre l’erosione eolica dei cumuli e un sistema di tre centraline per tenere sotto controllo parametri meteorologici e la concentrazione di polvere nell’aria. Interventi che hanno fatto scendere l’indice di polverosità dei parchi minerali nel 2007-08 rispetto al 2005 -06 del 65%.La stima delle emissioni diffuse di polveri prima e dopo gli interventi BAT è di -77% per le polveri Afo e -42% delle polveri dell’acciaieria. 233milioni di euro la somma investita per contenere le emissioni diffuse.Sulle emissioni di diossina una parte importante è stata giocata dall’inaugurazione (a luglio 2009) dell’impianto che consente di aggiungere l’urea con continuità. “La riduzione del cloro e l’additivazione di urea hanno consentito di ridurre di circa il 75% le emissioni di diossine”. Investimenti pari a 110 milioni di euro nell’ambito del piano Bat sono stati impiegati per il trattamento delle acque. Il rapporto evidenzia “Taranto non è la città più inquinata d’Italia”. “Per il monitoraggio della qualità dell’aria sono attive dodici centraline gestite dall’Arpa. Negli ultimi due anni i valori medi annuali per le polveri sottili, il NO2 e il benzene rilevati dalle centraline più prossime all’area industriale evidenziano una tendenza al miglioramento della qualità dell’aria in maniera generalizzata e nel pieno rispetto dei limiti normativi”. E’ stata ricordata la classifica di Legambiente sui livelli di PM10: “su 82 città, Taranto occupa il 51esimo posto con 25 superamenti (a fine ottobre 2009) sui 35 ammessi per legge”. Fin qui l’ambiente. Ma il rapporto affronta anche il capitolo sicurezza. L’accento è stato posto sulla prevenzione e sulla formazione. Tra gli indicatori contenuti nel report la percentuale delle ore di formazione, cresciute dal 2006 al 2008, del 60%, di queste il 32% è stato dedicato alla sicurezza, con una crescita del 142%. Il documento parla di riduzione degli infortuni: - 48% dal 2005 al 2008 (quelli indennizzati sono scesi del 50%); l’indice di gravità si è ridotto del 39%. Un’attenzione particolare è stata rivolta all’appalto, più volte indicato come l’anello debole: “alle ditte lo stabilimento ha imposto di migliorare il proprio sistema di gestione della sicurezza; le ispezioni nei cantieri sono aumentate (250 nel 2006, 850 nel 2008)”. Lo stabilimento è dotato di un autonomo servizio di Vigili del Fuoco, attivo 24h


    ormai sn fuorisede e nn riesco a documentarmi molto sulle faccende "di casa nostra"....voi ci credete che la diossina sia veramente diminuita? (a paertem il fatto che l'ilva nn sta a pieno regime quindi mi sembra una cazzata cmq...)

    riguardo il potenziamnto dell'ENI che si dice? vogliono fare quest'altro ecomostro?o hanno bloccato il tutto?

    tenetemi aggiornato!!

    #2
    Riferimento: TARANTO AMBIENTE....DAVVERO CI SONO SEGNI DI SVOLTA?

    Dato che è un rapporto reso pubblico dalla dirigenza dell'ILVA non credo sia poi così veritiero .. ho i miei dubbi.

    Riguardo l'ENI, non ricordo dove, forse su facebook, avevo letto un articolo nel quale si diceva che la dirigenza dell'ENI ha rinunciato al raddoppio.

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      #3
      Riferimento: TARANTO AMBIENTE....DAVVERO CI SONO SEGNI DI SVOLTA?

      mah spero solo che stiano col fiato sul collo a entrambe!! nn so quanto sia vera una notizia dellla dirigenza dell'ilva cosi come una notizia di feisbuk ma speriamo bene!

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        #4
        Riferimento: TARANTO AMBIENTE....DAVVERO CI SONO SEGNI DI SVOLTA?

