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Rassegna Stampa 2010

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    Scuola, arrivano i primi cambiamenti

    Scuola, arrivano i primi cambiamenti
    Nitti soppresso e accorpato al Liside, verticalizzati Falanto-Foscolo, Motolese-Grassi, Calò-Don Sturzo

    Ha atteso il giorno in cui, ormai licenziata da tempo con una delibera di giunta, la proposta di piano di ridimensionamento della rete scolastica era all'esame dell'Ufficio scolastico regionale. E così ieri il vicepresidente della Provincia, Emanuele Fisicaro, ha ufficializzato il pacchetto di proposte confezionato a Taranto appunto per la rete scolastica del prossimo anno scolastico. Lo ha fatto nel corso di un incontro con i dirigenti scolastici e i responsabili sindacali della scuola. Accanto a Fisicaro, il preside Guglielmo Matichecchia, che ha tenuto le fila della Consulta di dirigenti scolastici istituita per preparare il piano locale, l'on. Pierfelice Zazzera (Idv), componente della commissione Cultura della Camera, il preside Angelo Scialpi in rappresentanza del dirigente scolastico provinciale Francesco Capobianco. Occorrerà, dunque, attendere quest'oggi per capire cosa l'Ufficio scolastico regionale avrà accolto delle proposte pervenute da Taranto. Ma sarà poi la Regione Puglia a dire l'ultima entro fine anno. Un'opera zione di ogni anno e che, ancor più oggi che si procede verso l'attuazione della riforma del ministro Gelmini, è imprescindibile con l'organizzazione che gli enti locali intendono dare alle scuole sul proprio territorio. La delibera della giunta provinciale sostanzialmente recepisce le richieste che sono venute dai Comuni in ordine alle scuole dell'obbligo ma anche per taluni assetti della scuola secondaria superiore. Raccoglie poi le istanze dei sindacati della scuola incontrati prioritariamente e che hanno sostanzialmente ribadito l'esigenza di mantenere invariato il numero di dirigenze sul territorio. Accoglie ovviamente le proposte della Consulta, organo per così dire più tecnico ed indipendente. Cercando di armonizzare tutto, nel rispetto delle linee guida fornite dall'Ufficio regionale, Fisicaro ha graduato prospettive e soluzioni che tengano conto di alcuni capisaldi: il numero minimo e massimo di studenti per istituzione scolastica, una stabilità almeno quinquennale delle istituzioni scolastiche, la specificità su base territoriale, la verticalizzazione di scuole anche di ordine diverso sullo stesso territorio. A parte le scelte di accorpamenti e soppressioni tra scuole, le novità riguardano la proposta di istituzione di un istituto superiore nel rispetto delle vocazioni socio-economiche del territorio con particolare riferimento alla esigenza di sviluppo turistico. Ed ancora: l'istituzione di un polo di alta formazione e ricerca (comprendente anche i corsi Ifts, corsi di specializzazione superiore e di ricerca) in raccordo con il mondo del lavoro e delle istituzioni di formazione universitaria. Quindi, in considerazione della configurazione dell'attuale numero di studenti frequentanti i corsi serali, l'istituzione di due Cpia (educazione per gli adulti). Ma veniamo agli ulteriori aspetti della delibera licenziata dalla giunta provinciale. Queste le proposte approvate: a Lizzano una o più sezioni distazzate dell'istituto Del Prete di Sava o dell'istituto Mediterraneo di Leporano; mantenimento dell'attuale situazione per l'Amaldi di Massafra. Su Martina, prioritariamente l'accorpamento della succursale dell'Archimede al Motolese per salvaguardare l'autonomia di quest'ultimo; in subordine la verticalizzazione del Motolese con la media Grassi; in ulteriore subordine, il mantenimento dell'autonomia. Se, inoltre, l'Archimede di Martina fosse accorpato al Motolese, proposto l'accorpamento dell'Archimede di Taranto con il Nitti. Altra proposta per il Nitti: accorpamento con l'istituto professionale Liside. Verticalizzazione dell'istituto Falanto di Talsano con la media Foscolo; in subordine accorpamento dell'Archimede al Falanto. Mantenimento della situazione attuale per gli istituti Pertini-Fermi, Bachelet, Pita gora. Proposto anche un arricchimento dell'offerta formativa: articolazione dell'indirizzo servizi sociosanitari delle professioni sanitarie odontotecniche al Bellisario di Ginosa; attivazione dell'opzione economico sociale del liceo Scienze umane presso l'istituto Vico di Laterza; istituzione del corso di grafica e comunicazione presso l'istituto Maria Pia di Taranto; istituzione di una sede distaccata del liceo Moscati di Grottaglie con indirizzo Scienze umane a San Marzano; l'istituzione sempre a San Marzano di una sede distaccata del corso di ottico del Falcone di Sava; l'attivazione presso il commerciale e per geometri Einaudi di Manduria del corso settore economico-amministrativo, finanza e marketing, relazioni internazionali per il marketing. Ieri sera, intanto, mentre era in corso l'incontro, giungevano via sms le prime indiscrezioni dall'Ufficio regionale dove si stava discutendo del riassetto su base regionale. Le prime indiscrezioni davano, dunque, per approvata la soppressione del Nitti con conseguente accorpamento delle classi al Liside e recupero della dirigenza su uno dei due Cpia. Parere favorevole ci sarebbe anche sulle verticalizzazioni del Calò di Grottaglie con la media Don Sturzo, del Motolese di Martina con la media Grassi e del Falanto di Talsano con la media Foscolo. Su tutto il resto, il dibattito è aper to. Intanto, Fisicaro sottolinea l'apporto fornito dalla Consulta che resterà un organismo consultivo permanente, anche se ogni anno vedrà una rotazione del 50% dei componenti (ogni componente non potrà farvi parte per più di due anni). Il vice presidente non sottace anche le polemiche che ci sono state e la decisione di andare avanti in una strategia di concertazione. Incassa a tal proposito il plauso dell'on. Zazzera al quale non sfugge di tracciare un paragone con le modalità di discussione, invece, dell'attuale riforma dell'istruzione secondaria, “praticamente attuata per decreti e con il solo dibattimento in commissione Cultura”.