        Attenti a quei 2




        leggete questo pezzo di Gianmario Leone pubblicato su Taranto Supporters:

        E in omaggio:

        Tolto il microfono ad un giornalista scomodo. Succede durante l'intervista a Emilio Riva, proprietario della più grande acciaieria d'Europa

        Vittima dell'"esproprio del microfono" il giornalista Luigi Abbate, di una emittente locale, BS Television. Nel giorno in cui si proclamano a livello internazionale i "diritti dei bambini", non pensavamo che si dovesse realizzare un editoriale in difesa anche dei più elementari diritti dei giornalisti. La trascrizione dell'intervista a Riva e, in coda, la presa di posizione di PeaceLink.
        20 novembre 2009 - Alessandro Marescotti
        Dopo la presentazione del Rapporto Ambiente e Sicurezza dell'Ilva, il giornalista Luigi Abbate, si avvicina al proprietario dell'Ilva per un'intervista televisiva.



        Giornalista: "Ingegner Riva, è stata descritta una realtà paradisiaca, ma non sembra proprio così, visti i tanti morti di tumore che ci sono a Taranto..."



        Riva: "Vede... il dibattito... non posso parlare..." (e chiama qualcuno: "Vieni")

        Poi ri rivolge nuovamente al giornalista.

        Riva: "Il dibattito sui tumori è... la sua opinione è... completamente..."



        Giornalista: "Allora sono false le voci di morti per tumore..."



        Riva fa ampio cenno di sì con il capo.



        Giornalista
        : "Ah... ecco... ce le siamo inventate..."





        Riva: "Ve le siete inventate..."



        A questo punto una persona della dirigenza Ilva, con scatto repentino, strappa il microfono dalle mani al giornalista e lo porta via.



        Giornalista al cameraman: "Filma, filma, filma... filma! Ingegnere mi dia il microfono! Dottore mi dia il microfono! Filma, filma, filma tutto!"

        Note:
        Di fronte a questi episodi PeaceLink ritira ogni credito alle aperture di facciata della dirigenza Ilva al dialogo con le associazioni ambientaliste e con la società civile.

        Quando ad un giornalista viene tolto il microfono viene tolta la voce e la libertà di esprimersi. Viene tolta la possibilità di esercitare lo spirito critico che è il sale del giornalismo.

        Il civile confronto e il pluralismo sono elementi indispensabili. Se dentro l'Ilva vige ancora questo clima di chiusura e di limitazione delle più elementari libertà di comunicazione, allora ogni dialogo è minato alla radice.

        PeaceLink esprime piena solidarietà al giornalista di BS Television Luigi Abbate e sottolinea come l'articolo 21 della Costituzione sulla libertà di espressione del pensiero si applica anche ai giornalisti che fanno domande a Emilio Riva.
        _____________________

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          #5
          Riferimento: TARANTO AMBIENTE....DAVVERO CI SONO SEGNI DI SVOLTA?

          Mi vorrei far saltare in aria presso Riva.

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            #6
            Riferimento: TARANTO AMBIENTE....DAVVERO CI SONO SEGNI DI SVOLTA?

            Originariamente inviato da magu91 Visualizza il messaggio
            Mi vorrei far saltare in aria presso Riva.
            Non ti dico io che gli farei. Quest'essere insulso istiga alla violenza. Spero che faccia la peggiore morte.
            _____________________

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              #7
              Riferimento: TARANTO AMBIENTE....DAVVERO CI SONO SEGNI DI SVOLTA?

              Anzi. L’inizio della giornata prendeva le sembianze di una improvvisata lezione di storia contemporanea, con analisi sociologiche di primissimo livello culturale, gentilmente offerte dal sindaco Stefano e dal presidente della Provincia Florido. I quali hanno illuminato le menti dei presenti asserendo che i tarantini, da quando è comparsa l’Italsider poi divenuta Ilva, vanno in giro per l’Italia e per l’Europa a decantare, come i menestrelli di epoca medioevale, il proprio orgoglio di vivere in una città capitale dell’antica Magna Grecia, con la sua orgogliosa tradizione spartana, ma soprattutto fieri di godere della bellezza e dell’importanza, anche culturale, dell’Ilva. Stranamente però, non si capisce perché stando così le cose, centinaia di giovani tarantini, oltre a decantare cotanta magnificenza, poi a Taranto non tornino più. Mai più. Ma non solo. Senza andare troppo in là con la storia, l’Ilva ha fatto anche altro a Taranto. Sì, perché prima dell’arrivo dell’industria nella città dei Due Mari, i tarantini erano dei gran cafoni. O tali venivano considerati. Invertendo i fattori, il risultato della lettura storica non cambia. E di questo essere cafoni, soffrivano terribilmente. Poi, grazie al lavoro ottenuto tramite il siderurgico hanno rialzato la testa, sono diventati uomini di mondo, non hanno più dovuto chiedere niente a nessuno: perché ora, l’industria più importante in Italia era loro. E, pensate sino a dove si spinge l’intuizione dei nostri politici, hanno iniziato a poter gonfiare il petto quando, girando per l’Italia, osservando le targhe delle altre automobili che portavano le iniziali di Roma, Torino e Milano, si son detti fieri di non essere più inferiori alle grandi realtà del Nord e dell’economia mondiale. Questo è quello che hanno detto coloro i quali gestiscono la nostra città e la nostra provincia. Concludendo i loro magnifici interventi, ringraziando ossequiosi l’Ilva e il grande imprenditore Emilio Riva. Non una voce fuori dal coro è stato possibile ascoltare.


              E pensare che alla manifestazione dell'anno scorso, oppure in occasione dell'approvazione della legge regionale, dicevano ai microfoni le peggio cose sull'ILVA, che era una vergogna questo inquinamento, una vergogna tanti morti di tumore ecc..
              Fossi stata io il sindaco invece di "tessere le lodi" di Riva ne avrei dette quattro, cioè che fa soldi sulla nostra pelle, se ne frega dei tumori, che è un ladro perchè ha un fatturato altissimo e non investe nell'ambiente.
              Comincio a pensare che siamo davvero soli in questa battaglia.

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                #9
                Riferimento: TARANTO AMBIENTE....DAVVERO CI SONO SEGNI DI SVOLTA?

                Riguardo l'ENI ....

                mercoledì 18 novembre 2009

                ENI condonata... ennesima fregatura!


                L'ENI, sulle pagine dei giornali locali, fa circolare la voce di voler rinunciare al raddoppio della capacità di raffinazione nei suoi stabilimenti di Taranto per i quali è in corso l'Autorizzazione Integrata Ambientale presso il ministero dell'Ambiente.
                A parte il facile richiamo alla favola della volpe e dell'uva... legato alle condizioni restrittive delle'AIA che impediscono di caricare ulteriormente l'ambiente tarantino di ulteriori quantità di inquinanti, leggendo attentamente gli articoli, si coglie chiaramente che l'ENI otterrà sicuramente di passare dalle 5mila tonnellate per cui è stata autorizzata alle 6,5 attuali! Dal momento che la Società non è stata mai autorizzata ad un incremento di raffinazione del 30%, è evidente che gli impianti attuali erano abusivi!
                E nessuno dice niente, anzi... stendiamo pure il tappeto rosso a chi a pochi metri dalla città si permette di fare quello che vuole in barba a concessioni e leggi!
                E non è un impiantino da quattro soldi! si tratta di migliaia di metri cubi di gas e fumi immessi nell'aria e di immensi serbatoi altamente pericolosi!

                http://comitatopertaranto.blogspot.c...fregatura.html

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                  #10
                  Riferimento: TARANTO AMBIENTE....DAVVERO CI SONO SEGNI DI SVOLTA?

                  Originariamente inviato da Butterfly Visualizza il messaggio
                  Riguardo l'ENI ....

                  mercoledì 18 novembre 2009

                  ENI condonata... ennesima fregatura!