    articolo di Maria Rosaria Gigante
    pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di martedì 07 Dicembre 2010

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      Riferimento: Rassegna Stampa 2010

      STUDENTI MOBILITATI: RESTANO OCCUPATE LE AULE DELLA FACOLTÀ DI LETTERE E GIURISPRUDENZA
      MENTRE ARCHITA E RIGHI SONO AUTOGESTITI
      “La riforma non ci piace”
      E il movimento Link va in piazza oggi e giovedì col flash mob

      Continua la protesta degli studenti universitari. Occupate ormai da giorni le aule della sede che accoglie la facoltà di Giurisprudenza e Lettere in via Acton. Continua anche la protesta degli studenti medi. Dopo i primi momenti di occupazione, sono in autogestione gli studenti del liceo Archita e dell'istituto Righi. Tutti accomunati dal progetto di bloccare la riforma dell'Università approvata dalla Camera e in discussione subito dopo la fiducia anche al Senato. La protesta degli studenti coincide e si articola in una serie di approfondimenti tematici. Sia nelle aule universitarie da dove fanno giungere il programma di incontri e temi da dibattere nel corso di questa settimana, sia nelle aule scolastiche da dove - è il caso del liceo Archita - giunge anche un componimento poetico che racchiude il disagio ed il vissuto esistenziale di molti giovani nella nostra provincia. “E' importante confrontarsi con tutti i comparti che vedono oggi un attacco da parte del governo e mettere in campo delle proposte da portare avanti a livello sia cittadino che nazionale. E' importante fare fronte comune contro l'attacco ai diritti indisponibili dei cittadini, pensiamo che la discussione debba partire dai luoghi della formazione, dalle scuole e dalle sedi universitarie in mobilitazione e occupazione, portando avanti le sensazioni e le idee di una generazione ormai messa allo stretto da provvedimenti di un governo che la vuole privare di un futuro”. Questa l'idea alla base del programma di dibattiti predisposto dagli studenti del movimento Link mobilitati presso la facoltà di Giurisprudenza. In discussione questioni e problemi legati ai “beni comuni”. Si discute, infatti, di acqua pubblica e rifiuti (ieri pomeriggio), ambiente (oggi pomeriggio), lavoro (giovedì). Assemblea cittadina venerdì pomeriggio alle 16,30. Oggi e giovedì mattina, inoltre, flash mob. Spazio, dunque, ad un fenomeno sempre più di tendenza e che consiste nel bloccare, per qualche minuto, un certo numero di persone in una posizione e richiamare così le motivazioni e le finalità del gesto per cui si è scesi in piazza.



      Dall'Archita
      Uno studente: “Vado via e resto qui”

      Sembrano coniugare insieme le motivazioni che spingono molti giovani a lasciare questa città e quelle che, al contrario, portano a restare qui, insieme con le ragioni della protesta studentesca di questi giorni, i versi composti da Giulio Chimienti, quinta A sezione Beni culturali del liceo Archita. Forse composti nel pieno di un'assemblea e comunque nati sull'onda emotiva di chi sta per compiere scelte importanti per il proprio futuro, Giulio scrive:
      “Vado via, perché tutto questo può bastare; Vado via, perché voglio dimenticare; Vado via, perché l'Italia dell'arte e dei poeti è stata dimenticata; Resto qui, perché non voglio arrendermi; Vado via, perché la mia scuola cade a pezzi; Resto qui, perché voglio vederla rinascere; Vado via, perché la scuola è morta; Resto qui, perché la scuola è nostra; Vado via, perché il governo gode della nostra ignoranza; Resto qui, perché il governo deve avere paura di noi; Vado via, perché oltre queste mura non ho un futuro; Resto qui, perché il futuro siamo noi”. Come finirà?

      articolo di Maria Rosaria Gigante
      pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di martedì 07 Dicembre 2010

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        “Vogliamo incoraggiare 50 giovani talenti”

        I FONDI PROVENGONO DAL BANDO “AZIONE PROVINCE GIOVANI 2010”, IERI LA PRESENTAZIONE DELL'ASSESSORE MARINÒ
        “Vogliamo incoraggiare 50 giovani talenti”
        La Provincia ottiene 103mila euro per incoraggiare creatività e intraprendenza

        La Provincia di Taranto ottiene 103mila euro grazie al bando “Azione Province Giovani 2010” promosso dall'Upi (Unione Province d'Italia) in collaborazione con il Dipartimento della Gioventù della presidenza del Consiglio. Ieri l'assessore provinciale alle Politiche giovanili, Catia Marinò, ha presentato il progetto “Dono” (sigla di Discovery on natural opportunity in terra jonica), che ha consentito alla Provincia di aggiudicarsi un finanziamento di destinato a realizzare l'ini ziativa denominata “Scuola dei talenti”. Il progetto prevede una selezione di 50 giovani (in base alle domande che perverranno alla Provincia), di età compresa tra i 18 e i 30 anni, che avranno la possibilità di spendere il proprio talento sul territorio. Parteciperanno a laboratori mirati e si confronteranno con enti e istituzioni. Il compito della Provincia sarà quello di fungere da cassa di risonanza per far conoscere capacità, idee e potenzialità di questi giovani, aiutandoli a costruire un futuro per la loro carriera e a interfacciarsi con il mondo del lavoro. Tra coloro che saranno selezionati, ne verranno scelti cinque, a seguito di un'ulteriore valutazione, che avranno l'opportunità di perfezionarsi all'estero e di proporsi a mercati stranieri nella speranza di ottenere un valido riscontro. L'auspicio è che all'estero possano fare u n'esperienza che consenta loro di acquisire nuove conoscenze da importare in loco. L'assessore Marinò, illustrando i contenuti del progetto, ha ricordato l'importante contributo offerto dagli enti che hanno aderito al partenariato. A testimoniarlo la presenza di Angelo Lorusso, direttore della Scuola edile di Taranto, Francesco Tritto per la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Bari (sede di Taranto), l'assessore Mario Pennuzzi per il Comune di Taranto e Roberto Caracuta per la Camera di Commercio. Le modalità per accedere al bando saranno rese note attraverso pubblicazione sul sito della Provincia nei prossimi giorni.

        articolo di Sabrina Esposito
        pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di mercoledì 08 Dicembre 2010

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          Liceo Battaglini occupato per dire no alla riforma

          I RAGAZZI: IL NOSTRO DIRITTO ALLO STUDIO E ALLA FORMAZIONE È CALPESTATO
          “Liceo Battaglini occupato per dire no alla riforma”

          Anche il liceo scientifico Battaglini ora è occupato per dire no ai tagli finanziari alla scuola pubblica e protestare contro la riforma universitaria del ministro Gelmini. L'occupazione è annunciata in un comunicato dagli studenti del liceo tarantino. La decisione di occupare è così motivata: “perché costretti ad entrare in una scuola che non sentiamo nostra. Vediamo il nostro diritto allo studio e la nostra formazione di qualità regolarmente calpestati. Alla base di ciò - dicono alunni e alunne del Battaglini - ci sono 8 miliardi di tagli alla scuola pubblica e un miliardo di debiti che lo Stato ha nei confronti delle singole scuole e che non è intenzionato a restituire, bloccando di fatto non solo le attività “extra”, ma anche parti del normale svolgimento della didattica. Infatti, sempre di più negli ultimi anni - proseguono gli studenti del liceo -, abbiamo assistito ad un impoverimento culturale causato dai continui tagli economici, tagli assolutamente ingiustificati (l'Italia spende molto meno e peggio degli altri Paesi europei) che vengono mascherati con la così detta “riforma Gelmini”: un semplice riordino degli indirizzi che significa meno ore di lezione e la scomparsa di tante sperimentazioni di qualità”. E ancora, dicono gli studenti del “Battaglini”, “il blocco del turnover e il licenziamento di decine di migliaia di precari ci restituisce una scuola sempre meno al passo con i tempi, checché ne dica il ministro. Nelle nostre occupazioni vogliamo dimostrare che una scuola diversa non solo è possibile ma è anche necessaria. Per questo costruiremo luoghi di confronto tra studenti e con la cittadinanza, corsi di didattica alternativa, momenti di cultura e divertimento, laboratori politici per costruire rivendicazioni a partire dal nostro liceo per arrivare al livello cittadino. Per questo - annunciano gli studenti - avvieremo nelle nostre scuole il progetto di AltraRiforma che punta a cambiare le nostre scuole dal basso a partire dai consigli d'istituto e dal piano dell'offerta formativa”. Netta la posizione degli studenti del “Battaglini”: “Noi vogliamo l'abolizione immediata della riforma Gelmini, l'innalzamento dell'obbligo scolastico ai 18 anni, nuovi finanziamenti per la scuola pubblica, l'istituzione di un fondo straordinario per l'edilizia scolastica, una didattica alternativa che renda realmente partecipi gli studenti. E' palese che il disagio sia sentito da tutti e non solo dagli studenti. Per questo chiediamo anche ai lavoratori di unirsi a noi in una lotta che porti il Paese ad uno sciopero generale generalizzato. Oltre che un attacco alla scuola pubblica - concludono gli studenti -, siamo costretti ad assistere ad un continuo attacco all'Università pubblica, al mondo del lavoro, quello che dovrebbe essere il nostro futuro, e inoltre ai servizi sociali, alla sanità e ai trasporti”.