                  L'ENI, sulle pagine dei giornali locali, fa circolare la voce di voler rinunciare al raddoppio della capacità di raffinazione nei suoi stabilimenti di Taranto per i quali è in corso l'Autorizzazione Integrata Ambientale presso il ministero dell'Ambiente.
                  A parte il facile richiamo alla favola della volpe e dell'uva... legato alle condizioni restrittive delle'AIA che impediscono di caricare ulteriormente l'ambiente tarantino di ulteriori quantità di inquinanti, leggendo attentamente gli articoli, si coglie chiaramente che l'ENI otterrà sicuramente di passare dalle 5mila tonnellate per cui è stata autorizzata alle 6,5 attuali! Dal momento che la Società non è stata mai autorizzata ad un incremento di raffinazione del 30%, è evidente che gli impianti attuali erano abusivi!
                  E nessuno dice niente, anzi... stendiamo pure il tappeto rosso a chi a pochi metri dalla città si permette di fare quello che vuole in barba a concessioni e leggi!
                  E non è un impiantino da quattro soldi! si tratta di migliaia di metri cubi di gas e fumi immessi nell'aria e di immensi serbatoi altamente pericolosi!

                  http://comitatopertaranto.blogspot.c...fregatura.html

                  perdonami, ma nn ho capito!

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                    #11
                    Riferimento: TARANTO AMBIENTE....DAVVERO CI SONO SEGNI DI SVOLTA?

                    Originariamente inviato da Delfino.Rossoblu Visualizza il messaggio
                    perdonami, ma nn ho capito!
                    Praticamente l'ENI aveva annunciato di voler ampliare lo stabilimento fino alla produzione di 11,5 milioni di tonnellate, ma grazie al veto dell'ARPA e al fatto che l'azienda non si è adeguata riguardo alle prescrizioni sui rischi industriali questo ampliamento non ci sarà.

                    Però è emerso che verrà data l'Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) per produrre 6,5 milioni di tonnellate, che è la produzione ATTUALE dell'ENI. Nel 2005 però l'ENI era stata autorizzata a produrre per 5 milioni di tonnellate ... Quindi significa che per 4 anni l'ENI ha prodotto di più di quello che era stata autorizzata a fare (6,5 milioni di tonnellate invece che 5 milioni), quindi abusivamente.
                    O almeno, questo è quello che si evince dall'articolo.

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                      #12
                      Riferimento: TARANTO AMBIENTE....DAVVERO CI SONO SEGNI DI SVOLTA?

                      cmq riguardo l'ilva vi posto questo interessante articolo...

                      è troppo presto x cantare vittoria, io sono favorevole alla chiusura e riconversione!

                      La “legge antidiossina”, che è stata varata nei mesi scorsi, è un decreto di legge sul quale occorre dare una duplice interpretazione.

                      Trattasi di un provvedimento legislativo che, seppur contenendo alcune norme per la tutela dell’ambiente e del territorio ed i limiti per le emissioni di diossina e furani, rischia di divenire un insuccesso se di questo non viene data un’interpretazione chiara.

                      Infatti, sulla scia euforica di questo “successo”, l’opinione pubblica è portata a credere, erroneamente, che la “legge antidiossina” contenga la risoluzione a tutti i problemi d’inquinamento provenienti dall’impianto siderurgico Ilva. Molti nostri concittadini pensano che ora la questione si sia risolta definitivamente. Niente di più inesatto. Non voglio demoralizzare quanti già hanno cantato vittoria ed hanno affermato convinti “ce l’abbiamo fatta”, ma solo chiarire determinati aspetti del decreto legge, che comunque rappresenta una svolta importante, anche se non decisiva, nella lotta contro l’inquinamento, che non sarà vinta finchè l’Ilva sarà in funzione, considerando il fatto che il colosso siderurgico non potrà mai godere di compatibilità col contesto urbano, data la sua eccessiva vicinanza ad esso.
                      Facendo riferimento, infatti, alla legge di Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA) dell’8 luglio 1986, numero 349, un impianto di siffatte dimensioni è da considerarsi inammissibile sia per quanto riguarda l’aspetto ecologico che per la sicurezza cittadina (si pensi ad eventuali incidenti, esplosioni, incendi che potrebbero coinvolgere facilmente i quartieri limitrofi).
                      La diossina costituisce solo una piccola percentuale delle sostanze nocive che vengono emesse dalle ciminiere del colosso della siderurgia. Ci sono circa altre venti sostanze che, nonostante la legge varata e l’installazione dell’impianto urea, vengono comunque emesse senza “controllo” e che vanno ad inquinare aria, sottosuolo, acqua.
                      Tra queste, hanno le stesse caratteristiche negative e possono essere considerate “parigrado” della diossina:

                      PCB – policlorobifenile
                      ARSENICO
                      MERCURIO (il mare di Taranto, soprattutto il mar Piccolo, è risultato il più inquinato del Mediterraneo da questa sostanza, fonte Arpa)
                      IPA – idrocarburi policiclici aromatici. Tra gli IPA, i più pericolosi sono il BENZOAPIRENE, il CRISENE, il FENANTRENE, l’ANTRACENE, l’IDENO – PIRENE, FLUORANTENE, BENZOPERILENE, BENZOFLUORANTENE, BENZOANTRACENE tutte sostanze altamente cancerogene e mutagene.
                      PIOMBO
                      Dal registro INES, Inventario Nazionale delle Emissioni e delle loro Sorgenti (visionabile online), del 21 ottobre 2008, emerge che Taranto è la città più inquinata d’Italia, non solo per ciò che riguarda la diossina, ma anche per le sostanze sopraelencate.

                      Si è riusciti ad operare solo su una delle sostanze dannose che fuoriescono dai camini dell’impianto siderurgico. Ed a conti fatti, neanche questa affermazione è vera al cento per cento, tant’è che l’impianto urea è programmato per riuscire ad adeguare l’emissione dei 0,4 mg di diossina per metro cubo d’aria (valore consentito per legge) soltanto dal 21 dicembre del 2010. Fino a quella data, l’impianto urea, seppure di una certa funzionalità, riuscirà ad abbattere la diossina soltanto fino a 2,5 mg della stessa, nettamente al di sotto dei valori finora espressi, ma ancora molto al di sopra dei valori consentiti (oltre 60 volte il limite)

                      La verità è che l’impianto dell’Ilva è obsoleto, non può essere adeguato alle normative vigenti e, fino al dicembre 2010, il problema sarà grave e dopo quella data solamente attenuato.
                      I tarantini devono sapere che questa, quindi, è solo una piccola battaglia vinta, ma la guerra contro l’inquinamento è appena iniziata.

                      Da “La città delle nuvole” (Carlo Vulpio -giornalista del Corriere della Sera- , 2009, ed. Ambiente) si evince come il camino E312, il più alto dell’Ilva, “sputi” tre milioni di metri cubi di fumi e di polveri ogni ora. Il discorso diventa ancora più serio quando, analizzando le sostanze fuoriuscite, emerge la possibile presenza di radioattività.
                      La nota associazione Peacelink, infatti, in un comunicato datato ottobre 2008, sottolinea come da scrupolose ricerche scientifiche condotte nel Regno Unito emerga che dai “camini della diossina” possano fuoriuscire sostanze radioattive. Ne sarebbe responsabile il processo di sinterizzazione in un impianto di agglomerazione. Il minerale di ferro trattato nell’impianto di agglomerazione contiene infatti tracce di uranio. Tra le sostanze che potrebbero essere emesse dai camini dell’Ilva ci sono quindi anche il Piombo – 210 ed il Polonio – 210.
                      Il polonio è un elemento tossico, altamente radioattivo e pericoloso da manipolare, persino in quantitativi dell’ordine del milligrammo o meno. Le particelle alfa che emette viaggiano per pochi centimetri nell’aria e sono facilmente schermabili, ma in caso di penetrazione nell’organismo (ad esempio per inalazione o ingestione) possono danneggiarne i tessuti.