          articolo pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di venerdì 10 Dicembre 2010

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            “In piazza per la scuola e per la città”

            “In piazza per la scuola e per la città”
            Il corteo invade le vie del centro e blocca il ponte girevole. Sitin sotto il municipio

            Prima le occupazioni delle facoltà universitarie (Ingegneria e Giurisprudenza), poi quelle degli istituti superiori (Righi, Archita, Battaglini), infine la protesta nelle strade. Ieri mattina, infatti, gli studenti medi di Taranto sono scesi nelle strade. Un “serpentone” che prima ha zigzagato nelle vie del centro, poi si è diretto al ponte girevole e infine ha fatto tappa sotto il Municipio. Erano circa le 11 quando gli studenti hanno attraversato il ponte dove hanno sostato quasi un'ora. E' stata questa l'espressione più forte della protesta studentesca, che ovviamente ha creato una serie di disagi al traffico. Per tutta la mattinata la circolazione nell'area del centro è andata in tilt e si è normalizzata solo nella tarda mattinata, a protesta conclusa. “Qualcuno - si legge in una nota del Coordinamento studenti medi di Taranto - si deve essere meravigliato non poco nel vedere così tanti ragazzi che questa volta hanno detto no. Studenti ribelli che respingono con forza la riforma che divorerà i loro sogni e i loro progetti futuri. Gli studenti medi, riprendono vita, non abbassano la testa e scendono nelle strade uniti, compatti, per urlare la rabbia e il dolore costretti a subire in questa terra tanto martoriata. Si scende in piazza a gran voce con una modalità che risponde a pieno agli avvenimenti degli ultimi giorni nelle maggiori città italiane. La forma conflittuale di questa protesta - dicono ancora gli studenti medi di Taranto - è rappresentata dall'esigenza di portare la lotta nelle piazze come in un grande corpo unico che non si limita a dire no, ma che diventa nella realtà un “blocco” un “disagio”, forma tangibile del bisogno democratico ed egalitario di non farsi scippare il futuro. Vogliamo essere quella voce fresca, arrabbiata, che coscientemente si ribella a questo governo, al nefasto ddl Gelmini, ma anche la forza per i nostri padri operai cassintegrati, per quelle sorelle e quei fratelli precari, per la nostra Taranto inquinata”. E nelle strade ieri c'erano pure gli studenti del liceo Archita che in un'altra nota dichiarano: “Diciamo no non solo al ddl Gelmini in materia universitaria, ma al disagio sociale, culturale ed economico che contraddistingue la Nazione intera e, in particolare, Taranto. Afflitta dal dissesto, sottoposta a continui veleni emessi dall'Ilva e dalle altre industrie presenti sul territorio, da troppo tempo abbandonata ad un lassismo generale, Taranto - dicono gli studenti dell'Archita - finalmente ha trovato nei giovani una speranza per il futuro. In piazza non si è mostrato solo il dissenso per il ddl ma anche, e specialmente, la voglia dei giovani di non essere più solo parte passiva della vita cittadina bensì parte attiva”. I ragazzi dell'Archita ricordano che “non si occupava dal 1995, ma il nostro è stato un gesto simbolico volto alla sensibilizzazione delle altre scuole della città. Infatti, dal 3 dicembre sempre più scuole hanno dichiarato stato di occupazione o di autogestione, mettendo in evidenza che la coscienza dei giovani aveva solo bisogno di essere svegliata. Queste giornate non erano mirate a “perdere tempo”, ma a sensibilizzare sempre più gli studenti, affinché capissero le reali motivazioni per dissentire. Quel che noi vogliamo esprimere è che il movimento studentesco tarantino esiste ed è deciso a lottare per i propri diritti, non solo come scuole individuali ma come un'unica identità, oggi come in futuro”. Infine “vogliamo che le autorità locali riconoscano la nostra identità di persone e ci rendano realmente partecipi alla vita di una città da troppo tempo abbandonata a se stessa ascoltando la nostra voce”.

            articolo pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di sabato 11 Dicembre 2010

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              L'urlo dei 3000

              Ieri il corteo di protesta degli studenti per le vie della città
              L'urlo dei 3000
              Contestati il ministro Gelmini e la sua riforma

              Il corteo di studenti sfila lungo le strade del centro per protestare contro la discussa e controversa “Riforma Gelmini”, e la città va in tilt. Il grido di protesta si è alzato forte ieri mattina insieme al lancio di qualche mortaretto, quando circa tremila studenti dei licei di Taranto, accompagnati da una rappresentanza di studenti delle Facoltà ioniche, si sono ritrovati in piazza Immacolata e hanno iniziato la loro marcia verso il Ponte Girevole, centro nevralgico del traffico cittadino.
              Intorno alle ore 11,30 la testa del corteo ha raggiunto il ponte, per attraversarlo, dirigendosi vero Palazzo di Città. Il fiume di studenti ha impiegato circa trenta minuti per passare oltre e raggiungere piazza Castello.
              Durante quel lasso di tempo, e sino ad alcune ore dopo, il traffico nel Borgo e nelle zone limitrofe è andato letteralmente in tilt. Un volta giunti davanti al Comune, sono iniziati i cori di protesta e gli slogan contro la contestatissima riforma dell'università.
              Andrea Andriani, studente e rappresentante d'Istituto del Liceo Archita, sentito dal “Corriere”, ha spiegato: «La risposta degli studenti è stata più che buona, non ci aspettavamo questa grande partecipazione. Tutto questo è positivo perché sta a significare che i ragazzi in questa città ci tengono al proprio futuro e hanno voglia di far rispettare i propri diritti di cittadini e soprattutto di studenti. La protesta è stata pacifica, anche se, come a volte accade, qualcuno è andato oltre. Nei giorni scorsi abbiamo organizzato degli incontri con gli studenti del Liceo Archita per informarli in merito ai contenuti della Riforma Gelmini, questo per far si che tutti conoscessero la ragione che ha spinto gli studenti di tutto il Paese a muovere contro il Governo nazionale».
              Intanto in tutta Italia continuano le manifestazioni di protesta e i cortei organizzati, dopo che Montecitorio ha dato il via libera al ddl sulla riforma dell'università con 307 sì e 252 no.
              «La manifestazione a cui stiamo assistendo – ha detto Luca Cazzato, studente tarantino – è il segnale che i ragazzi sono stufi di veder messo in gioco il loro futuro. Finalmente anche qui a Taranto è esplosa la protesta, e gli studenti di tutte le scuole della città si sono uniti al corteo con lo stesso spirito e per far sentire forte la propria voce».
              Nonostante il tentativo del Ministro dell'Istruzione di trovare un punto di incontro con gli studenti, tramite un video rintracciabile sul sito web “Yo u T u b e ”, nel quale la Gelmini tenta di spiegare i benefici che la riforma dovrebbe portare alle università italiane, gli attacchi continuano ad arrivare da più fronti.
              Remo Pezzuto, rappresentante del sindacato studentesco Link Taranto, ha dichiarato: «Dopo diversi anni di stallo, finalmente gli studenti tarantini hanno capito che il loro futuro è stato bloccato e messo in gioco a causa di riforme volute da questo Governo. L'attacco che stiamo subendo noi studenti è lo stesso che stanno subendo molti lavoratori in tutto il Paese, viviamo oramai in un modo di precarietà. E' arrivato il momento di reagire ma soprattutto di proporre alternative valide e contenuti».
              Secondo un'indagine della Cisl il 77% degli insegnanti italiani pensano che la scuola in questi ultimi sia peggiorata e il 75% boccia la riforma della scuola firmata Gelmini.
              «La risposta è stata positiva – ha spiegato Stefano de Baggis, rappresentante della consulta degli studenti del Liceo Archita- e l'affluenza al di là delle aspettative. Il nostro obiettivo è quello di smuovere le coscienze degli studenti tarantini e informarli su come il Governo nazionale, con questo disegno di legge, rischia di rendere ancora più precario il nostro futuro».
              Per martedì 14 dicembre, in concomitanza con il voto Parlamentare, è prevista una manifestazione organizzata dagli studenti delle Facoltà tarantine. Il corteo-fiaccolata partirà intorno alle 17,30 dinnanzi alla Prefettura, nel centro della città, per poi spostarsi lungo le vie del centro in segno di protesta.

              articolo di UGO LORUSSO




              “Archita” e “Battaglini” uniti nell'occupazione:
              "Il movimento studentesco lotta per i propri diritti"