                      La legge “antidiossina” rappresenta quindi solo il primo, breve passo lungo il cammino della risoluzione dei problemi dell’inquinamento a Taranto. O forse il modo per dare più tempo all’Ilva di continuare la sua produzione il più possibile.

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                        #13
                        Riferimento: TARANTO AMBIENTE....DAVVERO CI SONO SEGNI DI SVOLTA?

                        Articolo tratto dal corriere del giorno 19-12-2009

                        Enipower, c'è l'ok alla centrale
                        Il ministero concede la “Via”


                        di MICHELE TURSI

                        La Commissione nazionale
                        Via (Valutazione d'impatto
                        ambientale) ha espresso
                        il giudizio di compatibilità
                        favorevole per la costruzione
                        della nuova centrale EniPower.
                        Il parere positivo schiude
                        le porte ad un impianto fortemente
                        contestato dalla Regione
                        Puglia e dal Comune di
                        Taranto e contro il quale la
                        città aveva manifestato lo
                        scorso 28 novembre nell'ambito
                        della marcia contro l'inquinamento
                        organizzata da
                        AltaMarea.
                        La costruzione
                        della
                        nuova centrale
                        è stata
                        s u b i t o a vversata
                        dal
                        movime nto
                        a m bi e n ta l ista
                        perchè i
                        benefici in
                        termini ambientali del passaggio
                        da una centrale alimentata
                        ad olio combustibile
                        ad una a metano (sicuramente
                        meno inquinante)
                        vengono vanificati dalla produzione
                        di energia in quantità
                        di quasi cinque volte superiore
                        a quella attuale.
                        Inoltre, secondo quanto
                        riferisce la stessa azienda, il
                        75% dell'energia non servirebbe
                        a fini produttivi (almeno
                        per il momento), ma
                        verrebbe immessa e venduta
                        nella rete.
                        In ordine all'impatto ambientale:
                        alla sensibile riduzione
                        di biossido di zolfo e di
                        ossidi di azoto, corrisponde
                        un aumento del monossido
                        di carbonio che passerà da 87
                        tonnellate a 456 tonnellate
                        all'anno. Inoltre la nuova
                        centrale comporterà un considerevole
                        aumento delle
                        emissioni di CO2: da 337mila
                        a 931mila tonnellate all'anno.
                        Immediate le preteste degli
                        ambientalisti. Secondo
                        Lunetta Franco, presidente
                        provinciale di Legambiente
                        «la decisione
                        della Commissione
                        Via
                        ha calpestato
                        sia i pareri
                        c o n t r a r i
                        espressi dalla
                        giunta regionale
                        e dal
                        Comune di
                        Taranto che
                        quello delle migliaia di persone
                        che hanno marciato lo
                        scorso 28 novembre a Taranto.
                        Questo modo di procedere
                        della Commissione, che
                        ha rilasciato parare favorevole
                        anche per il rigassificatore
                        a Brindisi, ci lascia perplessi
                        e ci preoccupa nella
                        prospettiva di un possibile
                        futuro via libera anche al
                        raddoppio della capacità
                        produttiva della raffineria di
                        Taranto » .
                        La rappresentate di Legambiente
                        ricorda, inoltre,
                        che per Taranto si tratta di
                        un ulteriore carico ambientale
                        da sopportare in una regione
                        che già esporta i due
                        terzi dell'energia prodotta.
                        «L'autorizzazione della
                        nuova centrale - continua
                        Franco - è in contrasto con
                        qualsiasi programma di riduzione
                        delle emissioni responsabili
                        dell' effetto serra.
                        Inoltre, a fronte di un oggettivo
                        aumento delle emissioni
                        di CO2 occorrerà prevedere
                        la chiusura di qualche altro
                        impianto regionale per mantenere
                        inalterate le previsioni
                        del Piano energetico ambientale
                        regionale (Pear)».
                        Legambiente nei prossimi
                        giorni proseguirà, insieme
                        alle altre associazioni ambientaliste,
                        il suo impegno
                        contro un impianto che rischia
                        di compromettere ulteriormente
                        l'impatto ambientale
                        del capoluogo ionico.

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