              “Negli occhi quello sguardo di chi non vuol mollare, nel cuore la speranza di un giorno migliore!”. È lo slogan degli studenti dell'Archita in occupazione da qualche giorno e che ieri hanno partecipato alla manifestazione partita
              da piazza Immacolata e conclusasi sul ponte girevole. «Afflitta dal dissesto, sottoposta a continui veleni emessi dall’Ilva e dalle altre industrie presenti sul territorio, da troppo tempo abbandonata ad un lassismo generale, Taranto finalmente ha trovato nei giovani una speranza per il futuro», dicono gli studenti, perchè ieri in piazza «non si è mostrato solo il dissenso per il Ddl ma anche e specialmente la voglia dei giovani di non essere più solo parte passiva della vita cittadina bensì parte attiva. Con oggi (ieri per chi legge, ndr) vogliamo che le autorità locali riconoscano la nostra identità di persone e ci rendano realmente partecipi alla vita di una città da troppo tempo abbandonata».
              «Nelle nostre occupazioni - aggiungono gli studenti del Battaglini - vogliamo dimostrare che una scuola diversa non solo è possibile, ma è anche necessaria. Per questo costruiremo luoghi di confronto tra studenti e con la cittadinanza, corsi di didattica alternativa, momenti di cultura e divertimento, laboratori politici per costruire rivendicazioni a partire dal nostro liceo per arrivare al livello cittadino. Per questo avvieremo nelle nostre scuole il progetto di AltraRiforma che punta a cambiare le nostre scuole dal basso a partire dai Consigli d'Istituto e dal Pof.
              Noi - concludono - vogliamo l'abolizione immediata della riforma Gelmini, l'innalzamento dell'obbligo scolastico ai 18 anni , nuovi finanziamenti per la scuola pubblica, l'istituzione di un fondo straordinario per l'edilizia scolastica, una didattica alternativa che renda realmente partecipi gli studenti. E’ palese che il disagio sia sentito da tutti e non solo dagli studenti, per questo chiediamo anche ai lavoratori di unirsi a noi in una lotta che porti il paese ad uno sciopero generale generalizzato».



              L'assessore comunale Paolo Ciocia commenta l'iniziativa degli studenti medi
              «Protesta giusta, gli effetti ricadranno tutti su di loro»

              Si sentono attori non protagonisti, interpreti di una scuola che non sentono più come propria.
              Sono gli studenti dei licei e degli istituti tecnici che ieri mattina hanno invaso le vie del centro, colorandole con striscioni variopinti e riempendole dei loro slogan contro un governo e un ministro rei di affossare con la loro riforma tutto il sistema Scuola. Otto miliardi di tagli alla scuola pubblica e un miliardo di debiti che lo stato ha nei confronti delle singole scuole e che non è intenzionato a restituire, bloccando di fatto non solo le attività "extra" ma anche parti del normale svolgimento della didattica. E, ancora, blocco del turnover e licenziamento di decine di migliaia di precari. Motivazioni sufficienti per far gridare a gran voce che questa riforma «va abolita immediatamente» e che «va innalzato l'obbligo scolastico ai 18 anni» che si prevedano «nuovi finanziamenti per la scuola pubblica, l'istituzione di un fondo straordinario per l'edilizia scolastica, una didattica alternativa che renda realmente partecipi gli studenti».
              Motivazioni «condivisibili», commenta Paolo Ciocia, assessore comunale all'Università.
              «Se ci pensiamo bene – aggiunge – a prima vista può sembrare che i ragazzi delle scuole superiori siano distanti da queste problematiche. In realtà non è così perchè sono proprio loro i soggetti destinatari della riforma del ministro Gelmini. L'universitario al quarto o al quinto anno ormai è uno studente in uscita per cui gli effetti della riforma per lui sono marginali».
              Possiamo quindi dire che la protesta per le vie della città e quella più in generale hanno una loro logica.
              «In effetti sì. Questa reazione è figlia della sensibilità maturata dagli studenti delle scuole medie superiori nei confronti della riforma del ministro Gelmini».
              E dimostra anche come i ragazzi siano ben informati sulla problematica.
              «È vero. Ho potuto direttamente verificare come ci sia stato un raccordo positivo tra il mondo dell'Università e i liceali. C'è stato un costante scambio di informazioni sulla riforma univeristaria.
              Molte scuola hanno invitato studenti universitari e ricercatori affinchè illustrassero loro i tratti essenziali della riforma Gelmini».
              Contrariamente al passato gli studenti hanno riempito di contenuti la loro protesta. Un salto di qualità della protesta stessa, non trova?
              «Sono perfettamente d'accordo e a questa sua considerazione vorrei aggiungere il fatto che tutte le manifestazioni di protesta organizzate dai singoli istituti, occupazioni comprese, si sono svolte in un ambito abbastanza civile e sufficientemente responsabile. Molti hanno colto il dato fondamentale che, al di là di una razionalizzazione dei corsi di laurea e delle sedi universitarie, c'è un impoverimento forte del settore della formazione, della ricerca universitaria, del diritto allo studio e, in un certo qual modo, impoverimento della speranza e della competizione nel futuro in quanto tutto si giocherà sull'alta formazione e sulla conoscenza e questo lo avvertono sia gli universitari che i liceali».
              In altre parti d'Europa è fortissima l'attenzione per lo studio universitario anche se in Inghilterra, per esempio, è montata la protesta, anche violenta, contro l'aumento delle tasse universitarie praticamente triplicate.
              «È vero, in altri Paesi europei c'è molta più attenzione verso la conoscenza e i saperi mentre noi ci troviamo a verificare che questo tipo di investimento non è nei progetti del governo. Non si può fare ricerca e formazione a scapito degli studenti. Il diritto allo studio e alla formazione è garantito costituzionalmente. A chi non ha mezzi dobbiamo dare chance per cui è del tutto logico che questo depauperamento di risorse danneggia chi non ha background familiare».
              Ma che impatto avrà la riforma sui corsi universitari tarantini?
              «Il fatto che Taranto abbia resistito sia come corsi di studio attivati che come numero di studenti, 6000, è una bella risposta alla spallata data dal ministro Gelmini e questo grazie al fatto che c'è stata concordia tra istituzioni e componenti scolastiche altrimenti ne avremmo pagato amarissime conseguenze della riforma. Abbiamo dimostrato al Ministero di essere ben assestati e che stiamo allargando la cooperazione in vista del nuovo accordo triennale. Taranto è una realtà in crescita e l'idea di strutturare il polo universitario ionico ha consentito di sopravvivere perchè in pratica si va verso una sorte di federazione con l'Università di Bari».
              Quale è il rapporto tra enti e universitari?
              «Sono molto soddisfatto del rapporto che abbiamo a Taranto con gli studenti universitari. Anzi, con la Consulta degli studenti abbiamo organizzato un incontro di tutte le componenti universitarie tarantine per il prossimo 20 dicembre. Insomma, una sorta di stati generali dell'Università per discutere delle problematiche nazionali».

              articolo di PIERPAOLO D'AURIA



              22 milioni dalla Regione per “Diritti a scuola”
              «In questi giorni di grande mobilitazione delle scuole secondarie e dell’Università la notizia del rifinanziamento del progetto “Diritti a scuola” da parte della Regione Puglia è una conferma di come sia possibile con atti concreti ed azioni mirate intervenire per rispondere ai bisogni di una scuola pubblica ricchissima di energie e di motivazioni, la cui principale azione è quella di rimuovere tutti gli ostacoli che impediscano a chi è più in difficoltà di competere ad armi pari. Anche queste sono “pari opportunità”». A parlare così è Anna Rita Lemma, assessore comunale alla Pubblica istruzione, la quale spiega che i 22 milioni di euro della Regione consentiranno agli alunni della scuola primaria e secondaria di primo grado «di potenziare le proprie competenze di base attraverso l’assunzione a tempo determinato di docenti precari, figure professionali che il Governo espelle e la Regione valorizza». L’esperienza dell’anno passato, ricorda l'assessore Lemma, è stata molto positiva: 200 scuole, 1200 docenti, 300 figure amministrative, sulla base di un accordo firmato alla fine con il Ministero , opereranno a favore della formazione scolastica «aggredendo così il fenomeno dell’abbandono e della dispersione scolastica».


              articoli pubblicati sul Corriere del Giorno di sabato 11 Dicembre 2010

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                Scuola: tensione sul riassetto

                Alt della Regione ad un nuovo istituto superiore di turismo

                Non riceve parere favorevole dall'Ufficio scolastico regionale (Usr) la proposta avanzata dalla Provincia di Taranto di istituire un nuovo istituto di scuola superiore ad indirizzo turistico. E non ci sarebbe neppure parere favorevole all'altra proposta di istituizione di due Cpia (Centro di educazione per gli adulti) nella provincia di Taranto nel senso che la richiesta non sarebbe conforme all'atto di indirizzo emanato dalla Regione e nel quale si ipotizzava un solo Cpia. Sarà, comunque, la stessa Regione in queste ore a decidere definitivamente sul piano di riassetto della rete scolastica per il prossimo anno. Intanto, l'Ufficio scolastico regionale ha formulato una proposta che - se dovesse essere accolta dalla Regione - porterebbe almeno a sei le dirigenze da cancellare nel Tarantino. La Provincia, dal canto suo, accolti i pareri dei sindacati, dei Comuni e della consulta provinciale insediata nei mesi scorsi dall'assessore alla Pubblica istruzione, Emanuele Fisicaro, limitava tali operazioni e le compensava soprattutto con i due Cpia. Uno dei nodi più grossi era costituito dalle operazioni da effettuarsi tra il professionale Archimede di Taranto, il professionale Motolese di Martina, il tecnico Falanto di Talsano, i professionali Nitti e Liside di Taranto. Alla proposta articolata secondo più piani da parte della Provincia, l'Usr replica così: scorporo della sezione associata di Martina dell'Archimede e conseguente aggregazione al professionale Motolese di Martina (accolta quindi la proposta prioritaria della Provincia). Perdita dell'autonomia del professionale Nitti di Taranto e conseguente aggregazione al professionale Liside, anch'esso di Taranto (così come indicato dalla Consulta della Provincia). Niente da fare, invece, per l'operazione che la Provincia aveva caldeggiato su Talsano, ossia la verticalizzazione dell'istituto Falanto con la media Foscolo. Per l'Usr, l'istituto Falanto dovrebbe perdere la sua autonomia ed essere aggregato all'istituto Archimede di Taranto insieme alla sezione funzionante a San Giorgio, compresi i serali, e conseguente istituzione di un istituto superiore. Niente da fare anche per Lizzano dove la Provincia aveva accolto e rilanciato la proposta di istituzione di una o più sezioni staccate di scuole come l'istituto Del Prete di Sava o il professionale alberghiero Mediterraneo di Leporano, “previa concessione gratuita da parte del Comune di Lizzano di locali idonei”. Negativo il parere dell'Usr “sia per la genericità della richiesta, sia per la mancata assunzione degli oneri da parte dell'amministrazione provinciale”. Ma anche su Taranto per le scuole dell'obbligo la cui competenza è in capo ai Comuni che forniscono le indicazioni alla Provincia, a fronte della presa d'atto della Provincia della richiesta di conservazione dell'equilibrio dell'esistente, l'Usr esprime un altro parere negativo. Ed in alternativa propone l'istituzione di un nuovo istituto comprensivo con l'aggregazione di tutti i punti di erogazione del servizio scolastico attualmente dipendenti dall'istituto comprensivo Galilei (297 alunni) della Città vecchia e della scuola media Foscolo (326 alunni) a Talsano. Infine, il commento del presidente del Comitato della Qualità della Vita, Carmine Carlucci, componente della consulta insediata dall'assessore Fisicaro: “Se la giunta regionale dovesse approvare il piano così come delineato, ancora una volta sarebbero prevalse le logiche sterili della politica sugli interessi della scuola per la quale solo a parole si chiede serietà e eccellenza. Ancora una volta è mancato il raccordo fra Provincia e Comuni, ancora una volta siamo appesi alla speranza che la Regione accetti almeno le due proposte qualificanti del piano ovvero l'istituzione di un istituto tecnico superiore a Taranto e in particolare quello per il turismo e non uno ma due Cpia”.


                articolo di Maria Rosaria Gigante
                pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di Mercoledì 22 Dicembre 2010

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                  Palazzo degli Uffici: firmato il contratto

                  Palazzo degli Uffici Comune firma il contratto col nuovo consorzio

                  Palazzo degli Uffici, firmato il contratto. Nei giorni scorsi, infatti, è stato finalmente sottoscritto quello che in gergo si chiama atto aggiuntivo ma che, in realtà, è un vero e proprio contratto. Una convenzione che disciplina i rapporti tra il consorzio Aeders e l'Amministrazione comunale di Taranto, proprietaria dello storico immobile che insiste nel quadrilatero compreso tra via dei Comizi (ovvero piazza della Vittoria), via D'Aquino, piazza Archita e corso Umberto. A questo punto, l'intesa dovrà essere ratificata dalla giunta Stefàno e successivamente il contratto, appena sottoscritto, dovrà essere poi inviato a Roma per integrare la richiesta già avanzata alla Cassa Depositi e Prestiti per ottenere il mutuo. La somma (11 milioni di euro) serve a coprire la quota finanziaria di competenza comunale. Una volta definite tutte queste procedure, il Comune (per la giunta sta seguendo questa complessa vicenda l'assessore ai Lavori pubblici, Alfredo Spalluto) dovrà definire con la Provincia e l'impresa aggiudicataria le modalità con cui Palazzo del Governo dovrà garantire la sua dote finanziaria (8,5 milioni). La giunta guidata da Gianni Florido dovrebbe confermare comunque il suo impegno dichiarato 3-4 anni fa ma sembra orientata a pagare a rate (otto... scadenze da 1 milione l'una).
                  Riepilogando, dunque, gli enti locali (Comune e Provincia di Taranto) dovranno contribuire alla realizzazione dell'opera sborsando circa 19 milioni di euro. La somma rimanente (14 milioni) sarà coperta dall'impresa che poi sfrutterà economicamente anche gli utili derivanti dalla gestione delle aree presenti all'interno del Palazzo degli Uffici. Aree che avranno soprattutto una destinazione commerciale.
                  Inoltre, la durata del contratto è di 36 anni mentre le superfici vengono così attribuite: 2.870 metri quadrati al Comune; 6.500 al liceo classico “Archita” (e, quindi, alla Provincia competente per legge alla manutenzione degli istituti scolastici superiori). La superficie che resta a disposizione (circa 9mila-10mila metri quadrati) sarà, invece, a disposizione del consorzio Aeders. Lì, in pratica, verranno sistemate le attività commerciali e culturali anche se la stessa società concessionaria si è impegnata a non aprire le porte del palazzo ad attività che siano in palese contrasto con la storia di questo prestigioso immobile.
                  Tornando, per un attimo, agli aspetti finanziari, il Comune per far fronte alla ristrutturazione di quest'immobile dovrà fronteggiare un mutuo trentennale che potrebbe gravare sulle casse comunali per 634mila euro all'anno. Un bel peso, certo, per un ente locale che ancora non è formalmente uscito dal dissesto finanziario. Eppure, questo va detto, si tratterebbe comunque di un impegno finanziario inferiore rispetto a quanto originariamente previsto (1 milione 200mila euro all'anno dalla giunta Di Bello). E questo, inoltre, consentirebbe di chiudere un contenzioso lungo sei anni e soprattutto di ristrutturare (in 32 mesi dall'inizio dei lavori) uno dei simboli della città.

                  articolo di Fabio Venere
                  pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno di Mercoledì 29 Dicembre 2010

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